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Autore: AMDU    10/06/2005    0 recensioni
Due donne.
Un incontro.
La fine di un'attesa.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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UN PASSATO DA FARMI PERDONARE

/Ero appoggiata al muro da più di due ore.

Guardai l'orologio.

Ancora qualche minuto e me ne sarei andata.

Sospirai.

Improvvisamente vidi venire verso mi qualcuno.

Spalancai gli occhi speranzosa.

No, no era lei.

Mi rabbiuiai e spostai la mia attenzione sulla punta delle mie scarpe,/

Ero rimasta ad osservarla per due ore non decidendomi a rivelare la mia presenza,

sapevo che mi stava aspettando ma qualcosa mi costringeva a spiarla da dietro la colonna.

Guardavo il suo profilo così intenso, così bello da stringermi il cuore; la vedevo consultare l'orologio impaziente...quanto tempo avrebbe ancora atteso? Quanto prima di stancarsi ed andare via portando con se i miei rimpianti?

Cercai nella borsa le sigarette, non pensando che l'ultima l'avevo fumata mezz'ora fa

"Occhei, d'accordo. Hai preso una bella cantonata, e allora? Non è mica la morte di nessuno, no?"

No.

Quasi.

Illusa.

Ero un'illusa senza speranza.

Lei era così vicina.

Sarebbe bastato poco per fare qualche passo nella sua direzione, annullare la distanza che ci separava ma...non ne avevo il coraggio... Non ne avevo la forza.

Vigliacca..

stupida...

illusa...

Ero un'illusa a pensare che tutto sarebbe andato a posto, che la vita fosse un mondo ideale dove basta desiderare intensamente una cosa perché questa si realizzi.

Vatti a fidare...

Vatti a fidare di una che per me è diventata una sconosciuta.

Chissà, magari ora è da qualche parte che sta ridendo di me....

Almeno lei si diverte.

Nel suo viso passa un'ombra di rabbia, lo vedo chiaramente come il sole appena coperto dalle nubi, la sua rabbia è per me lo sento ed io rabbrividisco, perché ha ragione, perché merito la sua furia e la temo.

Ha aspettato così tanto, attende me e si sente presa in giro...Non può sapere cosa significhi per me.

Sta passando un gatto randagio, non è molto distante.

Sorrido, lo chiamo, ma lui scappa via.

La mia compagnia non è gradita nemmeno ad un gatto.

Basta!.

Che senso ha aspettare ancora?

E allora, perché non sono capace ad andarmene via?

E' così dolce...e così sola.

E 'tutta colpa mia, sono io che ho fatto la follia di chiamarla, ma per dirle cosa poi...

Ho sbagliato a chiamarla non sarei dovuta rientrare così nella sua vita, non dopo tutto questo tempo.

Qualcosa la trattiene, so che se ne sarebbe già andata se non fosse stato per me, so che lei rimane per scoprire cosa debba dirle di così importante.

Prendo a calci un sassolino.

Guardo i piccioni sul tetto.

Non posso più aspettare, le ho dato la sua occasione e lei non l'ha sfruttata.

Non so che farci. Però volevo vederla, volevo capire perché non si era più fatta viva, lei... La persona a cui tenevo di più.

Vedo che è pronta ad andare via... Respiro profondamente cercando il coraggio di porre fine all'indecisione che mi sta uccidendo.

Questa è la mia ultima occasione l'ultima e poi...

Se avesse voluto, se tutte quelle belle parole fossero state sincere, beh ecco, adesso non mi troverei qui da sola

O forse...

O forse è solo colpa mia...

Timidamente mi porto di fronte alla colonna che mi celava al suo sguardo, non ho il coraggio di guardarla in faccia ma prego che lei mi riconosca.

Forse pretendo troppo dalle persone...

Alzo gli occhi, qualcuno è davanti a me.

Sembra una figura nota, ma la mia miopia mi impedisce di mettere a fuoco bene la figura

Sento i suoi occhi su di me e sollevo i miei sentendo un groppo in gola che non vuole scendere e strozza il suo nome fra le mie labbra aride.

No, che vado a pensare

di certo non è lei.

Mi sto solo illudendo

E' un'allucinazione

Forse è meglio che vada.

