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Autore: G4s15    01/11/2009    9 recensioni
Il grande Preside di questa scuola (che Merlino benedica quell’uomo e tutta la sua famiglia per aver generato un genio di tale portata), al quale io, James Potter, mi impegno a promettere una statua d’oro in suo onore, ha avuto la sensazionale idea di...
Quale sarà questa "sensazionale idea" che ha colpito il genio di Albus Silente permettendo ad un certo Cercatore dagli occhi color nocciola e i capelli arruffati e ad una certa rossina Caposcuola dallo sguardo smeraldino di incrociare le loro strade una volta per tutte?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'e'
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La ragazza che sto cercando * L'ultima notte sulla terra = James&Lily

La ragazza che sto cercando *

L’ultima notte sulla terra =

James&Lily


Beh, come faccio a spiegarglielo?

«Ehm...» balbetto. Di fronte a me un più che incazzato Sirius Black mi squadra da capo a piedi totalmente ed incondizionatamente furioso.

Da quando ho rimesso piede nel nostro Dormitorio, mi sono sbattuto sul letto e ho cercato di soffocarmi con il cuscino per tutto il tempo che mi era rimasto fino a quando Padfoot non è arrivato e si è gettato con tutto il suo peso paragonabile ad una leggerissima piuma (quanto amo il sarcasmo) su di me. A momenti gli rimettevo addosso il pranzo. Inizialmente gli avevo urlato contro quanto fosse stupido e poco delicato nei confronti di un povero ragazzo ormai crescente tra continue pene d’amore per, sempre, la stessa ragazza. Poi, però, anche lui aveva cominciato ad alzare la voce ed ecco che, per la prima volta in vita nostra, Messer Padfoot e Messer Prongs litigano. Fortunatamente, non appena le acque avevano cominciato ad agitarsi per davvero, è subito intervenuto Moony, ed ovviamente io e Sirius ci siamo calmati quasi all’istante. Ma lo stesso, la questione della litigata era rimasta aperta finché il grande Sirius Black non se n’è venuto fuori con questa domanda:

Mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa caspita ci trovi in una ragazza come la Evans!

Ebbene si. Il mio problema, quel giorno, era, come sempre, Lily Evans che tanto per cambiare aveva rifiutato il mio ennesimo invito ad Hogsmeade con conseguente sfuriata completa di epiteti poco gradevoli scorrenti uno dietro l’altro. Quella mattina, poi, Lily ci era andata giù pensate. Probabilmente era già nervosa, ma non ho saputo davvero resistere. Se da una parte soffro incredibilmente per tutti i “no” che mi rifila, dall’altra sono straordinariamente masochista: adoro farla arrabbiare... ovviamente, però, ai miei stessi danni. E proprio su questo punto Sirius si perde. Ha sempre accettato le sfuriate che ci facevamo io e la Evans, soprattutto perché la maggior parte si concludevano continuamente con le nostre risate e le sue urla. Era davvero troppo divertente. Ma farlo per divertimento è un conto. Farlo per masochismo è tutto un altro. Il fatto, però, è che io non lo faccio con vero masochismo, ma con una, anche se lievissima, speranza che lei, almeno una volta nella sua vita, possa accettare un mio invito. Questo Padfoot non riesce a capirlo. Gli avrò spiegato almeno un miliardo di volte che mi sono intestardito con la Evans (mentre Moony è più tragico dicendo che addirittura mi sono innamorato di lei), ma lui è troppo duro di comprendonio e, ogni volta che mi affloscio su un letto del Dormitorio dei Malandrini pregando Merlino di farmi morire sul colpo, si infuria come una belva dando la colpa, per scontato, a Lily. E questo pomeriggio si sta ripetendo per la centesima volta in un solo mese la stessa identica scena con la stessa precisa discussione: che cosa ci trovi nella Evans.

«Allora?» mi incita impaziente e nervoso il caro Padfoot. Moony è proprio dietro di lui, esattamente di fronte a me ed entrambi stanno aspettando questa agognata risposta che io, sinceramente, non sono sicuro di saper dare.

«Secondo me non la sai dare questa risposta, James» dice Remus centrando in pieno il mio problema, «E sai perché?» chiede cercando di fare il saputello.

Io sospiro esasperato insieme a Padfoot. Certo che sappiamo perché io non saprei dare questa risposta, secondo il punto di vista di Moony. «Si, Moony, lo sappiamo» pronunciamo in coro io e mio fratello.

«Chi è innamorato non saprebbe spiegare davvero perché lo è» chiarisce imperterrito Remus come se noi non avessimo parlato prima. Lui è sicuro al cento per cento che io sia perdutamente innamorato di Lily Evans e, di conseguenza, secondo le sue teorie fondate su strani filosofi Babbani dell’antichità, non sono in grado di spiegare perché io mi sia infatuato proprio di quella ragazza. In poche parole, insomma, secondo Remus John Lupin, io non saprei rispondere alla domanda di Padfoot. E, più o meno, è così. Ma, ad ogni modo, credo che qualche motivo lo sappia dare. Insomma, lei è davvero... davvero lei!

«Io mi sono rotto di queste tue teorie, Moony» proclama poco educatamente Padfoot, «Questo ogni giorno torna in Dormitorio con la faccia di un condannato a morte e la situazione non può continuare così. Io mi sono ufficialmente scocciato!» continua Sirius parlando come se io non fossi presente nella stanza ad ascoltare i loro discorsi sulla mia condizione.

Sospiro, «Senti, Padfoot... Moony non ha tutti i torti. Non dico di essere innamorato, ma... intestardito si».

«Va bene, Prongs. Ma ogni volta che intavoliamo questa discussione te ne vieni fuori con questa risposta ed io, ribadisco ancora una volta, mi sono ufficialmente scocciato» mi risponde Sirius dando parecchio peso alla parola “ufficialmente”.

«Intendo dire» riprendo un tantino più nervoso di prima «che non sono in grado di spiegarti scientificamente bene perché proprio con lei io mi sia intestardito. Però...» abbasso un secondo gli occhi perdendoli insieme ai miei pensieri.

«Però?» mi incita Sirius.

«Però, almeno sono sicuro di alcuni particolari di lei che mi fanno impazzire».

«Ovvero?». Remus rimane in silenzio pronto a captare qualsiasi risposta io stia per dare al mio carissimo ed impazientissimo fratello.

«Beh... prima di tutto è freddissima e crudele con me» comincio elencando i vari punti contandoli con le dita, «Poi, nonostante la sua prontezza e la sua pazzia nel rispondermi e nell’agire contro di me, ha perfettamente la testa a posto. Sa sempre quello che fa».

«Già» annuisce Padfoot «Come quella volta che ti buttò nel Lago Nero» continua ricordandosi quell’episodio nel contempo che si sforza di evitare di scoppiare a ridere di fronte a me. Quella volta ci rimasi davvero male per la reazione di Lily, senza contare la figuraccia che mi aveva fatto fare davanti al mio fan club e all’intera scuola. Potrei anche giurare di aver visto la professoressa McGrannit che sghignazzava nascosta da qualche parte dove si poteva ammirare tutta la scena senza ostacoli visivi.

«Già» confermo fulminandolo con lo sguardo, «Poi ogni volta che provo a dirle qualcosa mi ride in faccia, quasi avessi detto una scemenza».

«No, Prongs! È diverso. Tu le scemate le dici e basta» mi interrompe ancora una volta Sirius. Io gli sorrido furbamente.

«È vero!» ammetto, «Ma adoro sentirla ridere... la sua risata l’ascolterei all’infinito» continuo assumendo un’espressione da completo pesce lesso.

«Questo s’è rammollito» sento mormorare Padfoot a Remus che sorride quasi orgoglioso di me; ma, sinceramente, non me ne può importare un tubo di niente in questo momento. Sono in completa contemplazione del ricordo del suo sorriso e niente mi può distrarre in un attimo come questo. Mi dispiace, ma nemmeno Padfoot ci può riuscire. Mi sento completamente perso di fronte quell’espressione che Lily Evans riserva a tutti tranne che a me. Un po’ deprimente, a questo punto, no?

