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Autore: Holly__    30/10/2009    2 recensioni
Ciao a tutti, questa è la prima fanfic che decido di pubblicare. In poche parole ho deciso di mettere nero su bianco ciò che ha provato Buffy alla fine della seconda stagione quando ha dovuto uccidere il suo amato Angel. Spero appreziate, non ho molta esperienza in questo campo e questo è il mio primo esperimento di scrittura. Spero apprezziate il frutto di un'estate noiosa. Hope you like it, Holly__
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[...]Mi rialzai velocemente e con uno scatto presi la spada.

Ricominciammo a batterci a suon di colpi e intanto rientrammo nell'edificio. Visto che insisteva ad affondare colpi con forza decisamente eccessiva per me, gli diedi un calcio sul busto facendolo cadere. Fece una capriola e si rialzò velocemente tornando a battermi.

In quella stanza cavernosa si sentivano solo i suoni metallici prodotti dalle punte delle sciabole quando si scontravano animatamente ed i nostri respiri accelerati. Ancora con quei suoni che echeggiavano tra le quattro pareti di cemento arrivammo proprio di fronte alla statua di Acathla, che presto ci avrebbe inghiottiti insieme al resto del mondo e portati dritti dritti all'inferno.

Unico rimedio contro la catastrofe imminente: il sangue e di conseguenza la morte di chi mi stava davanti.

È il tuo nemico, non è Angel, mi ripetevo per farmi forza e andare avanti nella mia impresa.

Angel non sarebbe più tornato, al suo posto quel vero e proprio demonio di Angelus. Sarà solo Angelus a morire, quindi non Angel, non è una tragedia, mi dissi mentalmente per confortarmi, per poi aggiungere è solo un grandissimo dramma.

Era vero, il cattivo sarebbe morto, l'altro avrebbe continuato a vivere nel mio cuore. Per sempre.

Affondai un colpo in direzione del suo petto ma lo schivò facilmente e mi ritrovai a infilzare l'aria tra il suo braccio e il busto.

Scattai immediatamente all'indietro e affondai ancora la spada nella sua direzione con tutta la forza che avevo. Schivò prontamente anche questo ma il contraccolpo lo fece indietreggiare di qualche passo. Ne approfittai per affondare un altro calcio nel suo ventre, in modo da sfaticarlo un po' e permettermi di riprendermi.

Funzionò: si raggomitolò lanciando un breve mugolio di dolore e cadde sulle ginocchia di fronte a me, facendo cadere la spada ai suoi piedi.

Nell'istante senza fine che impiegò per riprendere fiato, realizzai che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto, dopodichè si sarebbe polverizzato come tanti simili prima di lui.

Tutto quello che ne sarebbe rimasto era un comune mucchietto di cenere, forse neanche quello.

Era il mio nemico, certo. Allora perchè avevo le lacrime agli occhi mentre attendevo che si rialzasse per mettere definitivamente fine alla sua vita?

Semplice, nel mio cuore c'era ancora una minuscola briciola di speranza che mi urlava "tu lo ami, non puoi farlo".

Io non lo amavo. Colui che amavo se n'era andato per sempre.

Il vampiro che avevo amato e che continuavo ad amare nonostante la sua brutale natura era scomparso per sempre, e non avrebbe mai più fatto ritorno, sostituito da un essere agli antipodi di lui.

Mi avrebbe sicuramente letto il tormento e il dolore negli occhi e deriso per la mia ennesima debolezza, perciò adattai la mia espressione affinchè sembrasse minacciosa e determinata.

Allungai le braccia all'indietro in modo che il colpo sarebbe affondato nel suo petto senza indugi o tentennamenti e avrebbe sofferto di meno, ma m'immobilizzai quando alzò la testa all'improvviso annaspando pesantemente, come se il mio calcio fosse arrivato a scoppio ritardato.

I suoi occhi si illuminarono di una tinta indefinita tra il giallo e l'arancione per un istante che sembrò durare un'eternità, poi così come se n'era andato tornò il nero che lo caratterizzava, assieme ad un'espressione di puro dolore.

<< Buffy... >> sussurrò col fiatone incontrando il mio sguardo confuso.

Fu come se la maschera di cinismo e superiorità che permaneva in lui in quegli ultimi giorni si fosse frantumata, lasciando il posto a quella dolce e apprensiva che gli apparteneva di più, adatta a quel viso d'angelo.

<< Cos'è successo? >> chiese con un filo di voce. L'angoscia e la confusione non se ne volevano andare dai suoi occhi, e trasparivano anche dalla voce.

La sorpresa o il sospetto o entrambi mi indussero a non muovermi, a non fare niente.

Attese che rispondessi, ma non lo feci.

Non riuscivo ancora a muovermi, o a parlare, neanche a sussurrare, niente di niente. Riuscivo solo a guardarlo allibita, confusa e incredula.

