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Autore: stellabrilla    03/11/2009    0 recensioni
IL RACCONTO E' STATO RIPUBBLICATO. POTETE LEGGERLO A QUESTO LINK:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=706693&i=1
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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- Parte II -


Svegliandosi quella mattina, dopo tre ore scarse di sonno, Antony Dinozzo pregò che gli avvenimenti della sera precendente fossero stati un terribile incubo. Purtroppo si rese subito conto che non era così.
Era accaduto tutto esattamente come si ricordava, e valutò svariate volte, mentre si preparava, l’idea di disertare il lavoro. Nonché l’idea di cambiare nome ed emigrare in Groenlandia.
Ma sapeva che ritardare l’inevitabile sarebbe servito solo a peggiorare le cose. Quindi uscì di casa e prese la macchina come ogni giorno.
Per la prima volta nella sua carriera arrivò nel parcheggio della sede dell’ Ncis con quindici minuti di anticipo. Quindici minuti che passò seduto in macchina, con le mani sul volante. Senza che riuscisse a decidersi a scendere.
Ripensava alla notte precedente. Al suo dito sul grilletto. Al rumore dello sparo. Alla testa che saltava in aria. Ma, soprattutto, pensava alla reazione del suo Capo. Aveva creduto che sarebbe stato furioso, che gli avrebbe urlato contro, che gli avrebbe dato danti di quegli scappellotti da tramortirlo... e invece niente. Gibbs non gli aveva detto niente. Non lo aveva nemmeno guardato quando li aveva rimandati a casa.
Ed era proprio questo che sconvolgeva Tony: la mancanza di reazione. Non se la spiegava.
Era abituato agli eccessi di collera, alle urla... quelli li poteva gestire. Gli facevano paura (dovette ammettere a se stesso) ma ci era abituato.
Alla fine si fece coraggio e raggiunse l’ascensore.
Scartò l’idea di portargli il solito caffè come offerta di pace: con ogni probabilità Gibbs glielo avrebbe rovesciato sulla testa.
Le sue viscere si contrassero quando l’ascensore si fermò. Respirò a fondo ed uscì.
Al piano degli uffici regnava un insolito silenzio... come se tutti parlassero a bassa voce quella mattina. Cosa che non prometteva niente di buono.
Raggiunse la sua postazione e tirò un momentaneo sospiro di sollievo, quando vide che Gibbs non c’era. C’erano invece sia Ziva che McGee, ed entrambi lo guardarono come se non si aspettassero di vederlo li quella mattina.
-Non credevo che avresti avuto il coraggio di presentarti al lavoro stamattina.- Fu la frase con cui lo accolse Ziva.
-Buon giorno anche a te, Agente David. Dov’è Gibbs?-
-Fortunatamente per te è in riunione con il Direttore.- gli rispose McGee
-Non mi pare di averlo domandato a te Pivello.- Ma subito il suo tono si trasformò da aggressivo a dubbioso. -Quanto è nero da uno a dieci?-
-Quindici direi.-
-Già, lo immaginavo.- Stava per sedersi dietro la sua scrivania, quando un allarmatissimo -No!!- dei suoi colleghi lo fermò.
-Che c’è?!- chiese sbigottito.
-Devi andare in bagno?- gli chiese Ziva ansiosa.
-Hai fame? Sete?- Gli chiese McGee agitato.
Tony li guardò entrambi allarmato -Ok, adesso spiegatemi che succede.-
-Gibbs ha lasciato degli ordini per te,- spiegò Tim -ha detto che non appena fossi arrivato (sempre che tu fossi arrivato), dovevi piazzare il fondoschiena su quella sedia (Bè, in realtà l’espressione che ha usato non era proprio fondoschiena, ma... ok, non divago) e non lasciarla per NESSUNA ragione al mondo... Fino a nuovo ordine.-
-Inoltre- aggiunse Ziva -Hai il divieto assoluto di accendere il tuo terminale e di produrre qualsiasi tipo di suono. Se non vuoi fare la fine del suo computer...-
Tony deglutì -perché, cosa è successo al suo computer? -
McGee indicò la scrivania di Gibbs -Ha fracassato lo schermo con un pugno stamattina, perché si era bloccato. Si è anche tagliato con una scheggia di vetro. Duky ha dovuto mettergli dei punti.-
Quella, si disse Tony, sarebbe stata la peggiore giornata di tutta la sua vita. “Divieto di alzarsi, di parlare, di fare rumore... Peggio di quando stavo in collegio” pensò sconsolato. Ma decise di arrendersi al suo destino.
Si sedette. Almeno aveva avuto il permesso di tenere la sedia. Una volta McGee era dovuto rimanere in ginocchio davandi al computer per tutta la mattina, perchè Gibbs credeva che non “avesse il diritto di star seduto”. Fu quella volta in cui un ex fidanzato di Abby la molestava, ricordò.
I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dall’arrivo del Capo, che si sedette alla sua scrivania senza guardare nessuno. Un pesante silenzio piombò tra le quattro scrivanie, perfino la tastiera di McGee sembrava avesse il silenziatore.
Ognuno era intento la proprio lavoro, senza la solita interazione, senza i soliti scherzi.
Dopo un ora, che parvero dieci, squillò il telefono di Gibbs. Appena ebbe riattaccato si alzò -Era Ducky,- disse asciutto -ha terminato l’autopsia del motociclista.- e senza aggiungere altro si avviò verso l’ascensore.
Timothy e Ziva si guardarono, poi guardarono Tony e si alzarono per seguirlo.
L’agente Dinozzo rimase da solo con il ronzio dei computers... avrebbe dato qualsiasi cosa per andare con loro e scoprire cosa aveva trovato il Dr. Mallard.