«Sirius, lo sai che per ora non puoi capire. Quando ti innamorerai anche tu di una ragazza, allora, probabilmente proverai le stesse cose che prova adesso James» lo rimbecca gentilmente Moony.

Sirius fa una smorfia quasi disgustata «Innamorarmi?!» dice con disprezzo a momenti «Ma non ci penso nemmeno!» rifiuta deciso, mentre Remus lo guarda esasperato. So che vorrebbe ribattere che l’Amore non si può programmare e che se ti innamori avviene così, senza che te ne renda conto, esattamente come me che è iniziata solamente come un gioco, poi... col tempo, è diventata qualcosa di più.

«Ah!» esclamo richiamandoli all’attenzione dopo qualche minuto passato a riflettere «Senza contare che la cosa assurda è che più lei mi ignora più la cerco, la desidero, la adoro» riprendo a parlare velocissimo, quasi fossi impazzito, come un treno lanciato a tutta velocità. Quelli che non riusciresti a fermare con le buone nemmeno a volerlo «Che potrei fare in questo caso per trattenermi, eh? La dovrei ignorare, lei dovrebbe ignorare me, cosa che già fa. Ma comportandosi così, non farebbe altro che aumentare la mia voglia di lei. È un grattacapo assurdo, ragazzi! Voi non potete capire cosa sia. Non potete capirlo. Senza parlare, poi della sua bravura nel riconoscermi. A volte, nemmeno mi vede, nemmeno mi lascia il tempo di parlare che ha già capito che sono io e mi manda a quel paese senza nemmeno lasciarmi il tempo di dire “ciao”. In quelle occasioni preferirebbe miliardi di volte rimanere da sola. È assurdo! Vero? Ma qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa venga detta o fatta... non posso fare a meno di lei perché qualsiasi cosa lei pronunci, io pendo dalle sue labbra. In qualsiasi caso, davvero! E, dopo averla persa di vista, non faccio altro che immaginarmela ripetermi sempre le stesse cose in modo che mi possa beare ancora un secondo della sua voce, anche se fredda e crudele verso di me. Lei sa sempre cosa fare e, soprattutto, cosa dire quando io la provoco. È una bomba ad orologeria e, quando la faccio esplodere, non riesco a trattenermi. Mi piace troppo! Perché lei sa essere dolce, sa essere acida, amara... sa essere tante cose insieme tanto che mi fa impazzire ogni volta che la vedo, la sento parlare... Mi sa fregare come nessuno ad Hogwarts e, nonostante io ci perda sempre, non riesco a farne a meno. È più forte di me, maledizione! Perché lei è un mistero assoluto... è davvero troppo per me e... e... ed è, insomma, la ragazza che sto cercando. L’unica ragazza che abbia un comportamento che nessun’altra ha in tutta Hogwarts con me» improvvisamente mi blocco riprendendo pesantemente fiato. Ho fatto una tirata unica. Tutto quello che mi passava di mente in quel momento, l’ho buttato fuori. Avevo deciso che se dovevo dire una cosa, a questo punto, facevo meglio a dirla tutta per bene. Sirius e Remus sono rimasti a bocca aperta a fissarmi rintontiti. Poi Moony si riprende e ricomincia a sorridermi orgoglioso.

«Allora non sbagliavo per niente quando dicevo che sei proprio innamorato di lei» annuncia sorridente.

Io rispondo a quel sorriso. Dopo tutto quello che ho detto, insomma, ammettere che io non sia innamorato di Lily Evans sarebbe come fare una supermega battuta per niente divertente. Almeno per me.

«Allora è questo?» mormora quasi a se stesso Padfoot dopo essersi ripreso «Cioè che lei è diversa... completamente diversa da tutte le ragazze di Hogwarts» commenta ancora riportando il suo chiaro sguardo su di me. Annuisco. «Ma il problema è farglielo capire». Finalmente, dopo quasi tre anni, l’ha capito. Rimaniamo in silenzio per molto tempo. So perfettamente che le cose da dire e i sorrisi da scambiarsi dopo che ho ammesso di essere innamorato, sono tanti, ma tutti e tre stiamo cercando di pensare ad un modo per far ragione Lily Evans una volta per tutte. Infondo, dopo tutto quello che ho detto, penso di essere riuscito a convincere persino Moony a darmi una mano.

Improvvisamente, però, la porta del Dormitorio si spalanca rivelando l’entrata molto goffa di Wormtail. «Ragazzi...» ci chiama «... non immaginerete mai cosa ha organizzato Silente per questo fine settimana!»

*****

Ok. Sento di poter andare fuori di testa in questo preciso istante. Sono agitatissimo per quello che sto per fare. In effetti, i Malandrini si sono rivelati per l’ennesima volta dei geni per quanto riguarda l’afferrare al volo le occasioni che si presentano, ma ora che sono ad un passo dal’effettuare il piano che noi quattro abbiamo delineato insieme... mi sento completamente perso dalle forze.

«James?» mi chiama premurosamente Remus posandomi una mano sulla spalla «Ti senti bene?» mi chiede.

«Sei ancora qui?» s’intromette la voce di Sirius «Ti vuoi muovere o non vuoi più attuare il piano?» mi domanda retorico poiché già conosce perfettamente la mia risposta e di certo il grande James Potter non lascia mai un piano incompiuto.

«Certo che no!» gli rispondo, infatti. Non ho nessuna voglia di buttare al vento tutte quelle ore spese a mettere a punto un testo decente. È da quando Peter ci ha illustrato la brillantissima idea di Silente che non facciamo altro che lavorare e perfezionare il nostro lavoro ultimato. Il grande Preside di questa scuola (che Merlino benedica quell’uomo e tutta la sua famiglia per aver generato un genio di tale portata), al quale io, James Potter, mi impegno a promettere una statua d’oro in suo onore, ha avuto la sensazionale idea di invitare nella scuola il nuovo gruppo Rock che sta facendo concorrenza addirittura alle Sorelle Stravaganti: Tribù. Un nome strano quanto è vero che io sono unico al mondo, ma non è questo il punto più importante. In questo periodo, Silente era sempre stato del parere che noi ragazzi stessimo perdendo quasi completamente la nostra fantasia che, secondo il suo modestissimo parere, ha sempre caratterizzato la nostra età. Perciò come fare per stimolarla se non invitare nel castello un gruppo Rock disposto a cantare solamente testi musicali scritti da noi studenti? Beh... ovviamente, non appena Peter ce l’aveva annunciato, siamo rimasti scioccati per la strampalata testa che il nostro Preside si porta dietro. Poi, Moony si è fatto, ringraziando Morgana e le sue santissime sottane, colpire da quei suoi attacchi di maligna genialità. Così ci ha spiegato il suo piano di scrivere un testo musicale da far cantare a questo gruppo Rock in visita per questo fine settimana, che rispecchi i sentimenti che provo per una certa testolina rossa. Ed ora sono qui: con questo dannatissimo foglio bianco su cui sono state scritte in bella grafia (da Remus, ovviamente, dato che io, Sirius e Peter siamo capaci solo di fare la brutta) le parole che compongono questa stramaledettissima canzone vista e rivista da noi Malandrini per lei. Un Grifondoro che non ha il fegato di andare lì e consegnare ‘sto caspita di foglio. La cosa assurda è che la canzone non è nemmeno firmata... ed io ho paura.

«E allora?» mi incita ancora Padfoot, «Vai!» mi spinge verso la mandria di studenti che si accalca nella Sala Grande completamente addobbata per l’occasione: i quattro tavoli sono spariti lasciando ampio posto per la pista da ballo; anche il tavolo dei professori è sparito per far spazio al grande palco dove vi sono posati sopra gli strumenti controllati dagli attenti occhi dei professori. Da quello che ho sentito, parecchi ragazzi si sono dati da fare per scrivere canzoni d’amore per i loro rispettivi fidanzati. L’unica cosa che non mi quadra e che non mi è mai quadrata fino ad ora è la musica. Insomma, il testo noi lo abbiamo scritto immaginando un certo tipo di melodia, ma i musicisti come faranno a sapere con esattezza quella che vogliamo noi? Senza mai provare?