Mi porto una mano al volto ed ai capelli cercando di sistemarli, così come la gonna che liscio con le dita nervose togliendo invisibili pelucchi. In realtà non mi è mai importato molto del mio aspetto, eppure adesso vorrei essere perfetta, inappuntabile, qualcuno di cui essere orgoglioso. Come giudicherà le mie rughe?

Mi stacco dal muro e pian piano mi dirigo verso la stazione.

Illusa.

Sollevo lo sguardo e la vedo allontanarsi.

sciocca e illusa.

Sento il terreno franare sotto i miei piedi. Non mi ha vista o non mi vuole vedere?

Con la mano cerco di scacciare le lacrime

Non la giudicherei per questo

Lei ha ragione sono io quella sbagliata

Ecco, mi sono ridotta a piangere.

Lacrime, la mia reazione a qualsiasi cosa...

Quella che ha sbagliato tutto e adesso s'illude di poter mettere tutto a posto, come se gli anni non fossero nulla, come se le azioni non contassero.

Scema, non piangere.

Scema, a che serve piangere?

Ti rendi solo ridicola

Si è fermata al centro della piazza e il mondo con lei.

Cerco di fermare le lacrime.

Inutile, scendono sempre più prepotenti.

Non voglio piangere, non voglio...

Le sue spalle...Quelle spalle sempre dritte ed orgogliose si stanno incurvando sotto il peso del mio ennesimo sbaglio...Lei soffre per colpa mia ...Non posso... Non posso permetterlo più.

Le devo almeno questo.

Il groppo alla gola è troppo grosso.

Non mi trattengo più.

Una lacrima solitaria scende calda a bagnarmi la guancia.

L'unica cosa che posso fare è nascondermi il viso tra le mani.

Muovo un passo verso di lei...le gambe fanno fatica a reggermi non pensavo fosse così difficile...Non è molto lontana ma è come se dovessi toccare la luna.

Ecco, cosa penseranno di me, adesso?

Che sono una debole?

Che per ogni minimo fallimento faccio una tragedia?

Vorrei calmarmi ma non ci riesco...

Il rumore della strada è un ovattato brusio di sottofondo mentre allungo la mano verso i suoi capelli così belli ... Così caldi ...così familiari.

Mi sento proprio una nullità.

Avverto come se... come se qualcuno o qualcosa mi stesse sfiorando... Che sia lei? Non voglio pensarci, potrebbe anche essere qualcuno mosso a pietà dalla mia pubblica umiliazione.

Mi sento debole ed inutile...Sono vuota. Ho perso tutto quando ho perso te.

Ho paura a girarmi, non voglio farmi vedere in questo stato, non voglio che si provi compassione per me...

Si copre il viso con le mani, non mi guarda.

Non posso.

Non posso più aspettare.

Sono sola.

-Non piangere- sussurro con un tono che io stessa stento a riconoscere.

«N-non ci riesco... mi sento così... così...» mi volto.

E' lei.

-La mia voce è così flebile che si perde nel vento che ci sferza impetuoso, giocando crudelmente con le nostre gonne ed intrecciando i nostri capelli.

Non riesco a parlare.

-Ho fatto tardi- aggiungo tremando. E' una bugia ma spero lei non capisca mai come sono debole e paurosa.

Rimango impietrita, con gli occhi spalancati.

Perché?

Sorrido mestamente.

«Non è nulla, l'importante è che sei arrivata»

La mia testa è vuota, non so a che pensare.

Perché mi ha fatto aspettare così tanto?

Forse perché era sicura che l'avrei aspettata?

Cos'era, una prova?

Sono arrivata dopo averti cercata a lungo e combattuto contro me stessa: perché era passato troppo tempo, perché quando avevo rinunciato al suo sorriso qualcosa era morto anche dentro di me, perché avevo paura che lei non avrebbe capito.

«Nulla di serio, spero...»

La guardo negli occhi...

Quando devo sembrarle ridicola..

Piangere come una bambinetta...

Sciocca, sono solo una sciocca

Tenta di sorridere ma quello che mi rivolge è una smorfia addolorata che vedo attraverso il velo di lacrime dei miei occhi...non vorrei piangere ma non posso farne a meno...vorrei poterla stringere fra le braccia ma non oso.

Troppo tempo è passato.

- Nulla di grave- continuo a mentirle, forse lo farò per sempre.

