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Autore: endif    04/11/2009    14 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Questo capitolo è dedicato a rodney, che fin dal primo si è posta una domanda con incessante curiosità: Cara Simona, qui c’è la risposta che volevi.


CAP.12

BELLA
«Ma dico, sei forse IMPAZZITA?!»
Le grida mi colgono alla sprovvista.
Mi blocco a piedi nudi sul primo gradino della scala. Gli occhiali - che Carlisle mi ha obbligato a portare per la stanchezza quando studio - in bilico sulla punta del naso, un notes pieno di appunti in una mano, una matita tutta mangiucchiata tra le labbra.
Nessuno, no dico nessuno, ha mai alzato la voce in questa casa. Normalmente tra i vari componenti della famiglia c’è solo un rapidissimo quanto impercettibile bisbigliare, escludendo, ovviamente, le silenziose conversazioni tra Alice ed Edward.
La voce che ho sentito è di Rosalie. Proviene dabbasso, dal salone.
Ha detto ”impazzita”. Non impazzito.
Lascio andare un sospiro di sollievo. Bene, almeno non ce l’ha con Edward.
E di certo non può avercela con Esme.
Rimane … Alice.
Rallento il respiro al minimo e tendo l’orecchio. Non sento la controparte.
«Calmati Rose, non è necessario agitarsi così.» Il tono è davvero basso, ma riconosco la voce di Emmett.
«Calmarmi?! Ma siete sbroccati tutti?!» non urla più, ma non penso che darà ascolto a suo marito. E’ esterrefatta.
«QUELLA E’ UN’UMANA, LO CAPITE O NO???!!!!» la sua voce raggiunge nuovamente un’altezza impensabile.
Indietreggio automaticamente di un passo.
Ne sono sicura. La colonnina di cristallo del corridoio, quella con la collezione di tartarughine di Esme, ha vibrato pericolosamente sotto quel tono.
Umana. Ha detto umana.
Sta parlando di me.
E ha detto “quella”.
No Bella. Neanche Isabella.  
QUELLA. Ancora maggiore distacco. Ancora maggiore freddezza.
Quasi disprezzo.
Che ho fatto? Rapidamente ripenso all’ultima settimana appena trascorsa. Non mi viene in mente un solo momento in cui io e Rosalie abbiamo interagito. Ed è una settimana che non esco, non posso aver combinato nulla di così grave, che non sia respirare al suo cospetto.
Già … una settimana che salto i corsi.
Da quando mi sono sentita male al Tandem.
Non ho mai capito cosa sia accaduto realmente, cosa abbia spinto tutti i maschi di casa Cullen a darsi appuntamento fuori dal locale quel giorno. L’ultima cosa che ricordo è lo sguardo di Jasper su di me e la voce allarmata di Edward lontana lontana.
Poi, più nulla.
Mi sono risvegliata in camera mia con un cerottino nella piega del gomito. Edward mi ha spiegato che mi avevano fatto un prelievo per un emocromo completo.
Ed io, da vero “Cuor di leone”, non ho fatto nessun’altra domanda. Soprattutto perché da quel giorno mi pare che le cose tra me e lui siano impercettibilmente migliorate. E’ premuroso. Se possibile anche più di prima. Spesso ho incrociato il suo sguardo su di me, a pranzo o a cena. I suoi occhi sono attenti, non si perdono nemmeno un minimo movimento. La notte mi addormento ancora sola, ma la mattina lo trovo spesso disteso al mio fianco. Una sola volta ho provato ad accennare qualche cosa ad Alice in merito a quel giorno, ma lei si è volatilizzata in un batter d’occhio lamentando un’intensa emicrania.
Emicrania ricorrente, dovrei aggiungere.
Ho concluso che Alice deve aver visto il mio malore in una delle sue visioni e che mi abbia chiamata per farmi andare incontro ad Edward che stava raggiungendomi. E mi sono quindi rassegnata a non indagare oltre.