Mi dirigo verso un angolo buio della Sala e, quando sono sicuro di non essere visto da nessuno, soprattutto grazie all’aiuto dei mitici Malandrini che mi coprono, mi infilo sotto il Mantello dell’Invisibilità e sgattaiolo davanti all’intera fila. I quattro musicisti componenti del gruppo sono stati chiusi in una stanza, stranamente accompagnati dalla professoressa McGrannit. Appena la porta si apre lasciando uscire una sognante ragazzina del terzo anno, subito ne entra un’altra, forse più grande, ed io, cogliendo al volo la distrazione dell’intera coda che tenta di sbirciare all’interno della stanza, mi sfilo velocemente il Mantello affiancandomi a quest’ultima papera che sta entrando in questo momento.

«Ehi tu... da dove sbuchi?» sento una voce abbastanza infastidita provenire alle mie spalle. Mi volto e scorgo una ragazzetta, addirittura, del secondo che, non appena si accorge di chi veramente ha aggredito diventa rossa come un peperone e abbassa lo sguardo intimorita dal mio smagliante sorriso.

«Non ti preoccupare, tesoro, faccio in meno di due secondi» concludo l’intera opera con un occhiolino ed un sorriso sghembo che fanno svenire l’intera fila femminile. Mi volto di nuovo verso la porta chiusa nascondendo al pubblico il mio sorriso vittorioso. Sono proprio un mito!

Non ci volle molto, in effetti, per la ragazzina andata prima di me e, non appena la porta si è aperta, non le ho lasciato nemmeno il tempo di uscire che mi sono infilato nella stanza come una furia. Una volta dentro con la porta sigillata alle mie spalle, mi ritrovo davanti ad un lungo tavolo disposto orizzontalmente a me dove sono seduti i quattro musicisti e la professoressa McGrannit con la bacchetta in mano, in piedi di lato al tavolo.

«Bene...» annuncia uno al centro, mentre io sorrido all’espressione sorpresa e quasi un po’ minacciosa della professoressa (quasi, ad un certo punto, avesse azzardato che tutto questo, in realtà, sia solo uno scherzo di cattivo gusto verso Mocciosus... idea balenata in testa a Sirius e scemata dall’annuncio severo ed autoritario del Preside sull’autenticità dei sentimenti nobili che devono essere esposti con questo progetto... il tutto minacciato con una pungente punizione che ha fatto provare ribrezzo persino al coraggioso Sirius Black), «... tu sei?» chiede ancora il cantante, presumo.

«Mi chiamo James Potter» annuncio osservandolo scrivere subito il mio nome, «Però...» lo interrompo, «... questa canzone deve rimanere anonima. Quindi è praticamente inutile che lei annoti il mio nome su quel pezzo di carta» concludo sorridendo incoraggiante.

Quelli, interdetti, si fissano prima che uno di loro allungasse la mano verso di me in attesa del mio foglio. Io glielo porgo velocemente e lui, altrettanto rapidamente, da una veloce occhiata al testo.

«Che testo interessante!» commenta il tutto il chitarrista (sempre, presumo), passandolo poi agli altri tre ansiosi di leggere le mie parole.

«Hai anche pensato ad una melodia?» domanda il cantante riprendendo a scrivere su un foglio e, ogni tanto, sbirciando sul testo che gli avevo fornito. Io annuisco davanti allo sguardo interrogativo del chitarrista (quello che mi sta più simpatico di tutti).

«Ottimo, allora!» esclama di fatti quello, «Prego, professoressa» continua rivolgendosi alla McGrannit. Mi volto verso di lei non capendo effettivamente quale sia il suo scopo in quella riunione.

«Devo estrarti il ricordo, Potter, per poter accedere alla melodia che hai pensato in modo impeccabile» mi spiega mentre, nella mia testa, si fa strada il vero motivo del perché anche la McGrannit sia stata chiusa qua dentro. Così, mi avvicino a lei, permettendole di estrarre il mio ricordo dalla mia mente e concederlo ai musicisti. Il chitarrista prende la bacchetta ed una piccola fiala infilandolo dentro. Poi acchiappa anche il mio testo e lo mette da parte.

«Perfetto! Abbiamo fatto. Puoi andare ora» mi saluta calorosamente, «Ci vediamo dal palco» conclude facendomi l’occhiolino. Io, per quanto frastornato da quest’ultimo gesto, esco completamente soddisfatto del mio lavoro quando, improvvisamente, mi ricordo di un piccolo particolare tutt’altro che trascurabile.

«Scusate» li richiamo all’attenzione, mentre loro, aspettando che io uscissi e che ne entrasse un altro, stavano analizzando meglio il mio lavoro, «Ho dimenticato di dirvi un ultimo piccolo particolare» continuo avvicinandomi di più al tavolo dal quale mi ero precedentemente allontanato, «Questa canzone ha un destinatario particolare».

«Chi?» domanda il cantante in modo monotono. Chissà quante persone avrà già sentito dire le stesse cose da questo pomeriggio.

«Una ragazza. Si chiama Lily Evans, ma non dite che sono stato io a dedicargliela, ok?».

«Non ti preoccupare, Potter. Lascia fare a noi» mi congeda il chitarrista sorridendomi incoraggiante. Profondamente sollevato, mi volto di nuovo incrociando in un istante lo sguardo interdetto ed intenerito della McGrannit, ed esco dalla stanza lasciandomi quest’ultimo ostacolo alle spalle.

Ce l’ho fatta! Come sempre!

Perché io sono James Potter... il grande James Potter.

*****

«Quando caspita cominciano?» domanda per la centesima volta un Padfoot completamente infastidito dalla lunghissima attesa dei quattro musicisti.

Ebbene si. È passato un sacco di tempo da quando sono uscito da quella stanza, appagato del mio lavoro svolto, almeno spero, in maniera impeccabile. Sono passate circa due ore e la serata ancora non inizia. Il concerto ancora non inizia ed io comincio ad infastidirmi davvero. Conosco perfettamente Lily Evans e lei, essendo diversissima da me, per quanto sia sociale e simpaticissima, non ama stare in posti super affollati come la Sala Grande in questo momento. E sono già le dieci! Non vorrei che arrivasse una certa ora e lei se ne tornasse nel Dormitorio senza nemmeno aver ascoltato la mia canzone!

Volto lo sguardo verso la porta chiusa dove dietro ci sono ancora i quattro musicisti con la professoressa McGrannit a lavoro. La fila è ancora un po’ lunga. Riesco a contare più o meno una ventina, se non di più, di persone e la cosa non mi piace affatto. Finché finiranno, finché si prepareranno per entrare in scena e finché aspetteremo che arrivi il testo della nostra canzone, Lily se ne sarà già bella che andata. Ed io non posso permetterlo!

Non ho la più pallida idea di cosa fare, però! Spero vivamente che la nostra canzone sia la prima ad essere cantata. Infondo, il chitarrista aveva annunciato il suo interesse per il mio testo. Probabilmente proprio perché gli piace sarà la prima ad essere suonata. Speriamo davvero perché non voglio fallire questa sera!

«Non lo so, Padfoot» risponde per l’altrettanta centesima volta Remus infastidito dalla ripetitività di Sirius. E io lo appoggio in pieno. Per quanto anche io sia ansioso di vedere i Tribù in azione, Paddy sa essere estremamente seccante quando è scocciato e non sa come riempire il tempo.

Sirius sbuffa seccato incrociando le braccia e mettendo su un broncio. Un’espressione che si cancella immediatamente non appena nota una biondina alquanto carina che gli sorride affabilmente salutandolo con la mano. Padfoot ammicca verso di lei e le fa un cenno del capo con un sorriso che va da un orecchio all’altro.

«Ehi! Da quando tu e la Rogers vi salutate in questo modo?» gli chiedo palesemente sorpreso da questa nuova novità.

«Non mi guardare così, Prongs. La Rogers è bellissima. Non vedo alcun motivo che potrebbe impedirmi di farle la corte».