Il silenzio fra noi è pesante e tagliente come la morsa del gelo che ci circonda.

«Mhm... fa freddino oggi, eh?»

Freddino?

Con tutto quello che potevo dirle, fa freddino?

- Si c'è un po’ di vento- non sappiamo di che parlare troppe cose taciute.

Avevo immaginato questo momento molte volte, ma mai così.

Sento la sua confusione vedo i suoi meravigliosi occhi, rossi per le lacrime che tenta di trattenere e sono solo io la causa.

Perché tutti i miei pensieri sono svaniti?

Di tutte le cose che dovevo dirle, chiederle, perché non ero capace di fare un discorso di senso compiuto?

Frugo nella borsetta cercando qualcosa che non trovo, ridendo imbarazzata. Anche io faccio fatica a vedere.

Finalmente raggiungo il mio obiettivo e trionfante le porgo il mio fazzoletto bianco, quello che quando era bambina ammirava tanto e mi chiedeva sempre per giocare alla signora.

«Grazie, non importava..»

Quel fazzoletto...

Lo conservava ancora...

Allora forse non mi aveva dimenticato...

Guardavo estasiata quel pezzetto di stoffa.

Lo riconosce e rinasce la speranza nel mio cuore inaridito dalle troppe lacrime versate.

No, non posso usarlo.

Non voglio rovinare un così bel ricordo

Io sono tornata e anche se sono ormai un'estranea per te tu capirai e mi perdonerai. Devo crederci, voglio credere di poter far parte di nuovo della tua vita anche se di una piccola fetta. Se mia sorella lo sapesse non so come la prenderebbe ha fatto di tutto perché non ti vedessi più. Forse ha ragione lei.

«Non... non posso usarlo... è talmente bello che... tienilo tu»

Quante cose vorrei dirti ma non posso far altro che aprire e chiudere la bocca come un pesce fuor d'acqua

Glielo porgo timidamente

Scuoto la testa rifiutando categoricamente di riprenderlo.

Ho paura che si sia offesa.

Prendo la sua mano e la stringo nella mia chiudendole le dita intorno alla stoffa ricamata...Lei è così calda ed io così fredda.

La guardo perplessa, è gelida come il vento impetuoso in quella giornata di tardo autunno.

- E' tuo te l'ho promesso- aggiungo dolcemente vedendo la sorpresa far capolino nei suoi occhi.

Mi stringe ancora la mano come se non la volesse lasciare più e il mio cuore inizia a battere all'impazzata

«Te lo ricordi ancora?»

-Te lo avrei dovuto dare tanti anni fa.- annuisco commossa.

Le mie guance sono diventate rosse

«Non fa nulla... sai, era solo una sciocchezza...»

Bugiarda.

Bugiardissima.

Come potevo dire una cosa del genere, il giorno della promessa era lo stesso in cui era partita e il mio animo di bimba era andato in frantumi.

Me lo avrebbe regalato il giorno in cui fosse ritornata.

Ne resto turbata e il cuore mi si stringe...Dovevo capirlo dopo tutti quegli anni dopo tutto quel silenzio

io non posso giustificarmi ne lo desidero...è stata la mia debolezza a separarci, la mia codardia.

Ecco, l'ho ferita.

No, non volevo arrivare a questo...

Perché?

Perché devo sempre essere la causa della mia rovina?

- Perdonami - sussurro e non riesco nemmeno a sentire la mia voce mentre ormai le lacrime scorrono copiose impedendomi di vedere.

La guardo, stupita.

«Per cosa?»

Sta... sta piangendo.

«Ehi, che succede?» le sussurro dolcemente

Le scosto una ciocca di capelli dal viso.

Per non esserti stata accanto per aver permesso che la vita ci separasse per non essere stata degna di te...

Ma non posso rivelarti la verità. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti.

«Non dire queste cose.. Lo sappiamo entrambe che non è colpa tua»

Non voglio vedere il suo viso inondato dalle lacrime.

L'abbraccio forte...non importa se mi respingerai non posso fare a meno di cercare un sostegno in te.

«Non piangere, ti prego. Ti vorrei vedere sempre sorridente. Non voglio essere la causa della tua tristezza..»

Improvvisamente mi sento abbracciare.