****

Gibbs e gli altri due agenti vennero accolti da un Ducky molto agitato.
-Oh, mio caro Jethro, vieni. Ho trovato qualcosa di veramente sconcertante. In tanti anni che disseziono cadaveri non mi era mai capitato di vedere qualcosa di simile!-
Si avvicinò al tavolo di metallo su cui era disteso un uomo di altezza media, con la carnagione che doveva
essere stata molto scura. Aveva un corpo statuario, con i muscoli definiti di un atleta.
-Ecco Jethro, guarda.- Mostrò le mani del cadavere -le dita e i palmi delle mani di quest’uomo sono prive di impronte digitali. Come se le avesse immerse in un qualche tipo di soluzione acida per cancellarle. Anche le piante dei piedi hanno subito la stessa sorte. I denti. -si diresse alle lastre che erano appese alla parete illuminata -I denti sono stati modificati con un intervento molto sofisticato e hanno una conformazione che non avevo mai visto in un essere umano. Chiunque sia, si sono dati un bel dafare per impedire che venisse identificato.-
-E cosa mi dici della causa della morte. Perché la sua testa è esplosa?- Chiese Gibbs con un tono indecifrabile.
-Ecco, questa è la parte più strana e più interessante della faccenda. Guarda questo.- Porse a Gibbs una vaschetta di alluminio in cui era contenuto quello che sembrava un anello di metallo chirurgico.
-Quest’oggetto,- riprese il medico legale -era inserito attorno alla colonna vertebrale del cadavere. Sulla settima vertebra cervicale, per la precisione. Detta anche vertebra prominente, poiché molto evidente alla palpazione. In ogni caso il mio sospetto è che quel congegno fosse stato messo lì per tenere ferma una carica esplosiva. Questo spiegherebbe perché la testa è saltata via così nettamente dal resto del corpo.-
-Sta dicendo che quel tipo aveva un meccanismo di autodistruzione incorporato, Dottore?- Intervenne
McGee. Ma si pentì subito di aver aperto bocca, quando Gibbs lo fulminò con un’occhiata assassina.
-In effetti, Timothy, la conclusione a cui sono arrivato non è molto discostante dalla tua.-
-Questo significa,- intervenne Ziva -Che forse sarebbe esploso comunque, e che non è colpa di Tony.-
Gibbs si voltò di scatto a guardarla -E’inutile che tenti di difenderlo Ziva David. L’Agente Dinozzo ha volontariamente e deliberatamente disobbedito ad un mio ordine diretto. E questa è una cosa che io non posso tollerare da uno miei uomini. Se fossimo stati nell’esercito l’avrei amdato alla corte marziale!- Parve riacquistare il controllo. -Dottore, manda ad Abby tutti i residui di questa presunta carica esplosiva. Voglio vederci chiaro.- Uscì di corsa dall’obitorio, seguito a ruota dai suoi sottoposti.

****

Tony si era messo, nel frattempo, a rivedere alcuni rapporti. Compito che detestava, ma non aveva altro da fare, quindi...
Era intento a leggere, quando vide con la coda dell’occhio Gibbs che letteralemente marciava verso di lui. Cercò di fare finta di niente, continuando a leggere il fascicolo che aveva tra le mani. Ci riuscì fino a quando il Capo non assestò un calcio portentoso contro la sua scrivania. Tony scattò in piedi, -Sì, Capo!- disse d’istinto, poi, ricordandosi degli ordini ricevuti, si risedette immediatamente.
Gibbs si chinò su di lui -Con me. Ora!- Sibilò. E si diresse all’ascensore senza nemmeno girarsi a controllare che Tony lo stesse seguendo.
Ziva e McGee arrivarono giusto in tempo per vedere una manica della camicia di Tony e le porte dell’ascensore che si chiudevano. Si guardarono.
-Credi che Tony ne uscirà vivo?- Domandò Tim alla collega.
-Devo essere sincera? Non credo. Non avevo mai visto Gibbs così infuriato. Nemmeno con Tony. Secondo me se non gli spara lo ammazza a suon di scappellotti.–
Si andarono a sedere. Non gli restava che attendere.

   
 
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