Ti ho fatto davvero così male?
La poco titubante pioggia primaverile si
scontrava contro il vetro della finestra facendola tintinnare lievemente.
Le gocce scivolavano lungo il vetro
tracciando scie curve che rendevano il paesaggio sottostante poco chiaro e dai
contorni indefiniti, sfocato, come visto dagli occhi di un
bambino con gli occhi velati di lacrime.
Il cielo non era più limpido
come la sera prima e sembrava che nessuno, proprio nessuno, credesse che il sole sarebbe tornato a splendere
dopo quella tempesta che sembrava non portare altro che tristezza.
Le tendine della casa immersi
nel verde, si muovevano leggermente, e i drappi ondeggiavano facendo
muovere le ombre proiettate sul muro, facendole sembrare dei mostri d’ombre che
vegliavano sulla villa.
La stanza era illuminata da una lieve
candela posta al centro di un esile tavolo, e la sua
fragilità poteva essere distrutta da un momento all’altro.
Tutti i mobili della stanza erano
addossati alla parete, che pareva essere sottomessa al
loro peso, e si inclinava un po’ verso l’esterno.
Nella credenza risiedevano pochi piatti
di porcellana, piccoli e dall’aria preziosa.
Il frigorifero in un angolo della stanza
era semiaperto, ma non ne usciva nessuna fonte di luce, solo un lieve spiro di
freddo.
Da dietro lo sportello spuntava un esile
figura che cercava qualcosa nell’elettrodomestico malmesso.
Pochi attimi dopo, proprio quando un tuono soggiogò il suono della pioggia con il suo rumore
forte e aspro, un capo dai lineamenti ben sottolineati fece capolino verso
l’alto, mentre le sue due mani svolgevano due compiti ben definiti: una
chiudeva lo sportello, mentre l’altra era intenta ad afferrare una lattina di
birra.
Da qualche tempo, era diventata l’unica
fonte di sollievo nel giovane uomo, che non vedeva altro che il mondo buio e
tenebroso, privo di qualunque attrattiva.
Il ragazzo si diresse
verso il tavolo e si sedette su una piccola sedia di vimini, malandata
quanto il tavolo.
Aprì la lattina di birra con un gesto
meccanico quasi consueto e la portò alle labbra screpolate, bevendo a lunghi
sorsi.
Il liquido gli pizzicò lievemente la
gola e mentre scendeva giù si sentiva un po’ sollevato,
dal calore che infondeva quella bibita ghiacciata.
Poggiò sul tavolo la lattina vuota
lentamente.
Si porse in avanti e spense la candela,
intrappolando la fiamma tra l’indice e il pollice della sua mano sinuosa .
Si alzò dalla sedia che cigolò
sinistramente e andò via dalla cucina buia, dirigendosi verso una stanza
adiacente ad essa.
L’aspetto grazioso e innocuo della sala
stonava con l’animo del ragazzo, freddo e desolato.
Le pareti erano
soffocate da alcuni quadri, ma anche foto, che ritraevano ragazzi e
ragazze, che sorridevano e salutavano con la mano.
Al centro di tutte, ne stavano due, più
grandi dalle altre, dal significato ben più importante e profondo.
La prima ritraeva tre giovani maghi,
ancora con i cappelli a punta neri e le espressioni gioiose tipiche di loro.
Una ragazza e due ragazzi. Lei, delicata, preziosa come un pezzo di cristallo. Lui, simpatico, buffo e impaziente di vivere al meglio la sua vita.
Poi, lui, maturo, pensieroso, ma un sorriso da scaldare il cuore.
Nella loro vecchia scuola erano conosciuti come il “magico trio” ed erano famosi per aver infranto la maggior parte
delle regole, per aver salvato più volte la scuola, ma soprattutto per
allietare la vita di studenti e professori.
L’altra foto, ne ritraeva due di loro,
abbracciati e con due espressioni una più buffa dell’altra.
La ragazza aveva i capelli mossi legati in due
code alte e indossava un delicato vestitino di seta
color cielo, aveva le braccia intrecciate al collo di un ragazzo poco più alto
di lei, che aveva i capelli corvini sbarazzini e gli occhi verdi che brillavano
più che mai.