«Non ho mica detto che non la puoi corteggiare» rispondo tornando a fissare il palco di fronte a noi esattamente come Remus e Wormtail seduti vicino a me in uno di quei pochi tavoli tondi messi per offrire agli studenti stuzzichini e bevande varie. Sirius, invece, sta in piedi di fronte a me dando le spalle al palcoscenico che io mi ostino a fissare finché non vedrò qualcuno dei quattro musicisti salirci sopra.

«Perfetto! Allora, se mi scusate, io vado ad occupare proficuamente il mio tempo» ci congeda dirigendosi verso la biondina che, ora, la vedo chiaramente ghignare di successo. Eh, già! Sirius Black è il premio ambito da molte ragazze in questa scuola.

«Cretino» sento mormorare, invece, Moony provocandomi una risatina interiore. Adoro quando Remus ci deve aggettivare in questo modo per le nostre bambinate e le nostre idiozie. È fantastico e fa anche ridere semplicemente perché la vedo sotto la prospettiva dell’invidia. Una prospettiva che Moony, ovviamente, ha sempre negato. “Se io fossi invidioso di voi, pioverebbero piovre giganti color fucsia vivace dal cielo e Lily si butterebbe tra le braccia di James urlando all’intera scuola che lo ama”... quest’ultima parte non l’ho mai apprezzata. Quella sera, Moony finì molto male...

«Una buona serata a tutti voi, ragazzi miei» la voce del professor Silente, improvvisamente, mi fa piombare il cuore martellante in gola mentre mi risveglia dai miei pensieri. Mi alzo fulmineo in piedi. Non so come comportarmi quando loro suoneranno e canteranno la mia canzone... mi sento così emozionato e spaventato allo stesso tempo! E se lei se la prendesse ancora una volta? Se questa fosse la goccia che fa traboccare il vaso e lei si arrabbiasse talmente tanto da non guardarmi veramente mai più in faccia? Se, invece, lei credesse che questa canzone gliel’abbia dedicata un altro ragazzo e si buttasse tra le sue braccia anziché nelle mie?

Una mano sulla spalla e poi la voce di Remus che mi dice di darmi un contegno visto che stavo iniziando a gocciolare di sudore, riescono in qualche modo a calmarmi e a farmi sedere di nuovo permettendo ai Malandrini di continuare ad ascoltare il Preside.

«Purtroppo, la serata sembra andare per le lunghe e, molto probabilmente, non rispetteremo i tempi prestabiliti. Ecco perché abbiamo deciso di iniziare in modo diverso da come avevamo pensato all’inizio. Il cantante del gruppo e la professoressa McGrannit continueranno a finire il lavoro delle canzoni per altri quattro minuti contati. Credo si possa fare per questi ultimi ragazzi» continua indicando la fila ormai quasi finita. «Nell’attesa, però, il resto del gruppo si esibirà».

«Senza cantante?» domanda Peter frastornato almeno quanto il resto della Sala Grande.

«Perciò, buona serata a tutti quanti e divertitevi ragazzi miei» conclude sorridendo all’intero salone, «Mi raccomando, ricordatevi sempre di non perdere né la fantasia né la speranza. Sono le armi più potenti, insieme all’Amore, in questi tempi così inquieti». Stringo i pugni. Ha ragione e in questa sala almeno più della metà dei ragazzi presenti lo sa. Sicuramente anche Lily lo sa. Anche lei, come me, ha perso i genitori in questo ultimo anno ad Hogwarts. Avrei tanto voluto essere una delle sue migliori amiche in quel momento per poterla stringere e proteggere come sogno di fare da sempre.

Un applauso accompagna l’uscita del Preside dal palcoscenico ed una nuova annuncia l’entrate del gruppo e di un elemento temporaneo. Un elemento che mi fa sbiancare da capo a piedi. Che ci fa lei la sopra?

«Cosa sta facendo?» domanda altrettanto bianco Moony.

La vedo arrossire ed abbassare per un nano secondo lo sguardo smeraldino, emozionata da tutti quegli occhi puntati sulla sua testolina rossa. Lily si avvicina al microfono magico e sorride timidamente.

«Salve a tutti, ragazzi» saluta con quella sua voce un tantino incrinata dall’emozione, «Nel contempo che il cantante dei Tribù finisce il lavoro con la professoressa McGrannit, io lo sostituirò in una sola canzone. La mia» un silenzio ammirato, quasi, segue questa spiegazione. Anche lei ha scritto una canzone? «L’ho chiamata “Last Night On Earth”. Spero che vi piaccia» conclude prima di girarsi verso il chitarrista che mi stava (stava) tanto simpatico, il quale le sorride affabile prima di aggiungere anche un occhiolino (maledetto!), e fargli cenno di si con la testa.

Si comincia!

It's the last night on earth before the great divide
My hands are shaking, time was never on our side
And there's no such thing as a beautiful goodbye
As an ordinary day I prayed for you a thousand times

It's never enough
No matter how many times I tried to tell you this is love

If tomorrow never comes I want you to know right now that I
I'm gonna love you until the day I die
And if tomorrow falls asleep can you hold me first?
I'm gonna love you like it's the last night on earth
Like it's the last night on earth, oohh

A penny for your thoughts
A picture so it lasts
Let's knock down the walls of immortality
Your fingers on my skin

Only you can hear my fear
Only you can help me heal
I see forever with you here

It's never enough

No matter how many miles stand between us, this is love

If tomorrow never comes I want you to know right now that I
I'm gonna love you until the day I die
And if tomorrow falls asleep can you hold me first?
I'm gonna love you like it's the last night on earth

It's never enough
Noohhhh

It's never enough
(it's never enough)
Oohh

The afterglow
The horizon line
The shadows fall
Will you still be mine?
Will you still be mine?
Will you still be mine, I ask

If tomorrow never comes I want you to know right now that I
I'm gonna love you until the day I die
(And if tomorrow falls asleep) Until the day I die (can you hold me first?)
I'm gonna love you like it's the last night on earth

(I’m gonna love you like) Like it’s the last night on earth

(I’m gonna love you like) Like it’s the last night on earth

It’s never enough

(I’m gonna love you like)

It’s never enough

Oohh

(I’m gonna love you like) Like it’s the last night on earth

È l’ultima notte al mondo prima del grande distacco
Le mie mani tremano, il tempo non è mai stato dalla nostra parte
E non c’é nessuna cosa bella come un addio
Come un giorno normale in cui ho pregato per te mille volte

Non è mai abbastanza
Non importa per quante volte ho cercato di dirti che questo è amore

Se domani non verrà mai, voglio che tu sappia ora che
Che ti amerò fino al giorno in cui morirò
Se domani si addormenterà puoi prima abbracciarmi?
Ti amerò come se fosse l’ultima notte sulla terra
Come se fosse l’ultima notte sulla terra

A che cosa stai pensando?
Una fotografia purché duri
Abbattiamo le pareti dell’immortalità
Le tue dita sulla mia pelle
Solo tu puoi sentire la mia paura
Solo tu puoi aiutarmi a guarire
Io mi vedo per sempre con te qui

Non è mai abbastanza
Non importa quante miglia distano tra noi, questo è amore

Se domani non verrà mai, voglio che tu sappia ora che
Che ti amerò fino al giorno in cui morirò
Se domani si addormenterà puoi prima abbracciarmi?
Ti amerò come se fosse l’ultima notte sulla terra

Non è mai abbastanza
Noohhhh
Non è mai abbastanza
(Non è mai abbastanza)
Oohh

L’ultimo bagliore
La linea dell’orizzonte
Le ombre cadono
Sarai ancora mio?
Sarai ancora mio?
Sarai ancora mio, mi chiedo

Se domani non verrà mai, voglio che tu sappia ora che
Che ti amerò fino al giorno in cui morirò
(Se domani si addormenterà) Fino al giorno in cui morirò (puoi prima abbracciarmi?)
Ti amerò come se fosse l’ultima notte sulla terra

(Ti amerò come) Come se fosse l’ultima notte sulla terra

(Ti amerò come) Come se fosse l’ultima notte sulla terra

Non è mai abbastanza

(Ti amerò come)

Non è mai abbastanza

Oohh

(Ti amerò come) Come se fosse l’ultima notte sulla terra

Non l’avevo mai sentita cantare... non l’avevo mai sentita... non l’avevo mai capita...

