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Autore: Krixi19    31/10/2009    3 recensioni
E ti vengo a cercare
Anche solo, per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza.

La fanfiction parla di Fred Weasley e un altro personaggio (in realtà appartenente ad un'altra mia FF, ma potrebbe essere tranquillamente chiunque), ma protagonista assoluto è Fred. Attraverso le parole della canzone viene messo in luce il sentimento che lo lega a lei.
Spero vi piaccia!
p.s: consiglio di leggerla ascoltando in sottofondo la canzone in questione.
Questa fanfiction ha partecipato al contest "Across the Universe" indetto da Stellalontana, classificandosi quarta
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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Note: Questa fanfiction si compone di scorci di vita, inseriti tra ogni strofa, che si ricollegano alle strofe stesse. Rispetto al testo originale della canzone di Battiato, sono state eliminate due strofe (che risultavano poco adatte a questo particolare contesto).
Nel testo troverete delle ripetizione (volute) per ricreare un po' l'incertezza e l'effetto del vago (ditemi voi se ci sono riuscita!)
Buona lettura!
Il personaggio di Fred Weasley non appartiene a me, ma a J. K. Rowling; questa fanfiction non è scritta a scopi di lucro.

Questa fanficion ha partecipato al contest "Across the Univers - Contest per songfic Edite ed Inedite" indetto da Stellalontana classificandosi quarta su undici. Colgo l'occasione per ringraziare la giudiciA. I giudizi sono a fine storia.


E ti vengo a cercare

E ti vengo a cercare
Anche solo, per vederti o parlare


Fred non sapeva che diavolo ci faceva lì. Lui non sopportava stare al chiuso, per non parlare di stare in quell’ambiente buio e tetro quale era la biblioteca. Quando Lee gli aveva chiesto di unirsi a loro in un gruppo di studio, per un ripasso preesami, aveva rifiutato. Non aveva assolutamente voglia di studiare. Avrebbe passato il tempo a divertirsi come al solito. Come al solito, Lee aveva insistito e, come al solito, non era servito a niente. Fred aveva rifiutato più e più volte. E poi... quella frase, buttata lì quasi per caso, gli aveva fatto cambiare idea, così... in un lampo.
«Ci sarà anche Layla»
«E va bene, vengo anche io»
Aveva risposto d’impulso, quelle parole gli erano uscite di bocca senza che se ne rendesse conto. Non aveva fatto neanche in tempo a capire che aveva cambiato idea... e perché poi? Esattamente non lo sapeva. Quella ragazza gli aveva sconvolto la vita, fin da quando ci era piombata. E da quel momento non riusciva a fare a meno della sua presenza, non riusciva a non cercarla con lo sguardo non appena entrava in una stanza, non riusciva a non rivolgerle la parola non appena ne aveva il pretesto, a non ascoltare il suono della sua voce non appena lo udiva... Erano tante le cose che non riusciva più a fare da quando Layla Smith era entrata nella sua vita. L’unica cosa che riusciva a fare era essere sé stesso, sempre e comunque, che lo volesse oppure no. Non sapeva quanto questo fosse un bene, sapeva solo che davanti a lei era come nudo, privo di qualsiasi maschera o finzione. Lei riusciva a leggergli dentro e lui lo sapeva. Forse era per questo che non riusciva a stare da solo con lei troppo a lungo, o forse perché era come se lei sapesse tutto di lui, magari più di quanto sapeva lui stesso...
«Fred, ci sei?»
Il suono della sua voce lo fece ripiombare nella realtà. Fu come se la luce fosse saltata per un po’, per poi ritornare all’improvviso, lasciandolo abbagliato e confuso. Notò che aveva sottolineato otto volte la stessa frase, immerso com’era nei suoi pensieri. Se n’erano andati tutti, tutti eccetto lui e lei.
«C’è qualcosa che non va?»
Fred posò gli occhi su di lei. Lo stava guardando con un’espressione un po’ preoccupata, con quel suo sguardo che ti passa da parte a parte.
Si limitò a scuotere la testa.
«Sicuro?» ribadì.
«Sì. Come mai lo chiedi?» 
Lei scrollò le spalle, lo sguardo più disteso. 
«E’ come se ci fosse qualcosa che non va... anche se non so cosa. Sembri così... immerso»
La guardò un attimo, leggermente stupito. Aveva fatto centro, come sempre del resto. Chissà se davvero lei non lo capisse più che lui stesso. Sospirò.
«Stavo pensando». Mentire era inutile.
Lei lo guardò, come a cercare una risposta nei suoi occhi, senza tuttavia fare domande.
«Non mi chiedi a cosa?»
«Non credo tu me lo diresti. Sembra il genere di cose che uno vuole tenersi per sé»
Lui alzò gli occhi al cielo. Centro. Di nuovo. Ma come faceva?
«Lay, come fai?»
«A fare cosa?»
«A leggermi dentro»
Lei aspettò un attimo prima di rispondere, sempre guardandolo dritto negli occhi. Non abbassava mai lo sguardo lei, era come se esprimesse i sentimenti con lo sguardo e gli occhi, non a parole.
«Tu fai lo stesso con me, no?»


Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza.



Questo sentimento popolare
Nasce da meccaniche divine


Quando esattamente era cominciato tutto questo Fred non lo sapeva. Forse non era nemmeno cominciato. Era come se ci fosse sempre stato, tanto che era impossibile stabilire o definire cosa lo legasse a lei, né tantomeno cosa legasse lei a lui. Era cominciato tutto gradualmente, tanto che non se n’erano accorti, ma era iniziato fin dal primo momento, tanto che sembrava che ci fosse sempre stato. Da cosa era scattato lui non lo sapeva, forse dai suoi bellissimi sorrisi, o da quel sorriso, che, Fred se n’era accorto, rivolgeva solo a lui, o dalla sua risata, che suonava come musica, o forse da tutto questo o molto altro messo insieme.
Fatto sta che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, nemmeno ora che si stava allontanando per andare a prendere da bere. Notò appena che il suo gemello si stava avvicinando a lui, intento com’era a osservarla ballare.
George non disse una parola, bastò uno sguardo a fargli capire quello che stava pensando.
«Non riesco a non guardarla» 
George gli sorrise, probabilmente non lo aveva mai visto così. Nemmeno lui si era mai visto così.
«Sembra che ti abbia lanciato un incantesimo» osservò.
«Forse è così» 
Non uscì nient’altro che un mormorio, non era nemmeno sicuro che il fratello l’avesse udito. Quelle parole però continuavano a risuonare dentro la sua testa, anche mentre si avvicinava a lei.
«Mi fai ballare?» chiese lei, con un sorriso scherzoso, le gote arrossate per i tanti balli.
Lui sorrise, era così carina... anzi, era stupenda. Le cinse la vita, mentre lei gli passò le braccia intorno al collo, e cominciarono a ballare, lentamente, muovendosi al tempo di quel lento, che era sicuro sarebbe diventato il loro lento.
«Credo di non poterti più lasciare andare»
Lei rabbrividì a quel sussurro soffiato nel suo orecchio.
«Perché?» chiese, pur conoscendo la risposta.
«Mi hai stregato»
Lui la sentì sorridere, anche se non poteva vederla.
«Credo di non potermi più allontanare da te» disse lei, sussurrando allo stesso suo modo.
«Vorrà dire che rimarremo qui per sempre»
«Come incatenati?»
«Come incatenati»


Un rapimento mistico e sensuale
M’imprigiona a te.



E ti vengo a cercare
Con la scusa di doverti parlare


L’avrebbe ascoltata per ore. Non riusciva mai a stancarsi di sentirla parlare, né di vedere tutte le espressioni che sfoderava mentre lo faceva. Ascoltarla senza audio sarebbe stato davvero buffo. Gli piaceva quello che diceva e come lo diceva, gli piaceva parlare con lei.
Non riusciva a capire cosa c’era tra loro, o meglio, cos’era quel legame... sapeva solo che non riusciva a fare a meno di lei, non riusciva a non cercare ogni occasione per parlarle o per ascoltarla.
«Fred, mi stai ascoltando?» 
Fred sorrise vedendo la sua espressione, leggermente risentita, come il suo tono di voce.
«Certo»
«Ti eri di nuovo perso nei tuoi pensieri?» chiese, dopo uno sbuffo.
«Un po’». Mentire continuava a rimanere inutile.
«Spero che almeno stessi pensando a me» lo provocò, il sorriso giocoso di sempre di nuovo al suo posto.
«Non riesco a pensare a nient’altro»
Notò che le sue gote si tinsero di una leggera tonalità di rosso, a quanto pareva l’aveva un po’ messa in imbarazzo.
«Non pensi nemmeno più al Quidditch? O al tuo negozio?»
Lui ci rifletté su. Era vero. Era da un po’ che non ci pensava. Sorrise tra sé e sé. Prima che arrivasse lei, i suoi centri di gravità erano rappresentanti da suo fratello, il Quidditch e i Tiri Vispi. Ma poi, era arrivata lei. Non che lei gli avesse fatto rinunciare ai suoi progetti, anzi, era la prima ad incoraggiarlo. Il punto era che da quando era arrivata lei tutto aveva un sapore diverso ed era tutto in una prospettiva diversa. I suoi progetti non avevano perso importanza, erano solo diversi. Non riusciva ad immaginarsi una partita di Quidditch in cui lei non lo andasse a vedere giocare, o un negozio di scherzi in cui non mettesse piede e idee. Era cambiato il suo centro di gravità. Era lei il suo centro di gravità.
«Certo che ci penso»
«Allora non è vero che non riesci a pensare a nient’altro»
«Tutto quello a cui io penso riguarda te»
«E come?» chiese. Sembrava un po’ perplessa, anche se, in fondo ai suoi occhi, c’era una nota di consapevolezza. 
«Credo che ormai tu rappresenti le mie radici, o ciò che mi tiene ancorato»
«A cosa?»
«A tutto»


Perché mi piace ciò che pensi e che dici
Perché in te vedo le mie radici.