La foto era probabilmente scattata dal
loro migliore amico, perché in un angolo della foto si potevano notare alcuni
ciuffi rossi ondulati.
Quelli erano i pochi ultimi momenti
felici del giovane uomo.
Il ragazzo si diresse
verso il piccolo divano al centro della stanza e ci si sprofondò dentro,
provando a nascondersi anche da sé stesso.
Si sentiva vuoto, privo di qualunque
voglia di vivere.
Se solo ci fosse ancora lei...
Dopo aver sconfitto Voldemort, se n’era andato senza salutare nessuno, nemmeno i suoi
migliori amici. Era scappato da quel mondo che gli faceva troppa paura,
nonostante avesse sconfitto il più grande, malvagio esponente di quel mondo.
Non li aveva più rivisti.
Aveva escluso dalla sua vita ogni minimo
contatto con la magia, non prendeva più nemmeno la Gazzetta
del Profeta.
E gli andava bene così.
Molti sapevano dove abitava lui, ma
nessuno si era mai avvicinato a casa sua. Avevano
perfino inventato delle leggende su
di lui.
Alcuni dicevano che era un mago oscuro
che stava progettando di dominare il mondo, altri pensavano che la casa fosse
abitata da fantasmi, nonostante lo vedessero uscire di casa una volta alla settimana per comprare del cibo, ma soprattutto birra.
Ron e Hermione non si erano più fatti
vivi. Ed erano passati 6 anni. Beh, chi poteva biasimarli? Si era
volatilizzato senza ricevere un complimento, un “grazie”, un abbraccio da
loro...
Magari erano sposati e felici con dei
bambini che gli illuminavano le giornate, e il loro amore si fortificava sempre
di più.
Tolse quel pensiero dalla mente. Gli faceva
troppo male.
Ma Hermione aveva detto...
La mente rivagò
indietro di 6 anni, senza che lui lo volesse o lo accettasse.
-Harry, stai attento...noi
ti proteggeremo le spalle...-
-No! Hermione, tu e Ron
non dovete centrare!-
-Sì
invece...A Ron hai detto di sì!-
-beh, lui...-
-Lui è più forte di me?!?
Io sono troppo debole?!? Sarei solo un peso?!?-
-No, Hermione e che...-
-Harry, devi permettermi
di proteggerti!-
-Ce la farò Herm, fidati-
-Devi permettermi di
proteggere le persone che amo...-
-...tornerò per te...-
-...me lo prometti?-
-Sulla mia stessa vita-
La ragazza lo abbracciò
scoppiando a piangere e lui la strinse come non aveva mai fatto
prima.
Poi, Hermione si allontanò
un attimo da lui, restando con le mani intrecciate dietro il collo del ragazzo
e fece una cosa che Harry non aveva mai creduto potesse fare: gli diede un
lieve bacio sulle labbra, che fu ricambiato dal ragazzo subito dopo.
Passarono attimi
bellissimi, legati in un’anima solo, attraverso le
loro labbra.
Si staccarono
quando sentirono arrivare Ron...
Quello era
stato il loro ultimo incontro, poi, l’aveva rivista solo alla fine della
guerra, che lo chiamava urlando e piangendo, ma lui era fuggito con la coda tra
le gambe...
Si era maledetto chissà
quante volte, ma alla fine era riuscito a convivere con quel terribile dolore.
Aprì un cassetto del mobiletto di legno
vicino al divano e per la prima volta dopo tanti anni, riafferrò la bacchetta e
il libro di Incantesimi.
Sfogliò il vecchio tomo che era
ingiallito in più punti dall’azione del tempo e controllò se
si ricordava tutte le formule e i ricordi a cui appartenevano.
Girò la bacchetta tra le mani, e la
fissò a lungo.
Da un’estremità usciva
un filo sottile rossastro. La piume di fenice.
La agitò nell’aria, pronunciando,
ricordando la cadenza di Hermione, “Wingardium
Leviosa”.
Il libro davanti a sé si librò
nell’aria, arrivandogli a un palmo dal naso.
Improvvisamente sentì
bussare e il libro gli cascò su un piede, facendogli drignare
i denti per il dolore.
