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Autore: kaos3003    01/11/2009    3 recensioni
Il fuoco era indomabile e lui era il Fuoco, ma ora doveva abbandonarsi nelle mani del Sogno più giovane e di un'evocatrice.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ifrit
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La terra degli spiriti
Fandom: Final Fantasy X
Personaggi/Pairing: Intercessore di Ifrit
Genere: Introspettivo
Rating: Verde
Avvisi: Missing moment
Prompt scelto: 84 – she's on fire
Trama: Il fuoco era indomabile e lui era il Fuoco, ma ora era nelle mani di un Sogno più giovane e di un'evocatrice.
Note dell’autore: be', gli intercessori sono personaggi a tutti gli effetti, e cosa si collega meglio al fuoco di Ifrit, signore delle fiamme?
La storia si svolge dopo il dialogo tra Tidus, Yuna e l'intercessore nell'ultima visita al tempio di Kilika... dopo che aver battuto Yunelasca ed aver visitato Bevelle, per capirsi. Inutile dire che è in gran parte inventata visto che:
1.Non ho idea di quando il giovane miliziano sia diventato intercessore. Ho supposto fosse uno dei primi miliziani e che quindi abbia reso l'anima più o meno ottocento anni prima degli eventi del gioco.
2.Non è ben chiaro perché Lord Mi'ihen sia stato accusato di tradimento dal clero di Yevon. Le macchine Al Bhed sono state inserite, quindi, solo per mia scelta.


 



Il Sogno e l'evocatrice superarono la porta del naos mentre l'intercessore li guardava sparire oltre il velo. Era stanco di sognare e forse questo Sogno avrebbe concesso agli spiriti di quella terra di varcare le porte dell'Oltremondo.
Spira era la terra degli spiriti, lui era uno di questi e dominava il fuoco. Lui era lo spirito del fuoco, lui era Ifrit, o almeno così lo nominavano alcuni guardiani che sostavano appena oltre la porta del naos, mentre i loro invocatori intonavano l'inno e pregavano per ottenere la sua forza. Alla fine poteva accettare quel nome, visto che non ricordava il proprio.
Lui era lo spirito del fuoco, ma non solo: lui ormai era il Fuoco. Non era stato un caso, ma una scelta ben ponderata: quella era l'ultima cosa che riuscisse a ricordare, forse perfino l'unica. In fondo, pensò, Spira era anche la patria di ricordi svaniti, patria per cui aveva dato in vita e per cui era arrivato a sacrificare persino la propria identità.
“Sei morto provando a sconfiggere Sin, ora ti chiedo di rimanere su Spira per aiutare gli invocatori a portare il Bonacciale” gli aveva detto Lady Yunelasca mentre il suo corpo, ancora caldo, giaceva sulla sabbia del deserto di Bikanel; e lui aveva accettato. Non con la stessa fiducia con cui aveva seguito Lord Mi'ihen, ma aveva accettato.
Lord Mi'ihen... Non erano tornati in molti da quella missione, eppure unirsi alla Milizia era sembrato facile, quasi scontato. All'epoca quell'uomo girava i villaggi, incitando i giovani ad imbracciare le armi contro il mostro che da quasi duecento anni rovinava la loro terra e che aveva ucciso i loro genitori, i loro fratelli, i loro amici. A sentire lui non c'era motivo per cui un qualsiasi figlio di Spira non dovesse affrontare quel mostro e, perché no, ucciderlo.
Il giovane miliziano sorrise, piegandosi sulle ginocchia. Sapeva parlare bene, Lord Mi'ihen, e per questo in pochi anni il corpo militare aveva assunto proporzioni considerevoli, combattendo le scaglie che il peccato della loro terra si lasciava in giro.
Se ben ci pensava, anche in quel corpo c'era un segno del Fuoco che sarebbe diventato: Lame Cremisi, così lo aveva chiamato il comandante dopo una delle loro prime incursioni.
Forse riusciva a ricordare quel giorno. Se chiudeva gli occhi, poteva ancora vedere la locanda vicino al tempio di Djose in fiamme e, accanto ai suoi piedi, la carcassa di un Basilisk. Dal petto della creatura emergeva la lama dell'uomo che aveva guidato la battaglia mentre le squame si coloravano di un rosso accesso per gli ultimi raggi del sole.
Il resto del plotone festeggiava al di là del ponte mentre Lord Mi'ihen, poco distante da lui, accarezzava il cannone di una delle macchine, ancora caldo per la recente battaglia.
“Questa macchina è riuscita ad uccidere una scaglia in pochissimo tempo.” mormorava, mentre il suo sguardo correva sugli ingranaggi.
I falò ardevano vivaci lungo i confini del tempio e attorno a loro gli spadaccini e i maghi bevevano allegramente, nel frattempo un ragazzo Al Bhed si stava avvicinando, probabilmente per controllare la bocca del cannone.
Davanti ai suoi occhi il comandante lo osservava pensieroso stringere un paio di viti.
“Se riuscissimo a potenziarle, potremmo sconfiggere Sin.” aveva detto, mentre batteva una mano sulla spalla del giovane Al Bhed.
E invece erano andati incontro ad un'accusa di tradimento ed erano stati spediti a morire sotto il sole cocente di Bikanel, fra i cannoni tuonanti e le grida di Sin, le stesse che poi aveva scoperto appartenere ad un intercessore imprigionato. All'epoca non avrebbe mai immaginato fossero gli stessi evocatori a permettere a Sin di vivere, eppure ora gli sembrava così naturale, così logico.
Un fioco gemito penetrò tra le pietre del tempio, distogliendolo dai suoi ricordi, ormai sempre più sbiaditi. L'intercessore ispirò a pieni polmoni l'odore salmastro che quell'ultimo lamento portava: Sin ora nuotava nel mare di Zanarkad, ormai per il vecchio Sogno era giunta la fine.
Sospirando, il giovane si rialzò per tornare nel proprio emblema.
Il fuoco era indomabile e lui era il Fuoco, ma ora doveva abbandonarsi nelle mani del Sogno più giovane e di un'evocatrice.

   
 
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