E' così dolce la sensazione della sua stretta che mi abbandono completamente a lei.

Come vorrei che questo attimo durasse in eterno!

- La tua zietta è solo un po’ troppo emotiva piccola...sai non sono stata molto bene- le sorrido incerta cercando di rassicurarla.

ֿ«Ora però va tutto bene, vero?»

La guardo ansiosa.

Questa menzogna mi brucia sulla lingua...come vorrei gridare al mondo la verità.

Ora che l'ho ritrovata, non sopporterei di perderla ancora una volta.

C'è qualcosa che non va’.

Qualcosa di strano.

Si avverte nell'aria, ma non saprei definire cosa.

Come faccio a dirle che per tutta la vita lei è stata oggetto di bugie su bugie anche se per proteggerla ...proteggerla da me.

La guardo smarrita «C-che c'è? Mica stai per morire, vero?»

Mi viene da ridere e quel suono si soffoca in un singhiozzo. No, non sto per morire, sono già morta da tempo ma adesso che sei qui vicino a me, io sento che potrei tornare a vivere.

Il mio cuore batte come non mai.

E' qualcosa di grave, lo sento.

- Qui fa freddo che ne dici di andare a bere qualcosa al calduccio di un bar?-

prego che accetti.

Le sorrido. «Sì! Ma offro io! Guadagno adesso, sai?»

Le prendo la mano, proprio come quando ero una bambina.

Le sorrido, come è cresciuta bene ...così orgogliosa...così indipendente..

No, non c'è nulla che non vada

Il mio solito pessimismo

Va tutto bene.

Ed è così che andrà, da adesso in poi.

Il locale è accogliente e ci accomodiamo in un angolo, al riparo da sguardi indiscreti. Le poltroncine sono comode e sul tavolino fa bella mostra di se una piccola rosa in un bicchiere. Non c'è molta gente e ne sono sollevata, il rumore m'innervosisce e Dio sa di quanta calma abbia bisogno in questo momento.

La cameriera, una ragazza della mia età, ci porta due menù.

Ne apro uno, distrattamente.

So già cosa prendere.

La mia attenzione è tutta concentrata su di te che dai una rapida occhiata al listino e, quando fai il tuo ordine, prendo lo stesso.

«Beh, da quando bevi il caffè espresso? L'hai sempre odiato...»

Cosa ne potevo sapere io di cosa amasse o odiasse, adesso?

E' passato tanto di quel tempo...

Chissà quante e quali altre cose che non so sono cambiate in lei...

Mi racconti le cose che stai facendo e nel tuo entusiasmo ricominci a brillare proprio come quando, da piccola, mi mostravi i tuoi tesori: un sassolino luccicate di quarzo, la carta dorata di un pacco regalo e un fermacapelli tutto colorato.

Tante cose da raccontare..

Tanti momenti felici che si è persa...

Non accadrà mai più.

Mai più.

Chissà...

Chissà se i fatti miei le interessano davvero, mi sta solo assecondando...

Magari, la sto annoiando...

La mia mano abbandonata sul tavolo viene coperta dalla tua in un gesto naturale che mi scalda il cuore.

Sono così grata a Dio per questa seconda occasione.

Mi mordo le labbra per non lasciarmi sfuggire il mio segreto, quel terribile segreto che rovinerebbe tutto.

«Tutto bene? Mi sembri così assente... Ti sto forse annoiando?»

Non capisco questo suo atteggiamento: sembra felice di vedermi, poi ad un tratto, eccola rabbuiarsi, chiusa nei suoi pensieri.

Forse ho qualcosa che la turba...

Magari le ho detto qualcosa che l'ha offesa...

Ti guardo con gratitudine, i tuoi occhi sono così limpidi che io mi sento sporca. Non sai quanto ho da farmi perdonare, quanti demoni mi divorano dentro con i miei sensi di colpa.

- Va tutto bene ..adesso- adesso che ci sei tu vorrei aggiungere ma il pudore me lo impedisce.

«Me lo diresti se tu stessi per morire, vero?»

Le sussurro dolcemente con la testa leggermente piegata.

- Certo!- sorrido a lei... A lei che io ho perduto e adesso è qui con me, ma forse vorresti che io morissi davvero se conoscessi la verità

Arriva la cameriera, porta via le nostre tazzine.

