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Autore: shootingstar_    27/10/2009    4 recensioni
Piccola one-sot su James e Lily, sulla loro scoperta della profezia, sulla scelta del custode segreto e, infine, sulla loro tragica morte.
James bevve un sorso della burrobirra che aveva davanti per prendere tempo. Lily non aveva tutti i torti, in fin dei conti. Silente era già pieno di problemi, e dargli anche questo peso sarebbe stato davvero troppo. Inoltre, Voldemort sarebbe subito andato da lui. Per quanto Silente fosse un mago di grande potere, l’ira di Voldemort prima o poi avrebbe toccato anche lui, e Silente era l’unica speranza della comunità magica, di quei tempi. Valeva troppo. Come formulò questi pensieri, James provò un moto di disgusto verso sé stesso. Stava dando un valore alle persone. Come se qualcuno valesse più di un altro. Sbatté con forza il bicchiere sul tavolo, rovesciandolo. Si alzò in piedi e andò alla finestra
Buona lettura e recensite in tanti!! ^^
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Peter Minus, Voldemort | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Lily e James ~'
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Ciò che ci nutre, ci uccide.

 

Silente guardava la giovane coppia che stava seduta davanti a lui, in attesa. I suoi occhi dietro le lenti erano penetranti, più penetranti del solito, ma era impossibile capire cosa esprimessero. Troppe erano le emozioni, impossibile distinguerle. Dietro gli occhiali a mezza luna, lo sguardo vagò dai visi della coppia al pancione di lei. Non era ancora avanti con la gestazione, più o meno al terzo mese. Il bimbo sarebbe nato verso la fine di agosto. Correva l’anno 1980, e per la comunità magica non era un buon periodo.

Eppure, c’era qualcuno che ancora riusciva ad essere felice, nonostante le assidue sparizioni, le costanti e brutali morti dei loro amici. Sì, perché Lily e James Potter erano sempre state due persone forti. Talmente forti da riuscire a sposarsi, a mettere in cantiere un figlio, nonostante tutto.

Silente era sicuro che non l’avrebbero fatto, se avessero saputo. Aveva aspettato troppo ad affrontare la situazione… se solo avesse trovato il coraggio di affrontare prima l’argomento, se solo avesse trovato il fegato di interferire con il futuro, sarebbe stato tutto più facile.

James si agitò sulla sedia, e Lily gli stinse una mano, per tranquillizzarlo. Silente sentì il cuore stringersi. Erano davvero le persone più forti e fantastiche che avesse mai conosciuto. Sorrise fra sé, pensando ai sette anni che avevano passato a scuola. Nonostante tutte le punzecchiature reciproche, gli urli isterici di Lily a causa delle malandrinate di James e dei suoi amici, le litigate, Silente non aveva mai perso la convinzione che fossero fatti per stare assieme.

Per quanto James fosse un uomo pieno di qualità positive, la pazienza non era parte della sua persona.

-Silente, cosa sta succedendo?-, chiese a bruciapelo, -ha detto che era importante. Riguarda Voldemort, non è vero?-.

Il Preside vide la mano di Lily stringersi ancor più su quella del marito. Cercava di dare forza a James. Nonostante le apparenze, era lui quello più fragile, dei due. Eppure, le iridi verdi di Lily non riuscivano a nascondere la paura che la attanagliava dentro.

-Sì, riguarda Voldemort-. L’anziano preside sospirò, poi riprese: -E’ stata fatta una profezia sul destino del vostro bambino. Voldemort lo designerà come suo eguale, cercherà di ucciderlo per togliere di mezzo l’ostacolo che potrebbe impedire la sua ascesa al potere-.

Nel sentire quelle parole, quelle orribili, spaventose parole, gli occhi di James si fecero scuri, assenti. Lily si portò una mano alla bocca, mentre l’altra andò convulsamente sulla sua pancia, come per proteggere la piccola creatura che cresceva dentro di lei. Gli occhi verdi le si velarono di lacrime. Lacrime di dolore, di terrore. James posò la mano su quella di Lily: anche lui sembrava volesse proteggere il loro bambino.

