La Scelta
Ciao, ecco una pazzia su Rose e Scorpius, niente di che, un'idea che vorticava da troppo tempo nella mia testa, ma messa per iscritto solo ieri sera, e betata poco fa.
Sarà molto misterioso l'inizio, alla fine si dovrebbe capire tutto. Vi posso dire solo che Hermione è morta dal secondo anno ad Hogwarts. Hugo non è in casa, ma è in casa Potter.
Buona lettura,
Mia
Non so dove iniziare questa lettera.
Non sarei mai voluta arrivare a
questo punto, ho provato ad evitarlo, ma a quanto pare questa
è la mia strada,
e non coincide con la tua idea, mi spiace di ferirti,
ma sappi che continuerò a volerti
bene.
Carta
straccia, ecco cos’era quel foglio.
«Rosie
cara, la cena è pronta, studierai dopo» la voce
stanca della signora Weasley fece
sussultare Rose che iniziò a coprire la lettera.
«sì,
nonna,
sto arrivando» un sorriso, forzato ma sincero.
La
ragazza
dai capelli crespi come la madre e rossi come tutti i Weasley corse
dalla donna
abbracciandola più del normale.
«tesoro,
ma
stai bene? Cos’ è successo?»
“controllati,
Rose” si disse la ragazza “o verrai
scoperta”
Ma
non
poteva rinunciare ad un ultimo abbraccio con sua nonna, la donna che
insieme a
sua zia Ginny l’aveva cresciuta e ascoltata dopo la morte di
sua madre.
«niente»
disse lei controllando la voce.
Non
una
lacrima, non ora, ormai era troppo tardi per tornare indietro, si
sarebbe
lasciata tutto alle spalle, avrebbe iniziato una nuova vita, e al
diavolo
quello aveva vissuto fino a quel momento.
Lei
amava
la sua famiglia.
Ma
amava
anche lui.
La
scelta
era dolorosa, e una voce dentro di lei le chiedeva in continuazione se
stava
imboccando la strada giusta. Stava lottando per qualcosa di giusto?
C’era un
altro modo per risolvere le cose. Doveva abbandonare per forza la sua
famiglia?
Al,
Roxie,
Dom, Lily, Hugo, i gemelli di Luna, sua nonna, sua zia Ginny... suo
padre.
Lei
sapeva
che non l’avrebbe mai perdonata, ma ... non c’erano
alternative.
Aveva
fatto
la sua scelta, e questa scartava la sua famiglia. Se ne sarebbe creata
un’altra, avrebbe seguito il suo cuore. Ma a che prezzo?
«Rose,
domani alle 8 ci sarà l’esame per gli Auror,
questo è l’orario definitivo» le
spiega suo padre, prima di andare a dormire.
Era
fiero
di lei.
Chissà
se
avrebbe continuato ad esserlo il giorno dopo.
Lei
ricordava quando era diventata prefetto.
«oh, come Hermione, le somiglia
così
tanto, gli stessi capelli, tranne il colore, che è tuo,
Ronnie» aveva detto sua nonna.
Che
cosa
avrebbe pensato lei?
Il
nonno
non avrebbe approvato, lei lo sapeva, suo padre gliela aveva detto alla
stazione di King’s Cross al suo primo anno.
Rose
aveva
fatto di tutto per rendere suo padre fiero di lei, aveva cercato in
tutti i
modi di far gonfiare il petto di lui d’orgoglio, sentirlo
dire: è mia figlia.
Ma
ora...
ora non voleva più farlo felice, ora aveva
un’altra prospettiva: voleva essere
lei felice.
Non
che lui
fosse un padre esigente o egoista, ma sapeva che il perdono non faceva
parte
delle sue qualità, e lui non l’avrebbe mai
perdonato.
Doveva
sbrigarsi, aveva poco tempo e non aveva ancora finito la lettera.
Lei
annuì
verso suo padre e gli diede un bacio sulla guancia leggero, cercando di
non essere
troppo sospetta.
La
sua
stanza era un fenomeno molto strano tra tutte le stanze che una ragazza
di 19
anni potrebbe mai avere: niente fuori posto, niente poster, niente
fotografie,
i muri erano bianchi ed immacolati, e i libri erano l’unica
cosa che
testimoniavano l’esistenza di un essere umano in quella
stanza.
Non
poteva
fare i bagagli, per tre semplici motivi: primo, non c’era
quasi nulla nella sua
stanza da portarsi; secondo, aveva paura di fare rumore, e non sapeva
che scusa
inventarsi se qualcuno l’avesse sorpresa; e terzo... non
voleva portarsi nulla
con sé.
Avrebbe
iniziato una nuova vita, avrebbe cancellato ogni traccia di Rosalie
Hermione
Weasley, sarebbe rinata come le fenici.
Andò
a
letto solo per far credere alla nonna, che puntualmente, come sempre,
entrava
nella sua stanza per darle il bacio della buonanotte.
Mentre
dava
pugni al cuscino per renderlo più morbido, cadde una foto,
l’unica foto in
tutta la stanza.
C’era
una
donna dai capelli castani e crespi, dal viso giovane e felice, gli
occhi
castani –identici a quelli di Rose- le sorridevano, mentre si
stringeva con un
uomo dai capelli rossi e due occhi azzurri che sembravano splendere
nonostante
la foto avesse molto tempo.
Non
l’avrebbe portata con sé.
Andrebbe
contro tutto ciò che lei si era promessa.
Doveva
lasciarla là, sotto il cuscino, come se nulla fosse, come se
il giorno dopo
sarebbe potuta essere ammirata da qualcun altro.
Rose
sentì
il cuscino che copriva la foto essersi fatto all’improvviso
di cemento.