Un applauso lunghissimo segue questa sua esibizione. Uno spettacolo che, credo, nemmeno il gruppo completo riuscirebbe ad eguagliare. Troppo brava. Troppo. Ha una voce assurda! Non credevo che potesse essere così bella... così intonata... così forte! Una meraviglia! Qualcosa di talmente toccante che è riuscita ad imprimere le parole della sua canzone dentro di me meglio che in chiunque altro. Ho capito cosa vuole dire. Si è dichiarata. Ama qualcuno...

Chi?

«James? Che ti prende?» mi domanda preoccupato Remus.

«Niente». Voglio uscire da qui. Voglio sparire. Scrollo nervosamente la mano che Moony aveva poggiato sulla mia spalla ed esco dalla Sala Grande inviperito senza degnare di un occhio a nessuno. Ringrazio tacitamente Moony e Wormtail che non mi seguono. Remus deve aver capito che voglio stare da solo. E ringrazio ancora di più Merlino per non aver fatto accorgere Sirius della mia fuga. Quando lui si mette è peggio di una sanguisuga. E, di certo non avrebbe mollato l’osso finché non gli avrei rivelato che mi sento il cuore a pezzi...

Lei si è dichiarata. Ma a chi? Chi è questo coglione che mi ha rubato il cuore di Lily Evans. Il suo cuore doveva essere mio! Solo mio! E sapere che lei troverà la felicità con un altro mi uccide. Chi diamine è questo demente? Fino a ieri quando mi ha rifilato l’ennesimo due di picche, l’ho vista spensierata. Non mi sembrava affatto cambiata per una storia o in tormento per un sentimento forte come quello che ha sprigionato grazie alla sua canzone.

E allora?

Cammino ancora per un po’. Sono finalmente fuori e l’aria fresca si scontra con la mia pelle calda. Ho raggiunto il cortile esterno prima del grande ponte di legno. Arrivo alla fontana e, osservandola dal basso, riesco a scorgere anche qualche stella oltre la statua. Sono davvero bellissime...

«Non fa un po’ troppo freddo per stare qui?» domanda improvvisamente la sua voce. Quella voce che avevo tanto sottovalutato, nonostante gli acuti che mi lancia ogni tanto per i corridoi quando faccio un po’ troppo il cretino.

Mi volto senza preoccuparmi di nasconderle la sorpresa di vederla lì. In questo luogo spopolato per questa sera, il cui unico occupante sono io. Possibile che abbiamo avuto la stessa idea di venirci a rintanare qui, nonostante “rintanare” sia un tantino inopportuno da usare ora, visto che siamo fuori. Di fatti, la vedo stringersi nelle spalle e strusciare le sue mani sui lati degli avambracci nel contempo che si abbraccia da sola per riscaldarsi. Il tutto, mentre scende quei tre gradini e mi raggiunge alla statua.

Oppure... stava davvero cercando me?

Per quanto vorrei dirle un sacco di cose e riempirla di domande su questo idiota che le ha rubato il cuore e il mio posto nella sua vita, non trovo le parole per iniziare una conversazione quanto meno civile. Questa sera mi ero ripromesso di non fallire. Beh, in realtà ho già fallito in partenza (per quanto sia assurdo per James Potter fallire), ma almeno iniziare ad avere un rapporto più... umano con lei, non sarebbe affatto un dramma.

Perciò, mi limito a fissarla ancora sorpreso della sua presenza lì ed ancora ignorante delle parole giuste da utilizzare per iniziare a parlarle. Oramai mi ha raggiunto e anche lei ha cominciato a guardarmi con lo stesso interesse con cui la scruto io. Possibile che lei sia venuta qui proprio per me? Se voleva stare in un posto più tranquillo, credo che ne avrebbe scelto uno senz’altro più caldo ed accogliente, visto che sta congelando.

Riprende a strusciare le mani sugli avambracci per farsi calore e a sbattere delicatamente i piedi a terra per mantenere in movimento i muscoli e quindi non prendere freddo. È davvero adorabile! Bellissima! E mi dispiace immensamente che stia patendo questo freddo solo per... per cosa?

Alzo una mano lentamente fino a raggiungere la sua sinistra poggiata sull’avambraccio destro, e gliel’afferro. È congelata!

«Hai la mano ghiacciata, Evans» constato mantenendola nella mia.

«Tu, invece, sei un brodo». Sorrido, «Ma come fai? Si gela!».

Le sorrido ancora di più alzando i miei occhi nocciola su di lei, dato che prima erano rimasti a fissare ammirati quella mano così affusolata e delicata che non ha mai conosciuto il tatto della mia escludendo la guancia (per tutti gli schiaffi che mi ha dato), «Sono un essere dal sangue estremamente caldo».

Non le lascio nemmeno il tempo di rispondermi: stringo quella sua mano nella mia, la supero dirigendomi verso l’entrata del castello e trascinandomela dietro. Lei stranamente non oppone nessuna resistenza ribattendo acidamente “So camminare benissimo da sola, Potter” come era solita fare quando osavo afferrarle la mano.

Già... quello fu l’unico episodio in cui mi rispose “gentilmente”. Perché le altre volte che avevo provato a prenderle la mano o a sfiorarla in qualsiasi altro punto, mi urlava addosso che ero uno schifoso maiale o, addirittura, quando capitavano proprio quei giorni “NO”, mi arrivava direttamente il ceffone senza che io abbia aperto bocca per giustificarmi.

Questa ragazza è una vera bomba ed io ne sono completamente perso!

Rientriamo giusto in tempo per evitare una forte folata di vento che, sono sicuro, sarebbe riuscito a completare il lavoro di congelamento di Lily Evans. Le stringo ancora più forte la mano, mentre la trascino su per le scale. Sento che se non approfitto ora di questo contatto, non ce l’avrò mai più. Non sentirò più il cuore battere forte solamente per la sua mano stretta nella mia.

Poi, improvvisamente, la sento tirare. Ma la sua stretta sulla mia mano non si allenta affatto. Anzi! Direi che si è fatta addirittura più forte. Vuole che mi volti verso di lei. Ma che diamine le prende? È completamente impazzita? Che fine ha fatto la Lily Evans che “morirei di colpo se solo osassi sfiorare quel macaco di Potter”?

«Sai, Evans... a volte sei talmente strana che mi fai davvero inquietudine».

A testimoniare maggiormente la mia nuova teoria sul rapimento di Lily Evans con conseguente sostituzione di un suo clone che ha il compito di non far destare sospetti mentre quella vera viene portata da Lord Voldemort in persona perché le deve fare il lavaggio del cervello, è il fatto che a questa mia affermazione lei è scoppiata a ridere.

«Hai ragione» e mi da anche ragione! No. Questa... persona... non può assolutamente essere Lily Evans! Che diamine le è capitato? Devo iniziare a preoccuparmi seriamente? «Soprattutto oggi, vero, Potter?».

Annuisco prima che un nuovo silenzio imbarazzante e senza vie d’uscite invadesse di nuovo lo spazio occupato da noi due. Lei continua a guardarmi quasi in attesa, studiosa... esattamente come me. In lontananza sentiamo ancora il caos della festa in Sala Grande. Il gruppo deve aver ufficialmente aperto le danze.

«Anche tu, però, sei strano» ammette infine, mentre io la guardo con un’espressione assurdamente interdetta. Io? Strano? Ok! Ora comincio davvero a preoccuparmi! «Di solito James Potter è sempre così bravo a parlare e a non perdersi in silenzi così imbarazzanti. Soprattutto quando io sono nei paraggi. Vero, Potter?» conclude con un ghigno sadico e allo stesso tempo divertito.

Deglutisco. Se prima ho detto che mi faceva solo inquietudine, ora mi correggo. Ho paura! Poi, come un cretino, mi gratto la nuca a disagio e rido scioccamente. Si capisce palesemente che mi sento davvero in imbarazzo.

