Cacciatori di muik
by sevy
Leila si sentiva sola. Aveva abbandonato le gambe sul
muretto che dava sulla Senna e se ne stava in silenzio, a pensare. Da quando
aveva adottato il suo nuovo “cucciolo” si sentiva meno abbandonata, almeno, ma
ciò non aveva influito sulla stima che provava per se stessa. Rivolse
un’occhiata a Man, il suo animale... no, domestico non era la parola adatta.
Era delle dimensioni di un piccolo orso, con il pelo lungo e morbido. Colore:
impossibile da dirsi, perché cambiava un giorno sì e un giorno no. Aveva degli
occhi piccoli, neri e vivaci, quattro zampe agili e scattanti, un corpo che in
complesso era piuttosto magro, ma il pelo che lo ricopriva era così folto, che
rendeva difficile immaginare la sua forma reale. Ciò costituiva naturalmente un
grande vantaggio, perché nessuno avrebbe detto che Man fosse così veloce e scattante.
Avrebbe potuto essere un ottimo cane da caccia, peccato che non fosse proprio
molto bravo a mimetizzarsi. Be’, d’altra parte era comprensibile, provateci voi
a nascondervi dietro un cespuglio con il pelo viola acceso o giallo
fosforescente!
Leila sospirò. Avere un cane così non l’aiutava granché,
in fatto di amicizie. Però l’aveva trovato stanco e infreddolito davanti alla
porta di casa, un paio di settimane prima. Che altro poteva fare se non
accoglierlo? E poi le piaceva che cambiasse il colore del pelo. Sembrava
così... magico!
– Ciao. – Leila
sobbalzò.
– Dici a me? – chiese
stupita. Si trovava di fronte ad una ragazza di quelle del tipo
“inavvicinabili”. Aveva i capelli neri, corti fino alle spalle, occhi verdi e
intensi, un corpo slanciato e dei vestiti all’ultima moda.
– Be’,
certo, non vedo nessun altro qui oltre a te. Che ci fai qui? Non è proprio il
miglior posto dove passare la giornata. – osservò lei osservando le acque
putride del canale che si immetteva nella Senna.
Leila
chinò la testa. La ragazza gliela tirò
su con decisione.
– Non
devi chinare la testa. Non sei una serva. – disse. I suoi occhi verdi
incontrarono quelli marroni di lei.
–
Comunque piacere. Io sono Tayla. Non so se ti ricordi di me... sono nuova a
scuola. Ci siamo viste stamattina. –
Certo
che si ricordava. Non aveva neppure osato guardarla in faccia, quella mattina.
Era appena arrivata e già tutte le ragazze volevano socializzare con lei e i
ragazzi facevano la fila per salutarla. Mai aveva guardato qualcuno con più
invidia. Be’, guardato. Si fa per dire. Perché di lei quella mattina Leila
aveva visto solo gli stivaletti neri. Non riusciva a credere che quella ragazza
riuscisse in un’ora in un’impresa che a lei era sembrata impossibile per mesi.
Da quando era arrivata, era sempre stata la “novellina” scartata da tutti, e
ora arrivava Tayla e riusciva a conquistarli tutti in una giornata. Certo che
se questa non era un’ingiustizia...
– Ti ho
visto un po’ in disparte, stamattina. – disse.
– Sì,
be’, diciamo che non sono una delle due popolari. – ammise lei a bassa voce.
– Non
lo sei perché non ti imponi. Se guardi tutti come se fossero migliori di te, ci
credo che nessuno vorrà stare con te. Sembri paurosa e noiosa. – rispose Tayla
con un sorriso.
– Ma tu
cosa ci fai qui? Non mi sembra un posto dove vengono abitualmente le ragazze
come te... –
Tayla
rise.
– Come
me? Come fai a sapere come sono le ragazze come me? –
– Be’,
tu sei vestita bene, sei allegra, piaci a tutti... – iniziò Leila un po’
confusa.
– Io
sono come te, solo che mi atteggio un po’ meglio. Vuoi essere mia amica? –
aggiunse poi.
– Sì...
certo che voglio. –
– Che
bel muik, a proposito. Ho capito
subito che eri come me nel momento che l’ho visto. – disse Tayla con
ammirazione, guardando Man.
– Che
cosa?! – chiese Leila quasi gridando.
–
Abbassa la voce! Intendevo, che era subito chiaro che tu eri una strega. I muik
sono animali intelligenti, scelgono solo persone con dei poteri abbastanza
potenti da proteggerli. – continuò lei, evidentemente ignara dell’effetto
prodotto dalle sue parole.
– Lo
sapevo! Lo sapevo che solo i matti potevano desiderare di essere miei amici...