Solo che … mi è rimasto un profondo imbarazzo nei confronti del professor Jensen. Mi sono talmente resa ridicola ai suoi occhi che non so se troverò più il coraggio di guardarlo ancora in viso. I miei vaneggiamenti, il mio comportamento … devo essergli sembrata isterica. Quel giorno, ovviamente, non sono intervenuta alla riunione e ho mandato a dire tramite Helèna che sarei mancata tutta la settimana per motivi di salute. Il che, se inizialmente è nata un po’ come una scusa, si è trasformata ben presto in realtà.
Più passano i giorni, più mi sento debole, perennemente assonnata ed inappetente. E, poi, ho perso peso … ad occhio e croce un paio di chili. Carlisle mi osserva sempre con molta discrezione, ma nessuno mi interpella apertamente. E’ come se cercassero di evitarmi qualsiasi tipo di stress … e domande sulla mia salute ne comportano parecchio.
Oggi, però, mi sono sentita in forma perfetta ed ho ripreso in mano i libri. Stavo giusto scendendo da basso per chiedere un chiarimento ad Alice, che sono diventata testimone involontaria della discussione che sta avendo luogo in questo momento.
Una discussione che ha me per oggetto.
«Non. La. Voglio. Qui. E’ chiaro?!» dice gelida Rosalie scandendo le parole una ad una.
Silenzio.
Stanno litigando a causa mia. Gli occhi mi si velano di lacrime.
E’ solo Rosalie. Ignorala. E’ fatta così. Meglio tornare in camera, meglio far finta di nulla.
Attenta a non fare il minimo rumore, alzo piano il piede e cerco silenziosamente di indietreggiare. Ne ho appoggiato giusto la punta che sento la voce di Alice: «Rosalie, non stai affrontando la cosa dalla giusta prospettiva. Potrei suggerirti di procedere secondo l’analisi conversazionale di Sock, Schegloff e Jefferson?»
Silenzio.
«Shok, shrek e Foff chi?» il tono è perplesso, basso e a malapena contenuto.
«Sock, Schegloff e Jefferson.» Alice sfodera il suo miglior tono da saputella saccente. Quasi riesco a vederla che ammicca soddisfatta. Per un istante sento compassione per Rose: a questo punto deve essere davvero difficile non strozzare la sorella.
Ma, comunque, che cavolo va blaterando?
«Edward, ti prego, vuoi spiegare a questa profana chi sono Sock, Schegloff e Jefferson?» dice con sufficienza.
Edward. C’è anche lui.
Mi sporgo con il collo e lo vedo.
Vedo il suo riflesso nello specchio in fondo alle scale. E’ in piedi. A braccia conserte e appoggiato alla parete. Ha l’aria seccata.
Ecco, adesso scoppia una lite coi fiocchi.
Mi preparo mentalmente e accenno un passo in avanti. Adesso vedo anche Rosalie.
«Sono teorici del modello microsociologico: interesse per le pause e per i turni della conversazione.» Risponde atono e la sua voce mi chiarisce meglio il suo stato d’animo.
Non è seccato. E’ annoiato.
Sbatto le palpebre perplessa.
«Vale a dire?» Rose è in difficoltà.
«Significa che, secondo Alice, non sai affrontare la conversazione correttamente. Il parlare viene considerato un agire ed il tuo è da considerarsi un comportamento intenzionalmente incivile. Lo stiamo studiando in psicologia della comunicazione» le sue parole non hanno inflessioni. Non sta dalla parte di nessuno. Non è adirato, offeso o risentito. Sta spiegando e basta.