Lei sorride. Un sorriso che non mi ha mai rivolto in sette anni che la conosco. Mai! Ma, a quanto pare, questa sera ha deciso davvero di sorprendere tutti. Di fatti, di fronte quel sorriso quasi incoraggiante nei miei confronti, riesco a perdere quell’imbarazzo e le restituisco il gesto. Poi annuisco alla sua domanda lasciata in sospeso.

Ancora una volta sento il silenzio piombare tra di noi, ma in questa occasione nemmeno lei sa come sventarlo. Mi ha dato la possibilità prima di aprire un discorso, ma sono convinto che continuare sulle note di quello che aveva detto lei, ci porterebbe ad una nuova discussione e quindi inevitabilmente ad una nuova litigata. Sembra quasi indispensabile un nostro litigio... come l’aria nei polmoni. Possibile che non ci sia un solo, santissimo, argomento che non ci porti ad una discussione?

Poi... la lampadina si accende...

Almeno ci provo!

«Hai... hai davvero una gran bella voce, sai?» le dico quasi timidamente. Il ché per descrivere James Potter è un aggettivo assurdo ed impossibile. Ma questa volta è azzeccato.

Lei, invece, sembra sorpresa. Evidentemente non si aspettava questo mio complimento. Poi abbassa lo sguardo e la testa per nascondere quelle sue guance improvvisamente avvampate.

«Grazie» mormora imbarazzata.

«Ed ora, ragazze e ragazzi» sento parlare attivo e pimpante il cantante dei Tribù, mentre i giovani abitanti di Hogwarts sono entusiasti della musica e della bravura di questi musicisti, «una nuova dedica!» proclama ancora seguito a ruota da una batteria. «Questa canzone è per te, Lily Evans!».

Cazzo!

Che tempismo, ragazzi!

La vedo alzare i suoi smeraldini occhi verso l’entrata della Sala Grande, alla mia sinistra, ma più in alto di noi di altre due rampe di scale.

Un ritmo allegro e vitale comincia ad aleggiare nell’aria, subito accompagnato dalle urla dei nostri compagni di scuola e dalla voce del cantante. È bravo! Credo che sia in grado di intonare abbastanza bene i sentimenti che ho racchiuso in quel testo per la testolina rossa che ho di fronte in questo momento e che ancora ha gli occhi sgranati per la sorpresa. Non smette di fissare l’entrata della Sala Grande, quasi come se, se continuasse a guardare in quella direzione capirebbe meglio le parole che il cantante sta dicendo.

She’s cold and she’s cruel
But she knows what she’s doin’
She pushed me in the pool
At our last school reunion
She laughs at my dreams
But I dream about her laughter
Strange as it seems
She’s the one I’m after

Cause she’s bittersweet
She knocks me off of my feet
And I can’t help myself
I don’t want anyone else
She’s a mystery
She’s too much for me
But I keep coming back for more
She’s just the girl I’m looking for

She can’t keep a secret for more than an hour
She runs on one hundred proof attitude power
And the more she ignores me
Then more I adore her
What can I do?
I’d do anything for her

Cause she’s bittersweet
She knocks me off of my feet
And I can’t help myself
I don’t want anyone else
She’s a mystery
She’s too much for me
But I keep coming back for more
She’s just the girl I’m looking for

The way she sees it’s me
On her caller I.D.
She won’t pick up the phone
She’d rather be alone
But I can’t give up just yet
Cause every word she’s ever said
Still ringing in my head
Still ringing in my head

She’s cold and she’s cruel
But she knows what she’s doin’
Knows just what to say
So my whole day is ruined

Cause she’s bittersweet
She knocks me off of my feet
And I can’t help myself
I don’t want anyone else
She’s a mystery
She’s too much for me
But I keep coming back for more

Cause she’s bittersweet
She knocks me off of my feet
And I can’t help myself
I don’t want anyone else
She’s a mystery
She’s too much for me
But I keep coming back for more
Oh, I keep coming back for more
She’s just the girl I’m looking for
Just the girl I’m looking for
I’m looking for
I’m looking for
I’m looking for
Just the girl I’m looking for

Lei è fredda e crudele
Ma sa quello che sta facendo
Mi ha spinto nella piscina
Alla nostra ultima riunione scolastica
Ride dei miei sogni
Ma io sogno la sua risata
E' strano poiché sembra
Che lei sia la sola cui sto dietro

Perché lei è dolceamara
Lei mi frega apertamente
E non posso farne a meno,
Non voglio nessun altro
Lei è un mistero
E' troppo per me
Ma continuo a tornare per averne di più
Lei è la ragazza che sto cercando

Lei non riesce a tenere un segreto per più di un'ora
Più mi ignora
Più la adoro
Cosa posso fare?
Farei di tutto per lei

Perché lei è dolceamara
Lei mi frega apertamente
E non posso farne a meno,
Non voglio nessun altro
Lei è un mistero
E' troppo per me
Ma continuo a tornare per averne di più
Lei è la ragazza che sto cercando

Il modo in cui capisce che sono io
Al suo cellulare
Non risponderà al telefono
Piuttosto resterà da sola
Ma non posso rinunciare ancora
Perché ogni parola che lei abbia mai detto
Risuona ancora nella mia testa
Risuona ancora nella mia testa

Lei è fredda e crudele
Ma sa cosa sta facendo
Sa cosa dire
Per rovinare la mia giornata intera

Perché lei è dolceamara
Lei mi frega apertamente
E non posso farne a meno,
Non voglio nessun altro
Lei è un mistero
E' troppo per me
Ma continuo a tornare per averne di più

Perché lei è dolceamara
Lei mi frega apertamente
E non posso farne a meno,
Non voglio nessun altro
Lei è un mistero
E' troppo per me
Ma continuo a tornare per averne di più
Oh, continuo a tornare per averne di più
Lei è la ragazza che sto cercando
Che sto cercando
Che sto cercando
Che sto cercando
La ragazza che sto cercando


Certo, il cantante dei Tribù non può vantare di avere la stessa bellissima voce con la quale Lily è riuscita prima ad inculcare le sue parole nei cuori dei ragazzi che l’ascoltavano, ma penso che l’intensità con cui abbia pronunciato queste parole e il sentimento che ci abbia messo possano bastare per imprimere altrettanto bene i miei pensieri negli ascoltatori.

«Wow!» commenta il tutto. È rimasta davvero senza espressioni... e mi piace. Mi soddisfa in una maniera incredibile! Finalmente l’ho ammutolita... anche se lei non ha la più pallida idea di chi gliel’abbia dedicata.

Continuo a fissarla insistente in attesa di un suo commento un tantino più dettagliato, mentre lei ha ancora gli occhi puntati sull’entrata della Sala Grande. Come se si aspetti che da un momento all’altro uscisse il ragazzo che le ha dedicato questa canzone, sorridendole ed aprendole le braccia invitandola in un abbraccio d’amore. Magari... lo stesso ragazzo a cui lei ha dedicato il suo testo.

Alla fine, però, sono davvero masochista. Questi pensieri mi stanno uccidendo. Non ho bisogno di uno specchio per accertarmi di avere uno sguardo da morto vivente. Peggio di quando tornavo nel mio Dormitorio e mi sbattevo demoralizzato sopra il letto con conseguente sfuriata di Sirius.

Mi volto dall’altra parte dell’entrata della Sala Grande e proseguo verso la prima scalinata che porta alla lunga ed alta torre di rampe che cambiano continuamente posizione e... quindi, inevitabilmente, nella Sala Comune dei Grifondoro. Per poi sbattermi la porta del Dormitorio dei Malandrini dietro le mie spalle e soffocarmi (questa volta per davvero) con il cuscino del mio stesso letto. Non ho intenzione di sporcare nessun altro cuscino dei miei amici di camera... potrebbero sentirsi in colpa e farsi le pippe mentali sulla mia morte per il resto della loro vita.

«Dove vai?» mi chiede, però, lei improvvisamente con gli occhi rivolti verso di me.

Mi giro di nuovo nella sua direzione e non mi preoccupo nemmeno di nasconderle il mio sguardo abbattuto e fallito, tanto che lei sussulta pressappoco impercettibilmente. Si avvicina e, sorprendendomi, mi afferra la stessa mano di prima provocandomi un’improvvisa accelerazione cardiaca. Ma che le prende? Perché improvvisamente sembra triste per la mia reazione.

