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Autore: Sunny June 46    03/11/2009    8 recensioni
“Beh,” iniziò Harry vedendo che Draco era perso tra i suoi pensieri sulla propria magnificenza. “Io e Malfoy abbiamo parlato ieri sera, dopo che te ne sei andato. Ha chiamato la cavalleria.”
“Ovvero?” Ron continuò a lanciare alternativamente delle occhiate a Harry e Malfoy, entrambi con in mostra lo stesso sorriso tirato ma determinato.
“Mia madre,” spiegò Draco.
Ron imprecò. “Hermione non ha chance.”
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa shot aspettava da un po' di essere postata, ma ho ben pensato *?* di postarla per l'anniversario con la moglia, Emily Doe: dopotutto l'avevo tradotta per lei quando era ancora giovine e non aveva bisogno di giorni e giorni prima di riprendersi da qualche piccolerrima fatica :p e quale occasione migliore per renderla pubblica? :p

*cin-cin*

Su Sunny June 46 credo di aver detto già tutto nelle puntate precedenti, quindi evito di dilungarmi in chiacchiere e vi lascio alla lettura :)

Kit 05

PS: Ti voglio bene, scema

PS2: grazie alla moglia per la nuova intro :p

*.*.*.*.*.*



Titolo: Hermione Doesn't Have Time For This
Autore: Sunny June 46
Link alla versione originale: Link
Rating: PG13
Personaggi: Hermione, Draco, Harry, Ron, Narcissa, e qualcun altro^^
Genere: Humor, Commedia
Word-Count: 8.852


Qualche tempo prima...

“Lo sa.”

“Cosa significa ‘lo sa’?”

“Significa che lo sa, lo sa, idiota.”

“Com’è possibile? Pensavo avessi detto che non sospettava nulla?”

“Era quello che pensavo. Cazzo, non posso crederci.”

“Beh, devi fare qualcosa.”

“No, credo che rimarrò qui seduto a lamentarmi, facendo finta che non ci sia nulla che non vada, magari passerà.”

“Pensi che possa funzionare?”

“Certo che no, cretino!”

“Smettila di prendertela con me. Non sono io quello che ha rovinato tutto.”

“Sta’ zitto un minuto, fammi pensare...”

“... Allora?”

“Ho un’idea.”



Qualche tempo dopo...

[8.37 am]

Quando la sveglia iniziò a suonare Hermione s’apprestò a fare quello che faceva ogni mattina. Si mise seduta e la spense velocemente, in modo da non disturbare l’uomo che dormiva al suo fianco. Poi chiuse gli occhi e si stiracchiò languidamente, traendo un profondo respiro e godendosi quel momento – l’unico breve minuto della sua giornata in cui era sola al mondo, senza nessuno che implorasse per il suo tempo e per la sua attenzione. Come per tutti i momenti idilliaci, anche questo finì troppo presto.

Aprì gli occhi e guardò affianco a sé, sorridendo a quell’uomo così bello che, anche con i capelli arruffati dal sonno e un rivolo di saliva ai lati della bocca, riusciva a sembrare appena uscito da un magazine di moda. Con una smorfia, Hermione si mise una mano tra i capelli, che durante la notte erano tornati al loro naturale stato di caos, non dissimile agli antri più impenetrabili di una giungla equatoriale.

Scrollò le spalle. L’ingiustizia di avere dei capelli selvaggi quando quelli di lui erano così perfetti era solo una delle iniquità tra loro che da lungo tempo non considerava più. Come il fatto che lui potesse mangiare un’intera scatola di pasticcini alla zucca senza mettere su un grammo, mentre lei avrebbe dovuto correre almeno un miglio al giorno e vivere di yogurt per una settimana se solo si fosse azzardata ad assaporarne uno.

Pazienza, ogni cosa è quello che è e Hermione si era rassegnata ad accettarlo. Anzi, per quanto la riguardava, le cose sarebbero potute andare molto peggio. In effetti, mai erano andate meglio. Un gran lavoro, ottimi amici, e un ragazzo che, di questo ne era sicura, stava finalmente iniziando a pensare al loro futuro insieme. Erano insieme da ormai quattro anni, convivevano da due, e Hermione era pronta per il passo successivo. Era pronta da secoli, in realtà, ma ormai la sua attesa era finita. Un piccolo uccellino l’aveva informata di recente che il suo ragazzo era stato scoperto parlare con i suoi più stretti amici di matrimonio e di sistemarsi per sempre, e quindi era solo questione di tempo prima che si decidesse a dichiararsi. L’anniversario dei quattro anni cadeva la settimana successiva, e Hermione sapeva che quella sarebbe stata la data buona. Stava accadendo davvero, lei e Draco Malfoy si sarebbero sposati! Una serena estasi la rapì mentre si immaginava la vita futura con quel ragazzo.

Detto futuro-marito si stiracchiò accanto a lei, interrompendo il suo sogno ad occhi aperti, e Hermione si disse che doveva darsi una mossa se non avesse voluto avere accanto un ragazzo, futuro coniuge, scontroso per tutto il giorno. Draco Malfoy dava alla frase ‘svegliarsi dal lato sbagliato del letto’ tutto un nuovo significato. Hermione si chinò e iniziò a posare delicati baci lungo tutta la linea della sua mascella, facendogli nel frattempo scorrere le dita sullo stomaco nudo. Nonostante la perfetta apparenza di persona abituata ad avere sempre tutto quello che desiderava, Draco non richiedeva tante attenzioni quante ci si sarebbe potuto aspettare. In effetti aveva un’unica regola – non svegliarsi a causa di una sveglia, o del sole, o di un gallo, e nemmeno in maniera naturale. No, lui aveva una e un’unica richiesta – che fosse Hermione a svegliarlo. Nuda e sopra di lui nel farlo.

Hermione continuò a ‘svegliare’ Draco, sorridendo soddisfatta quando vide che almeno alcune parti di lui sapevano come ‘alzarsi e splendere’. Quasi senza rendersene conto, si ritrovò rigirata sulla schiena, a guardare gli occhi assonnati del suo ragazzo.

“Buon giorno,” disse, socchiudendo gli occhi quando Draco iniziò a stuzzicarle il collo. Hermione poteva immaginare modi peggiori in cui iniziare una giornata. Ad essere sinceri, ci contava sul loro amplesso mattutino per sentirsi ricolma di energia…

“Giornata meravigliosa,” la corresse Draco, saltando giù dal letto e stiracchiandosi. “Oh, guarda che ore sono. Ti sei svegliata tardi, Hermione?”

“Cosa?” Niente scopata mattutina? Confusa, Hermione lanciò un’occhiata all’orologio. “Otto e quarantacinque!” Non era possibile! Puntava sempre la sua sveglia alle sette e mezza. “Cazzo!”

“Lo so! Ho una riunione tra mezz’ora. Non posso credere che ti sia svegliata tardi, Hermione. Sai come questo influenzi anche me,” commentò Draco mentre iniziava a togliersi i boxer e a dirigersi verso il bagno.

“Draco, aspetta! Devo farmi una doccia anch’io.” Hermione gattonò fuori dal letto, inciampando sulle coperte che erano cadute a terra, e si avvolse nella vestaglia.

“Puoi sempre unirti a me?” la testa di Draco fece capolino dal bagno con un ghigno suggestivo.

“Sì, così faremo tardi entrambi. Andiamo Draco, devo davvero lavarmi i capelli.”

“A dir la verità, Hermione,” le rispose Draco dalla doccia - sentiva già l’acqua che scendeva, “non riesci mai a sistemarti i capelli per tempo.”

Hermione si guardò riflessa nello specchio dell’armadio. Fece una smorfia. Non aveva tutti i torti. Oh beh, avrebbe sempre potuto farsi una doccia quando fosse tornata dal lavoro. Quella sera Ginny aveva organizzato un party, il suo primo tentativo nel suo ruolo formale di ospite da quando era sposata con Harry, ed era importante per lei che Hermione e Draco fossero presenti. Hermione non sarebbe mancata per nulla al mondo. Se avesse sincronizzato tutto alla perfezione, sarebbe riuscita a tornare a casa giusto in tempo per una doccia e sistemarsi.

