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Autore: Bella_    31/10/2009    2 recensioni
Una giovane studentessa.La capitale dell'Italia e l'uomo dei suoi sogni.Spinta in una libreria,dalla sua passione per i classici,incontrarà lui,ma la sua più grande paura la farà scappare.Ma lei ha qualcosa di suo,la copia del libro che lei cercava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

“Wow” Le mie uniche parole.

Grazie alle conoscenze di Paolo,mio carissimo amico,mi trovavo davanti al mitico Piper,il locale per eccellenza. Quanti giorni persi a chiacchierare tra amiche sognando un giorno di ballare nella disco più bella e famosa di Roma. Ed ora ci trovavamo lì davanti,a bocca aperta,sapendo che il sogno si stava avverando.

“Bene fanciulle,ecco a voi il mitico Piper” Paolo,il mio idolo. Ci eravamo conosciuti in vacanza l’ anno prima. Io ero con le mie cugine e i loro fidanzati e lui era diventato per quella settimana la mia ancora di salvezza. Era stato sempre con me,giorno e sera,così da non lasciarmi sola in mezzo a tutte coppiette. Quando aveva saputo del mio arrivo a Roma si era sdoppiato in quattro per farci inserire nella lista del figlio di un collega di suo padre,santo uomo Claudio.

“Paolo ti adoro,lo sai?” sussurrai al suo orecchio abbracciandolo e dandogli un piccolo bacio vicino le labbra. A dire il vero in vacanza c’erano stati dei baci,molto poco casti,ma che per nessuno dei due avevano avuto importanza. Era solo colpa di tutte le coppie intorno a noi,dicevamo sorridendo. Ed era vero.

“Per te,tutto” affermò solenne per poi portarmi davanti la porta di ingresso. Trovati i nostri nomi sulla lista di un certo Mauro Spiga,un omone enorme ci fece entrare. Era immenso. Sembrava di essere in paradiso,ma il paradiso dei diavoli,perché quella sera saremmo state delle cattive ragazze,ne ero certa. Le luci intorno all’ immensa sala,la scritta Piper sul bancone dei super alcolici,i divanetti intorno alla sala,le scale che portavano ai piani superiori,la musica a tutto volume,la gente in pista che ballava,si muoveva,ancheggiava,sorrideva,si divertiva. Ma il mio pensiero volò lontano,a lui. A lui che era rinchiuso in una camera d’albergo,a lui che doveva passare inosservato,a lui che voleva uscire,venire a ballare,come un semplice ragazze ventitreenne,lo aveva detto lui. Mi sentivo in colpa,mi sentivo fuori posto,perché il mio posto era lì,a fargli compagnia,a fare compagnia a quel giovane ventitreenne,al giovane Rob.

Mentre mi perdevo nei miei pensieri non mi ero accorta che le mie amiche si erano divise per andare,chi in pista e chi al banco degli alcolici. Un classico delle uscite in disco,ubriacarsi fino a star male. Paolo mi prese per mano e mi trascinò in pista. Quando ballavo con lui ero senza pudore. Lo toccavo,mi strusciavo su di lui,mi facevo toccare,senza problemi. Con lui tutto era concesso,perché con lui nulla era frainteso. Mi strinsi a lui e sfiorai il suo basso ventre. non era la prima volta che mi accorgevo di provocargli certe sensazioni. Ma mai prima di allora avevo desiderato qualcun’altro al suo posto. Paolo era perfetto. Fisico asciutto,muscoloso,occhi color del ghiaccio,labbra piene e sensuali,capelli scuri,alto. Era bello,veramente perfetto. Ma lì,in quel momento volevo lui,l’altro. Non mi soffermai su quei pensieri,mi sarei rovinata la serata e così continuai a ballare,a toccarlo,a desiderarlo. Le sue mani sui miei fianchi mi tenevano stretta al suo corpo,le mie labbra erano sul suo collo. Quel contatto ravvicinato stava avendo gli stessi effetti anche su di me. Piano le bocche si unirono,ci allontanammo dalla pista e ci appartammo. Continuammo,fin quando le sue mani non furono sotto il vestito. Pensai a lui,al suo sguardo,alla sua bocca,alle sue mani,e desiderai lui. Ero desiderosa che quelle mani che mi toccavano fossero sue e non di Paolo,che quel corpo allacciato al mio fosse il suo e lo bramavo con ogni cellula del mio corpo. Mi fermai di colpo.

