Anime & Manga > Yu degli spettri
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Autore: hinayuki    30/10/2009    2 recensioni
Quattro monili... una missione... una Tennyo...! Cosa succederebbe ai quattro ragazzi di Yu yu se, durante una missione per conto dei Koenma, finissero nel mondo reale..?
Chiara è una diciottenne che ama alla follia il manga di Yu degli spettri e più di una volta ha sognato di poter incontrare i suoi personaggi preferiti... E se... grazie a quattro oggetti e ad un'eclissi di luna il suo desiderio più grande potesse avverarsi? E se... grazie a ciò scoprisse che ciò che la circonda è diverso da come sembra?
Tutto ciò porterà i quattro Ragazzi e Chiara a scontrarsi con Demoni e situazioni di vita quotidiana. Passando per strane associazioni dirette da Angeli e creature fantastiche quali Elfi, Fate e Dee.
Riusciranno i quattro a tornare nel Loro Mondo? E siamo sicuri che sia desiderio di due di esse farvi ritorno?
Genere: Romantico, Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hiei, Kazuma Kuwabara, Kurama, Nuovo personaggio, Yusuke Urameshi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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yu yu

Cap. 23 Maybe tomorrow

 

Carlotta era seduta sul letto della stanza dove l'avevano condotta il demone ed il"tizio bianco" la sera prima. Da allora non aveva più avuto contatti con anima viva o morta che fosse. Solo qualche sogno infausto l'aveva tormentata in quella notte troppo fredda e bagnata, per essere primaverile. Aveva sognato un demone volpe trapassato sul ventre dal ramo di un albero. Quello stesso spettro che aveva riconosciuto come il vero aspetto di Kurama perché una voce le era riecheggiata nella testa, invocando il suo nome. Si era svegliata subito dopo quella visione, tirandosi a sedere bruscamente sul letto con le mani che stringevano convulsamente le bianche coperte che la scaldavano. Si era alzata trafelata come se avesse corso a lungo e si era avvicinata ad una finestra, osservando fuori, appoggiando la fronte sul suo freddo vetro e sospirando lo fece appannare leggermente. "Fa che non gli sia successo nulla..." Pregò ad un Dio che non sapeva nemmeno lei se realmente esistesse, ripensando al rosso e poi a Chiara. Lei era una Dea. Sperò quasi di poter sentire da un momento all'altro la voce della sua amica rimbombarle nella testa, com'era già successo altre volte per dirle che erano tutti al sicuro e che stavano tutti bene, ma nulla. Provò ad invocare il suo nome. Ma non le rispose. Si lasciò cadere sul divanetto formato da dei morbidi cuscini sul davanzale della finestra ed osservò ancora l'esterno. Il cielo nero. Le stelle che lo puntellavano come tanti lumini. L'astro lunare, ridotto a poco più che uno spicchio. Le ricordava tremendamente la falce della morte. Non si accorse nemmeno quando il sonno la colse nuovamente portandole altre oscure visioni.

La sua amica, esanime, stesa prona su un tappeto di foglie con uno squarcio profondo che le tagliava la schiena in diagonale. Un colpo da codardi. Accanto a lei un serpente dalle dimensioni mostruose, morto, tagliato in due e con numerose frecce a trapassargli il muso. E Hiei ed un uomo che la soccorrevano. Il demone di fuoco la prendeva tra le braccia, tremante, con un’espressione però neutrale sul volto. Impassibile. Il suo modo di essere incredulo davanti al segno di diniego che l’uomo moro aveva rivolto a lui e ad altri due ragazzi biondi che li seguivano, dopo aver constatato le condizioni della giovane. Un guizzo passò sugli occhi rossi del demone. Incredulità. Terrore. Disperazione. Carlotta non lo seppe definire, ma si sentì il cuore andarle in frantimi, quando lo vide prendere la loro amica tra le braccia e stringerla a sé, affranto, abbassando il volto per nascondere agli altri la sua sofferenza.

La riccia si svegliò di nuovo, tutta indolenzita, ritrovandosi nel letto, senza capire come vi fosse arrivata. Ma una candida piuma sul pavimento di fianco al letto le fece intuire chi l’avesse rimessa in quel caldo giaciglio.