Hermione si vestì in fretta e si stava versando una tazza di caffè quando Draco emerse dalla sua doccia, semplicemente delizioso con addosso solo un asciugamano stretto attorno alla vita.

“Lo so di essere sexy, non c’è bisogno che mi fissi, amore,” ghignò lui. Arrossendo, Hermione finì il caffè e tentò di dare una forma ai propri capelli mentre Draco sfogliava pigramente il giornale mattutino.

“Okay, vado. Draco, ricordati di prendere del vino per il party di stasera. La cena è alle sei, e non dimenticarti di ritirare il mio vestito da Stretchy and Sons**. Visto che dovrò farmi una doccia dopo il lavoro, non avrò tempo di passare io.”

“Uh-huh,” mormorò Draco da dietro il giornale.

“Okay, ciao.” Hermione si fermò accanto a Draco, le labbra arricciate.

“Ciao.”

Hermione aggrottò la fronte. “Um, non ti stai dimenticando di qualcosa?”

Draco non alzò nemmeno lo sguardo dal giornale. “No, non credo.”

“Nulla di nulla? Non ti viene in mente niente?”

“Ah, sì. In effetti c’è una cosa.”

Sorridendo, Hermione si chinò per ricevere il proprio bacio.

“Mi sono dimenticato di dirtelo ieri, ma David ha chiamato per dirti che la riunione delle tre è stata posticipata alle quattro.” Draco girò una pagina.

“Cosa?” Hermione non poteva crederci. Ora non avrebbe avuto assolutamente tempo per prepararsi dopo il lavoro. “Semplicemente perfetto, non ho davvero tempo per tutto questo,” borbottò afferrando il proprio cappotto e marciando verso la porta.

“Hermione?” la chiamò Draco da dietro una pagina prima che la porta venisse chiusa con forza.

Hermione si affrettò a tornare dentro l’appartamento, ansimando. “Cosa?”

Draco alzò lo sguardo su di lei e sorrise. “Non ti stai dimenticando di qualcosa, cara?”

Hermione si aprì in un sorriso. Lo faceva sempre, far finta di essere uno stronzo, ma in fondo era solo un romanticone. “Sì, in effetti sì,” sorrise furbescamente e si avvicinò al proprio splendido ragazzo.

“Mia madre ti passerà a prendere a mezzogiorno.” Draco girò un’altra pagina.

Hermione si chiese brevemente se all’appartamento di sotto avessero sentito la sua mascella cadere sul pavimento. “Scusami?”

“Tesoro, te lo sei dimenticato? Mia madre ha chiamato ieri, voleva vederti per pranzo, oggi. Non hai visto il messaggio?”

“No, che non l’ho visto. E per caso ha chiamato più meno alla stessa ora di David?”

“Oh giusto, hai ragione. E stavano dando la partita alla tv, mi devo essere…”

“Dimenticato. Merlino! Draco, fai sempre così! È per questo che lascio pezzi di pergamena per tutta casa, dovresti scrivere queste cose!” D’istinto Hermione guardò il proprio orologio. “Perfetto, ora sono davvero in ritardo! Fai a tua madre le mie scuse, ma non posso proprio farcela oggi.” Hermione si diresse alla porta, poi si fermò. “Draco?”

“Sì, amore?”

“Non sei in ritardo?”

Draco voltò un’altra pagina. “Oh, no… mi sono scordato che la riunione era domani. Non devo essere al lavoro prima delle dieci.”

Cosa che significava che Hermione aveva saltato la propria doccia per nessuna ragione. Grugnendo, si girò e sbatté la porta dietro di sé.

Draco voltò una pagina ancora, cieco al suo contenuto come lo era stato alla pagina precedente e a quella prima ancora. Far innervosire Hermione era quanto di più divertente potesse immaginare, ma la giornata era appena cominciata. Guardò l’orologio e quasi si strozzò.

Si stava facendo tardi.

[9.32 am]

Sbuffando e ansimando, Hermione posò la propria borsa porta documenti sulla scrivania e controllò l’orologio. Trenta minuti di ritardo; non male nell’ordine di idee di Draco, ma in quello di Hermione era semplicemente catastrofico. I suoi standard erano sempre impeccabilmente alti, e arrivare tardi al lavoro era sullo stesso piano di ricevere un meritorio invece che un distintivo, semplicemente inaccettabile.

La sorpresa di un pranzo con la madre di Draco, l’aveva colta alla sprovvista. Hermione non sapeva cosa Narcissa volesse, ma non c’era modo che lei accettasse di uscire a pranzare con quella arpia. Non erano mai andate troppo d’accordo. Hermione pensava che Narcissa Malfoy fosse una snob egoista e ipocrita e ossessionata con il preservare la propria immagine perfetta. L’unica sua qualità redentoria era l’assoluta devozione al figlio, che era ulteriormente aumentata dopo la morte del marito, e Hermione non poteva darle contro su questo.

In ogni caso, Narcissa non approvava Hermione. Non a causa del suo pedigree, o almeno non era questo il motivo che sbandierava pubblicamente, ma per l’apparente mancanza di stile della ragazza. Hermione non era semplicemente abbastanza in gamba per Draco, e Narcissa le ricordava questo fatto in ogni modo possibile.

Il pranzo di quel giorno sarebbe probabilmente stato solo un’altra opportunità per Narcissa Malfoy di ricordare ad Hermione tutte le sue inadeguatezze, e sinceramente ad Hermione non avrebbe potuto interessar di meno. Quella donna sarebbe anche stata la sua futura suocera, ciò non toglieva che fosse un’arpia. Aveva tentato di far colpo su Narcissa Malfoy, ma i suoi sforzi avevano sempre trovato glaciali risposte, e ben presto aveva imparato che non c’era nulla che avrebbe potuto fare per ottenere l’approvazione della donna. Nonostante tutto, però, nel profondo di se stessa, Hermione avrebbe voluto quell’approvazione, non fosse stato altro per amor di Draco.

“Rebecca?”

L’assistente di Hermione apparve alla porta. “Sì?”

“Potresti spedire una lettera di scuse alla Signora Malfoy dicendo che non faccio in tempo ad unirmi a lei per il pranzo, oggi, ma che la ringrazio per l’invito?”

“Faccio subito. Andiamo sul logorroico con innumerevoli scuse e ‘sono addolorata’ o sul breve e distaccato?”

Hermione si diede dei colpetti sul mento. “Hmm, proviamo il breve e distaccato. Non riesco mai a capire cosa voglia quella donna.”

“Il sangue, sospetto,” suggerì Rebecca allontanandosi.

Conoscendo la madre di Draco, Hermione pensò che avesse ragione.

[9.43 am]

“Sei in ritardo.”

“Ti prego, Weasley, non sapresti cos’è la puntualità nemmeno se ti mordesse sul culo,” ritorse Draco, gettando la propria borsa e il mantello sulla scrivania. Guardò i propri compari, erano entrambi stravaccati sulle poltrone, le gambe allungate sopra le scrivanie.

“Allora, come sta andando l’operazione Fuga dal Matrimonio?” chiese Harry, i suoi occhi verdi che scintillavano dietro gli occhiali. Draco non avrebbe voluto nulla più che rimuovere permanentemente quello scintillio e ficcarglielo su da un qualche orifizio.

“Abbiamo avuto una buona partenza. Impostare tardi la sveglia è stato un colpo di genio -”

“Di nulla,” commentò Harry.

“- e non ha fatto in tempo a farsi una doccia, così si sentirà – com’è che dice lei? – trasandata per tutto il giorno.”

“Le ragazze lo odiano.”

“E cosa sapresti tu delle ragazze, Weasley?”

“Conosco le ragazze,” rispose Ron piuttosto pateticamente.

“Giusto. Tutto quello che sai è che sono più furbe di te, più belle di te, e, nessuna sorpresa qui, non vogliono uscire con te.”

“Se fosse vero, com’è che io ed Hermione siamo stati insieme?”