Ron
faceva finta di dormire nel suo letto che gli parve immenso senza lei,
ma ormai
aveva fatto finta di essersi abituato a stare tra le coperte vuote.
Aveva
fatto finta anche di avere dimenticato la sua risata.
Ma
i suoi occhi, quelli no, li aveva sempre davanti. Rose era la sua
immagine, e
lui era fiero di lei. Faceva male vedere quella piccola parte di
Hermione, come
se il mondo gli volesse ricordare ogni istante della mancanza di lei.
Il
mondo era sempre stato beffardo con lui, prima non gli aveva mai dato
nulla, -o
così aveva creduto lui- poi aveva perso a poco a poco tutto
ciò che aveva di
più caro: Fred e Hermione.
Grazie
al cielo c’erano Hugo e Rose.
Senza
di loro lui si sarebbe buttato giù, o –come aveva
sentito dire da sua madre a
Ginny- si sarebbe lasciato andare via.
Rose
era sempre stata una ragazza fantastica, attenta, giudiziosa, tutto
quello che
lui non era mai stato, ma lo diceva sempre, lei aveva preso da Hermione.
Un
rumore proveniva dalla stanza di Rose.
Che
cosa stava accadendo?
Si
alzò di scatto dal letto e corse verso le scale da lei.
Sicuramente
non riusciva a dormire per l’esame del giorno dopo, che brava
ragazza.
Doveva
chiederle se voleva un thè caldo al limone, il loro
preferito.
Quando
Ron aprì la porta della stanza di sua figlia il mondo gli
crollò addosso.
In
quei giorni Rose non era più Rose, ma lui aveva creduto che
fosse per lo stress
degli esami, si era bendato, chiuso gli occhi. Una volta lei era stata
chiara.
Lui le aveva detto che era pazza.
«Rose!»
Rose,
vestita di tutto punto, stava salendo su una scopa davanti a lei nel
balcone
con Scorpius.
Lei
si bloccò di colpo.
Lo
fissò con quei due occhi castani così penetranti
per pochi secondi. A lui
bastarono per congelare fino alla punta dei capelli.
«Rose!»
Lei
non gli diede retta, e gli volse le spalle, salendo sulla scopa grazie
agli
aiuti di Scorpius.
«non conosco Rose, ma riconosco una
donna innamorata»
«non ti capisco, Andromeda»
«oh, Ron, non essere sciocco, lei
è
innamorata, lo sai benissimo, e sai bene anche di chi.»
Ron si alzò irritato dalla sedia.
«è inutile Ron, è
inutile sfuggire
dalla verità, perché la verità ha il
vizio di correre più veloce.
«Dammi retta, ascoltala, cerca di
capirla, non essere aggressivo con lei, né con Malfoy, non
fare come questa
povera vecchia che è di fronte a te, non perdere anche Rose,
hai già perso
Hermione, non perdere anche tua figlia, non fare come me»
Le
parole di Andromeda risuonava nella sua testa.
Aveva
ragione, e lui era immobilizzato davanti al balcone mentre sua figlia
stava
scappando di casa con il figlio del suo acerrimo nemico.
«Rose,
non fare sciocchezze» la voce ritornò e
riuscì a fermare un attimo Scorpius.
Felice
del risultato iniziò ad andare verso la figlia cercando di
strapparla
inutilmente dalla scopa.
«è...
è un Malfoy, tu, tu non sai che stai facendo!»
Rose
diede un colpetto a Malfoy, che iniziò a volare velocissimo,
nella sua Nimbus,
mimetizzandosi tra le nuvole.
«te
ne pentirai, TI PENTIRAI DI AVERMI RUBATO MIA FIGLIA, MALFOY! QUESTA
NON è
L’ULTIMA VOLTA CHE CI VEDIAMO, BRUTTO PUROSANGUE,
SARà MEGLIO PER TE NON FARTI
VEDERE MAI Più, SE TIENI ALLA TUA VITA!»
Tutto
gli era uscito come sfogo. Era colpa sua, colpa di Malfoy se lei se
n’era
andata, colpa sua se aveva perso sua figlia.
Volando
Rose aveva perso un foglio, si accorse Ron –inciampandoci.
Accanto al foglio
c’era una foto di lui e Hermione, a 19 anni, qualche anno
dopo la grande
guerra. Felici e spensierati.
Non so dove iniziare questa lettera.
Non sarei mai voluta arrivare a
questo punto, ho provato ad evitarlo, ma a quanto pare questa
è la mia strada,
e non coincide con la tua idea, mi spiace di farti sentire ferito, ma
sappi che
continuerò a volerti bene.
Sono io, Rose, tua figlia, sempre
che tu mi consideri ancora come tale, se fosse il contrario non potrei
darti
torto, ho infranto le tue regole, mi sono innamorata di un Purosangue,
di un
Malfoy.
Non è un rimprovero, né una
vendetta, è la mia scelta.
Sì, io ho scelto lui, e lui mi ama,
sì, mi ama, hai letto bene. A lui non importa se sono una
mezzosangue, né se
sono tua figlia, a lui importa solo di me.
Anche lui ha lasciato la sua
famiglia,neanche loro approvano, ma a noi non importa.
Da quando è morta la mamma, credevo
di non poter più essere felice, era come se fossi stata
perseguitata da un
dissennatore. Ma adesso mi sento libera.
Oggi per errore ho trovato la foto
della mamma e te. Prima d’ora le sue foto erano solo motivo
di tristezza, ma
adesso non più.
Adesso anch’io voglio quella
felicità che aveva lei in questa foto. Anch’io
voglio stringermi a colui che
amo.
Spero che tu adesso capisca.
(se vuoi) tua figlia,
Rose Malfoy
Spero che vi sia piaciuto, che sia leggibile ed interessante.
Commentate e lo saprò =)