 

Chiara rimase in piedi su quello che sembrava l’unico avanzo del sentiero che avevano percorso lei e l’elfo, senza muovere un passo, in ascolto dei rumori del bosco. Si stava muovendo. Il suo avversario si stava spostando. Strisciante. Pericoloso. Sembrava che volesse abbracciare l’intero bosco. Quasi lo volesse avvolgere completamente nelle sue spire. E la giovane sospirò, pronta ad affrontare il suo avversario. Per la prima volta da sola. Da sola come sempre era stata. Contraddizione. Paura. Un fremito le percorse la schiena e capì che l’adrenalina era entrata in circolo. Strinse maggiormente sulla spada. Distrattamente mormorò qualche parola che aveva letto tra gli appunti con la traduzione delle rune e quella si ingigantì, tanto che dovette afferrarla con entrambe le mani.

“Troppo grande e poco maneggevole... se l’avversario è veloce sei in svantaggio.” Una voce le risuonò nella testa. La sua voce. Trattenne il respiro per un paio di secondi e si concentrò sul fitto. Gli occhi che guizzavano da una parte all’altra della foresta per scorgere ogni più piccolo movimento. Le orecchie tese a cercare di percepire ogni singolo rumore.

“Ti ricordo che la spada non è il mio forte...” La sua risposta era stata piccata. Sentì la voce dentro la sua mente esitare. Era sceso di nuovo il silenzio. Fuori e dentro di lei. Anche il suo avversario aveva smesso di muoversi. Strinse maggiormente l’elsa respirando piano.

“Basta rimpicciolirla! Per te va bene una daga.” Un’altra voce, più allegra e cristallina nella sua mente. Urdhr e Skuld che si rimbeccavano potevano essere anche divertenti, ma non in un momento come quello. Sentì Miogaror riprendere a muoversi. Non ragionò ed agì d’istinto. Una nuova formula uscì dalle sue labbra e lo spadone a due mani si era ridimensionato diventando una più maneggevole daga. Ne saggiò il filo roteandola in aria. Sentì un piacevole sibilo, noto, mentre questa colpiva l’aria e si mise in posizione, soddisfatta.

< Le tre sono una... > Disse a mezza voce, parlando a se stessa e ricordandolo alle due presenze all’interno della sua testa, che finalmente si zittirono, dandole pace. In quel preciso istante, dal bosco scattò fuori un essere immenso. Un serpente. Il Serpente del Male. Il portatore di Ragnarok nella mitologia nordica. Il Tentatore nei racconti Biblici. Chiara stette ferma per alcuni istanti: gli occhi fissi sulla creatura, pronta. Si scansò nell’esatto istante in cui il nemico si scagliò contro di lei scansandosi di lato e trovandosi poco più in là, stesa a terra sul fianco destro. Era un normale essere umano, si ricordò da sola, non poteva sperare di compiere i balzi che invece riuscivano a fare i suoi amici. Con uno scatto fu però di nuovo in posizione eretta. Barcollò appena quando la terra sotto di lei si mosse, mentre il serpente gigante ritirava fuori la testa dal terreno nel quale si era conficcata scrollandola con fastidio dal terriccio che era rimasto attaccato alle squame. La ragazza eseguì un altro balzo aggrappandosi con la mano libera dalla spada sul ramo di un albero poco distante da lei, dondolando e cercando un appoggio per i piedi per arrampicarsi meglio. “Forza... ti chiamavano ‘Scimmia’ per qualcosa, no?” Non capì se la voce che le risuonava nella mente era la sua o quella di una delle altre due Norne, ma il problema scomparve, non appena avvertì la coda del serpente fustigarle la schiena come un flagello composto da corde navali. Il fiato le venne a mancare per alcuni attimi mentre si schiantava miseramente contro il tronco dell’albero cui era aggrappata. Un’espressione sofferente passò per qualche istante sul suo volto prima che riuscisse a respirare nuovamente. E ciò le costò evidentemente fatica. Con le braccia si puntellò contro il tronco cercando di fare forza e alzarsi, per quanto le fosse possibile, avendo lei ancora la coda del serpente contro la schiena. Quando sentì il peso sollevarsi realizzò che non aveva più appoggi e che quindi sarebbe caduta a terra. Sua mano destra annaspò alla ricerca di un appiglio prima che fosse troppo tardi: inutile. Rovinò a terra ma contrariamente a quanto aveva previsto, l’impatto non fu duro, contro il terreno. Attutito forse dallo strato di fogliame e dall’erba. Le gambe riuscirono a reggere il suo peso, nonostante ciò lo sbilanciamento la costrinse a portare le braccia in avanti e sorreggersi all’albero. Un altro attacco da parte del serpente, questa volta, evidentemente indirizzato a mangiarla, la face arretrare, trovandosi con le spalle contro la pianta che, contrariamente a tutte le leggi naturali, ripiegò i rami in avanti, quasi a proteggere la giovane Dea. I denti del mostro, affilati e aguzzi, si fermarono a pochi centimetri dal petto della ragazza che velocemente sgusciò fuori dalla protezione dell’albero e corse via, lontano dall’aggressore.