“Stava andando per bassifondi,” Draco sogghignò nel vedere il segnale della frustrazione di Ron farsi strada sulle sue orecchie. Con la quantità di volte che arrossiva, quell’uomo era una pubblicità ambulante per una zuppa al pomodoro.

“Già, già, andiamo avanti,” s’intromise Harry, gettando contro Draco una pallina di carta accartocciata e colpendolo su una spalla. “Che altro?” chiese.

“Beh, è stato difficile, ma niente scopata mattutina.”

Ron e Harry spalancarono gli occhi. “Wow, davvero? Non era previsto che ti punissi, Malfoy,” commentò Ron.

“Beh, mica potevo prendere e non dare; non sono un uomo di Neanderthal.” Si fermò. “Né Ron.”

“Ha ha. Sono un amante molto generoso, io; chiedi solo alla tua ra-” Ron si interruppe di colpo quando vide lo sguardo ‘o taci, o perdi la tua palla sinistra’ di Draco.

“E cosa mi dici dell’altra parte del piano? Funzionerà?”

“Beh, è servita un po’ di persuasione. In effetti, credo di aver fatto un mucchio di promesse che sono sicuro mi daranno una valanga di problemi, ma ne vale la pena.”

Ron sembrò confuso. “Che altra parte del piano?”

Draco incrociò le braccia sul petto e sorrise sornione. Era un genio, chiaro e semplice. Non c’era modo che Hermione si potesse aspettare qualcosa dopo quello che stava per investirla.

“Beh,” iniziò Harry vedendo che Draco era perso tra i suoi pensieri sulla propria magnificenza. “Io e Malfoy abbiamo parlato ieri sera, dopo che te ne sei andato. Ha chiamato la cavalleria.”

“Ovvero?” Ron continuò a lanciare alternativamente delle occhiate a Harry e Malfoy, entrambi con in mostra lo stesso sorriso tirato ma determinato.

“Mia madre,” spiegò Draco.

Ron imprecò. “Hermione non ha chance.”

[11:56 am]

“Quindi sarebbe questo il tuo ufficio?”

Se Hermione fosse stata un gatto, avrebbe senza dubbio perso una delle sue nove vite. “Signora Malfoy!” esclamò, costringendo il proprio cuore a riprendere a battere. Qualcuno dovrebbe davvero mettere un campanello addosso a questa donna, pensò.

“E’ piuttosto piccolino, vero? Sono tutti qui i meriti del Direttore dell’Elfico Benessere? Non è certo molto, eh?” Narcissa si guardò intorno con sdegno, portando la sua attenzione sulle tende sgualcite che Molly Weasley aveva regalato a Hermione quando aveva ricevuto la sua promozione. Hermione strinse le mani a pugno nel vedere Narcissa disdegnare un’altra delle cose di cui era orgogliosa.

“Signora Malfoy, cosa state facendo qui? Non avete ricevuto la mia nota?”

“Non ci si può aspettare che legga tutta la mia corrispondenza.”

“Oh.” La mandibola di Hermione non sarebbe potuta cadere di più. “Beh, temo di doverle dire che non posso venire a pranzo con lei, oggi. Dovremo fissare un altro appuntamento.” A mai più, si augurò tra sé.

“Assurdità, prendi la tua… borsa.” Narcissa arricciò un labbro al vedere la borsetta fatta all’uncinetto di Hermione, altro regalo di Molly. Hermione adorava la sua borsetta e non avrebbe permesso che un’indisponente snob le facesse cambiare idea al riguardo.

“Bene. Ho libera mezz’ora al massimo, andiamo.” Hermione raccolse la propria borsetta e seguì Narcissa fuori dall’ufficio.

“Perfetto, ho prenotato un tavolo da Claridge.”

Hermione si fermò. “Ma è un ristorante Babbano. Ed è dall’altra parte della città, non ho il tempo per -”

“E’ una smagliatura quella sulla tua calza? Dovresti davvero prenderti maggior cura del tuo aspetto, Hermione,” la interruppe Narcissa.

Interdetta, Hermione non riuscì a pensare a nulla da dire mentre l’altra donna prendeva nota di tutte le sue mancanze. Stringendo le labbra in evidente disapprovazione, Narcissa proseguì lungo il corridoio.

“Seguimi, Hermione, non è educato perdere tempo.”

Era un triste monito su come stava girando il mondo se la signora più maleducata che vivesse sulla Terra correggeva le sue maniere. Borbottando tra sé, Hermione tenne il mento alto e seguì la minuta forma della futura suocera fuori dal Ministero. Quando lei e Draco si fossero finalmente sposati, avrebbe reso la sua casa indisegnabile e avrebbe installato delle protezioni anti-Narcissa, le migliori che il Ministero potesse offrire.

[12.22 pm]

Draco si reclinò sulla sedia, mise le gambe sulla scrivania, e iniziò a giocherellare con la miniatura di una Pluffa.

“Non hai intenzione di fare nulla, oggi?” chiese Weasley intrufolandosi nel loro ufficio, con una pila di documenti in braccio.

“Probabilmente no,” strascicò Draco. “Senza contare che Potter lavora abbastanza per due.”

Harry alzò il capo nel sentire il suo nome. Aveva macchie d’inchiostro su tutto il volto e sulle mani, segno che effettivamente lui sì, stava cercando una via d’uscita dalla mostruosa pila di documenti di lavoro. “Che c’è?”

“Harry, stai di nuovo facendo il lavoro di Malfoy?”

“Sì, e allora? E’ uno scambio equo. Io faccio il lavoro e lui le interviste.”

Ron scosse il capo. “Non mi pare proprio uno scambio equo. Quell’arrogante bastardo adora finire sui giornali.”

“L’arrogante bastardo può sentirti.” Draco tirò la Pluffa a Ron e lo colpì su un orecchio. “Punto,” sogghignò.

“Idiota!” commentò Ron, massaggiandosi la testa. “E parlando di idioti – Cheswick sta arrivando.”

Harry gemette e Draco mormorò qualcosa che suonava molto vicino a ‘coglione’.

“Come quell’acefalo abbia ottenuto un lavoro al Ministero: un mistero che non otterrà mai risposta,” disse Draco.

“Sua sorella lavora nel Dipartimento di Hermione, credo,” lo aggiornò Ron. “Questo è il perché: probabilmente – aveva un contatto interno.”

“Oh, come tuo padre per te?” Draco sogghignò e Ron s’imporporò.

“Già, e come Harry è stato il tuo,” ritorse poi.

“Touché,” concluse Draco, quanto avrebbe voluto avere un’altra Pluffa da tirare alla Donnola.

“Proseguendo,” riprese Harry, “è vero, ha una sorella nel Dipartimento di Hermione. Elaine. Mi ha importunato fin dalla prima settimana che ho iniziato a lavorare qui; ho quasi dovuto chiedere che venisse emesso un ordine per bloccarla.”

Draco si grattò il mento. “Mi suona familiare. Bionda?”

“Bruna.”

“Alta?”

“Media altezza.”

“Oh.” Draco studiò il proprio piede per un istante. “Non è quella che aveva il cappello con il ramoscello di vischio al party di Natale, vero?”

“Quella,” confermò Harry con una smorfia. Si ricordava degli sforzi fatti per mantenere più distanza possibile tra sé ed Elaine e il suo cappello. La maggior parte degli uomini che lavoravano al Ministero, single o sposati, facevano del proprio meglio per evitare la ragazza e le sue tattiche disperate.

“Ricordo che Hermione ha detto qualcosa su di lei. Pettegola di prima categoria e sgualdrina senza pudore, se non ricordo male.”

“Non troppo diversa da suo fratello,” considerò Ron.

I tre uomini si bloccarono.

Ron alzò lo sguardo. “Sapete -”

“- stavo pensando la stessa cosa -”

“Penso io alla porta!” Harry balzò in piedi e spalancò la porta dell’ufficio. Spiò la situazione e vide Cheswick a due uffici di distanza che stava annoiando a morte Boyle.

“E’ quasi arrivato,” sussurrò non appena conclusa la ritirata verso la propria scrivania.

“Cosa dirai?” chiese Ron.