«Volete qualcos'altro?»

«Vuoi qualcos'altro?», le chiedo.

Non mi risponde, è ancora distratta.

«Vuoi prendere ancora qualcosa?»,

le ripeto, cercando di attirare la sua attenzione

La sua voce mi giunge da molto lontano...faccio fatica ...Ho dimenticato di prendere le mie medicine e adesso non riesco a mantenere la concentrazione.

Frugo nella borsetta sentendo sotto le dita la rassicurante plastica della confezione e mi scuso che devo andare alla toilette.

Rimango sola.

Più che una momentanea assenza, mi è parsa una fuga.

Una fuga da me.

E' chiaro che le faccio paura.

Sono stordita, confusa la mia malattia avanza ed io non voglio crollare ho bisogno solo di un po’ di calma, il mio viso deve avere un aspetto orrendo a giudicare dall'espressione della cameriera alla quale chiedo indicazioni. Corro al bagno.

Ma per quale ragione?

Cosa le ho fatto?

Mi prendo la testa fra le mani.

Aspetto il suo ritorno.

Lo specchio mi rimanda l'immagine di un volto sfatto e tirato: il mascara è colato all'angolo dell'occhio e così le occhiaie frutto di tante notti insonni sono ombre nere della mia coscienza.

Sono dunque ancora in attesa di lei

Tremando apro i flaconcini e ne prendo la giusta dose un rito che ormai compio meccanicamente anche se il più delle volte resisto alla tremenda tentazione di prenderle tutte insieme.

Voglio un'altra occasione e non permetterò alla mia debolezza di farmela sfuggire, questa volta combatterò per lei.

Per quanto tempo dovrò ancora aspettarla?

Quanto ci mette?

Perché è così lenta?

Decido di raggiungerla.

Afferro il bordo del lavandino con entrambe le mani aspettando che facciano effetto, i flaconi sono ancora aperti e sparpagliati sul ripiano.

Arrivo, la vedo aggrappata al lavandino.

«Ma che diavolo...»

Le parole mi muoiono in gola.

Cosa sono quei flaconi?

Che significa tutto questo?

Vedo il suo riflesso sullo specchio e lo sgomento che le si allarga sul bel volto...Cerco di nascondere le prove della mia debolezza.

«Tu sei malata...» sussurro, puntandole in dito accusatore.

«Tu sei malata e non mi dici nulla...»

Altri segreti, altre bugie...

Sono stanca.

Abbasso la testa sconfitta, continuare a negare non ha più senso. La vergogna mi inonda lo spirito lasciandomi una strana febbre addosso.

- Non è come credi- tento debolmente.

Sono stanca di essere trattata da bambina.

Cosa credeva, che non avessi capito?

- Non ho niente di grave- aggiungo sottovoce stordita dalla sua giusta indignazione.

«Adesso non mi dirai che sono caramelle quelle che hai appena preso...»

Sono profondamente delusa

Come faccio a spiegarle che sono per stare con lei, che le prendo per avere un'altra opportunità...l'accusa sul suo volto è come un pugnale nel mio petto

- Io ho dei problemi... Queste medicine mi aiutano a controllare i sintomi.-

«Sono stanca... Sono stanca di cose nascoste, cose non dette... sono sempre stata sincera con te, io... per una volta, mi piacerebbe che lo fosti anche tu...»

Scuoto la testa, sconsolata.

Forse in parte forse posso spiegarle qualcosa ma la vergogna mi blocca, distolgo lo sguardo mentre comincio a pensare a come formulare il discorso che potrebbe abbattermi.

«Scusami, ma non so se crederti o no.Pensavo che le cose fossero cambiate, ma a quanto vedo...»

- Quando sono partita l'ultima volta ti avevo detto che era per lavoro ricordi?- sospiro forte...che Dio abbia pietà di me e mi dia la forza di continuare.

«Sì. Peccato che sapessi benissimo che non era così. Ero piccola, non stupida. Ho finto di crederci per non scombinare i vostri piani. E' inutile continuare, so tutto.»

Bluffavo.

Bluffavo come mai avevo fatto in vita mia.

Era l'unico modo che avevo per scoprire la verità.

Impallidisco..lo so perché sento il sangue scendermi ai piedi e non aver la forza di risalire, la guardo negli occhi...lei sa, glielo hanno detto?