“Scusami non volevo,Ada.. scusami davvero” disse staccandosi frettolosamente da me. Era colpa mia infondo,non sua. Ma apprezzai,era troppo un bravo ragazzo per me.

“No Paolo,scusami tu. Sono stata io ad esagerare.” Mi giustificai,ma con una bugia. Se non ci fosse stato lui nei miei pensieri avrei continuato senza oppormi. Ma il problema era che lui c’era,ero sicura della sua esistenza e volevo lui. Mi accomodai sui divanetti e mi accoccolai a Paolo. Era strano per me. Sapevo che fino a quel momento non lo avevo mai desiderato così tanto. Ovvio,con le mie amiche parlavo di lui,facevo mille apprezzamenti che a volte erano anche esagerati,ma mai avrei immaginato una cosa così. La serata intanto trascorse tranquilla. Ballai con le mie amiche,bevvi poco,conobbi il dj e anche il ragazzo che ci aveva permesso di entrare al Piper,Mauro. Era simpaticissimo e aveva conquistato con una sola rosa Mariangela.

In albergo tornammo alle 4e45. ero stanchissima. Misi la sveglia per le 8e30,dovevo prepararmi per la colazione e mi stesi sul letto vestita di solo culottes e reggiseno. Dormì poco e soprattutto male. Non sapevo che indossare,che fare,che dire. Non ero sicura di me stessa. E se gli fossi parsa troppo silenziosa,poco estroversa? Sapevo che a lui non piacevano i silenzi,lo avevo letto su delle sue interviste. Sarei riuscita ad aprirmi e a sembrare ciò che sono e non ciò che appaio? Queste domande mi fecero compagnia durante quelle poche ore che mi separavano dal nostro incontro.

8e23. l’orologio del mio cellulare segnalava esattamente le 8e23. e per quelle poche ore dormì si e no 30minuti. Ero stanca,ma non assonnata. Avevo un gran mal di testa e le occhiaia da far spavento. Tolsi la sveglia,non volevo svegliare così presto Francesca e mi avvia in bagno. Ciò che vidi davanti allo specchio era spaventoso. Il trucco era tutto sbavato sul mio viso,le occhiaie incorniciavano i miei occhi rendendoli gonfi,le guance di un rosso accesso mi davano l’aspetto di Haidi. I capelli forse erano l’unica cosa che aveva un senso. Avendo dormito poco non mi ero mossa troppo nel letto e quindi non li avevo troppo in disordine. Feci una doccia,presi le salviette struccarti e mi tolsi tutto quello schifo che avevo dalla faccia. La lavai per bene e lavai i denti. Ordinai i capelli attaccandoli davanti e mi portai davanti alla valigia. Indossai l’intimo e mi persi tra i vestiti che avevo portato con me. La notte non era servita molto,infatti non avevo deciso neanche che indossare. Infine optai per un paio di jeans strettissimi e un top bianco aderente. Indossai i calzini e le converse bianche e controllai l’ora. Erano le 9e16. potevo avviarmi alla sua stanza. Tanto sapevo che avrei aspettato lì davanti minimo 10minuti non sapendo se bussare o andare via. Scrissi un biglietto a franci e uscì dalla stanza. 209. la camera di Lucia e Maria. Stavano sicuramente ancora dormendo. 210..211..212..213..214.. piano,con passo silenzioso,attenta a camminare piano,mentre nella mie testa immaginavo lui dormire tranquillo nel suo letto,come un bimbo. Mi avvicinai. Davanti a me il numero 215 risaltava molto più degli altri. Respirai e controllai l’ora,di nuovo. 8e21. solo cinque minuti erano passati. Respirai,ancora e ancora. Contai i miei respiri accelerati,67. era il momento di bussare. 8e23. Calma,dovevo continuare a respirare. Al centoventitreesimo respiro controllai l’ora,per l’ennesima volta. 8e29. mi feci forza e bussai. Un piccolo “toc,toc” si diffuse nel corridoio silenzioso. Dei passi veloci,affrettati si avvicinarono alla porta e il respiro accelerava sempre più,mannaggia.