Abbassò il capo e puntò i piedi tornando di fronte a me. Indietreggiai appena cautamente, le mani sempre pronte a colpire, e lanciai un'occhiata sospetta alla spada che aveva lasciato ai suoi piedi.

<< Dove siamo? >> chiese confuso. L'increspatura sulla sua fronte marmorea si approfondì. << Io.. non mi ricordo... >> aggiunse in un sussurro con voce tormentata, scuotendo la testa.

Non aveva più l'espressione cattiva di qualche minuto prima, anche gli atteggiamenti ed il tono della voce erano totalmente diversi.

Non facevano parte del lato cattivo, quel volto contorto dalla preoccupazione non apparteneva ad Angelus, non più.

Apparteneva ad Angel.

Era... tornato? Era possibile?

Abbassai lentamente la spada spalancando gli occhi per l'incredulità, ma non la feci cadere.

<< Angel... >> sussurrai flebilmente senza distogliere lo sguardo dal suo, ancora sofferente.

Abbassò lo sguardò sul mio braccio. << Sei ferita >> mormorò sorpreso e... apprensivo.

Poco prima non gliene era importato niente che mi avesse fatto del male, anzi, i suoi occhi talmente scuri da somigliare all'onice avevano cominciato ad ardere per l'intenso desiderio del mio sangue, mentre adesso erano preoccupati per me.

Se possibile sgranai ancora di più gli occhi.

Era tornato.

Era lui. Era Lui.

Ne fui ancora più convinta quando mi sfiorò dolcemente l'avambraccio nella zona in cui mi aveva fatta male.

Non potevo crederci.

Mi avvicinai a lui lentamente, come se temessi che accelerando scomparisse da un momento all'altro, poi quando fui abbastanza vicina nascosi il volto nella sua spalla.

Il contatto con la sua pelle fredda mi diede una sensazione di gioia e pace che non credevo avessi più provato nella mia vita, un sollievo che solo lui poteva infondermi.

Serrai gli occhi e lo abbracciai più forte per godermi appieno quelle sensazioni che tanto mi erano mancate.

Affondò il volto tra i miei capelli, avvicinandomi a sè.

<< Oh Buffy... è come ne non ti vedessi da mesi.. >> mormorò e nella sua voce si riaffacciò il dolore. Sentii le sue labbra fredde poggiarsi delicatamente sulla stoffa della mia spalla. << Era tutto così confuso... >>.

Riaprii gli occhi e calde lacrime scesero sulle mie guance rigandole.

Il sollievo appena provato durò poco, sbucando nella disperazione più cupa: davanti a me, Acathla si stava destando lentamente dalla pietra in cui era imprigionato.

Spalancò lentamente la bocca e nei suoi occhi si rianimò una scintilla di colore, della stessa tinta degli occhi di Angel poco prima, giallo-arancio. Tra le sue fauci intravidi uno spiraglio dello stesso colore, che pian piano andava ingrandendosi.

Dovevo sbrigarmi.

<< Che c'è? >> chiese sentendo che mi ero irrigidita.

No, lui non doveva sapere, non avrebbe dovuto soffrire assieme a me, non se lo meritava.

Spostai il viso in modo da incontrare i cuoi occhi ansiosi. Quegli occhi, che non avrei mai più rivisto.

<< Niente, non preoccuparti >> mentii rassicurandolo. Gli sfiorai le labbra con le dita della mano libera, poi la guancia e avvicinai di più il viso in modo da appoggiare le labbra sulle sue. Lui restituì il bacio divenendo più passionale.

Non somigliava ad un bacio normale, come tutti gli altri. Il modo in cui lo cercavo, come lo stringevo a me, lo facevano somigliare a qualcosa che non aveva niente a che face con un ritrovo, come invece avrebbe dovuto essere in altre circostanze.

Era un addio.

L'ultima volta che potevo sentire le sue braccia avvolegermi in un gelido abbraccio, l'ultima volta che sentivo le sue labbra fredde che sfioravano le mie, l'ultima volta che avrei sentito il suo corpo gelido contro il mio.

L'ultima volta che lo avrei visto, poi sarebbe scomparso, per sempre.

Per mano mia.

Di malavoglia mi staccai per guardarlo negli occhi.

<< Ti amo >> sussurrai fissandolo intensamente. Doveva fidarsi di me, non doveva dubitare di ciò che provavo per lui.

Alle sue spalle, c'era il demone che apriva sempre di più la bocca, per inghiottirci e dannarci. Il turbine che aveva creato era sempre più grande, scuro al centro e man mano più dorato e chiaro ai contorni. Ad ogni giro che faceva, l'aria gli turbinava intorno come se fosse l'occhio di un ciclone, e presto ci saremmo finiti tutti se non mi fossi mossa.

Sfiorai ancora le sue labbra con le dita. Le avrei sentite mie, sfiorate, accarezzate per l'ultima volta.