So di ferirla, mi dispiaceva, ma non c'erano altri mezzi.

- Hai accettato lo stesso di vedermi?- la mia voce trema ma non riesco a controllarla...è tutto così surreale. Lei sa tutto.

«Voglio sentirlo dire da te. Voglio la verità.»

La verità...

La verità su cosa?

Sulle mille chiacchierate sussurrate a porte chiuse tra lei e la mamma?

Su quelle accese discussioni che terminavano al mio ingresso?

Sì.

- Sai allora che non volevo vero? Che non volevo farti del male!!!- grido aggrappandomi a lei con tutta le mie forze.

«A me sembra che invece me ne hai fatto»

Donna di ghiaccio.

Non sono così.

Scusami, ti sto pugnalando per mio egoismo.

Le gambe non mi reggono, il senso di colpa mi dilania è tutto come allora. Le parole urlat,e la paura provata, la consapevolezza di aver commesso il crimine più abbietto che qualcuno possa commettere. Mi accascio al suolo senza forze e comincio a piangere.

Ecco, l'ho fatta piangere.

E' questo che volevo?

- Io non volevo...non volevo...non volevo ...- ripeto come una litania, le lacrime inondano il mio viso sciogliendomi la lingua e i muri che tanto faticosamente avevo innalzato per proteggere me stessa ed anche te.

Le porgo la mano, per aiutarla ad alzarsi. Non la vede.

Sono crudele. Sento che le lacrime stanno spuntando ancora una volta.

Tutti i ricordi vennero a galla, fantasmi di un passato che avrei voluto cancellare e che mi aveva dannata.

«Scusami... non volevo farti piangere...»

Mi sento in colpa.

Mi sento un mostro.

- No io sono un mostro-

Come se mi avesse letto ne pensiero..

- Io che a causa della mia malattia volevo porre termine alla tua vita...-

Ma che diavolo sta dicendo?

Spalanco gli occhi, allibita.

-...Se non fosse stato per quell'uomo che ci ha viste saremmo morte entrambe.- termino con un fiato appena udibile finalmente la verità è venuta alla luce. Ti prego non odiarmi piccola mia.

Che storia era mai questa?

«Q-quale uomo? Che dici?»

Non lo sapevi?

Ma chi è la donna che ho davanti?

Quante, le cose di cui sono all'oscuro?

- Non ti hanno raccontato nulla allora- mi tappo la bocca ma ormai è troppo tardi.

«Io..io...»

Non riesco a parlare.

Non so come reagire, la mia testa è così leggera..

Mi sento male...ho voglia di scomparire, afferro di nuovo il flacone di pillole e ne prendo una manciata...non voglio pensare...non voglio più pensare ...ho rovinato tutto.

Cado seduta, fisso il vuoto

Prende altre pillole, no basta!

Le faccio cadere il flacone dalle mani.

Le medicine tintinnano sul pavimento.

«Basta rifugiarti in quella robaccia!»

Fisso la tua mano intorno al mio polso siamo entrambe a terra.

Non capisci ne ho bisogno per non fare più quelle cose, per non essere più un pericolo, ma mi limito a pensarle e non a dirtele farebbe troppo male.

- Sono tua madre, quella vera, quella naturale...- biascico. E' giunto il momento di arrivare fino alla fine.

Inghiotto la saliva che è diventata densa nella mia bocca.

La scena è come congelata

Tum.

Il mio cuore si ferma per un attimo, per poi riprendere a battere con tutta velocità

«No...non è vero....»

.Annuisco sconsolata, è dura da accettare ma ormai mentire peggiorerebbe le cose ed è meglio che lo sappia da me.

- Io ho avuto dei problemi durante la gravidanza e dopo la tua nascita, i sintomi sono peggiorati...-

Io.

Ero io la causa del suo male.

-...Un giorno non ce la feci più e decisi di farla finita, ma nella mia mente non potevo condannarti a stare senza tua madre...-

La rovina della persona a cui tenevo di più al mondo

-...e ti portai con me.-

«I-io...»

- Non volevo lasciare mia figlia da sola senza di me..non volevo morire senza di lei...quando entrammo nelle acque del lago ero così serena, l'acqua era fredda e tu piangevi disperata. Io cullavo il tuo corpicino caldo immergendomi più a fondo...-

"sarei dovuta morire davvero quel giorno.... " non ho il coraggio di finire la frase, che si completò solo nella nella mia mente.