Posò nuovamente la bacchetta e il libro
nel cassetto e si alzò dirigendosi verso la porta, zoppicando un po’ per l’urto subito.
Provò a guardare chi era verso lo
spioncino della porta, ma la pioggia scrosciante impediva la visuale.
Chi poteva mai essere?
Afferrò la maniglia e la spinse verso il basso. La porta cigolò lievemente, mentre si
apriva e mostrava l’ospite.
Harry sussultò, quando riconobbe la
persona, anche se era cambiata e la pioggia l’aveva bagnata
completamente.
Davanti a lui, stava lei.
I capelli castani mossi
erano impregnati d’acqua le scivolavano sul viso candido, che era anch’esso
bagnato e numerose goccioline che parevano lacrime le scendevano sul viso e
lungo il collo.
Le labbra rosate erano
dischiuse e tremavano per il freddo. Gli occhi color nocciola erano offuscati da quelle che sembravano lacrime, e un
sottile tratto di matita sbavava da entrambi gli occhi.
Indossava una semplice giacchetta bianca
e dei jeans più grandi di due taglie, che erano zuppi
d’acqua.
Teneva le braccia incrociate sul petto
per riscaldarsi e sul viso aveva un’espressione addolorata.
Lui rimase un attimo
fisso a guardarla e i loro occhi sembrarono parlarsi. Poi lui parlò.
- Hermione...ehm, entra-
La ragazza entrò lentamente in casa
mentre un altro tuono dominava il cielo.
Lui si congedò un
attimo e salì in camera sua per prenderle una coperta. La tolse dal suo piccolo letto singolo e quando tornò, gliela
porse.
La ragazza ringraziò
sommessamente e si coprì con la coperta di lana. Fece un sospiro di sollievo.
Si sedettero nella sala, sul divano.
Rimasero immobili, fissando un punto
indefinito davanti a loro, senza parlare.
Harry aveva un voglia matta di scappare
oppure abbracciarla e dirle quanto l’amava e quanto fosse dispiaciuto per
averla allontanata.
Poi, dopo alcuni
minuti, la ragazza parlò, guardandosi intorno:- Bella sala...è carina-
Lui affermò, guardandola meglio, con la
coda dell’occhio.
- Ci ho messo un po’ ma
alla fine è venuta bene...vuoi qualcosa da bere?-
La ragazza fece segno di no col capo,
alzandosi per guardare le foto e i quadri appesi al
muro.
Era cambiata. Era più...bella, più
incantevole. Non che prima non lo fosse, Harry lo aveva sempre detto.
Ma adesso sembrava che il periodo da
adulta avesse giovato su di lei. Aveva una voglia di abbracciarla. Ma aveva
paura di uno schiaffo in pieno volto.
Vide che la ragazza si
era fermata davanti alle due foto principali. Le guardava con
occhio attento, e con le dita sottili ne sfiorava i contorni.
Una lacrima solcò il
suo dolce viso e lei non si preoccupò di asciugarla.
Si avvicinò al ragazzo e gli chiese, con
una disperazione lievemente accentuata:- Perché te ne
sei andato?-
Harry abbassò il capo. Già...perché se n’era andato? Perché era un codardo, ecco.
Aveva paura di quello che avrebbe detto il mondo, non ne poteva più della celebrità.
Aveva paura di Hermione, Ron e tutti gli altri...
Alzò le spalle e disse: Non lo so...-
La ragazza sorrise tristemente:- di cosa avevi paura Harry? Di noi, di quello che avrebbe
detto la gente?-
Harry alzò lo sguardo verso di lei: come
aveva fatto a saperlo?
- Non lo so...avevo
paura e basta-
-Non avevi paura di me vero?
-Avevo paura. Ma non di te.-
Hermione si avvicinò ancora di più a
lui.
- Ci sei mancato-
Harry abbassò nuovamente il capo e disse:- anche voi-
- Ron aspetta ancora che tu arrivi e ci
dica che tutto uno scherzo, orribile ma pur sempre uno
scherzo.-
Il ragazzo si sporse un po’ in avanti per guardarla meglio:- Tu...insomma...tu e
Ron...-
La ragazza lo guardò sorridendo, e a
Harry parve sciogliersi il cuore:- no, lui è sposato
con Luna, hanno due bellissimi bambini...uno ha il tuo nome...-
Due lacrime solcarono il volto di
entrambi nel medesimo istante.