Corrugo la fronte. Qualcosa non mi quadra. Non è da lui questo atteggiamento. Soprattutto quando ci sono io di mezzo. Capisco che è meglio non muovere un passo, ma sono stupita che nessuno si sia ancora accorto di me. Eppure il cuore batte così forte che mi sembra un tamburo …
«Aspetta, aspetta. Fammi capire … lei sta dando … dell’incivile … a me!?» Rosalie si sta rivolgendo ad Edward. Gesticola con una mano elegantemente. Poi si volta. Credo si sia girata verso Alice.
«Stai dicendo che sono un’incivile? Mi vuoi, forse, prendere per i fondelli?!!» La sua espressione passa rapidamente dall’incredulità alla furia.
D’un tratto la scena cambia.
Sento Edward urlare: «Emmett, bloccala!» E tutto accade alla velocità della luce.
Non vedo più Edward e Rose riflessi nello specchio, ma Jasper in posizione di difesa che fa da scudo ad Alice con il suo corpo.
Ai piedi della scala vedo Emmett che tiene Rosalie sospesa a mezz’aria mantenendola per la vita, mentre lei scalcia e si dimena come se fosse posseduta. Non c’è traccia della ragazza dai tratti perfetti e dall’eleganza raffinata nei modi e nell’aspetto. La vampira spietata e crudele ha preso il sopravvento.
« TI FACCIO A PEZZI!!! MI SENTI?! MI SENTIIII!!!!!????? » Le sue urla sono spaventose.
Edward è tra loro due, esattamente al centro.
Volto gli occhi terrorizzata su Alice, che, invece, non si scompone minimamente. Avrà di certo visto che non sarebbe successo niente. Segue la sorella con lo sguardo e scuote il capo con aria da professorina. In una parola … snervante.
«Cavolo Rose, così metti a rischio la parure … ahi!» Emmett la trattiene fermamente, distaccandola leggermente dal suo corpo, ma lei sembra un’invasata tanto è il suo scalciare.
«LASCIAMI! TI HO DETTO DI LASCIARMI!!!!» Rose è fuori di sé.
«Jazz, credo che adesso sia necessario …» Edward si rivolge al fratello.
«NON OSARE JASPER HALE! NON TI PERMETTO DI USARE I TUOI TRUCCHETTI DA STRAPAZZO SU DI ME. E TU LASCIAMI, HAI capito? Mi stai facendo male Em …» la voce le va via via affievolendosi, i movimenti furiosi del suo corpo anche. In fine si immobilizza. Emmett le fa poggiare i piedi a terra, ma continua a trattenerla per la vita.
Non riesco a vedere l’espressione di Jasper, ma capisco che tiene gli occhi fissi su di lei.
«Adesso che ci siamo dati una calmata …» comincia Edward.
«Non ci credo che tu sia così tranquillo come sembri. Vedrà che differenza c’è con la sua natura umana. Potrebbe essere la fine. Lo sai anche tu che è rischioso, rischiamo tutti a causa delle trovate geniali di Alice.» Rose, apparentemente calma, parla con Edward.
Ho capito. Stanno parlando della mia trasformazione.
Stanno valutando la possibilità di trasformarmi adesso.
O tra breve. Magari tra qualche giorno. Alice avrà suggerito di affrettare i tempi … forse … ha visto qualcosa che non và nel mio futuro … Per questo è così sfuggente da un po’ di tempo, per questo Rose è così adirata con lei. Lei non mi vuole qui, non ne ha mai fatto mistero.
Sobbalzo ad un lampo accecante alle mie spalle. Giro il capo verso la finestra e mi accorgo solo in questo momento che fuori sta diluviando.
Alla luce segue subito un tuono fortissimo.
Trattengo il fiato, e mi volto con il viso alle scale, da dove provengono le voci. Con tutti i miei sensi all’erta per ascoltare la risposta di Edward. Adesso le dirà di farsi gli affari suoi, che la cosa riguarda solo noi e nessun altro.
O forse dirà che dobbiamo farlo subito, che non ha più senso attendere, che potrebbe essere troppo rischioso …
Sento una strana malinconia pervadermi. Magari potrei informarlo a grandi linee dei miei impegni con il Tuck’s Center, posticipare la cosa ancora di un paio di mesi, non di più … Mi riscuoto sentendo la voce di mio marito.