Io me ne vado. E non parlarmi più di quelle sciocchezze di streghe e di minuk o non so cosa. Man è il mio cane,
e io me lo tengo. – disse alzandosi di scatto.
– No,
aspetta! Non andartene, ti prego! Non sapevo che tu fossi all’oscuro dei tuoi
poteri... Sei una strega, come me. – la richiamò Tayla.
– Io
non voglio essere una strega... sono brutte, verrucose e vivono in una casetta
mezza decrepita con un gatto nero e dei pipistrelli. E in più volano su delle
scope! Io non voglio rompermi l’osso del collo su dei bastoncini che non reggono!
E per di più sono cattive! Io lo so, ne ho letti di libri sulle streghe... –
gridò Leila mezza disperata.
–
Ascolta un po’– disse Tayla irritata – ma ti sembro brutta e verrucosa? Provati
a dire di sì che ti fucilo!! E comunque la magia delle streghe è molto più
scientifica di quanto si pensi. Si tratta solo di scomporre a livello
molecolare ogni oggetto e trasformarlo in energia, da cui si può poi
ritrasformarlo in qualcos’altro, cambiando la sequenza molecolare...
“Oh accidenti, ma perché non sono mai stata attenta alle
lezioni di scienze... Me l’aveva detto, la mamma, che mi sarebbero servite
prima o poi...” pensò Leila.
Tayla
sorrise, indovinando i suoi pensieri.
– Non
preoccuparti, non è così difficile!! Ti ho vista, oggi a scuola. Sei un genio
della matematica. Pensa come se fossero formule. O una costruzione geometrica.
Non cambia niente. È in te. La sai usare. Fidati. – disse conciliante.
Leila
stava per rispondere quando si accorse che il pelo di man aveva iniziato a
diventare di tutti i colori.
– Siamo
in pericolo! Scappiamo! – urlò Tayla, che lo aveva a sua volta notato.
Troppo
tardi. Un botto, e comparirono un paio di uomini con una lunga veste grigia.
Leila
si ritrovò per terra. A pochi metri di distanza, c’era Tayla, riversa su un
fianco.
– Che
volete? – urlò rialzandosi.
– Lo
sai benissimo, carina. Quel muik vale da solo tutto l’oro che hai in banca e
probabilmente anche di più. – rispose questo sprezzante.
– I
muik scelgono da soli il loro padrone. – ribatté la ragazza.
–
Questa sarà un’eccezione. Non sai quante persone pagherebbero miliardi, pur di
avere il loro muik personale. – rise un altro uomo. – Allora, delle due ragazze
non mi importa niente, comunque tenetele ferme mentre leghiamo il muik. –
– Non
ci pensate nemmeno – esclamò Tayla indignata e iniziò a lottare.
Man,
intanto, stava lampeggiando ad intermittenza, cercando di richiamare
l’attenzione dei più vicini stregoni, e intanto utilizzava la sua incredibile
agilità per sfuggire abilmente alle grinfie dei cacciatori di muik.
Ben
presto Tayla si rese conto che erano troppi per lei sola. Trasformò dei sassi
in delle funi che alzandosi imprigionarono due cacciatori e gridò a Leila:
–
Leila! Sei capace anche tu! Ti prego provaci, ci puoi riuscire! –
Mentre
lei era impegnata con quattro cacciatori e altri quattro erano addosso a Man,
Leila si vide correre incontro tre di quei tipi grigi.
Non
riusciva più a pensare a niente se non al panico. Non era capace. Cosa le aveva
detto? Scansione molecolare? Pensò alla matematica. Le venne un’idea. Subito
tutti quegli atomi per lei incomprensibili si trasformarono in formule
matematiche (naturalmente solo nella sua testa). Combinò un po’ i numeri
(pardon, le molecole) e attirò a sei dei bastoni, che trasformò in sbarre di ferro
con cui imprigionò i tre cacciatori. –
–
Bravissima, Leila! – si complimentò Tayla dopo avere sbaragliato i suoi
avversari con un’abile mossa. Man aveva provveduto a sfinire i suoi quattro
nemici.
– E ora
basterà trasferirli nella sede centrale di controllo anti-cacciatori. Ti dispiace venire qui? – chiese a Man.
Quello, docile le venne vicino e lei mise una mano sul pelo. Poi direzionò
l’altra passando vicino ad ogni prigioniero.
– Vedi,
il pelo di muik aumenta il potere magico. È uno dei motivi per cui è molto
richiesto. – confidò a Leila.
– Uao!
Imparerò anch’io? – chiese dimenticandosi la sua avversione per la magia.
Tayla
sorrise. La comunità magica aveva trovato una nuova, potente strega, pronta ad
ammaliare tutti con il suo fascino troppo a lungo ignorato nel mondo degli
umani.