Dopo interminabili attimi di silenzio, James parve ritrovare il controllo.

-Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare, Silente. Dobbiamo fare qualcosa-. La sua voce era piatta, inespressiva. Guardò il volto della moglie, rigato dalle lacrime. Tornò a rivolgersi al Preside: -Avrai un piano, vero, Silente?-.

Il Preside non aveva mai visto James così preoccupato, e non gliene poteva dare torto. La famiglia, la possibile distruzione di essa, era una cosa che spaventava nel profondo. Cambiava la prospettiva della vita. Lui lo sapeva sin troppo bene.

-Sì, qualcosa c’è-, rispose Silente. Il suo sguardo era lontano, come se stesse visualizzando qualcosa al di là dei volti dei due sposi, -non cancellerà la profezia, non impedirà a Voldemort di darvi la caccia, ma vi terrà al sicuro il più possibile-. Tornò a scrutare i coniugi Potter con quegli occhi azzurri che sembravano leggerti l’anima: -L’unica possibilità è quella di nascondervi-.

Il Preside sapeva quanto la soluzione sarebbe stata scomoda, soprattutto per James. Lily era un’anima libera, certo, ma mai quanto James. Per un istante, ebbe il dubbio che rifiutassero la sua proposta. A nessuno piaceva restare rinchiusi, d’altro canto… Invece, James si limitò ad annuire.

-Bene, se siete d’accordo, sarà utile procedere subito, almeno con i preparativi. Non sarà necessario nascondervi finché non nasce il piccolo, ma sarà bene pensare a come nascondervi. Io avevo pensato all’Incanto Fidelius, il più sicuro-.

Lily e James si scambiarono una rapida occhiata, poi Lily disse: -Certo, è una buona idea-.

-Naturalmente, avrete bisogno di un Custode Segreto-, disse. Seguì una pausa, dove il Preside sembrò riflettere attentamente su qualcosa. –Mi offro volontario. Voldemort non oserà affrontarmi, se non alla fine-.

-Ci penseremo-, promise James, -grazie, Silente-.

***

Lily e James sedevano al tavolo della cucina della loro villetta a Godric’s Hollow. Entrambi molto pensierosi, si guardavano l’un l’altro senza dire niente. Il pancione di Lily era lievitato come una torta nel forno: ormai mancava poco al parto, solo qualche settimane. Avevano rimandato il momento cruciale troppo a lungo, era arrivata l’ora di prendere la situazione in mano, e di tenerla ben salda: il benché minimo errore sarebbe costato caro a loro e al bambino che stava per nascere.

James si passò una mano nei capelli, abitudine ormai impossibile da sradicare.

-Ti sembra il caso di scegliere Silente come Custode?-, chiese James alla moglie.

Lily smise di giocherellare con la fede nuziale e si portò le mani alla pancia. Dal giorno del colloquio con Silente, ogni volta che ci si avvicinava all’argomento, si toccava il grembo, come per proteggere il bambino. Anche se forse “proteggere” non era la parola giusta; piuttosto, era come se lo accarezzasse per rassicurarlo, come per fargli capire che la sua vita non era per niente in pericolo.

-Non so, James, non so…-. Fece un sospiro. –Silente è stato sempre così caro, con noi.. sarebbe una grande responsabilità, e francamente, di grandi responsabilità ne ha fin troppe, gli manca proprio questa-.

James bevve un sorso della burrobirra che aveva davanti per prendere tempo. Lily non aveva tutti i torti, in fin dei conti. Silente era già pieno di problemi, e dargli anche questo peso sarebbe stato davvero troppo. Inoltre, Voldemort sarebbe subito andato da lui. Per quanto Silente fosse un mago di grande potere, l’ira di Voldemort prima o poi avrebbe toccato anche lui, e Silente era l’unica speranza della comunità magica, di quei tempi. Valeva troppo. Come formulò questi pensieri, James provò un moto di disgusto verso sé stesso. Stava dando un valore alle persone. Come se qualcuno valesse più di un altro. Sbatté con forza il bicchiere sul tavolo, rovesciandolo. Si alzò in piedi e andò alla finestra.