«In effetti, Rose, la cosa mi lascia del tutto indifferente. Detto tra noi, non è propriamente lei il mio pensiero fisso in questo momento. Ho ben altro a cui pensare.»
Mi raggelo sul posto.
Indifferente …
Ben altro a cui pensare …
E’ come se all’improvviso mi avessero colpito allo stomaco con un pugno. L’aria diviene improvvisamente troppo poca per i miei polmoni, nelle orecchie solo un fastidioso ronzio oltre i normali toni della conversazione.
Non mi vuole più. Non gli interessa più condividere l’eternità con me.
Che Rose manifesti apertamente il suo disappunto per lui non è più un problema, a ben pensarci non lo è per nessuno …
Nessuno di loro si è posto il problema che potessi essere testimone della discussione, ascoltando qualcosa che non avrei dovuto.
O, forse, dovevo.
Forse per questo i toni erano così alti, per questo nessuno ha fatto cenno al fatto che fossi di sopra.
Mi hanno sentita.
Ne sono sicura.
E loro sanno che lo so.
Volevano che sapessi, che ascoltassi.
Lascio cadere il notes dalle mani e corro in camera mia con le guance inondate di lacrime.


EDWARD - When the Love Falls – Yiruma


Guardo Alice per un attimo. Ha l’aria profondamente soddisfatta. Sa già come andrà a finire tutta questa storia, tutto il polverone che ha alzato a causa di questo maledetto corso universitario.
Sa anche che Carlisle accetterà la sua proposta assurda.
Per questo non ha battuto ciglio alle accuse di Rose, anzi. Conoscendola direi che ci ha provato segretamente gusto a provocarla.
Emmett ha trascinato con sé sua moglie ed ora sono in garage.
A fare la pace direi, considerando il tipo di pensieri che mi raggiungono …
Alzo un sopracciglio leggermente infastidito. Quando Emmett e Rose sono in casa, far finta di essere umani risulta a tutti un po’ difficile.
Jazz sta parlando fitto con sua moglie. Credo che neanche a lui faccia piacere in realtà la direzione presa da Alice. Del resto è impossibile biasimarlo. Sembra che lei ci provi un sadico gusto a mantenerlo sul filo del rasoio, mettendolo in situazioni che lo spingono al limite del suo autocontrollo.
«Ti ho detto che non succederà nulla! Jazz, ma quando mai ho sbagliato?» dice con enfasi aggrappandosi al suo collo con le sue esili braccine.
Lui non risponde. Si è irrigidito.
Alice lo guarda confusa, lo fissa concentrandosi e dopo poco si prende il capo tra le mani.
Non ho bisogno di altri segni.
Come un lampo salgo al piano superiore. Mi fermo davanti alla camera da letto che divido con Bella. So che lei è dentro. Busso. Dopo un attimo la sua voce dall’interno: «Avanti»
Entro con fare rilassato, la posa che mi contraddistingue da una settimana a questa parte quando sono in presenza di mia moglie.
E’ seduta al centro del letto con le gambe incrociate.
Sulle ginocchia ha un libro aperto e tra le mani una matita. La agita fra le dita e sembra particolarmente assorta nella lettura.
La mia intuizione è naturalmente esatta. Bella ha pianto. Lo avverto nell’aria, c’è ancora il sentore di sale e di acqua.
E so anche che non vuole che io me ne renda conto.
Fingo una pacata noncuranza e mi avvicino al letto con circospezione.
«Già sveglia?» ovviamente conosco anche la risposta a questa domanda. Bella è sveglia da un pezzo. Ha ascoltato tutto lo show di Rose, ma evito di farne parola. Se lei non vuole, non intendo costringerla a farmi sapere che era sulla cima delle scale. Bella ha diritto alla sua privacy, no? E’ una lezione che cerco di tenere sempre a mente.