<< Chiudi gli occhi >> sussurrai con voce bassa e roca. Si accigliò non capendo le mie intenzioni, e mi affrettai a rassicurarlo con un cenno del capo Annuì appena e abbassò lentamente le palpebre.

Sentivo la spada nella mano destra diventare sempre più pesante mammano che passava il tempo, come se volesse suggerirmi anche lei di farla finita.

Dovevo farlo.
Per Willow, Xander, Cordelia, mia madre, mio padre, il signor Giles, gli studenti che andavano nella mia stessa scuola, gli isegnanti, i miei vecchi compagni di Los Angeles, quelli che ancora dovevo conoscere... per il mondo.

Sarei stata troppo egoista se non lo avessi ucciso, lo avrei fatto solo per me, per poi piombare comunque all'inferno.

Uccidendolo o meno, sarei comunque andata all'inferno. Un luogo in cui lui non esisteva, per me quello era l'inferno.

Inspirai in un tremito, ed un singhiozzo silenzioso accompagnò il mio respiro. Tentai con tutte le mie forze di non piangere proprio in quel momento, ma fallii. Le mie labbra si piegarono in una smorfia di acuto dolore, prima di appoggiarle sulle sue. Sfiorai un'ultima volta la sua bocca con la mie, e sentii sulle sue labbra fredde il sapore dell'acqua salata che era sgoragata dai miei occhi come un fiume in piena.

Un'altra volta, l'ultima.

<< Scusa >> sussurrai con un singhiozzo sulle sue labbra. Lo abbracciai ancora più forte, senza staccarmi da lui, poi presi un bel respiro e lo trattenni chiudendo gli occhi.

Alzai il braccio destro e infilai con un colpo secco la spada nel suo petto.

In quel momento, fu come se anch'io fossi stata trapassata da una spada.

Il dolore che sentivo era irrazionale, e benchè fossi cosciente che l'elsa ce l'avessi io, ebbi l'istinto di toglierla.

Ma il pensiero delle altre persone mi incollò le mani a quel pezzo di metallo come una calamita e non potei toglierle.

Gemette di dolore e io singhiozzai più forte.

Mi staccai lentamente e quello per me fu il colpo di grazia.

<< Buffy... >> mugolò piano. Sul suo volto era esploso il dolore. Nel suo caso forse sia fisico che emotivo per il mio tradimento.

Allungò una mano nella mia direzione, in una supplica muta di aiuto.

Il mio sguardo si appannò per le lacrime e per un istante non vidi niente.

<< Buffy... >> implorò, con voce strozzata.

<< Scusa >> mormorai tra i singhiozzi. Feci appena in tempo a vedere l'angoscia, la sofferenza, il dolore, il tormento contorcere nuovamente il suo volto, poi una luce blu e bianca intensa lo catturò e con un rumore di risucchio lo portò via.

Rimasi impalata lì davanti alla statua per un attimo interminabile, poi mi resi conto di ciò che avevo appena fatto.

Indietreggiai a occhi chiusi per le lacrime che mi impedivano di vedere, e quando sentii il muro sui miei palmi e dietro la schiena scivolai fino a sedermi per terra. A quel punto scoppiai a piangere, disperata.

Lo avevo ucciso, avevo messo fine alla sua vita, alla mia, per salvare il resto del mondo. La mia ragione di vita non c'era più ormai, e niente avrebbe potuto portarlo indietro. Nonostante in quegli ultimi giorni avessi incassato colpi mortali, quello era stato il più duro e doloroso da mandare giù. Lo avevo già perso una volta, o almeno credevo, quando per un attimo di pura felicità la sua anima se ne andò rimpiazzata da un demone assetato di sangue e distruzione. Angelus se l'era portato via, e per me non c'era stata più nessuna speranza finchè l'incantesimo per ridargli l'anima non venne a rischiarare e illuminare il buio in cui ero sprofondata.

Era tornato, ma troppo tardi. Se magari avesse voluto sfilare la spada poco dopo, io gliel'avrei potuto impedire e così il mondo sarebbe stato in salvo senza il sacrificio di nessuno. Avrei dovuto agire più in fretta, non preoccuparmi degli altri vampiri e occuparmi subito di lui, in modo da distrarlo e fargli perdere tempo il più possibile cosicchè non avesse portato a termine i suoi piani di distruzione.

Ero rimasta sola, senza qualcuno su cui contare.

Sola.

Senza genitori, senza amici, senza speranze... nessuno su cui contare.

E ripensando al passato in cui in momenti come quelli il mio primo istinto era fiondarmi da Angel, mi fece stare ancora più male. Troppo dolore in quella cittadina dimenticata da Dio, troppo dolore per tutti.

Addio Sunnydale, questo posto non è adatto a me.

Addio mondo. Addio vecchia identità.

Addio Buffy Summers.

  
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