Lily lo guardava, allibita. Cosa gli era preso? A sua volta si alzò, raggiungendo il marito.

-James…?-.

James si appoggiò con le braccia alla finestra. –Lily, sto dando un valore alle persone. Mi faccio schifo. Dobbiamo decidere quale vita vale più di un'altra.. quale vita mettere in pericolo-.

La donna lo cinse in un abbraccio, anche se ostacolata dal pancione. In quel momento, James le faceva una gran tenerezza. Sapeva cosa significasse per lui mettere a repentaglio la vita dei suoi cari, così come sapeva che si riteneva responsabile del pericolo che correvano lei e il loro futuro bambino.

-James, non siamo obbligati a nasconderci, troveremo una soluzione alternativa-, tentò Lily. James rise, amaro, prima di risponderle: -Lily, non c’è un’altra soluzione, lo sai-.

Restarono lì, abbracciati in silenzio per quelli che parvero secoli. Ancora una volta, fu James a rompere il silenzio: -Se non Silente, chi?-.

-Sirius?-, chiese di getto Lily, -lui non ci tradirebbe mai, nemmeno sotto tortura-.

James sobbalzò. Il solo pensiero del suo migliore amico torturato da Voldemort gli provocava la nausea. Scosse la testa, un po’ per scacciare via quegli orrendi pensieri, un po’ per esprimere il suo disaccordo: -E’ troppo scontato. Prenderebbero di mira lui prima che Silente-, disse piattamente. L’idea che fossero ancora lì a decidere quale dei loro amici più stretti dovesse mettere a repentaglio la propria vita per salvare la loro non smetteva di disgustarlo: se avesse potuto, si sarebbe sacrificato lui, per salvare Lily e il loro bambino.

I coniugi Potter passarono in rassegna ogni loro conoscente, cercando di trovare quello più adatto a quel compito tanto rischioso. Alcuni furono scartati a priori per la scarsa fiducia; altri perché troppo ovvi. Alla fine, nella loro lista restò un solo nome. Voldemort sapeva dell’amicizia che univa James e Lily a Peter, ma di certo non avrebbe mai pensato che avrebbero scelto come loro Custode Segreto un mago così poco dotato; al tempo stesso, Peter non gli avrebbe traditi mai.

-Chiama Peter, James-, disse Lily, -ormai il momento è arrivato-.

***

Sirius era seduto comodamente sul divano di casa Potter, l’espressione imbronciata. Quella sera, era stato invitato a cena dall’amico, ma davvero non aveva la benché minima voglia di stare in quella casa. Il risentimento era davvero troppo anche solo per cercare di fingere contentezza. Persino con Lily. L’unica persona con cui non si sentiva profondamente arrabbiato era il bambino nella pancia di Lily. Lui non ne aveva colpe, povero angelo.

Prima che la cena fosse pronta, James lo raggiunse sul divano. Gli passò una Burrobirra. Sirius la tracannò quasi tutta in un sorso, facendo ridere james.

-Ehi, Felpato, vacci piano!-, scherzò.

In tutta risposta, Sirius lo incenerì con gli occhi. Dopodiché, mandò giù quello che era rimasto della bevanda, asciugando i residui rimasti sulla bocca con la manica.

James, che conosceva troppo bene l’amico per non rendersi conto che qualcosa non andava, squadrò Sirius. Qualcosa gli diceva che il problema era proprio lui. Eppure, lui era sicuro di non aver fatto nessun torto al suo migliore amico. Per questo proprio non riusciva a spiegarsi perché si comportasse così.

-Sirius, c’è qualche problema?-, gli chiese incerto. Magari non era lui il problema. Un inseguimento da parte dei Mangiamorte, fra i quali magari spiccava suo fratello avrebbe potuto essere una motivazione più che sufficiente al suo stato d’animo, decisamente troppo nero.