Rispetto dei suoi spazi.
«Oh, sì. Da qualche minuto. Mi è venuta voglia di studiare.» dice con la voce che le trema un po’ indicando il libro sulle sue ginocchia. Ha il capo inclinato sul palmo della mano ed evita il mio sguardo. Anche così riesco a scorgere le sue palpebre arrossate da sotto gli occhiali.
Un nodo alla gola mi impedisce di parlare e annuisco con un cenno del capo. Mi avvicino alla finestra di fianco alla poltrona.
Guardo per un po’ la pioggia cadere incessantemente e formare delle grosse pozzanghere in giardino.
Penso.
Penso ad una maniera per potermi avvicinare a lei senza turbarla. Voglio solo accarezzarla, stringerla fra le mie braccia e sussurrarle di non preoccuparsi di nulla, che ci sarò sempre io al suo fianco, per proteggerla ed amarla come merita. Vorrei asciugarle le lacrime con le mie labbra e dirle che non permetterò mai più a queste impertinenti di farsi strada nel suo corpo fino a raggiungere i suoi meravigliosi occhi, velandoli di tristezza. Vorrei dirle che sono sicuro che tutto andrà bene, ma in fondo so che il primo a pensare che qualcosa potrebbe andare storto sono proprio io.
Mi sembra di impazzire.
Carlisle mi ha mostrato gli esami di Bella. Dicono tutto e niente nello stesso tempo. Un quadro clinico praticamente atipico: neutrofili ben oltre i limiti della norma, valori di funzionalità epatica alterati, anemia sideropenica marcata. E’ più che comprensibile che sia sempre stanca, inappetente, che soffra di capogiri e svenimenti improvvisi. Ma è il suo sistema immunitario che mi preoccupa. Il suo organismo sta combattendo contro qualcosa che non riconosce, contro qualcosa che potenzialmente può danneggiarlo. Il corpo umano è una macchina perfetta, ma anche delicata. Spesso le battaglie che ingaggia sono … inutili, perché vi si oppone qualcosa di molto più forte.
Mi volto e le guardo il viso nascosto dai capelli che le scendono sulle spalle.
Il suo corpo sussulta una volta.
Il cuore mi si frantuma nel petto. Stà piangendo!
In un attimo sono da lei e la stringo contro di me. Al diavolo i buoni propositi, la paura di turbarla e tutto il resto.
Il posto di Bella è fra le mie braccia. Punto.
Mi stringe con tutta la sua forza e si aggrappa alle mie spalle come se fossi la sua ancora di salvezza.
«Shh, calmati amore, calmati»le sussurro sui capelli, mentre la cullo tra le mie braccia.
In risposta singhiozza ancora più forte di prima.
Prendo a carezzarle la schiena delicatamente su e giù, cercando di scioglierne la tensione e l’irrigidimento. Intanto non smetto un attimo di bisbigliarle parole dolci all’orecchio.
Piano, Bella sembra calmarsi un po’, ma non accenna minimamente ad allontanarsi da me. Intimamente mi godo questo contatto ravvicinato con mia moglie, il primo da non so quanto tempo. Le copro la fronte, i capelli, le guance di piccoli baci. Non sembra esserne infastidita, ma, come ipnotizzata, segue i movimenti delle mie labbra su di lei, assecondandoli. Presto mi trovo a ricoprirla di baci sul collo sottile e morbido, le mie braccia ai lati del suo corpo. Dall’incavo della spalla salgo su e poi riscendo per la mascella. Infinite volte. Quando una lacrima mi bagna la guancia, mi sposto lì dove è scesa con le mie labbra, per raccoglierla con dolcezza. Mi fermo vicino al suo orecchio con la fronte e dico, quasi a me stesso:«Cosa posso fare … dimmelo Bella, dimmi cosa posso fare per non vederti più soffrire così …»
Silenzio.