“Avanti, Chiara... pensa a qualcosa... pensa... pensa... pens...” La giovane prese ad incitarsi mentalmente, mentre osservava Miogaror contorcersi ed agitarsi, cercando di liberarsi dalla morsa che la pianta aveva stretto attorno ai suoi canini. Non fece però a tempo a finire l’ultima parola che la voce di Skuld le rimbombò nella mente.

“Verdandi, lascia stare... non è un avversario che tu possa affrontare con la spada!” Le spiegò e l’immagine della donna le comparve accanto, nella sua testa. Istintivamente abbassò l’arma che con un movimento veloce e secco conficcò nel terreno, vicino al piede destro, mentre l’altra mano andava a prendere uno degli orecchini. Il Futuro le sussurrò alcune parole all’orecchio e quelle uscirono inevitabilmente anche dalle sue labbra, facendo sì che il cerchio con le tre sfere sgomitolasse quasi divenendo così un più grande arco. Mentre il bracciale, come a rispondere a qualche impulso, si illuminava di una forte luce dorata e una faretra si materializzò attaccata al braccio della giovane.

“S... Skuld... io non so tirare con l’arco!” Le ricordò con un certo isterismo che andava crescendo mano a mano che vedeva che il serpentone riusciva a liberarsi dai rami della povera pianta, che ormai era arrivata alle battute finali.

“Lo so... infatti ora mi presti il tuo corpo.” La informò con tono perentorio. Non ammetteva repliche. Chiara si ritrovò ad osservare stupita un sé di cinque anni più grande che la fissava con occhi freddi. Una bestia feroce pronta all’attacco le avrebbe fatto meno paure in quel istante. Le sopraciglia leggermente abbassate e le palpebre che celavano anche se di poco le iridi castane, ambrate, tanto chiare da sembrare color miele. Verdandi si trovò costretta ad annuire debolmente e allungò la mano destra con l’intento di dare il cinque all’altra parte di sé, ma questa la osservò da prima sdegnata e poi cominciò a ridacchiare, scoprendo il collo sul quale campeggiava un pesante collare di ferro con un lucchetto per chiuderlo. Quando schioccò le dita esso si aprì con un forte schiocco cadendo pesantemente a terra assieme al collare. Skuld li raccolse e li pose sulla mano della sua controparte che ancora giaceva a mezz’aria davanti a lei.

“Indossali...” Pronunciò e Chiara eseguì immediatamente. Subito il collare le cinse il collo, morbido. Non le faceva male ed era anche leggero. L’unica pecca in quel rituale fu la pessima sensazione che ebbe quando il lucchetto lo sigillò. Ebbe quasi la sensazione di non avvertire più la terra sotto i piedi. Di divenire aria e di fondersi con essa. Divenne semplice spettatrice dell’attacco che il serpente portava a compimento sul suo corpo, ora nelle mani del Futuro. Si rese piacevolmente conto che tutto il procedimento di scambio, avvenuto all’interno della sua mente era durato non più di pochi istanti e aveva dato modo a Skuld di preparare l’arco, incoccando la freccia che prontamente aveva scagliato contro l’avversario, colpendolo perfettamente nella pupilla dell’occhio sinistro. Il mostro si dimenò nuovamente emettendo sibili contrariati ed infuriati. Un sorriso di scherno incurvò il suo corpo mentre si preparava a portare un nuovo attacco. La coda della serpe però fu più veloce e lo colpì al fianco destro, scagliandolo diversi metri più in là. Chiara ebbe come la sensazione di sentirsi sbalzare via a sua volta e solo allora si rese conto che al collare era collegata anche una catena di metallo che la congiungeva al suo essere materiale. Ve ne era anche una seconda che seguì con lo sguardo, individuando la se stessa di cinque anni prima che svolazzava nell’aria come un aquilone, senza fare una piega.

