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Autore: sailormoon81    02/11/2009    8 recensioni
Sulle note di "Veramente", di Massimo di Cataldo, il momento della separazione tra Usagi e Mamoru secondo il mio personale punto di vista.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Veramente

Parte prima - L'abbandono

 

“Mi dispiace, ma non ho intenzione di lasciare che il passato mi condizioni il presente e soprattutto il futuro.”

“Mamoru… ma cosa stai dicendo?” una Usagi ancora incredula ascoltava le parole senza pietà di quel ragazzo che in più di una occasione aveva dimostrato di amarla più della sua stessa vita… e che ora invece asseriva di non amarla più.

“La semplice verità: non voglio più stare con te!”

Con queste parole, il ragazzo voltò le spalle alla bionda testolina buffa, la cui mente era sopraffatta da sensazioni differenti. Sicuramente tristezza, insicurezza, abbandono… ma anche  rabbia: rabbia verso se stessa che non era riuscita a capire per tempo che il suo ragazzo, il suo adorato Mamoru, non provava per lei gli stessi sentimenti. Certo, lei era consapevole di essere molto immatura, di comportarsi ancora come una bambina… ma non aveva mai pensato che questo lato del suo carattere potesse essere vissuto in maniera negativa dagli altri, soprattutto non da Mamoru!

Rabbia perché non si era accorta del cambiamento di comportamenti del ragazzo… si fermò a riflettere: ma c’era stato un cambiamento nei comportamenti di Mamoru?

 

“In effetti, Usagi, Mamoru si è comportato come sempre con te…” ammise riluttante Ami.

“Già” confermò Rei, annuendo pensierosa.

“Allora perché mi ha lasciata?” domandò Usagi più a se stessa che alle amiche, convocate al tempio di Rei per una riunione straordinaria, visto lo stato d’animo della guerriera lunare.

“Magari era solo di cattivo umore…” azzardò poco convinta Minako.

“Certo! Di sicuro non diceva sul serio! Vedrai che stasera ti chiamerà per chiederti scusa del suo stupido comportamento!”

“Grazie Makoto per la fiducia…” Usagi si sforzò di sorridere ai tentativi delle amiche per tirarle su il morale, ma era difficile fingere. Conosceva Mamoru forse meglio di chiunque altro, anzi addirittura meglio di quanto lui stesso potesse conoscersi. Ed era certa che l’umore di Mamoru, quando si erano incontrati quella mattina, era ottimo. O meglio, lo era stato finché non aveva preso Chibiusa per mano…

“Ma certo! Chibiusa! È tutta colpa sua!” urlò la bionda, riscuotendosi dai propri pensieri e facendo sobbalzare le altre ragazze.

“Ancora con questa storia?” esasperata, Luna, la fedele gattina, le salì in grembo, cercando di farla ragionare: “Chibiusa è solo una bambina, come può aver convinto Mamoru a lasciarti?”

“Così come si è intromessa nella mia vita!” così dicendo, Usagi, non dimentica delle buone maniere, salutò le amiche, che la guardavano interdette, per dirigersi verso casa: doveva fare in modo che Chibiusa annullasse il sortilegio fatto al suo ragazzo!

 

“Che vuol dire che non è in casa?”

“Semplicemente che non c’è: è andata da Mamoru…”

Usagi guardò la madre per qualche istante, sicura di non aver capito bene: Chibiusa era da Mamoru? Questo confermava i suoi sospetti. Doveva esserci di mezzo una strana forma di magia, nascosta perfino alle tecniche di Rei per individuare gli incantesimi… altrimenti perché mai Mamoru avrebbe voluto avere attorno Chibiusa, che a parte il colore dei capelli era tale e quale a lei?

***

 

Quando io ti ho detto addio
non dicevo veramente
prova a stare al posto mio
non l'avrei mai fatto inutilmente
ho cercato solo di salvare quel passato
che sbiadiva nei contorni di una polaroid

 

“Ehi, Mamoru? Cosa pensi?”

La voce di quella bimbetta di appena cinque anni lo riscosse dai suoi pensieri. Mentre cercava di mettere a fuoco la figurina di fronte a lui, si accorse di avere gli occhi lucidi. Sperava sinceramente di non piangere, e riuscire a mantenere il self control che, fino a quel momento, non l’aveva abbandonato. E sì che più di una volta, mentre stringeva tra le mani una foto che lo ritraeva abbracciato alla sua Odango, aveva avuto l’impulso di chiamarla e implorare il suo perdono. Ma dopotutto, se aveva detto quelle cattiverie era stato solo per salvarla, salvare la donna della sua vita - passata, presente e futura! - da una morte orrenda.

“A niente piccola. E tu, che stai facendo?”

“Ma come? Non hai sentito mentre ti raccontavo la storia del mio disegno?” La bambina mise il broncio, mentre ritirava un foglio che, solo in quel momento, Mamoru si accorse di avere sulle gambe.

“Aspetta! Fammi vedere.” Il ragazzo tentò di riprendere il disegno in questione, mentre Chibiusa lo riponeva con cura nello zainetto.