«Fa l’amore con me.» sussurra poi, con un alito di voce.
Mi irrigidisco solo un secondo, e forse, lei fraintende perché aggiunge con voce tremante: «… ti prego».
Stringo il lenzuolo nei palmi delle mani ai lati del suo corpo.
Mi sta pregando.
Come se dovesse convincermi.
Come se io non volessi e lei mi stesse chiedendo un enorme sacrificio.
Distacco la fronte dal suo capo e le cerco gli occhi con i miei. Li trovo e mi ci perdo in un attimo. Dolore, angoscia, paura. Bisogno, fame, desiderio.
E’ solo una frazione di secondo il tempo che mi serve per soppesare la situazione. La debolezza di Bella, la sua richiesta tra le lacrime, la mia voglia pazzesca di lei, la necessità di sentirci vicini.
Mi avvento sulle sue labbra come un assetato in mezzo al deserto che scopre un’oasi segreta. Contemporaneamente le poso una mano a sorreggerle la schiena. Lentamente, la distendo con delicatezza sotto di me. Lei risponde al mio bacio con dolcezza struggente, infilando le dita nei miei capelli ed attirandomi maggiormente verso di sé. E’come se volessimo fonderci attraverso le nostre bocche , le nostre lingue che si intrecciano e si rincorrono.
«Bella, amore … amore mio» le sussurro contro le labbra, tra un bacio ed una carezza al suo pallido viso.
Sospira e mi stringe a sé inclinando il capo all’indietro per offrire il suo meraviglioso collo alla bramosia della mia bocca. La sua pelle sa di lacrime e la bacio, la lecco per cancellarne ogni più piccola traccia.
Ben presto i suoi sospiri cominciano a diventare mugolii e prende a strusciarsi al mio corpo con inconsapevole sensualità.
Voglio donarle tutto il piacere che posso, cancellare ogni traccia del dolore che ho scorto prima nei suoi occhi.
Infilo le mani tra il materasso ed i suoi fianchi attirando il suo esile corpo più vicino a me. Voglio che senta quanto la desidero, quanto riesce ad eccitarmi. Voglio che capisca quanto piacere sto provando in questo momento: «Sei la mia vita, sei tutta la mia vita» le sussurro contro il seno coperto solo da una leggera maglietta rosa. Le mie labbra strofinano e accarezzano i suoi capezzoli attraverso il tessuto. La sua reazione è rapida ed immediata. Le due piccole protuberanze si ergono tese verso di me, verso i miei baci. Scivolo con una mano sotto la maglietta e mi faccio strada verso i due teneri boccioli. Un gemito esce dalle sue labbra e in un attimo desidero un contatto più intimo, pelle contro pelle. Mi sfilo rapidamente la maglia e le alzo la sua in modo da scoprire il suo seno sodo e chiaro. Bella non indossa mai il reggiseno quando è a casa.
Ed è una cosa che mi fa impazzire.
Immaginare la sua nudità, ogni volta che mi passa vicino … tutte le volte che l’ha fatto in questa settimana e non ho potuto nemmeno sfiorarla con lo sguardo.
Mi rifaccio del tempo perduto accogliendo i suoi seni tra le mani, lasciando che mi riscaldino i palmi ghiacciati. Strofino i pollici sulle due punte protese verso di me. Bella sospira ancora e ancora, fin quando le mie labbra scendono sulle due piccole, dolci tentazioni. Allora comincia a gemere di piacere inarcandosi verso di me. Da che le nostre gambe erano intrecciate, si dispongono naturalmente in una posizione più comoda per entrambi, nel contempo più intima ed eccitante. Mi sistemo su di lei con attenzione, e le si spinge verso di me automaticamente. Gli abiti rimasti ci sono d’intralcio, ma non abbiamo la lucidità necessaria, né la voglia per staccarci e sfilarceli.