Le deboli speranze di James caddero in frantumi quando Sirius sbottò: -Me lo chiedi pure, James? Non ci vuole un genio per capirlo-.

James rimase interdetto per un attimo. O Sirius s’era bevuto il cervello o lui era davvero stupido.

-Sirius, ma cosa stai dicendo!?-, esclamò iniziando ad irritarsi, -cosa ti ho fatto?!-.

Sirius scattò in piedi. –Cosa non capisci? Sono io che non capisco, James! Non capisco perché tu abbia scelto Peter anziché me, come tuo Custode Segreto-.

James lo guardò, ad occhi sbarrati. Quindi, era questo il suo problema. Cercò do trattenere un sorriso. Ah, Sirius. Era sempre stato irascibile e permaloso, ma davvero non avrebbe mai creduto che potesse essere così orgoglioso. Gli si scaldò il cuore. Si sentiva la persona più fortunata del mondo, ad avere amici così.

-Certo che sei proprio scemo-, gli disse infine, alzando gli occhi al cielo, -cosa credi, che tu non fossi nella lista delle persone possibili? Sei stato il primo a cui abbiamo pensato, dopo Silente-.

Sirius rimase interdetto per un attimo. Poco a poco, l’espressione feroce sul suo volto svanì, lasciando posto a una sincera incredulità. –E allora perché non me l’hai chiesto?-.

-Black, sei davvero stupido come mi hai sempre fatto sospettare, allora?-, s’intromise la voce di Lily dalla cucina: ovviamente, non si era persa una battuta di quel piccolo screzio.

Sirius storse la bocca in una smorfia contrariata. –Evans, nessuno ha chiesto la tua opinione-.

Lily raggiunse i due uomini in salotto. La pancia si faceva più grande di giorno in giorno, rendendola sempre più bella.

-No, Black, ma io te la dico la stesso-, disse, sfoderando un sorriso. Per quanto continuassero a punzecchiarsi, aveva imparato a voler bene a Sirius, e Sirius aveva imparato a voler bene a Lily. In tutta sincerità, da quando James aveva smesso di elencare tutte le innumerevoli doti della Evans in Sala Comune, aveva davvero iniziato ad apprezzarla. –L’abbiamo chiesto a Peter invece che a te perché nessuno si immaginerebbe Peter come Custode Segreto; tu, al contrario, saresti stato un bersaglio facile-, spiegò, senza perdere il sorriso.

Ora che glielo facevano notare, il piano poteva avere senso. In effetti, Voldemort non si sarebbe mai immaginato che il piccolo, inetto Peter proteggesse la vita dei coniugi Potter e del loro futuro pargolo. In ogni caso, lo straniva il fatto che non avessero scelto un mago più dotato. Remus, ad esempio. Non era una scelta ovvia come lui, ma di certo altrettanto affidabile e decisamente più versato nelle arti magiche. Come se gli avesse letto nel pensiero, Lily i disse: -Ovviamente, avevamo pensato anche a Remus, ma con la storia che è un Lupo Mannaro è già nel mirino dei Mangiamorte, e un altro peso del genere certo non gli avrebbe giovato-.

Sirius si dondolò sul posto, imbarazzato come un bambino.

-Scusate-, mormorò, -scusa, James. Non dovevo…-, balbettò. James si alzò e lo mise a tacere con una pacca sulla spalla.

-Tutto a posto, Felpato. Sappiamo tutti che in fondo sei un tenerone- rise James, guadagnandosi uno scappellotto da parte dell’amico.

Dopo un attimo di incertezza, Sirius riprese la parola: -Mi era solo scocciato non poter ricoprire un ruolo importante nella vita del futuro piccolo Potter-.

Gli sguardi di Lily e James si incontrarono. Volevano lasciare la grande notizia per il dopo cena, ma, vedendo Sirius così palesemente abbattuto, proprio come un cagnolino lasciato in casa da solo, non potevano non dirglielo subito. Fu James ad iniziare il discorso.