«Dove stai andando?» mi domanda in un sussurro emozionato e preoccupato.

«Ti lascio andare...» ammetto, permettendo a questa frase di scorrere sia addosso a me sia a lei in tutti i sensi che si possono cogliere. La lascio andare... per sempre. Se si è dichiarata ad un altro è inutile che io insista la mia battaglia. Avrei già perso in partenza senza contare che la renderei infelice dato che costituirei per lei solamente un peso... e non una persona importante come ho sempre sognato e sperato.

Concedo alla mia mano un ultimo secondo prima di privarla definitivamente del tocco eccezionalmente dolce di Lily Evans. Concedo ai miei occhi un ultimo istante prima di privarli una volta per tutte del bel viso insolitamente triste e preoccupato di Lily Evans nei miei confronti. Concedo al mio naso un ultimo momento prima di privarlo per sempre del buono odore di Lily Evans, capace di mandarmi il cervello in tilt. Poi mi volto di nuovo... le do le spalle e salgo i primi tre gradini.

«Quindi ti arrendi?» mi chiede a bruciapelo non permettendomi di salire sopra il quarto perché riporto le mie iridi più che sorprese su di lei. Potrebbe risultare come una domanda per assicurarsi di qualcosa... di qualcosa di bello per lei. Almeno così dovrebbe essere. Ma, nonostante questo, non riesco a scorgere nessun lampo di gioia nei suoi occhi. È triste. Distrutta, a momenti. Perché? PERCHÉ? Dannazione! Per quale motivo si comporta cosi con me proprio ora?

«Beh...» tento di risponderle voltandomi per intero verso di lei, «... non ho intenzione di interferire ancora nella tua vita privata, Lily» mi permetto di chiamarla per nome dato che ora sono incredibilmente serio.

Se Sirius e Remus fossero qui, mi mangerebbero per la scemata che sto commettendo.

«Adesso hai le giornate di un altro ragazzo da riempire...» abbasso lo sguardo fra qualche secondo lucido, «... non voglio rovinarvi questa esperienza» sospiro, «Insomma, dalle parole che hai dedicato a lui con la tua canzone si capisce chiaramente che è qualcosa di forte che provi... non voglio essere causa di una sofferenza così grande solo perché...» perché? Perché devo soddisfare i capricci del mio cuore? No.

No... io sarò grande. Sarò grande per lei, perché, ormai, non posso più negare di essermi completamente innamorato di quel viso così sprizzato di lentiggini. Perciò se la sua felicità richiederà la presenza di un altro cuore accanto al suo... e non del mio, allora sarò ben... accondiscendente (e non contento) di farmi da parte.

«Perché?» domanda insistente.

«Va da lui, Lily» la congedo una volta per tutte salendo le scale. Arrivo alla lunga ed alta torre piena di quadri appesi alle pareti, in cui le rampe cambiano posizione e comincio a salire sulla prima che mi capita davanti. Non ha importanza di dove mi porti... basta che resti da solo.

«Non le hai sentite le parole della mia canzone, James?» mi domanda seguendomi di corsa, colpendomi al cuore solo perché ha nominato il mio nome con insistenza... Come se si stesse aspettando che io capisca qualcosa. Ma cosa? Cosa vuoi farmi capire, Lily? Non ti basta la mia faccia così affranta di fronte al dolore che tu mi stai causando?

Evidentemente no...

«Certo che le ho sentite, Lily... ed erano belle parole» le rispondo non degnandola di nessuna attenzione particolare, come, di norma, invece farei. Lei è ancora dietro di me ed io, nemmeno mi sono voltato per fissarla negli occhi. Niente. Semplicemente continuo a camminare dritto per la mia strada. Qualunque essa sia... basta che mi isoli.

«Non ti sono piaciute?» chiede ancora caparbia, «Secondo te erano parole troppo dure? Troppo pessimiste?».

«Se ti preoccupa il fatto che non possa essergli piaciuta, Evans, ti assicuro che ti stai sbagliando di grosso. Nessuno in Sala Grande ha il coraggio di disprezzare la tua canzone. Forse solo quei deficienti dei Serpeverde...» Serpeverde? E... e se... se avesse dedicato la canzone proprio a... a lui? A Mocciosus?

No. Non potrei sopportarlo! Non... non... no...

«E allora perché ti comporti come se ti avessero offeso?».

Questa volta non posso fare a meno di mostrarle tutto lo stupore che, per davvero, mi sta sopraffacendo. Mi blocco di colpo sentendo anche i suoi passi fermarsi di botto dietro di me. Probabilmente a qualche gradino più in giù della terza rampa di scale. Una attaccata ad una parete che, tra qualche secondo, immagino, cambierà di nuovo posizione. Ma non m’importa. Non m’importa se qualsiasi cosa o qualcuno devierà il mio percorso portandomi anche di fronte la morte... non m’importa perché ora che Lily Evans ha proferito quelle parole, io ho chiaramente percepito il mio cuore fermarsi.

«Perché ti dovrebbe importare la mia reazione alla tua canzone, Lily?» le domando osservandola serio dall’alto. Ho fatto in modo di concatenare i nostri sguardi solamente perché mi sono scocciato. L’ho inseguita per sette anni assorbendo tutte le pugnalate che mi riservava con la sua acidità e con i suoi pregiudizi. Mi sono anche scocciato di ferire in continuazione il mio cuore e, a momenti, l’idea che lei si voglia impegnare con un altro mi sembrava persino allettante per la guarigione del mio organo principale... quello che pompa il sangue in tutto il corpo dandogli vita, ma che, ingenuamente, uccide se non viene ricambiato dello stesso sentimento che prova.

Lei, però, alza gli occhi al cielo. «Ci vuole davvero così tanto, Potter...» risponde riportando il suo smeraldino sguardo su di me. Continuando a fissarmi. Alza il piede destro e lo poggia sul primo gradino. In men che non si dica è sul mio stesso livello dopo aver superato quei due piccoli ostacoli che ci dividevano. Due piccoli ostacoli resi nulli dalla catena dei nostri occhi. «... ci vuole davvero così tanto per capire che eri tu il destinatario della mia canzone?» riprende la domanda lasciata prima in sospeso. Non ho, però, il tempo di strabuzzare gli occhi che lei già sorride, «Esattamente come non ci vuole così tanto per capire chi è lo scrittore della canzone che mi è stata dedicata poco fa».

L’avevo detto che non ho avuto tempo di strabuzzare gli occhi, no? Si, invece. Perché ora, per la prima volta in vita mia, sono diventato rosso. Ho le guance rosse e, inevitabilmente, la mia mano è partita a scompigliare i miei capelli.

«Non ti arrabbi?» m’incuriosisco non appena noto la sua mancata reazione al mio gesto che lei tanto detesta. Sento un battito mancare non appena mi sfiora la guancia con la sua mano e mi fissa con uno sguardo dolce.

«C’è una bella differenza tra quel gesto che fai con arroganza e...» esita un secondo, imbarazzata anche lei, «... e questo» continua, poi, alzando ancora di più la sua mano lasciandola arrivare sulla mia folta ed indomabile chioma corvina, spettinandomela ancora di più. Lasciandomi completamente sorpreso... assolutamente disarmato. «Con questo sguardo, James...» continua sorridente.

Rispondo al suo sorriso, ma entrambi, ora, siamo di nuovo in silenzio. Ci siamo dichiarati, si? No. Manco io...

«Lily...» la chiamo dolcemente, afferrandole la mano che le ancora teneva tra i miei capelli e stringendola insieme all’altra, «... si, hai ragione» sorrido rumorosamente. Effettivamente smascherato. «Sono io che ho scritto quella canzone. Per te. Non volevo fallire questa volta... Lys».

«Lys?» chiede frastornata.

«Giglio» le rispondo con un sorriso birichino, ma sincero, «... en français». Lei sorride ancora di più. Una strana luce comincia a brillare nei suoi occhi. È felice. Con me...

