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Autore: Emily Doe    03/11/2009    20 recensioni
Hermione e Draco sono alle prese con un dilemma che solamente Harry Potter può risolvere.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Disclaimer: I personaggi qui citati, di cui mi accingo a far crackissimo scempio, appartengono a zia Jo, che ne ha fatto uno scempio altrettanto crackoso nell'epilogo, santa donna.

Per i matrimoni dalle -e del tutto sballate :p





Questione di pronuncia


“Ti dico che si pronuncia così.”
“Ed io ti dico di no!”
“Certo che sei testarda, donna!”
“Tu non sei da meno, ragazzino.” A lui non sfuggì certo la scelta del termine, e si alzò rapidamente, pulendosi i pantaloni all'altezza delle ginocchia. “E poi non ci credo.”
“Ma se te lo dico io!”
“Cosa significa, che quel che dici tu ha forse più valore di quel che posso dire io?”
Il suo tono era salito di un'ottava, facendosi acuto e stridulo. Non conveniva insistere su quella strada.
“Okay, okay,” Tentò di rabbonirla, sollevando le mani aperte con il palmo rivolto verso di lei, ma non certo in segno di resa. “Prendi la Polvere Volante.”
Lei lo guardò di sottecchi, quel broncio infantile che tanto adorava modellato sulle labbra.
“Cosa vuoi fare?”
Le rispose lanciandole un'occhiata da sopra la spalla, mentre si drappeggiava il mantello addosso, chiudendolo all'altezza della gola.
“Andare a chiedere un terzo parere,” prima che lei potesse protestare, le fece cenno di entrare nel camino. “Un terzo parere di cui ti fidi.”
“Sicuro?”
“Cosa c'è di più sicuro, noioso e prevedibile di Potter?”
Hermione gli rifilò una gomitata nelle costole, oltrepassandolo e gettando una manciata di Polvere Volante nel caminetto spento. Prima di essere completamente avvolta dalle alte fiamme verdi, gli mostrò la lingua con una smorfia degna della mocciosa primogenita di Weasley – Weasley maschio.
Draco roteò gli occhi, con un sospiro molto più teatrale del dovuto, solo quando fu scomparsa. Le costole erano il suo punto debole.