- Sono due pesti, mi chiamano zia Herm!-
Harry sorrise, per la prima volta dopo
tanto tempo.
-Devono essere dei mangioni-
-Oh, già, non fanno altro, ma sono così
esili che sembrano poter volar via da un momento
all’altro come delle foglie...-
-E tu, come sei messa?-
La ragazza sospirò tristemente:- Aspetto ancora l’amore della mia vita...l’avevo trovato
ma è fuggito-
Gli lanciò un’occhiata
eloquente ma Harry ci mise un po’ ad afferrarla.
-Sei ancora in contatto con il mondo dei
maghi Hermione?-
- Sì, sto studiando per diventare
un’insegnante...non credo che tu...-
-no-
La ragazza abbassò lo
sguardo e improvvisamente scoppiò in lacrime.
Harry si alzò e si
avvicinò a lei, cercando di toccarle una mano, ma non ci riuscì.
-Hermione?-
La giovane continuava
a piangere e sembrava cercar di dire qualcosa.
Il ragazzo si avvicinò un po’ di più a
lei e la sentì sussurrare:- Non ce la faccio più...E’
da tanto che volevo venire ma avevo paura che tu non ci fossi più...abbracciami
ti prego...-
Il ragazzo accolse
subito la sua richiesta e con gli occhi lucidi la prese e la strinse tra
le braccia e lei crollò completamente, cingendogli il collo con le braccia.
Rimasero così per un tempo che a loro
parve troppo poco per così tanti anni di separazione. La ragazza continuava a
piangere e anche Harry sentì le lacrime solcare il proprio viso con continuità.
Harry cercò di trasmettergli tutto
quello che provava attraverso quell’abbraccio, ma
ormai sentiva che aveva bisogno di qualcosa di più da lei, qualcosa di più
passionale e morboso.
Non sapeva che provavano gli stessi
sentimenti.
La ragazza si staccò un attimo
malvolentieri e lo guardò:- Non sai quanto male mi hai
fatto quando te ne sei andato...temevo di non riuscire più a
sopravvivere...anche se...-
-Anche
se?-
-Quando ero con te morivo un po’ ogni giorno...attraverso i tuoi sguardi cupi, le tue
cattiverie verso me, il tuo innamoramento di Cho, la tua determinazione ad
andare via, il tuo non ritorno da me...-
Una nuova lacrima solcò il viso di Harry
e gli andò a morire sulle labbra che tremavano. Non per il freddo, ma per la
rabbia verso se stesso.
-Ti ho fatto davvero così male?-
La ragazza sorrise tristemente:- beh...sì-
Harry la guardò con determinazione:- Non ti farò più soffrire- poi aggiunse con dolcezza,
accarezzandole una guancia:- Non me lo permetterò...perchè...i-io
ti ho sempre amato e non volevo che tu soffrissi in quel modo...-
La ragazza sorrise di
felicità e posò la propria mano su quella di Harry e la portò al proprio
cuore.
-Lo senti? Il mio cuore ora può
ricominciare a battere grazie a te...anche io ti amo
Harry-
Poi chiuse gli occhi tendendo il volto
verso quello del ragazzo, che prese coraggio e posò le sue labbra a quelle
della ragazza.
Entrambi assaporarono
quei momenti e dopo quel bacio ce ne furono altri e altri ancora.
La forza dell’amore e dei ricordi era
talmente forte che li avrebbe aiutati a superare ogni ostacolo.
Insieme.
Attraverso la finestra della piccola
sala, le luci dell’alba incorniciavano e illuminavano l’inizio di una nuova storia.
FINITA! STAVO QUI, A STUDIARE SCIENZE
PER L’ESAME E MI E’ VENUTA IN MENTE QUESTA FF! RECENSITE O NON AGGIORNERO’ MAI PIU’!!! PAAURA EH?
VI PREGO DITEMI
ANCEH SOLO SE VI HA FATTO SCHIFO!
CIAO, DA MARIPOTTER