Sollevo la testa fissandola stupefatta.

«S-scusami...» sussurrai con un filo di voce

«Scusami per averti rovinato la vita...»

- No! Non dirlo neanche per scherzo. Quando ripresi conoscenza ringrazia Dio che tu fossi salva ma ormai avevo fatto l'irreparabile, fui giudicata incapace e mia sorella ti adottò. Quando uscivo dall'ospedale, venivo a trovarti ma non mi lasciavano mai sola con te e non posso dar loro torto...io ero pazza!!!- mi nascondo il viso fra le mani ma la verità così a lungo taciuta non vuole più essere fermata e rotola via dalle mie labbra in un fiume che non voglio più controllare.

- Sono stata dunque la zia che ti portava le caramelle che tanto ti piacevano...quella che giocava con te e ti faceva i regali...-

Non ho il coraggio di guardarla.

Rimango imbambolata, priva di vita.

- Perchè io ti amavo così tanto da distruggerti...Perdonami-

allungo la mano verso di te che stai immobile senza guardarmi.

"Non respingermi ti prego" penso intensamente.

«Però... però sono stata io a distruggerti, alla fine... »

Prendo la sua mano nella mia.

Cosa?

E' gelida.

Tu sei stata la cosa più bella della mia vita.

«Eri malata, io ti ho aggravato.»

«Per colpa mia, ti hanno imbottita di farmaci.»

«Mi guardavi, senza potermi dire la verità.»

L'unica per la quale sia veramente valsa la pena affrontare quel calvario che è stato lo spostarmi da un ospedale all'altro da un dottore a un altro.

«Ti ho portato solo sofferenza...»

- No non devi pensare questo...io ..io ero malata... ma ti desideravo così tanto...è stato il mio egoismo..tu sei stata la mia luce.-

La mano non mi basta più; rivoglio sentirti piccola fra le mie braccia, rivoglio il tuo profumo infantile...rivoglio mia figlia!!!

Ti accarezzo i capelli, sono così simili ai miei...

Le lacrime mi scendono ormai copiose...

Perdonami...mamma...

Piangi ed io con te...

Se solo potessi farti capire che l'unico motivo per cui ancora vivo sei tu...

Prima lo penso , poi diventa un sussurro

«perdonami, mamma...»

Improvvisamente, mi volto verso di lei e l'abbraccio forte.

Tu che mi chiedi perdono dopo tutto quello che ti ho fatto?

Che strano... che strano chiamarla mamma eppure.. eppure mi suona così naturale...

Questo sogno che nemmeno riuscivo ad accarezzare nella mente adesso si sta realizzando. Non riesco a crederci...forse è solo un frutto della mia fantasia...forse non sta succedendo e sono le mie allucinazioni crudeli che si fanno beffe di me e del mio spirito troppo prostrato.

-Mamma? Mi hai chiamato mamma?-

Voglio crederci...voglio che sia vero...per una volta sola rivoglio mia figlia.

«Sì... è quello che sei.»

Ci guadiamo negli occhi.

Era finita finalmente?

Cerco la verità nella tua espressione serena...non importa se è compassione, pietà o cos'altro, desidero vivere questo sogno fino in fondo.

Improvvisamente, la porta del bagno si apre

una signora di mezz'ètà fa il suo ingresso.

Dopo poco ci nota e si spaventa.

Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.

Mi tiro in piedi faticosamente asciugandomi gli occhi mentre mi aiuti a raccogliere le mie cose.

La donna scappa via, impaurita.

Le medicine sono sparpagliate per il pavimento, così come le mie paure ed i dubbi.

«E' finita, mamma. E' finita.»

E' finita...mai parole furono più dolci

Ti sorrido non riesco a parlare ho un nodo alla gola ma adesso so che le cose potranno solo migliorare, adesso che siamo insieme e non ci sono più ombre o bugie.

Usciamo ridendo dal locale, come due vecchie amiche.

Mia figlia mi ha perdonata ed io torno a vivere.

Fuori il vento è gelido, ma non ci importa.

Basta il calore del nostro cuore a riscaldarci.

FINE.

 

 

  
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