“Tenetemi il gioco e basta,” gli rispose Draco.

Non passarono due minuti che la testa di Cheswick fece capolino nella stanza.

“- Ed è stato lì che le ho detto che non potevamo più vederci. Non avevo intenzione di impegnarmi in qualcosa di serio. Ha pianto, naturalmente, ma credo l’abbia presa bene – Ah! Cheswick, tutto bene?” chiese Draco, facendo un occhiolino verso Harry che non stava nemmeno tentando di nascondere il proprio ghigno.

Cheswick, per cui il gossip aveva la stessa attrattiva di un negozio di dolci per un bambino, fece finta di non aver sentito che Hermione e Draco avevano rotto. Non vedeva l’ora di dirlo a sua sorella. Aveva una cotta per Malfoy. E in effetti anche lui non vedeva l’ora di chiedere a Hermione di uscire. Che colpo di fortuna!

“Alla grande, Malfoy! Meglio non potrebbe andare. Harry, Ron,” Cheswick annuì in loro direzione. Solitamente non poteva resistere al fermarsi a parlare con i tre, ma non voleva buttar via un altro istante prima di informare la sorella. “Beh, ero solo passato per salutare. Buona giornata.”

Cheswick si allontanò di gran carriera, lasciandosi dietro un Ron piuttosto perplesso.

“E’ stato… strano,” commentò il rosso.

“Perfetto, oserei dire,” lo corresse Draco. “Solo questione di tempo ora…”

“Ti rendi conto che ti stai costruendo una litigata colossale con Hermione, vero?” Harry rivolse a Draco un sorriso soddisfatto. Adorava vedere il biondo barcamenarsi in acque agitate, non fosse altro per ricordarsi dei bei vecchi tempi in cui si odiavano appassionatamente e s’impegnavano con fervore per mettere nei pasticci l’altro.

“Stai scherzando? Vorrà il mio scalpo non appena si renderà conto che è tutto il giorno che la sto sabotando. Spero solo che se ne rendi conto dopo una buona scopata…”

[12:52 pm]

Hermione scoccò un’altra occhiata al suo orologio. La pausa pranzo ufficiale sarebbe finita entro otto brevi minuti e tutto quello che aveva mangiato era stato un morso di pane prima che Narcissa la fermasse sdegnata, ricordandole che con la sua figura non poteva permettersi troppi carboidrati.

Era stato a quel punto, per inciso, che Hermione aveva desiderato con tutta se stessa di non ritrovarsi nel mezzo di un ristorante Babbano, impossibilitata a tirar fuori la propria bacchetta e a riservare a Narcissa il trattamento Ginny Weasley-Potter. Una fattura Orcovolante sarebbe stata tutto quello di cui aveva bisogno. Magari, se fosse riuscita a sollevare quel tanto che bastava la bacchetta da sotto al tavolo…

“Perché continui a guardare l’orologio? Dovresti essere da qualche altra parte? Qualche inderogabile appuntamento?” Narcissa sollevò imperiosamente un sopracciglio. A volte la somiglianza tra lei e Draco era impressionante. Quasi da togliere a Hermione qualsiasi voglia sessuale. Quasi.

“Beh, in effetti, sì. Ho una riunione da preparare e ho ancora -”

“Ma non è né qui né ora, giusto? T’ho portato qui per discutere qualcosa di molto importante, Hermione.”

Ecco che ci siamo, pensò Hermione, tutti i motivi per cui non dovrei stare con tuo figlio. A) Perché tu sei una vecchia arpia psicotica che deve ancora troncare il cordone ombelicale; B) Perché sei egoista e arrogante, credi di essere il centro del mondo e che l’attenzione di Draco non possa essere condivisa con un’altra donna; C) Perché sei un abominio che deve sempre averla vinta e non puoi sopportare che tuo figlio abbia scelto di amare qualcuno che sia al tuo completo opposto…

“Voglio discutere della tua relazione con mio figlio.”

“Non credo che questi siano-”

“Certo che sono affair miei. È mio figlio; la sua felicità è di primaria importanza per me.” Narcissa si tamponò un angolo delle labbra con il tovagliolo, anche se Hermione non aveva idea del perché. Non aveva mangiato nulla. Riflesso compulsivo, probabilmente.

“Come stavo dicendo,” continuò la donna, “ è venuto alla mia attenzione che mio figlio è abbastanza… attaccato a te.”

Hermione si raddrizzò sulla sedia. Questa era una prima volta. Narcissa non menzionava mai i sentimenti di Draco per lei, preferiva ignorarli completamente e trattare la loro relazione come una strana associazione di lavoro, convivenza inclusa. Il perché era oltre la comprensione di Hermione. Narcissa pensava davvero che Draco dormisse con i suoi colleghi?

Il suo cervello produsse un’immagine piuttosto disturbante di Harry, Ron e Draco mezzo vestiti con in mano bottiglie di sciroppo al cioccolato e cuscini di piuma d’oca sparsi su… Hermione rabbrividì per quello che sperava essere disgusto e non intrigo.

“… e devi dargli un erede entro il primo anno, che dovrà essere nominato o come il nonno di Draco o come un personaggio mitologico ufficialmente schedato. In secondo luogo, non dovrai lavorare -”

Hermione si riscosse, non s’era resa conto che Narcissa aveva ripreso a parlare mentre la sua attenzione era altrimenti impegnata. S’era chiaramente persa qualche passaggio vitale.

“Aspettate! Tornate indietro. Erede? Che erede? Di cosa state parlando?”

Narcissa assottigliò le labbra. “Draco parla e straparla su quanto intelligente e brillante tu sia, ma non riesco proprio a vederne il motivo. Se non riesci nemmeno a seguire una semplice conversazione -”

“Signora Malfoy! Che cosa volevate dire con ‘erede’?”

“E’ tutto scritto nel Manifesto della Famiglia Malfoy. I tuoi doveri come moglie di un Malfoy sono elencati chiaramente. Per prima cosa, devi provvedere ad un erede maschio entro il primo anno di matrimonio. Secondo -”

“Fermatevi! Manifesto della Famiglia Malfoy?” Hermione ridacchiò. Doveva trattarsi di uno scherzo. “I miei doveri? Non siamo nel periodo Vittoriano. Non si può pretendere che osservi una qualche tradizione antiquata.”

“Se vuoi essere la moglie di un Malfoy, dovrai,” replicò Narcissa senza tradire alcuna emozione.

Hermione rimase di sasso davanti alla serietà della sua interlocutrice. Sembrava piuttosto seria. Si chiese brevemente come fosse possibile che una donna che continuava ad arricciare le labbra – in derisione o disgusto – potesse evitare le rughe. Doveva tutto far parte del pacchetto ‘sorrisi vietati’.

“Hermione, devi capire una cosa. I Malfoy sono una famiglia che si perde nelle tracce del tempo. Possiamo segnare la nostra genealogia fin dai tempi di Merlino, e ancora oltre. E in tutto questo tempo il nome dei Malfoy è sempre stato rispettato come più di un nome, più di una linea di sangue. È una istituzione. E come tale, ci sono certe… aspettative che la moglie di un Malfoy deve soddisfare, per essere all’altezza dell’attuale e delle future generazione di Malfoy. Siamo stati una parte rispettabile della società per, beh, per più a lungo di quanto la tua gente non sappia leggere.”

Ignorando la frecciata sulle sue origini, Hermione osservò intensamente Narcissa. Ci credeva davvero. Ad ogni parola. “Quindi, lasciatemi essere diretta: per essere una Malfoy devo seguire un insieme di regole?”

“Sono doveri, non regole. Non essere rozza. Il tuo ruolo di moglie è un ruolo fondamentale, più importante ancora che quello di signore della casata. Dovrai sempre essere presente per tuo marito, amarlo e rispettarlo. Supportarlo in tutte le sue decisioni. Mai dubitare del suo giudizio, mai disobbedirgli-”

Hermione schioccò la lingua, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dell’altra donna.

“- e mai disonorarlo alle sue spalle.”