“Urdhr!- Cercò di richiamare la sua attenzione sventolando le braccia a destra e a manca, in aria. La ragazzina, poco più che dodicenne, la guardò subito scendendo fino all’altezza in cui si trovava lei le rivolse uno sguardo dubbioso. -Che cos’è successo?” Le domandò a bruciapelo indicando prima la catena e poi il corpo a cui era collegata. La ragazzina la guardò preoccupata afferrandole le mani e portandole ad un’altezza maggiore. Il serpente, infatti, non puntava più Skuld, bensì loro. O meglio Verdandi. Lo scansarono proprio all’ultimo momento, tanto che Chiara venne ferita di striscio alla gamba. Mugugnò per il dolore piegando la gamba e afferrando la parte lesa con le mani, avvertendo una sostanza liquida sotto esse. Sangue. Ringhiò i denti indignata e si voltò a lanciare uno sguardo furente a Miogaror prima di tornare alla ragazzina.

“Perché questo?” Le chiese mostrandole le mani sporche della sostanza vermiglia. Il Passato fece un lieve segno di dissenso con il capo prima di decidersi a darle una spiegazione.

“Skuld si sarà anche impossessata del tuo corpo... ma l’anima reale sei tu, Verdandi...- Prese a spiegarle afferrandole le mani ancora protese verso di lei e trascinandola ancor più in alto, distante dall’ultimo punto di ingaggio possibile, abbracciando poi l’essenza che sarebbe divenuta. -Se colpisce te, colpisce tutto! Tu sei il Presente, ricordatelo! Ecco perché non cerca di ferire me, il Passato, qualcosa che non può essere cambiato... o ha perso interesse per il tuo corpo dove giace ora Skuld, il Futuro... qualcosa che non esiste ancora... se colpisce il presente... esso non esiste più... e il tuo fisico resterò un involucro vuoto, privo di anima.” Il tono era concitato mentre spiegava ed il loro avversario veniva ora preso di mira dalle frecce della loro controparte adulta che spietate, andavano a fondo, macerandone la pelle squamosa.

“Rivoglio il mio corpo...” Comunicò, come stregata dal movimento dei dardi e dalle parole dei Passato. Velocemente scese in picchiata verso Skuld e, senza nemmeno che ella se ne accorgesse, fece lo scambio con il collare, mettendolo nuovamente al suo collo.

“Ma... Verdandi, cosa?” Non fece a tempo a chiederlo che venne sbalzata via dal corpo.

E Chiara sorrise soddisfatta. Tra le sue mani l’arco tornò ad essere l’orecchino e la faretra scomparve. La spada. Doveva trovarla di nuovo. Lo sguardo girò velocemente per tutto il capo dove si stavano fronteggiando, passando diverse volte sulla Serpe e quando finalmente intravide la spada, essa riluceva sotto le spire del Mostro. Sospirò profondamente e qualche parola le risuonò in mente, scivolando delicatamente dalle sue labbra dischiuse per l’affanno della battaglia. La gemma rossa sulla spada rilucette e delle fiamme uscirono prepotenti da quella avvolgendo il corpo dell’avversario, che prese a correre in direzione del bosco, lasciando libera l’arma. La giovane corse a recuperarla e da semplice daga, tornò ad essere un grosso spadone a due mani. Questa volta però non parve infastidirla. Era ben piantata sulle gambe e quando menò il fendente esso emise il solito sibilo noto.

“Skuld... io morirò tra cinque anni, vero?” Domandò cercandone la figura con la coda dell’occhio, mentre un leggero sorriso di scherno le incurvava gli angoli delle labbra verso l’alto. La donna parve sorpresa da quella domanda e sgranò gli occhi, abbassando in fine il volto, annuendo appena , colpevole. Quando alzò il capo però sorrideva gentilmente verso la diciottenne.

“Ma il mio Presente fu differente da questo... dal tuo... Chiara...” L’immagine della donna prese a sbiadire lentamente mentre allungava la mano destra a carezzare la guancia di Verdandi che la osservava sorpresa.

“Dove stai andando?” Domandò isterica cercando di afferrarle la mano che però fu la prima cosa a dissolversi, della sua figura mentre le lacrime le rigavano il volto. Quando l’immagine del Futuro scomparve si senti cadere a pezzi, come se ogni sua speranza fosse stata distrutta così. Le parve di lacerarsi. O forse le stava accadendo davvero. Un colpo alla schiena, trasversale, la colse impreparata, mozzandole il fiato e facendola cadere in avanti, prona. Il suo grido squarciò l’aria. Un urlo disperato più che di dolore. Non seppe dire come, ma si trovò nuovamente in piedi, mossa da foga e voglia di vendetta per quel colpo vigliacco, affiancata soltanto dal suo Passato, armato di un’alabarda. Il suo cuore mancò un battito, quando se ne rese conto. Urdhr le lanciò uno sguardo complice che la giovane colse e subito scattarono all’attacco.