“Ciao” non avevo sentito la porta aprirsi impegnata a controllare cuore e respiro. Alzai la testa e trovai lui a due passi da me. Il sorriso magnifico per me. Le labbra distese dolcemente sul suo adorabile viso. La barba un po’ cresciuta,i capelli sempre più disordinati,la maglietta a manica corta aderiva al suo petto perfetto. I pantaloncini fasciavano le sue gambe. Cavolo i pantaloncini,mi voleva morta il ragazzo. Infine fissai i suoi occhi,belli,coinvolgenti e profondi. “Ciao” riuscì a dire.

“Accomodati Ada..” mi disse tranquillo.

“Divertita ieri sera?” diavolo. Proprio di ieri sera dovevamo parlare? Avevo rifiutato Paolo perché desideravo il suo corpo.

“Bè,abbastanza bene” avrei voluto te con me,aggiunsi mentalmente.

“mi fa piacere” sorrise triste. Era evidente che si sentisse in gabbia. Decisi che non volevo apparire timida e introversa,ok,avrei dovuto sdrammatizzare la situazione.

“Allora,la colazione? Sai la fame si fa sentire” e gli feci l’occhiolino.

“oh,certo certo” e sorrise,dolcissimo.

Chiamò la reception e ordinò una colazione completa. Intanto ci accomodammo sul letto della sua stanza e iniziammo a chiacchierare. Gli dissi che non ero di Roma.

“Eboli? Che nome strano..”

“Eh si,è conosciuto per un libro,’Cristo si è fermato ad Eboli’ ”

“Oh,capisco” e fece una faccia buffa. Iniziai a ridere senza riuscire a fermarmi. Era troppo divertente.

“Perché ridi?” ma non riuscì a fermarmi per dargli una risposta. Continuava a guardarmi sconcertato fin quando non si alzò per aprire al cameriere che aveva portato la colazione.

“Ora spero che smetterai per mangiare..” disse sorridendo e mi offrì un cornetto con il miele sopra.

“Si,certo.. ma come..?” dissi meravigliata

“ Cosa?”

“Come sai che mi piace questo cornetto?”

“Bè.. io lo so perché,bè ecco,ho chiesto cosa mangi a colazione..” e arrossì.

“Dici sul serio?”

“Bè ecco,volevo solo che ci fossero tutte cose che ti piacciono,ecco”

“Wow.. cioè,grazie” e arrossì anche io. Era dolce,troppo.

Intanto continuammo a mangiare chiacchierando spensieratamente. Londra,l’America,New York..

“Posso farti una domanda?” chiesi timorosa.

“Certo” disse sorridendo

“Perché sei qui?” dissi velocemente.

“Lavoro,ho un provino in Italia per un film internazionale.”

“Wow..” sussurrai senza rendermene conto.

“Eh si,wow!” disse.

“Scusami è che è strano. Cioè non voglio parlare con te di lavoro non mi interessa,è solo che non so veramente come fare. Cioè,se parlo della tua vita privata puoi pensare che io voglia sapere i fatti tuoi,se parlo di lavoro puoi pensare che sia una tua fan che vuole sapere su quale film dovrà sbavare prossimamente al cinema,parlare di me non mi sembra il caso,ti annoierei troppo.. bè ecco non so veramente che dire. Poi so che non ti piacciono i silenzi,ecco io..”

“Cavolo Ada,fermati” mi disse prendendomi per le spalle.

“Calma e respira prima di tutto. Non preoccuparti.. però penso che tu sia una stupida,io voglio veramente sapere qualcosa di te.”

“Perché??”

“Bè vedi,mi hai incuriosita quel giorno in libreria. Mi hai ossessionata per tutto il tempo. Ti ho vista scappare e non sono abituato a questo. Eri strana,sei strana, sei semplice e sei bella. Non ho mai conosciuto una ragazza strana e bella come te.”

“Oh.. grazie. E comunque sono veramente strana”

“Lo so” disse sorridendo. “Ora posso sapere qualcosa di te?”

“Ok,bè allora.. ho 18anni,frequenterò l’ultimo anno di liceo e bè ecco,non so che dirti..”

Rise a quella mia affermazione,rise di gusto.

“Non ti piace per niente parlare di te.” Continuo ridendo.