In altre parole, essere un piccolo topolino spaurito senza possibilità di scelta, senza personalità, né anima. Inconcepibile. Hermione si rese conto che le conveniva dare corda a Narcissa; se non altro stava scoprendo molto sulla vita distorta della donna. “Che cosa comporta esattamente il ruolo? Avete menzionato un erede, che altro?”

“Crescere l’erede Malfoy sarà la tua priorità principale, dopo il prenderti cura del benessere di tuo marito, naturalmente. Dovrai fornirgli un erede entro il primo anno di matrimonio. Potrai continuare a lavorare, inizialmente; ma non appena sarà accertata la gravidanza, dovrai dare le tue dismissioni: crescere l’erede sarà il tuo lavoro a tempo pieno. Sarai responsabile della sua educazione, magica e non solo. Potrai assumere dei tutori, quando il bambino sarà abbastanza grande da esibire una buona disciplina. Inoltre dovrai occuparti della casa e di sovraintendere lo staff. Sarai anche tenuta a organizzare una varietà di funzioni e celebrazioni e a mantenere alta la posizione sociale dei Malfoy. Questo significa che dovrai partecipare ai galà più prestigiosi e alle serate di beneficenza. Ci saranno inoltre un considerevole numero di eventi mondani in cui la tua presenza sarà inderogabile. Allo stesso tempo, dovrai fare tutto il possibile per assicurare che la tua dimora sia un luogo caloroso e accogliente dove tuo marito possa rilassarsi dopo una faticosa giornata lavorativa, e un posto delizioso dove poter intrattenere gli ospiti. Il nome dei Malfoy è un emblema di classe, eleganza e perfezione. E tu sarai responsabile perché così continui ad essere. Sarai, a tutti gli effetti, una amministratrice, una madre, una tutrice, un’ospite. Una moglie, Hermione. La moglie di un Malfoy."

Una moglie perfetta.* Stordita, Hermione annuì in silenzio. Draco si aspettava davvero tutto questo da lei? Non aveva mai chiesto che lei fosse un trofeo al suo braccio. E quali ospiti? Harry e Ron? Avrebbe dovuto stendere il tappeto rosso per un branco di ragazzi con i jeans sporchi d’erba per il troppo Quidditch, e con i giubbotti disordinati e una birra in mano? E rinunciare alla sua carriera? Sarebbe riuscita davvero a lasciar perdere tutto quello per cui aveva lavorato così tanto? Il suo lavoro era tutto per lei. Voleva fare una differenza nel mondo. Certo, si immaginava a prendere qualche tempo di pausa quando avesse avuto un figlio, un paio di mesi o qualcosa del genere… E un erede! Nel primo anno? Narcissa doveva essere fuori di testa per pensare che lei avrebbe avuto dei figli così velocemente. Voleva assaporarsi il matrimonio, prima; portare un bambino in mezzo così presto, quando tutto era ancora così nuovo, e fresco, e instabile… quello era solo un modo per chiamare i disastri. E la magia avrebbe potuto anche essere avanti anni luce rispetto alla scienza, ma neanche quella avrebbe potuto mai garantire che il primogenito sarebbe stato un maschio…

Assurdo. Semplicemente assurdo. Manifesto della Famiglia Malfoy. Hermione sbuffò.

“Grazie, Narcissa, per un… pranzo estremamente illuminante, ma temo di dover andare.” Hermione si alzò dalla sedia e afferrò la propria borsa. Passando accanto a Narcissa sentì una mano fredda posarsi sul suo polso.

“Hermione,” iniziò la donna. “Pensavo dovessi sapere quello in cui ti stai cacciando. Credo sia solo giusto per te e per Draco sapere cosa significhi assumere quel ruolo. Se non pensi di essere all’altezza della posizione, allora-”

Hermione comprese improvvisamente il significato di tutta quella conversazione. Il pranzo, il ristorante Babbano, il Manifesto. Si guardò intorno, alle altre donne dell’alta società che si stavano incontrando per pranzo. Stavano mangiando le loro insalate dietetiche e stavano lanciando occhiate di invidia verso il carrello dei dessert. Alcune le stavano anche scoccando delle occhiate discrete, chiedendosi come potesse una persona come lei entrare nel loro piccolo mondo. Narcissa era stata molto intelligente nel portarla in un luogo dove non avrebbe potuto fare una scenata. Hermione avrebbe dovuto essere intimidita. Avrebbe dovuto essere triste. Se Narcissa Malfoy aveva pensato di poter spaventare via Hermione Granger da suo figlio, allora aveva sbagliato i suoi conti.

“Non preoccupatevi, Narcissa,” rispose, un lento sorriso che faceva capolino sul suo viso. “Sono all’altezza del compito.”

Lo shock sul volto di Narcissa, pensò Hermione, valse quasi la pena aver buttato via un’intera pausa pranzo, senza peraltro aver mangiato nulla, con l’odiosa madre del suo ragazzo.

[1:47 pm]

“Mi chiedo cosa stia facendo ora Hermione…”

“Probabilmente starà incanalando tutta l’ira accumulata durante il pranzo con mia madre nello salvare qualche povero elfo domestico da una vita a servire the e biscotti e ad assistere vecchie amebe e il loro cucito.”

“Credevo avesse abbandonato tutta quella follia del Crepa?”

“Weasley, è il Direttore dell’Elfico Benessere. Che diavolo pensavi facesse tutto il giorno? Cucire presine da the?”

“Oh.”

“Davvero, Weasley, che mai avrà visto Hermione in te?”

“La mia lingua è lunga quattro -”

“Dimenticalo! Dimenticati che te l’abbia chiesto.”

“No, sul serio, Malfoy, è una caratteristica dei Weasley. Ginny è tipo -”

“Finisci quella frase, Potter, e non avrai più motivo di divertirti per la magica lingua della Donnoletta.”

[3:04 pm]

Che giornata! Di ritorna dall’orrido non-pranzo con la madre di Draco, Hermione dovette affrettarsi per completare la preparazione dell’incontro del tardo pomeriggio, finire la proposta di decreto sul pensionamento degli Elfi e altre migliorie per la loro condizione, e firmare le buste paga dei suoi impiegati prima che qualcuno al Dipartimento decidesse di incantare la piantina di Ortensia affinché la afferrasse per le caviglie ad ogni suo tentativo di lasciare l’ufficio. Di nuovo.

Stava passando accanto ad alcuni dipendenti della Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, quando fu accostata da uno dei colleghi che più detestava.

“Hermione!” Se l’alto trillo della sua voce non fosse stato un indizio abbastanza inchiodante, il ticchettio di quegli irritanti tacchi a spillo che si impuntava ad indossare e il marchio delle unghie (artigli) dipinte di Elaine Cheswick sul suo braccio tolsero ogni dubbio sull’individuo in questione.

“Elaine, cosa posso fare per te?” sospirò Hermione. Non aveva tempo per tutto questo.

“Tu e Draco avete rotto?” chiese Elaine, diretta al punto. Le sottili sopracciglia dipinte si inarcarono come frecce sopra i suoi occhi.

Elaine, pettegola numero uno del Ministero, non esitava mai a riportare le storie più assurde, ma solitamente queste avevano un lontano sottofondo di verità. Questa volta, tuttavia, era stata seriamente disinformata. “Cosa? Dove l’hai sentito?”

“Quindi non avete rotto?” Elaine strinse gli occhi.

“Che cosa ti ha dato l’idea che -”

“Oh… quindi è vero. Beh, non ti importerebbe molto se gli chiedessi di uscire, vero? Ha un fondoschiena per cui si potrebbe morire.”

Per amore di… Hermione aveva il sospetto che Elaine avesse messo l’occhio su Draco sin dal Natale dell’anno precedente, ma era anche vero che la ragazza non era tipo da fare discriminazione. Se era un maschio, era un’opzione. “Per amor di Merlino, certo che mi importa! Non abbiamo rotto!”

“Ma hai appena -”

Hermione non aveva davvero tempo per tutto questo! Elaine stava per far scattare anche il suo ultimo nervo rimasto saldo. “Ma niente! Il fondoschiena di Draco è mio. Ancora mio. Per sempre mio. Chiaro?”