“Chiara... siamo sempre tre... le tre sono una... così è e così sempre sarà!” Pronunciò con una sicurezza che lei stessa non si ricordava appartenerle. La diciottenne sorrise a quel pensiero e annuì. Osservò il loro rivale e caricò un tondo laterale atto a tagliare il collo del Serpente, mentre Urdhr si occupava del suo corpo, alzando l’alabarda sopra il capo per colpirlo con un fendente.

Era scesa la notte ormai da qualche ora nel campo. Una notte fredda e profonda, resa ancor più consistente dalle fronde degli alberi che precludevano agli occhi la vista del cielo e impedivano alla poca luce lunare di passare fino al luogo dove si trovavano i ragazzi e gli Elfi. Ognuno era perso nei propri pensieri. Ma tutti erano accomunati da un singolo soggetto: la loro compagna. Poco a poco era divenuta tale per tutti e gli Eterei invece la veneravano come una Dea. Come la Dea che effettivamente era.

< E’ ancora viva, secondo voi? > Domandò scettico Kuwabara, sconfortato, lanciando una fugace occhiata allo Yoko, che ancora giaceva accanto al fuoco privo di sensi. A quelle parole Yusuke saltò in piedi come una molla, dal tronco su cui stava seduto, accanto a Elrond, con il quale di tanto in tanto scambiava qualche frase di convenienza. Allungò una mano verso il colletto della maglia del Carotone, con l’evidente intenzione di scuoterlo, ma il suo intento fu vanificato dal demone di fuoco, che si materializzò come dal nulla tra lui ed il loro compagno, precedendolo e afferrando lo spilungone per la felpa.

< Certo che è ancora viva! Che razza di domande sono!? Lei deve essere ancora viva! Altrimenti....> Sbraitò Hiei, lasciando però poi cadere la frase, quasi sconfitto, scuotendo avanti ed indietro il ragazzo che lo osservava attonito, come del resto anche l’ex-detective e gli Elfi che ancor meno riuscivano a capire cosa stesse succedendo. Mai avevano visto il demone in quelle condizioni e tanto meno avrebbero mai pensato di vederlo così. Per una volta Kuwabara non reagì e lo lasciò fare. Incredibilmente, per una volta riusciva a capire cosa passasse per la testa del moro. Legolas lentamente si avvicinò al demone ponendogli una mano sulla spalla, cercando così di farlo calmare. Non ebbe il risultato sperato, poiché lui si voltò malamente verso l’elfica figura, per incenerirlo con lo sguardo Il biondo non parve però farsi troppi problemi e si limitò ad osservarlo e sostenere i suoi occhi con fare calmo.

< Prima...- Esordì, fermandosi però subito, disturbato forse da dei rumori impossibili da percepire ai più. -Mi sono domandato perché Eldor ti abbia fatto passare...- Spiegò lasciando le braccia rilassate lungo i fianchi ed abbassando il capo in segno di resa. -Ora l’ho capito... > Concluse lasciandosi sfuggire un sospiro e stringendo la mano destra a pugno. Hiei parve miracolosamente calmarsi a quelle parole, forse più infastidito che altro, ma ebbero un effetto palliativo per pochi istanti. Lasciò quindi la presa sulla maglia di Kazuma e tornò ad appoggiarsi nuovamente con la schiena contro la barriera, serrando anche lui entrambe le mani a pugno.

< Illuminami... > Mormorò ironico verso la creatura eterea, piegando le gambe e trovandosi di nuovo seduto a terra, rannicchiato quasi, come un bambino spaurito in un angolo. Forse era così che veramente si sentiva.

< Io valuto i cuori di coloro che desiderano accedere a questo luogo.- Eccola. Di nuovo quella voce profonda e quel Elfo dall’aspetto insolito, dalla pelle color corteccia e i capelli color foglia: Eldor. Aveva preceduto Legolas, prima che parlasse, rubandogli momentaneamente la scena. -Qui vicino scorrono i fiumi del Bene e del Male.- Spiegò lentamente lasciando che il poco vento scompigliasse e suoi capelli, che emisero un suono simile al fruscio delle fronde degli alberi sopra di loro. -Le Dee li proteggono, ma possono avvicinarsi solamente a quello del Bene, che non può essere contaminato dal Male... in qualsiasi forma esso sia...- Continuò, prendendo posto di fianco a Elrond. Solo così tutti poterono notare la straordinaria somiglianza tra i loro voti. -Se in te ci fosse stato solo Male... non ti avrei fatto passare, ma...- Prese una pausa con fare teatrale. -Ma l’amore che provi per quella giovane ti ha salvato. > Concluse annuendo alle proprie parole, soddisfatto del proprio soliloquio. Il demone rimase decisamente spiazzato e, dopo averlo fissato in cagnesco per pochi istanti, sospirò sconfitto, portando in capo all’indietro, cercando con la nuca la barriera, così che gli fungesse da appoggio, ma tanto lui, quanto Gloernien schierarono all’indietro, trovandosi supini a fissare le magnifiche, quanto in quel momento poco interessanti, fronde degli alberi.