«Lys...» mormora compiaciuta.

«Adoro il tuo nome, Lily».

Riprende a fissarmi seria e quasi sorpresa del mio viso. Come se mi vedesse per la prima volta. Perché effettivamente è questo che succede. L’Amore ha la capacità di smascherare tutti... e il nuovo volto, quello dell’Amore, sorprende sempre l’altro. E se ne compiace. Esattamente come io, in questo momento, mi sto compiacendo del suo viso. Esattamente come lei, in questo istante, si sta compiacendo della mia espressione.

«E io...» esita un secondo, non potendo evitare di arrossire lievemente sulle gote, «... e io adoro affogare nel nocciola» mi risponde con un sorriso che più semplice e disarmante non esiste.

Sorrido, mentre lei posa di nuovo la sua mano sulla mia guancia e si avvicina lentamente al mio viso, non osando interrompere la catena dei nostri sguardi. Non osando distruggere niente di questo momento.

L’imbarazzo, però, è ancora forte in lei e presto, dopo quel piccolo avvicinamento, di nuovo si ferma. Purtroppo non ho il tempo di fare niente che la rampa di scale si sposta, proprio come avevo previsto. L’avevo previsto, si. Ma non avevo previsto che in seguito al suo spostamento improvviso, avrei ringraziato quelle scale per il resto della mia vita. Si. Perché con il suo movimento un tantino brusco, la rampa ha fatto perdere l’equilibrio alla piccola Lily che, inevitabilmente, mi è finita addosso.

Sembrava quasi tutti studiato. Come se persino questa scuola e i suoi muri abbiano capito i sentimenti che io e Lily proviamo reciprocamente per l’altro, e non ne potessero più del nostro silenzio e del nostro imbarazzo proprio ora che si sta, in un certo senso, decretando la fine della battaglia Potter VS Evans.

Lei alza lentamente gli occhi verso di me, dal mio petto dove era finita... da dove l’ho sostenuta. Ha il viso in fiamme. Non ci vuole un genio per capirlo e, sinceramente, anche io non mi sento da meno. Ho la febbre. Me la sento. Fra qualche secondo mi sciolgo qui... ai suoi piedi. Tutto dovuto alla forza dei nostri occhi. Non credevo che potessero avere un’intensità del genere, due sguardi incatenati come i nostri. Una forza tale da disarmare qualsiasi intenzione... da annebbiarti la mente in un modo così veloce e perfetto che... che ti fa sentire come un ebete. Un perfetto cretino immobile davanti ai suoi occhi. In completa contemplazione del proprio amante. L’Amore. Ecco come mi rende quando io vedo lei. È tutto collegato!

Questa sera, però, Lily sembra essere posseduta dalla vera forza. Ha sempre il coraggio di fare la prima mossa. Ecco perché ora ha ripreso ad accarezzarmi la guancia con la mia stessa espressione persa. Ma, adesso basta! Lei ha fatto fin troppo per tutti e due, questa sera. Si è addirittura dichiarata per prima tra noi! Ora è il mio turno.

Le afferro la mano, così delicata e piccola nella mia grande e forte, e la stringo portandomela vicino alla bocca. Prendo a sfiorarle le dita esili, mentre, con un imbarazzo non da me, le passo timidamente l’altra mano dietro la sua schiena per avvicinarla ancora di più al mio corpo. Per non lasciarla andare via. Non ora.

Sorrido con le sue dita sulla bocca, di fronte il suo sguardo in un certo senso meravigliato. Eccoti, finalmente... Lily Evans. Alla fine ti ho scoperta. Ho capito chi sei veramente.

«Ciao, Lily Evans» mormoro avvicinandomi ancora di più al suo viso ed abbassando di poco le nostre mani intrecciate.

A meno di qualche soffio tra le nostre labbra, la sento trattenere silenziosamente il fiato e sussurrarmi in risposta.

«Finalmente ti ho preso, James Potter».

Si... perché anche io avevo una maschera. Entrambi avevamo una maschera. Una maschera forte se contiamo sette anni passati ad insultarci e ad urlarci contro. Una maschera forte.... ma non abbastanza forte per l’Amore che ci ha denudati e disarmati proprio in questo istante, aprendo lo spiraglio che ha permesso ad entrambi di vedere e conoscere il vero io dell’altro. Quello senza maschera. Anche lei l’ha visto... anche lei l’ha capito...

E poi... e poi c’è l’esplosione. L’esplosione del cuore. L’esplosione delle scintille, della magia, dei sentimenti. Perché tutto comincia a vorticare velocemente facendo sparire in un lampo lo stesso “tutto”. Già... ora, intorno a noi, il tutto si è trasformato in nulla. Il mondo è sparito perché non esiste altro, adesso, nella mia testa se non lei. Lei. Lei. Lei. Lei. Lei. Lei. Lei. Lei. Lei.

Io l’ho sfiorata. Credevo che le bastasse così. No. Ha portato le mani dietro la mia nuca e mi ha attirato ancora di più a sé. Il cuore batte talmente velocemente che non mi sembra più di averlo. E sto impazzendo. Troppe emozioni solo per lei. Solo perché Lily ha portato le sue mani dietro la mia testa, solo perché io la stringo ancora di più dalla vita, solo perché i nostri visi sono così vicini, solo perché, molto semplicemente, ci stiamo baciando.

Il nostro primo vero bacio... non lo dimenticherò mai!

Grazie tante, Hogwarts! Se non fosse stato per quella rampa di scale, probabilmente avremmo impiegato ancora un po’ di tempo per arrivare ad un momento del genere.

Grazie Silente! Se non fosse stato per quella testa che lui si porta dietro, probabilmente domani avremmo continuato ad urlarci contro.

Grazie Malandrini! Se non fosse stato per il nostro incredibile cervello e il nostro carisma, probabilmente avremmo preso l’idea del Preside come una sciocchezza colossale.

Grazie... Lily! Se non fosse stato per te, io ancora starei tentando di uccidermi con un semplice cuscino.

«Ti amo, Lily...» le dico in un soffio, mantenendo le nostre teste incollate e gli occhi chiusi. Basta il suo respiro per farmi capire che è emozionata anche lei, che sta provando le stesse cose che provo io in questo momento, «... sei sempre stata la ragazza che ho cercato!» le sorrido sulle labbra.

Anche lei sorride. «Anche io ti amo, James... ti amo come se fosse l’ultima notte su questa terra».

In un momento come quello... come se stessi vivendo i tuoi ultimi istanti della tua vita provi l’Amore a livelli massimi, proprio perché sai che non ne avrai più la possibilità. Non avrai più la possibilità di provare un sentimento così bello e potente. E allora lo lasci scorrere su di te e sugli altri lasciandoti arrivare persino alla luna, alle stelle. E noi, ora siamo in cielo!

Entrambi abbiamo trovato la persona che stavamo cercando da tempo... e la stiamo amando proprio come se fosse l’ultima notte sulla terra.

Fine

Una piccola One – shot per compensare il continuo dolore che sto facendo provare al povero James Potter nella mia Long – Fic “Questo Matrimonio Non s’Ha Da Fare”.

Ho impiegato davvero tanto per immaginarla, scriverla e rivederla. Spero che il mio duro lavoro vi piaccia e, anche, che venga ben ricompensato con un mucchio di Recensioni ^^

Grazie in anticipo a tutti coloro che la leggeranno, che la commenteranno e che la metteranno tra i loro Preferiti o tra le Seguite :)

Grazie ^^

Bye Lovegio92

P.S. Le due canzoni che ho utilizzato si chiamano: "Just The Girl" dei The Click Five (quella scritta da James e i Malandrini), quella cantata da Lily è "Last Night on Earth" di Delta Goodrem. Entrambe ottime canzoni che mi prendono nel profondo.

Consiglio vivamente di ascoltarle ^^

Questi sono i link su Youtube: (addirittura il link di Last Night on Earth è un video proprio di James e Lily ^^)

The Click Five = http://www.youtube.com/watch?v=eDEQt-zHCcI

Delta Goodrem = http://www.youtube.com/watch?v=NPBn5Jv1lbk

  
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