-Sirius Black, i Malandrini sono un gruppo solido e compatto. Ognuno è una presenza fondamentale nella mia vita, e, ormai, in quella di Lily. Siete come il nostro nutrimento, insomma. Vogliamo fare in modo che lo siate anche per il nostro bambino, tutti in egual misura. Peter cercherà di non farlo ammazzare; Remus sicuramente gli metterà in testa il buon senso che io non sarà in grado di trasmettergli, e confido che, una volta entrato ad Hogwarts, gli faccia da professore. E poi ci sei tu. Nonostante tutto, sei il mio migliore amico, e non ti rimane che un compito…-. Lasciò la frase sospesa in modo teatrale, così da permettere a Lily di terminare la frase.

-Sirius Black, membro dei Malandrini, noto anche come Felpato, vuoi tu essere il padrino di nostro figlio?-.

Il volto di Sirius si illuminò in un sorriso. L’ultima volta che l’avevano visto con un sorriso così autentico dipinto sul volto, era stato tanto tempo prima, quando Remus era cascato dalla sedia.

-Diavolo, se lo voglio!-.

***

Lily, è lui, scappa. Io lo trattengo.

Come poteva pensare di trattenerlo, senza bacchetta?  Era impossibile… ma doveva provarci… Lily, il piccolo Harry… James guardò quel volto sgarbo, cercando di non farsi prendere dal terrore. Li aveva raggiunti… aveva scoperto dove si nascondevano…  quindi, le opzioni erano due. O Peter era stato ucciso, o gli aveva traditi. In ogni caso, non riusciva ad accettare l’ida… ma Peter non gli avrebbe mai e poi mai traditi, non gli avrebbe mai venduti a Voldemort… erano amici… e Harry… non poteva crederci…

-Che stupido, Potter, riporre la tua vita nelle mani di un debole.. ti ha tradito..-.

La voce fredda e sibilante raggiunse le orecchie di James. Quando le registrò, si sentì gelare. Peter gli aveva traditi… no.. In un solo istante, gli passarono davanti tutti i momenti trascorsi con lui, con i Malandrini.. le punizioni, le risate, le scorribande notturne.

e lui l’aveva tradito. Non solo lui, ma anche Lily, Harry. Aveva condannato un bambino innocente alla morte per cosa, poi? Per un po’ di gloria?

Ma i Malandrini… per loro lui era come un fratello.. James riuscì a sentirsi in colpa anche in un momento tragico come quello: chissà quante volte non l’aveva trattato bene senza accorgersene…

Voldemort rise all’espressione affranta di James. Godeva della disperazione di quell’uomo, che avrebbe ucciso di lì a pochi secondi.

James vide la bacchetta di Voldemort levarsi. Sapeva che sarebbe passato all’altro mondo da un momento all’altro. Non lo temeva. Non temeva la morte, non la sua. Aveva paura del sua moglie, per suo figlio. Loro si sarebbero salvati.. dovevano salvarsi.

Poi un lampo di luce verde lo accecò.

Fece in tempo a formulare un ultimo pensiero, prima della morte definitiva: ciò che ci nutre, ci uccide.

Poi il buio. Nel buio, un’ultima immagine: Lily, Harry, Sirius, Remus e Peter. Il suo nutrimento, sempre e comunque.

 

 

Spazio autrice: Ecco una nuova one-shot. Doveva essere il nuovo capitolo di “missing moments”, nel mio piano originale, ma poi ho deciso di pubblicarla come ff a sé stante. Spero vi sia piaciuta. Io non so cosa dire in merito, questa volta xD Solo, spero di aver reso bene l’idea. e di avervi fatto apprezzare James. Mi sto davvero affezionando a lui ò_ò

Spero mi facciate sapere cosa ne pensate con una recensione, che è sempre ben accetta, sia positiva che negativa (ma solo se la negativa è un attimino costruttiva è!).

Besos!!

   
 
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