Elaine sbuffò indignata. “Beh, scusami se ho sentito altrimenti.”

“E da chi l’avresti sentito?”

“Mio fratello lavora nel Dipartimento Auror e ha sentito Draco dire che era finita.” Lo sguardo di Elaine fu molto più che compiaciuto nel rivelare la sua fonte.

Hermione, invece, era ormai oltre il limite ultimo di esasperazione. “Lui ha detto COSA?

“E’ piuttosto triste che tu non sappia cosa stia succedendo nel tuo rapporto, Hermione. Forse se tu e Draco vi fosse seduti giù e aveste avuto una bella D.L.R non sareste in questo caos.”

“D.L.R.?”

“Oh, sai, ‘definire la relazione’? Wow, non c’è da stupirsi che sia finita. Non ne avevi proprio idea. Quindi, davvero Hermione, dimmi. In una scala da uno a dieci, quanto è lungo -”

Per fortuna di Elaine, Hermione aveva smesso di ascoltarla e stava già marciando nel suo ufficio in preda all’ira.

Ne aveva abbastanza! Lei e Draco erano insieme da quattro anni e mezzo, ormai, e vivevano insieme da due. Era stata più che entusiasta quando le aveva chiesto di trasferirsi da lui. Sapeva che era solo a un piccolo passo dal matrimonio quando le aveva chiesto di vivere con lui. Non s’era lasciata sfuggire l’opportunità. Era stata paziente. Era stata comprensiva. Vivevano insieme per vedere se potesse funzionare – se loro potessero funzionare quando si trattava della quotidianità della vita di ogni giorno. E funzionava.

Loro funzionavano. Faceva quasi paura quando bene stessero insieme. Lui si occupava di sistemare tutto dopo la cena, lei si occupava degli altri doveri domestici. Quando Harry aveva portato una televisione Babbana modificata per andare a magia, Draco non s’era mai accaparrato il telecomando solo per sé. Quando Hermione si faceva la doccia, usciva dal bagno e sempre trovava la colazione che Draco aveva preparato per lei – beh, tranne che quel giorno. Ma non le importava, Hermione non stava cercando la perfezione. Solamente ‘l’essere giusto’.

E Draco era perfettamente giusto per lei.

E Hermione era stufa marcia di aspettare.

Si allungò verso la scrivania e prese un foglio di pergamena. Scribacchiò qualcosa velocemente, richiamò il proprio gufo e gli legò la missiva ad una zampa.

“Ecco,” sospirò. “E sarà meglio per lui che riceva quel gufo…”

[3:16 pm]

Harry, Ron e Draco erano tra i pochi fortunati al Dipartimento per l’Applicazione della Magia ad avere non solo un ufficio, ma anche uno con finestra. La finestra, essendo comunque la struttura sotto terra, non dava accesso al mondo esterno, ma ne forniva una realistica illusione. Uno dei metodi di procrastinamento preferiti di Draco era fissare la mendace vita al di là dei vetri, contando quanti finti uccelli o finte farfalle vi passassero davanti. Immerso in questo suo idilliaco passatempo, con sorpresa si accorse che un vero gufo stava svolazzando di fronte a lui, pronto per planare sulla sua scrivania.

Il gufo, identificato immediatamente come quello di Hermione – Gufo era il suo nome, molto adatto viste le circostanze – atterrò con grazia e subito estese una zampa, con un fare che non ammetteva repliche, aspettandosi che immediatamente Draco ritirasse la missiva. Draco districò la lettera e Gufo, finito il proprio compito, ripartì spedito dall’ufficio, presumibilmente diretto dalla propria padrona.

Ron, che aveva osservato la scena con interesse, disse: “Bizzarro come anche il gufo di Hermione abbia una scopa su -”

“Cazzo!” esclamò Draco.

“Che c’è?” chiese Harry, alzandosi all’improvviso dalla propria scrivania. “Hermione sta bene? È ferita?”

“Guarda qui,” Draco conficcò la pergamena in mano ad Harry e iniziò a marciare avanti e indietro per la stanza.

Ron si apprestò dietro le palle di Harry e sbirciò il contenuto della missiva.

Draco,

Sono due anni che sono stufa marcia di aspettare. DATTI UNA MOSSA!

- H


“Cazzo,” dissero in coro.

Harry e Ron rimasero quindi in silenzio, osservando Draco dimenarsi nell’ufficio come una tigre in gabbia.

All’improvviso Ron ruppe il silenzio. “Quello di cui abbiamo bisogno è fare un controllo della massa!”

“Controllo della massa? Weasley, smettila di parlare in goblinese,” gli ringhiò contro Draco.

“No, statemi a sentire. Siamo Auror, giusto? E cosa facciamo quando c’è un disturbo, come una protesta o una rivolta?”

“Controllo della massa,” rispose Harry, la luce della comprensione che gli rischiarava il volto. “Ci sono.”

Tra sé e sé, Draco aveva sempre pensato che l’unico motivo dell’esistenza di Ron Weasley fosse quello di servire come avvertimento ambulante contro i rischi dell’alcool durante la gravidanza, ma doveva concederlo. Di tanto in tanto riusciva a dire qualcosa di remotamente intelligente.

“Per il troll che sei, non è un’idea da buttare, Weasley.”

“Malfoy, non so cosa insegnino alle scuole di charme di voi ragazzi ricchi, ma scostante e interessante non sono sinonimi.”

“Taci, abbiamo una crisi da prevenire. Abbiamo bisogno più di un controllo di massa, abbiamo bisogno di un controllo di massa impazzita. Cervello al lavoro, gente!”

I tre uomini si sedettero alle loro scrivanie, si misero le mani sulle tempie e cercarono di pensare. O per lo meno di dare l’illusione di star pensando. Ron, in effetti, stava pensando agli eventi della puntata di “The Peep Show” della sera precedente, mentre Harry al suo sandwich abbandonato nella sala break, visto come aveva dovuto lavorare anche durante il pranzo.

“Potter, che hai tirato fuori?” tuonò Draco dopo un minuto.

Harry quasi cadde dalla sedia all’esclamazione. Dannazione. “Err… potrei parlare con Ginny?”

“Perfetto. Dì alla Weaselette di dire ad Hermione quanto faccia schifo il matrimonio. È sposata con te, dovrebbe avere ragioni sufficienti da condividere.”

“Hey!”

“Weasley, che hai prodotto?”

“Beh, potrei sempre confessare il mio eterno amore per Hermione. Così si toglierà te dalla testa.”

“Sì, con il rischio che mi lasci per – non importa, dirlo ad alta voce mi fa capire quando ridicolo sia. No, non farlo – err, non stai nascondendo un eterno amore per Hermione, vero? Perché se così fosse, dovrei ucciderti. Lo capisci?” Draco sollevò la propria bacchetta in segno di minaccia.

Ron guardò l’arma mortale e deglutì. “No! Niente amore per Hermione da parte mia. Nulla di nulla. Passato tutto e mai più. Sei piedi sotto terra, al contrario di me, che è piuttosto felice di essere sei piedi… err, sopra.”

“Taci, Weasley.”

“Taccio.”

“Potter?”

“Malfoy?”

“Che ci fai ancora qui? Non dovresti star parlando con tua moglie in questo momento? Andiamo! Dobbiamo dissipare tutti i sospetti di Hermione! Su! Su!”

“Vado!” esclamò Harry oltrepassando la porta dell’ufficio.

“Fortunato bastardo,” mormorò Ron, invidioso che Harry fosse riuscito ad andarsene, lasciandolo solo con un irritabile Malfoy.

“Che hai detto?”

“Err, niente. Quindi, procediamo con l’Operazione Destinata A Fallire?”

“Credi che falliremo?”

“Stiamo parlando di Hermione, giusto? La migliore del nostro anno? Per ogni singolo anno? Lei sa tutto. TUTTO.”

“Falliremo.”

“Su, su,” lo consolò Ron, dandogli delle pacche sulla spalla. “Ci sono altri pesci nel mare, altri scoiattoli nella foresta, altri kneazle nelle campagne…”

“Non perderò Hermione, idiota. La sposerò. È solo una questione di dirglielo quando meno se l’aspetta.”