Questo secolo è oramai alla fine
Saturo di parassiti senza dignità


Quella era probabilmente la prova che il cuore non si rompe, nemmeno se fa così male che ti senti morire. Ogni sua lacrima era una pugnalata, non desiderava altro che la sua felicità e vederla così triste lo uccideva dentro. Non doveva succedere a lei.
«Perché?» gli chiese, la voce flebile quasi un sussurro, stringendosi ancora di più a lui.
«Non lo so, Lay»
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per ridarle Remus. Era come uno zio e un secondo padre per lei, un amico e un confidente, qualcuno a cui si rivolgeva quando aveva problemi, o anche solo per parlare del più e del meno. E Fred lo sapeva. Sapeva cosa voleva dire per lei averlo perso. Oltre a essere infinitamente triste per lei, era anche incredibilmente incazzato. Avrebbe voluto uccidere Lucius Malfoy con le sue mani, quel verme schifoso. Non lo avrebbe fatto solo perché lei non avrebbe voluto. Non voleva che lui si abbassasse ai loro livelli, non voleva, gliel’aveva già detto e ripetuto, facendoglielo promettere.
Continuò ad accarezzarle i capelli, cercando di tranquillizzarla un po’. Avevano provato a prepararsi a quell’eventualità, sapevano di essere in guerra e sapevano i rischi che si correvano, ma non si è mai veramente preparati alla morte, e loro lo stavano imparando a loro spese. L’unica cosa che poteva fare era provare ad impedire che questo potesse accadere di nuovo e difenderla. Difenderla ad ogni costo.


Mi spinge solo ad essere migliore
Con più volontà.



Fred sapeva esattamente che cosa ci faceva lì. Era lì perché c’era anche lei. Lei aveva insistito per farlo da sola, ma lui non aveva voluto sentire ragioni. Dove andava lei, sarebbe andato anche lui. Ormai sapeva benissimo che non riusciva a stare lontano da lei perché, semplicemente, non poteva farlo. Sapeva benissimo che cosa li legava, uno di quei sentimenti che non sono comprensibili fino in fondo, di quelli che guidano ogni azione, di quelli che guidano ogni pensiero, di quelli veri. Suo fratello alla fine non aveva tutti i torti, erano legati dalla magia più antica e più incomprensibile in assoluto. Fred era stato davvero stregato.
«Andiamo?» le chiese Fred, tendendole la mano.
«Andiamo» disse lei, intrecciando le dita alle sue.


E ti vengo a cercare
Perché sto bene con te
Perché ho bisogno della tua presenza


Ecco i giudizi:

Quarto classificato: Krixi19 
Valutazione 
Grammatica e sintassi: 9/10 
Stile e lessico: 8.9/10 
Originalità: 5/5 
Caratterizzazione dei personaggi: 4.4/5 
Uso della canzone: 6.6/7 
Gradimento personale: 3/3 
Tot: 36.9/40 

Giudizio 
Grammatica e sintassi: buona, ci sono alcuni errori di grammatica e qualche frase un po’ troppo lunga. Ad esempio: “come a cercare” – come PER cercare; “le cinse la vita. mentre lei...” non ci va il punto e nemmeno la virgola; le guance non “s’intinsero” perché quel verbo è proprio di un pennello o di qualcosa che si “intinge” per l’appunto nel colore, mentre invece il verbo più adatto è “tingere”. 
Stile e lessico: buono anche lo stile, un po’ semplice ma scorrevole, come il lessico, sempre un po’ troppo semplice, ma nel complesso molto buono. 
Originalità: molto originale, devo ammetterlo, mi è piaciuto che il protagonista assoluto fosse Fred, brava! 
Caratterizzazione dei personaggi: forse un po’ OOC Fred, visto che di lui sappiamo che è un burlone, forse dovevi enfatizzare un po’ di più il suo spirito allegro, sembra un po’ troppo serio, ma nell’insieme mi è piaciuto. 
Uso della canzone: un po’ arida, secondo me, soprattutto nell’ultima parte perché non ho capito che cosa stesse succedendo realmente. Non ho proprio capito dove era andata a finire la storia. L’uso è comunque buono. 
Gradimento personale: nel complesso mi è davvero piaciuta moltissimo, brava!

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