< il Kekkai è scomparso!- Prese atto della cosa il Re degli Elfi, alzandosi in piedi e muovendo qualche passo verso dove fino a poco prima giaceva la barriera. -O è morto l’evocatore... o... > Ma non si permise di concludere la frase, vedendo Hiei scattare in piedi e correre avanti come un missile, alla ricerca della loro Dea, seguito dagli altri ragazzi, mentre Arwen rimase a vegliare sul demone Volpe, ancora privo di sensi.

 

Carlotta si svegliò di soprassalto dopo aver fatto nuovamente lo stesso incubo che ormai si ripeteva da un paio di giorni. Era madida di sudore ed aveva il respiro affannato, come dopo una lunga corsa. Come se anche lei avesse corso per raggiungere, assieme agli altri, la sua amica. E di nuovo l’aveva vista priva di sensi. Priva di vita, lì, stesa a terra. Lentamente tirò a sé le gambe appoggiando il capo sulle ginocchia.

<< Dannazione! >> Imprecò, tirando un violento pugno al letto che semplicemente ondeggiò al colpo ricevuto. Ne tirò un altro e un altro ancora, ottenendo il medesimo risultato, fino a che lo scatto della serratura della porta non la costrinse a voltare il capo in direzione dell’ingresso, assottigliando lo sguardo, per guardare chi stesse entrando. Una figura vestita di bianco fece la sua comparsa nella semioscurità della stanza, mostrandosi nella sua alta ed eterea figura.

<< Come stai, oggi, Carlotta? >> Le domandò con la sua voce roca e pastosa. Quella stessa che al primo momento le era piaciuta e la rincuorava e che ora invece, semplicemente la disgustava.

<< Come un prigioniero, Gabriel... >> Fu la risposta secca e fredda della ragazza che fece sorridere divertito l’Angelo.

 

[So maybe tomorrow I find my way home]

(Forse domain troverò la via di casa)

 

 

 

 

Angolino dell'Autrice:

Allora... volevo ringraziare ancora chi ha messo la mia storia tra i preferiti e le seguite, chiedendo soprattutto scusa per l'imperdonabile ritardo... purtroppo ho avuto un momentaneo blocco e non riuscivo più ad andare avanti.

 

Zakurio: *-* Amo quando la gente mi fa tante domande *-* vuol dire che la storia incuriosisce xD

Comunque (cough... mi ricompongo U.U) Quello che dice Hiei è un riferimento all'ultimo capitolo del Manga di Yu ("E Poi...") dove Kuwabara ripete a Keiko delle parole che gli confida Yusuke, ossia: "Se loro venerano Dio... io venero la Mia Dea..." (Cit. Yu Yu 19 pgg.155). Quelle parole mi sono sempre piaciute un sacco e quindi le ho fatte dire a Hiei in riferimento a Chiara ^^ Ci stavano troppo bene *-*

Per quanto riguarda il sequel adesso è work in progress perché ho abbandonato l'idea iniziale. Potrebbe essere come hai intuito, ma non mi sbilancio più di tanto perché sono capace di cambiare ancora idea ;)

Per quanto riguarda Carlotta, tutte le spiegazioni verranno date più avanti ^^

 

Mangaka94: Io adoro Yu quando fa il guastafeste... e ancora di più Kurama, ma al momento era impossibilitato a "rompere le scatole" xD Tanquilla, non lascio i due piccioncini senza la loro buona dose di romanticismo... ma... dovrai aspettare ancora un pochettino ;) Spero di aggiornare con tempi un po' meno bibblici, con il prossimo capitolo ^^ Hope you enjoi this chapter! ^^ Chu <3

 

Noe-chan: *-* Tessora *-* appena riesco ti mando una E-Mail... ho avuto un sacco di problemi che poi ti racconterò T-T Kizzez :*

 

  
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