“Oh, giusto.”

Draco sospirò. Aveva avuto ragione la prima volta. Ron Weasley non era davvero altro che un cartellone pubblicitario ambulante contro i rischi dell’assunzione di pozioni sconosciute.

[3:45 pm]

Hermione non aveva davvero, davvero tempo per tutto questo. Mancavano quindici minuti al suo incontro, e non aveva ancora finito di redigere la sua proposta sul pensionamento degli elfi, e ora aveva pure ricevuto il più bizzarro dei gufi da Ginny.

Cara Hermione,

Dieci minuti fa ho ricevuto una disperata chiamata via camino da mio marito che mi implorava di spiegarti quanto orribile sia il matrimonio, che cosa terribile sia essere legati ad un’unica persona, e come sarebbe molto meglio per te rimanere single per il resto della tua vita. A quel punto, gli ho chiesto se quello era ciò che davvero lui pensava del matrimonio, ed ero pronta a spedirgli un paio di belle fatture, ma ha risposto che non era quello che pensava lui del matrimonio, ma quello che TU dovresti pensare del matrimonio. E poi mi ha detto che non avrei dovuto dirti quello che mi avevo detto di fare.

Naturalmente mio marito è un idiota per pensare che potrei non essere onesta con la mia migliore amica. Comunque, chiaramente bolle qualcosa nel calderone. Harry s’è rifiutato di spiegarmi perché mi stava implorando di spiegarti gli orrori del matrimonio e io mi sono rifiutata di dirti alcunché fin quando non mi avesse rivelato gli altarini.

Poi ha mormorato qualcosa su Draco e menomazioni fisiche ed è sparito. Strano, lo so.

In ogni caso, ho pensato fosse il caso di avvertirti che qualcosa è fuori posto nel Dipartimento Auror. E posso garantirti che Idiota, Scemo e più Scemo sono dietro a tutto ciò. Dovresti saperlo, ecco!

Non vedo l’ora di vederti stasera!

Un bacio,
Ginny

PS: Per essere giuste nei confronti di Harry, c’è un lato negativo nel matrimonio: sposare un idiota come mio marito. Causa solo mal di testa e confusione.


Cosa diavolo stava facendo Harry, pregando Ginny di spaventare Hermione sul matrimonio? Prima Narcissa, ora Ginny? E poi Elaine a divulgare pettegolezzi sul fatto che Draco avesse rotto con lei? C’era qualcosa che non quadrava.

C’era sicuramente qualcosa fuori posto quel giorno, e se Hermione non avesse avuto una riunione da lì a pochi minuti, avrebbe senza dubbio indagato a fondo. Come stavano le cose, invece, avrebbe dovuto aspettare prima di scendere in campo. Una volta che l’incontro si fosse concluso, avrebbe dovuto scaraventarsi a casa per prepararsi per essere da Ginny in orario.

Merlino, non aveva davvero tempo per tutto questo.

[4:15 pm]

“Okay, Malfoy,” iniziò Harry varcando la porta che lo riconduceva in ufficio, in mano un sandwich mangiato a metà. “Ho parlato con Gin.”

“E?”

“E a causa tua, probabilmente dormirò sul divano per tutta la prossima settimana.”

“Un piccolo sacrificio per la causa, Potter. Tutto è lecito in amore e in guerra, sai.”

“Già, ma apprezzerei se non diventassi una casualità nella vostra distorta guerriglia amorosa. Comunque, sei in debito.”

“Va bene, va bene. Finirò di compilare i moduli per te.”

“L’ho già fatto.”

“Bravo ragazzo! Vedi che non tutto è così brutto?”

“Lo dici tu. Sei tu quello che scoperà stanotte.”

“Non sentirti così giù, Potter. Neanche Weasley otterrà niente.”

“T’ho sentito.”

“L’ho detto ad alta voce, no?”

[5:27 pm]

Finalmente, finalmente, Hermione era arrivata a casa. La riunione era finita in ritardo, lasciando Hermione con solo mezz’ora per prepararsi prima della festa da Ginny. Se non avesse dovuto combattere con Draco per il bagno, avrebbe potuto farcela al pelo.

Irruppe nell’appartamento, gettò il cappotto all’appendiabiti, che riuscì a prenderlo al volo appena prima che toccasse terra, lasciò cadere la propria borsa sul tavolino all’ingresso, e si tolse le scarpe lasciandosele dietro, una in fila all’altra.

“Draco? Sono a casa! Spero che tu non sia in bagno perché ho solo trenta minuti… Draco!” Raggiunto il salotto, Hermione si fermò di botto. Draco era stravaccato sul divano, con indosso vecchi abiti trasandati e a mangiare patatine. “Perché non sei ancora pronto? Dobbiamo uscire tra mezz’ora!”

“La cena non era alle sette?” chiese, senza alzare gli occhi dalla televisione.

“Sei! La cena è alle sei! Te l’avevo detto! Beh, almeno hai preso il vino?” Hermione si voltò verso il tavolo e notò che non vi era appoggiato nulla. Una sbirciatina alla cucina le confermò che anche quella era vuota da qualunque cosa che assomigliasse ad una bottiglia di vino.

Fumante di rabbia, si girò verso Draco. “Draco, che cos’è quello?” Indicò il tavolo.

Draco la squadrò come se fosse pazza. “Sembra un tavolo.”

“E cosa c’è sopra il tavolo?” disse a denti stretti.

Draco guardò il ripiano vuoto. “Err, nulla?”

“Esatto! Credevo di averti detto di passare da Odd Bins e comprare del vino per stasera. In effetti, so di averti detto di prendere del vino!”

Draco si colpì la fronte con il palmo della mano. “Mi dispiace Hermione, me ne sono completamente dimenticato. Quando mi sono reso conto che la mia riunione non era oggi, ma domani, sono andato a giocare a Quidditch con i ragazzi.”

“Cosa? Vuoi dire che ho saltato la mia doccia per nessuna ragione?” La voce di Hermione salì di un’ottava. “Figurarsi… scommetto che ti sei anche dimenticato di ritirarmi il vestito da Stratchy and Sons**. E – Merlino! – chiudono tra dieci minuti. Non faccio in tempo a passare ora. Draco, t’ho chiesto questi due piccoli piaceri e tu sei andato a giocare a Quidditch con Harry e Ron!”

“E’ stato un errore. T’ho detto che mi dispiace.”

“L’essere dispiaciuto non mi porta qui il vestito, però, eh? Ugh,” sospirò Hermione. “Va bene. Ovviamente non ci si può fidare di te per portare a termine un paio di semplici compiti. Vado a prendere il vino. Ti prego, per amor della mia sanità mentale, sii pronto per quando torno. Non ho tempo di cambiarmi, ora, ma credo non importi, visto che non ho un vestito con cui cambiarmi.” Si ricordò allora che non aveva potuto fare la sua doccia quella mattina. Sarebbe dovuta andare alla festa di Ginny con addosso i vestiti da lavoro e i capelli sporchi dal giorno prima.

“Ho detto che mi dispiace, Hermione. Che cosa vuoi ancora da me?”

Hermione fissò Draco e scosse il capo. “Chiaramente più di quanto tu possa dare.”

Afferrò il cappotto e la sciarpa, rivolse a Draco un’ultima, vacua occhiata, e si Smaterializzò via.

“Oh Merlino, me la farà pagare questa…” Draco guardò il proprio orologio, aveva un milione di cose da fare prima che Hermione tornasse con il vino e… “Cazzo.”

Non aveva davvero tempo per fare tutto.

[5:56 pm]

Hermione, appesantita da due borse della spesa, barcollò attraverso la porta di ingresso, colpì lo stipite e fece cadere tutto ai suoi piedi. “Maledizione,” mormorò. Esattamente quello di cui aveva bisogno, ancor più stress. “Va beh, raccoglierò tutto quando usciamo… Draco?” chiamò il proprio ragazzo, rendendosi finalmente conto che tutte le luci dell’appartamento erano spente, fatto salvo per un tenue bagliore proveniente dalla cucina.