“No! L’hai visto fino ad ora! Adesso lo poso e lo porto a casa…”

Mamoru dovette rassegnarsi a non sapere mai se quanto aveva visto raffigurato era realtà o solo uno stupido scherzo della sua mente… eppure avrebbe giurato che in quel disegno ci fossero lui, il principe Endymion, e la sua principessa Serenity…

Lo squillo del campanello lo fece sobbalzare. Chi poteva essere? Andò ad aprire, per trovarsi di fronte al viso sorridente di Usagi, che con un  “Ciao Mamoru!” gli saltò letteralmente al collo.

Il giovane fu sul punto di ricambiare quello slancio di affetto, salvo poi essere interrotto da una nuova visione di morte. Bruscamente allontanò Usagi da sé, e ancora più bruscamente chiese “Che diavolo ci fai qua? Pensavo di essere stato chiaro, stamattina, riguardo a noi due!”

La bionda impiegò qualche secondo per riprendersi dallo shock. Ma una volta recuperato il proprio controllo, si fiondò in casa, alla ricerca di quella che, a suo avviso, era la causa della rottura tra lei e Mamoru.

“Eccoti, piccola peste!” esclamò, una volta vista la piccola Chibiusa, inginocchiata sul pavimento accanto al divano, che riponeva le sue cose nello zainetto rosa. “Dimmi subito cosa hai fatto al mio Mamoru, o te ne pentirai!”

“Usagi!” chiamò il moro, incredulo a quanto stava sentendo.

“Che vuoi dire? Io a Mamoru non ho fatto nulla!” si difese la piccola, abbracciando la sempre presente Luna P.

Non convinta, Usagi si avvicinò in modo minaccioso alla bambina, per poi fermarsi alla vista della foto spiegazzata che, pochi minuti prima, Mamoru teneva stretta in pugno.

Il giovane maledisse mentalmente la sua dimenticanza. Non poteva permettere che Usagi capisse quanto dura fosse per lui la separazione. O l’avrebbe persa per sempre…

 

L'ultima fotografia
di una vita divertente
ma non è mica la nostalgia
che mi fa sentire insofferente
è una sensazione strana tra la gola e il cuore
un groviglio che non vuole proprio andare via

 

“Mamoru… questa foto…”

“Ah, sì! Ecco dov’era finita… stavo riordinando alcune carte, e deve essermi caduta…” replicò il ragazzo mentre raccoglieva da terra la foto e la gettava, con noncuranza, nel cestino dei rifiuti.

A Usagi bastò quel gesto, accompagnato da un leggero sorriso divertito del suo ormai ex fidanzato, per capire che era veramente la fine.

“Bene…” mormorò talmente piano che a stento lei stessa riusciva a sentirsi. “Credo sia giunto il momento di uscire per sempre dalla tua vita… Chibiusa…”

“Quante volte te lo devo dire? Io mi chi…” la bambina avrebbe voluto gridare a quella sbadatona che il suo nome era Usagi, ma le bastò un’occhiata al volto rigato di lacrime della giovane per capire che quello non era il momento più opportuno per una discussione sui nomi… anche se quella tipa non le piaceva un granché, sembrava veramente triste, e più di tutto lei odiava vedere triste la gente che la circondava… e in fondo, anche Chibiusa non era male, come nome…

“Non ti preoccupare per lei: la riaccompagno io a casa tua. E ora, se non ti dispiace…” disse Mamoru, oltrepassandola e andando ad accomodarsi sul divano.

Usagi non se lo fece ripetere due volte: lui non la voleva in casa. Né si preoccupava di accompagnarla fuori. Semplicemente la trattava come una perfetta estranea. Un’ospite indesiderata. E di certo quell’atteggiamento era ben peggio dall’essere sbattuta materialmente fuori dall’appartamento.

Senza una parola, uscì da quelle mura che, più di una volta, l’avevano vista allegra in compagnia del suo ragazzo, e chiuse la porta.

 

Io non avrò paura di risvegliarmi senza te
e allora spiegami cos'è
questa emozione oscura che ruba spazio dentro me
che mi domando solo se
per te valeva veramente oppure no
perché ti amavo veramente

 

Mamoru sobbalzò leggermente quando la porta venne sbattuta. In realtà il rumore non era stato più forte di una penna caduta in terra. Ma forse gli era sembrato più forte perché nello stesso momento in cui la porta veniva chiusa sentì il mondo crollargli addosso… Si sentiva come se avesse per sempre chiuso la porta della sua anima, impedendo alla felicità di entrare nella sua vita.

Aveva fatto la scelta giusta?

Doveva crederlo, altrimenti sarebbe stato più difficile per lui andare avanti.

Nulla gli avrebbe impedito di correre dietro la sua amata Usagi.

 

 

 

No, non sono un miraggio ^^ solo una breve apparizione, questo sì…

Improvvisamente mi è venuta voglia di riprendere in mano questa breve song-fic, forse a causa dell’uscita del nuovo album di Massimo di Cataldo, autore tra l’altro della canzone qui presente.

Che dire?

Mi auguro che, nonostante la mia assenza stia durando più del previsto, questo piccolo racconto possa farvi ricordare di me =)

Vi ringrazio già da ora se siete riusciti ad arrivare fino a qua e vi do appuntamento tra qualche giorno per la seconda e ultima parte.

 

Bax, Kla

 

   
 
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