“No,preferisco essere scoperta.” Dissi tristemente. Lui non avrebbe potuto mai scoprirmi come avrei voluto. Smise di ridere e sorseggiando il caffè mi guardava curioso,cercando di analizzarmi.

“Mi dai la possibilità di conoscerti? Di scoprirti?” mi disse serio

“Si,se tu farai lo stesso”

“Ok,chiedi e ti sarà data una risposta”

Pensai. Pensai a cosa potessi chiedere e mi venne in mente una cosa.

“Parli italiano. Ma nelle interviste non lo fai mai. Sei stato in Italia,ma hai parlato inglese,perchè? Corso di lingua immediato?”

“No. mia madre lavora nel mondo della moda e parla molte lingue. Da piccolo mi ha incuriosito la lingua italiana e così ho deciso di studiarla. Durante le interviste mi è sempre stato chiesto di parlare solo l’inglese,mai l’italiano.”

“Capisco.. ora dai chiedi tu”

“Perché non ti piace parlare di te?”

“Non lo so. Non mi piace stare al centro dell’attenzione,far sapere a tutti di me. I miei sentimenti,le mie impressioni solo chi mi sa “leggere” riesce a conoscerle,non le saprai mai se pretendi che io te le dica”

“Ok.. strana,sei veramente strana” e rise. E io con lui. Quando qualcuno mi diceva di essere strana io mi arrabbiavo,con lui non ci riuscivo.

Bevevo il mio caffè macchiato e ad un tratto si avvicinò a me,lentamente,mi posò un dito sul naso e se lo portò alla bocca. Ero sporca di schiuma e non me ne ero accorta. “Grazie..” sussurrai imbarazzata.

“Prego” e sorrise dolce. La colazione era finita. Avevamo mangiato di tutto. Ma parlammo di noi,raccontammo di noi,di ciò che eravamo,di ciò che non volevamo essere e ciò che credevano gli altri fossimo. Era spaventato dalle fans,dal mondo che lo circonda,aveva paura di non poter amare veramente,di soffrire. Parlò della sua famiglia,delle sue sorelle,di sua madre,suo padre. Disse che aveva pochi amici,non molti come dicevano tutti,ma gli bastavano. Parlammo di me e scoprì molto più osservandomi che ponendomi delle domande. Si divertì a farmi imbarazzare,era un ottimo osservatore.

“Sei strana Ada,però sei l’unica ad aver scoperto tutto di me in una sola mattinata.. dico sul serio” lo disse in modo solenne. Come se non volesse che io pensassi che stesse scherzando.

Sorrisi dolcemente,non sapendo che dire. Un grazie sarebbe stato fuori luogo,ma un dolce sorriso avrebbe avuto lo stesso significato di mille parole. Ero onorata.

Drin,drin,drin..

“il tuo telefono..”

“oh,si grazie..”

“Pronto?”

“Ca**o,Ada si può sapere dove diamine sei?Sono le 12 passate,mi sveglio e non ti trovo in camera. Vado di corsa dalle altre ma nessuno sa niente. DOVE SEI?” urla Francesca dall’altra parte del telefono. Ma il biglietto?

“Franci ti ho lasciato un biglietto,non lo hai letto?”

“Oh,bè ecco,l’ho appena visto a terra..”

“comunque visto che sai che sono sana e salva,ci vediamo dopo. Ciao” e chiusi.

Robert mi guardava con un sorrisino stampato sul volto. Aveva sentito tutta la conversazione. Che imbarazzo.

“Bè,scusa,ma la mia amica è super imbranata quando si sveglia..” spiegai.

“Non preoccuparti..” poi si portò le dita della mano tra i capelli ed a occhi bassi mi chiese

“Stasera hai impegni?” stavolta non avrei detto NO,non a lui.

“Bè no,che vuoi fare?”

“Pensavo di andare da qualche parte,dove non c’è troppa gente,ovviamente.”

“Ok,allora faccio tutto io.. tu devi solo essere pronto per le 9,ok?”

“Sicura Ada?”

“Rob,non dare fastidio! Ti ho detto per le 9 pronto,non accetto storie,chiaro?” dissi seria. Lo avrei fatto uscire per Roma senza che nessuno se ne accorgesse. Impresa impossibile,ma ce l’avrei fatta,glielo dovevo.

 


  
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