“Draco?” Hermione iniziò a sfilarsi la sciarpa mentre seguiva la fievole luce. Non si rese quasi conto di averla lasciata cadere a terra nello scorgere quanto la aspettava in cucina. Il tavolo da pranzo era coperto con la più fine delle tovaglie di seta e apparecchiato con la migliore delle porcellane. Tre candele stavano bruciando al suo centro, illuminando due bicchieri di champagne e quella che sembrava essere una cena d’alta classe per due persone.

“Cosa?” iniziò a chiedere, completamente stordita, quando Draco fece il proprio ingresso nella stanza, vestito immacolatamente nelle proprie vesti migliori. Hermione notò inconsciamente di quanto fosse ingiusto che lui fosse tirato a lucido quando lei era vestita, per dirla in maniera benevola, alla buona.

Ancor più scioccata fu nel vedere Draco sorridere quel suo sorriso storto, posarle un tenero bacio a fior di labbra e inchinarsi davanti a lei, prendendole gentilmente una mano tra le proprie.

Il cuore di lei quasi smise di battere, poi prese a rimbombare con tutta l’intensità di una grancassa militare.

“Hermione, vuoi farmi l’onore di sposarmi?” chiese.

Il battito furioso le invase le orecchie e quasi non lo sentì. “Scusa – Cosa?”

“Mi vuoi sposare?”

No, aveva sentito giusto. Ma meglio esserne certe. “Una volta ancora.”

Draco digrignò i denti. “Mi. Vuoi. Sposare? Per amor di Merlino, Hermione!”

Hermione si fermò un istante per riordinare i suoi pensieri e riprendere fiato. Lo stava facendo! Si stava davvero dichiarando! Non riusciva a crederci. Per tutta la giornata aveva ricevuto le peggiori vibrazioni di sempre. Tutto era andato male. Sua madre aveva tentato di farla fuggire a gambe levate dall’idea di sposarlo. Persino Ginny era stata intimata di spaventarla sul matrimonio. Elaine aveva sparso pettegolezzi su una loro rottura certa. Persino Draco l’aveva lasciata al palo, non facendo mai ciò che gli aveva chiesto. Qualcosa non quadrava. Aveva bisogno di fare qualcosa, qualunque cosa per prendere tempo e lasciare che i suoi pensieri potessero riallinearsi al suo cuore impazzito. “Io – io devo pensarci.”

“Tu, cosa? Tu devi pensarci?” Draco la guardò incredulo. “Allora?”

“Non mettermi fretta!” gridò

Draco non riusciva a crederci. Questo non era per nulla previsto dal suo piano. Lei avrebbe dovuto saltargli in braccio a questo punto, leccandogli l’orecchio e sussurrandogli cose sexy ed eccitanti. Per lo meno, questa era stata la sua previsione di ciò che sarebbe accaduto dopo la sua dichiarazione. “Tu sei la stessa Hermione Granger che mi ha spedito un gufo infuriato che mi diceva che era stufa di aspettare, vero? Tu sei la stessa ragazza che ha iniziato a far pratica della firma ‘Hermione Malfoy’ due anni fa?”

Hermione spalancò gli occhi. “Lo sapevi?”

“Merlino, persino Weasley lo sapeva.”

“Oh, Beh!” disse, sulla difensiva. “Dovevo essere certa che passassi il test del nome.”

“Il test del nome?”

“Oh, lo sai, vedere se il tuo cognome era compatibile con il mio nome.”

“E?”

“E… sono compatibili.”

Draco alzò gli occhi al cielo e Hermione non poté fare a meno di pensare che il suo atteggiamento era sempre il solito. “Quindi… è un sì?”

“No.”

“E’ un no?! Merlino, Hermione!”

“No, non è nemmeno un no. Non ho ancora deciso.”

Draco grugnì. “Donna, mi stai uccidendo! Datti una mossa!”

“Beh, me la darei se tu la smettessi di gridarmi dietro,” sbottò Hermione.

“Non ti sto gridando dietro! Mi sto dichiarando! Merlino! Ci rinuncio.” Draco si rimise in piedi e alzò le braccia al cielo, incapace di continuare ad inginocchiarsi davanti alla donna che, dopo aver ricevuto una dichiarazione, rispondeva con un ‘devo pensarci’. Chi può dire ‘ci devo pensare’ quando l’unica reazione plausibile sarebbe quella di un ‘Sì’ sprizzante di gioia… Era così tipico di Hermione, quando doveva rispondere a una domanda, doveva sempre prima analizzare tutte le opzioni… Draco fece una smorfia e incrociò le braccia sul petto come un bambino petulante.

“Circe, non c’è bisogno di fare il bambino, Malfoy… Va bene.”

Draco fissò Hermione, aveva lo sguardo rivolto verso il basso e stava giocherellando con l’orlo della sua veste. “Va bene?”

“Va bene,” ripeté Hermione, guardando Draco negli occhi. “Ti sposerò.”

“Ti prego, contieni la tua gioia.”

“Oh, sta’ zitto e baciami.”

“No, devi dirlo, prima.”

Hermione corrugò la fronte. Pensava di essere stata chiara. “Cosa?”

“Hermione mi vuoi sposare? E c’è solo una risposta corretta a questa domanda, quindi basta labbra chiuse.”

“Sei tu quello che le sta tenendo chiuse…”

“Dillo!”

“Sì! Sì, ti voglio sposare, Draco Malfoy!” mezzò sbuffò, mezzo rise.

“Bene, ora posso darti questo.” Draco tirò fuori una piccola scatolina nera con il più bel solitario che avesse mai visto al suo centro. Lo estrasse e lo infilò con cura sul dito di Hermione. Hermione non poté non essere ammaliata dal suo splendore.

“Perfetto,” commentò lui.

Hermione gli sorrise mentre si chinava per ricevere un lungo, lento e sensuale bacio.

“Quando hai preso l’anello?” gli chiese Hermione dopo aver interrotto il bacio per recuperare l’ossigeno vitale.

“Lo scorso anno, quando sono andato a New York.”

Hermione lo fissò, sorpresa come poche volte lo era stata. “Te ce n’è voluto di tempo!”

“Lo so. Stavo per dichiararmi secoli fa, ma mi stavo divertendo troppo a farti sudare. La tua pazienza è davvero nulla, anche se sostieni il contrario.”

Hermione strinse le pupille. “Sei un bastardo incorreggibile.”

“Certo. Ma sono il tuo incorreggibile bastardo, ora…”

“Quindi, aspetta. Oggi, tutto; tua madre, Ginny, Elaine, il vino, tutto questo è stato opera tua, giusto?”

Draco sorrise, sornione. “T’ho fatta preoccupare, eh?”

Hermione rise. “Ero confusa, più che altro. Però dimmi, come diavolo hai fatto a convincere tua madre a mentirmi su tutta quella storia del Manifesto della Famiglia Malfoy?”

Il sorriso di Draco svanì. “Chi te lo dice che sia una montatura?”

Le pupille di Hermione si dilatarono. “Vuoi dirmi che è vero? Non puoi certo aspettarti che sia una qualche Suzie Homemaker***, che ti sistema la pipa e la biancheria e produce figli – voglio dire eredi – a destra e a manca.”

“Certo che no, Hermione,” rispose Draco, avvicinandola a sé. “Lo sai che non fumo.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. Non aveva davvero tempo per tutto questo.

Aveva un fidanzato da portarsi a letto.

The End


Note di Traduzione:
* Stepford Wives (La donna perfetta, in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/La_donna_perfetta
** Gladrags in Inglese
*** Suzie Homemaker è il nome “comune” inglese per indicare la moglie succube in tutto e per tutto del marito.



*.*.*.*.*.*.*





Sperando che vi sia piaciuta, ringrazio chiunque sia arrivato fin qui in fondo e chiunque avrà voglia di lasciare un commento :P (a tal proposito, vi ricordo anche la simpatica iniziativa Criticoni d'Autunno che vi permetterà di accumulare punti commentando fanfic e originali da qui al 15 dicembre :) )

*Alza di nuovo il calice e saluta*
  
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