***


“Che diamine...?”
L'improvvisa fiammata verdastra, preceduta da un crepitio di braci inesistenti, illuminò inaspettatamente il piccolo ambiente, riflettendosi sui vetri delle finestre e su quelli degli occhiali di un Harry Potter che ora osservava i due intrusi lievemente scioccato.
“Harry, ho bisogno di un parere,” esordì Hermione drasticamente.
Abbiamo.” la corresse il suo ragazzo, slacciandosi il mantello ed accomodandosi sulla poltrona libera del tutto a proprio agio.
Harry Potter aveva visto tante cose, nella sua comunque relativamente breve vita, ma ancora non era abituato alle frequenti incursioni di quella coppia sgangherata in casa sua. Batté le palpebre, perplesso.
“Buonasera, grazie, sto bene, e voi?” borbottò.
“Cos'è stata quella luce?”
Gettò la testa all'indietro, reclinandola sul bracciolo del divano su cui era comodamente stravaccato nella intima intimità di casa sua, in boxer e calzini.
“Niente, Gin, sono solo Hermione e Malfoy.”
Draco sollevò con fare aristocratico un sopracciglio.
“Ancora?” Ginny Weasley fece appena capolino dalla porta della cucina, prima di lanciare un cenno distratto ai due. “Allora posso tornare alla mia torta di mele.”
“Anche se tua moglie ignora le basilari norme della buona educazione, tu, perlomeno, potresti farti trovare in uno stato presentabile.”
Harry si accigliò, mentre Hermione, senza molti complimenti, gli si sedeva praticamente sulle gambe, tenendo le mani strette in grembo.
“Vai ad arricciare il tuo nasino delicato altrove, Malfoy. Fino a prova contraria questa è casa mia.”
“Se vuoi chiamarla così... lo sai che la pensiamo diversamente. Comunque lo farò volentieri, prima però togli le mani da lei.” Non aveva bisogno di accennare alla propria ragazza: era decisamente troppo vicina a Harry Potter per i gusti di tutti.
“Le mie mani non sono da nessuna parte!” Faceva davvero tenerezza come Harry potesse arrossire al minimo accenno ad una scortesia simile nei confronti di una donna, specie della sua amica di sempre.
“Oh, smettetela di fare i bambini!” Protestò la donna in questione, rifilando uno schiaffetto al suo migliore amico ed un'occhiataccia assassina al ragazzo biondo seduto di fronte a loro. “Harry, ho bisogno di te.”
Il giovane sospirò, rinunciando a replicare alle insinuazioni di Malfoy sulla grandezza e sull'ordine della sua casa.
“Cosa c'è, stavolta? La porta all'ingresso cigola e il bel signorino qui non vuole sporcarsi le mani per oliarla? C'è da assaggiare qualche tuo manicaretto di cui lui non si fida?” Si fermò giusto un istante, mentre Malfoy ringraziava educatamente per quel 'bel signorino', prima di sollevarsi sui gomiti. “Se devo fare da cavia, dimmelo prima, Hermione. La sorpresa della volta scorsa non è stata piacevole né per me, né per Ginny.”
Hermione alzò lo sguardo, incuriosita, sulla scatolina bianca ed azzurra che, dalla cucina, era arrivata fluttuando nel nulla, e che, di colpo, cadde sullo stomaco di Harry.
“Grazie, Gin!” gridò l'interessato in direzione cucina.
“Cos'è?” Si informò Hermione, allungando il collo.
“Digestivo.” Rispose laconicamente Harry.
Draco soffocò un gemito di divertimento, poi decise di dare un taglio a tutta quella manfrina: aveva cose ben più importanti di cui occuparsi. Innanzitutto, Hermione l'aveva interrotto in corso d'opera, una cosa che davvero detestava, e poi c'erano così tante cose su cui accordarsi, informazioni da cercare, ipotesi da vagliare...
“Non ti servirà – non oggi. Ci serve semplicemente un parere linguistico.”
“Linguistico?” Rimandò la scatolina da dove era venuta con un gesto della bacchetta che aveva ripescato tra due cuscini, aggrottando le sopracciglia in direzione di Malfoy.
“Un parere sulla pronuncia di una parola, Harry.”
Lui passò lo sguardo prima da lei, a lui, ripetendo il giro almeno tre volte.
“E vi siete precipitati qui per questo?”
“Precipitati, sì.” Confermò un Draco evidentemente irritato. “Pensa che non mi ha fatto neppure terminare quel che stavamo facend-”
“Non intendo ascoltare oltre!”
“Non parlo certo di oscenità con terze persone, come invece farai tu con Lenticchia Weasley,” puntualizzò Malfoy, sollevando il mento.
Harry si passò entrambe le mani tra i capelli, ad occhi chiusi. Era l'immagine della rassegnazione.
“Va bene. Che cosa volete sapere, di preciso?”
Hermione si sistemò trepidante sul posto, schiacciando sempre più la gamba destra dell'amico, le mani ancora strette l'una all'altra. Draco volse lo sguardo verso quel maniaco di Potter, vagamente interessato alla risposta.
“Secondo te, nella parola 'sposarmi', la seconda esse è sorda o sonora?”
Le parole di lei dovettero avere il tempo di penetrare nel cervello dell'ascoltatore e depositarsi con calma, sollevando probabilmente anche qualche nuvoletta di polvere, in quell'anfratto che lui non aveva neppure pensato di dover calcolare. Passò qualche istante nel silenzio più totale.
Poi, improvvisamente, Harry sgranò gli occhi.
“Q-quale parola, scusa?”
Sposarmi,” ripeté Hermione, paziente.
La fissò ad occhi spalancati, come un bambino oltremodo scioccato, per un minuto buono. Poi, con una lentezza talmente esasperante che solo la peggior moviola Babbana che Draco avesse mai avuto la sventura di vedere avrebbe potuto eguagliare, si voltò a guardare Malfoy.
L'incredulità che si leggeva nei suoi occhi era palese.
“Dimmi che non è vero,” sussurrò debolmente.
“Da non crederci, eh?” Malfoy accavallò le gambe, lisciando i pantaloni scuri che indossava. “Mi ha interrotto senza neppure farmi finire la frase, per una scemenza simile. Che gran scortesia. Ed io che avevo anche sporcato i miei pantaloni preferiti, per starmene lì sul pavimento!”
Hermione lo fulminò con lo sguardo.
“A quanto pare non credi che sia così tanto una scemenza, visto che sei qui anche tu.” sibilò.
Ma Harry, invece di rispondere, aveva cominciato a fissare il nulla, un punto imprecisato a metà strada tra i due ospiti imprevisti. Scosse la testa in segno di diniego, piano, prima di mettersi a sedere, scostando distrattamente Hermione.
“Allora?” domandò lei.
Lui non guardò nessuno dei due, semplicemente mugolò una flebile nenia, poi si alzò e camminando come se avesse visto un fantasma – cozzando, scioccato, contro una sedia, un tavolino e, sempre in quest'ordine, lo stipite della porta – se ne andò in cucina.
Hermione e Draco si guardarono, l'una perplessa, l'altro infastidito.
“Beh?”
“Beh, il tuo amico è un gran maleducato, l'ho sempre detto.”

***


Quando Ginny vide arrivare in cucina Harry ridotto in quello stato, per poco non lasciò cadere sul pavimento la teglia che stava infornando. Aveva gli occhi vitrei, persi nel nulla, era pallido come un cadavere – come Malfoy, insomma – e continuava a biascicare qualcosa senza senso.
“Santo cielo, cos'è successo?” Lo afferrò per le braccia, scuotendolo con vigore, e mettendo, poi, prontamente mano alla bacchetta.
Harry si accasciò su una sedia, cessando di produrre quello strano, basso lamento funebre. Alzò lo sguardo su sua moglie, con l'aria di chi stava andando al patibolo.
“Dove hai messo quel digestivo?”








NdA: Inutile dire che per me, nonostante le proteste di qualcuno, quella seconda esse è sorda sorderrima *.*.
Sì, tranquilli, è davvero così scema come sembra, non vi state immaginando la cosa XD. Beh, era nata per un motivo che in effetti in pochi possono capire :lol:... chi mi conosce sa XD. E alla fine, dopo svariate insistenze, ho capitolato, così... eccola qui, purtroppo per voi ^^'.
Un grazie a chi ha letto e a chiunque vorrà lasciar traccia del proprio passaggio... sperando che non mi si mandi troppo a quel paese per codesta sciocchezza ^^. Ne approfitto per ringraziare anche coloro che hanno letto, commentato e/o preferito/seguito “In vino veritas”, postata l'altroieri :).
Alla, ehm, a mai più! XD
Emy
   
 
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