 Continuiamo a baciarci, ad accarezzarci: io con esasperata passione, con bramosia, lei con struggente ardore, quasi con tormento. Le sue mani passano sul mio petto, sulla mia schiena senza sosta. Le sue labbra mi baciano la pelle della spalla, le guance, la fronte, gli occhi accompagnandosi con carezze febbrili delle mani sul mio viso, sui miei capelli e poi ritornano di nuovo con vorticosa veemenza indietro.
E’ come se volesse avermi tutto sotto le sue dita in ogni istante, come se non volesse perdersi nemmeno un centimetro della mia pelle.
«Oh, Bella …» il suo nome mi esce strozzato dalla gola quando le sue mani si infilano sotto il bordo dei jeans, sfiorandomi il bacino e si allungano sul mio sedere. Stringe la presa e mi spinge maggiormente contro di sé.
Non ho bisogno di alcun incitamento in questo senso e prendo a muovere i fianchi contro di lei. Il mio desiderio è al limite. La voglio da troppo tempo, ma so di non potermi permettere di affrettare la nostra unione. Bella ha bisogno di sentirmi vicino, lo sento. Non è solo una necessità fisica la sua, ma avverto una sensazione strana, come se fosse angosciata, come se volesse fare dei nostri corpi un unico organismo.
E’ come se volesse farmi entrare sotto la sua pelle, come se non fossi mai abbastanza vicino a lei.
Fa aderire ogni centimetro del suo corpo al mio: le braccia distese sulle mie, il suo seno contro il mio torace, le sue gambe sulle mie.
«Voglio … ti voglio sentire» comincia a dire con l’urgenza nella voce, mentre le sue dita tremano contro i bottoni dei miei jeans. Le agevolo il compito e mi sbarazzo dell’ingombro che le sue mani cercavano di eliminare, scostandomi da lei per pochi istanti. Resto in slip, mentre lei si libera della maglietta e comincia ad armeggiare con il nodo del suo pantalone grigio da casa.
Mi prendo un attimo umano per guardarla: il suo corpo è più sciupato, riesco a vedere le clavicole con chiarezza, la linea del collo, ora del tutto scoperto, è più sottile e si incava direttamente nella mascella.
Quando è dimagrita così tanto? Perché non me ne sono accorto?
Mi rendo conto che si è fermata solo quando la sua voce tremula mi riscuote: «Edward …?»
«Aspetta, lascia fare a me» le dico sorridendole prontamente e avvicinando le mie dita alla sua vita. Sciolgo il nodo rapidamente e l’aiuto a disfarsi del pantalone. Rimane un attimo rigida, in imbarazzo osservando l’indumento raggiungere gli altri già sparsi in terra. Avvicino la mia mano alla sua guancia ed i suoi occhi si spostano nei miei:«Tutto ok?» le chiedo con una punta d’ansia nella voce.
Annuisce con il capo ed il suo sguardo scende sul mio corpo, lentamente. Di nuovo sembra perdersi in chissà quali pensieri ed avvicina esitante la mano al mio petto. Quando lo raggiunge la copro con la mia e chiudo gli occhi.
Il suo tocco su di me …
Riapro gli occhi e la invito a stendersi sopra di me in una muta richiesta, usando le mani e lo sguardo per guidarla con dolcezza.
Bella è come incantata. Mi guarda come se mi vedesse per la prima volta, come se, per la prima volta, facesse l’amore con me. Ed io sono incantato nel guardare lei, il suo corpo che si allunga su di me, il suo viso che sfiora il mio petto.
Si siede a cavalcioni su di me e distende la schiena verso l’alto. Con le mani mi blocca all’altezza dei polsi. La lascio fare. La mia piccola, dolce tentatrice … Mi guarda intensamente, a lungo.
Sono dolorosamente cosciente dei suoi glutei che premono sulla mia eccitazione, della sua calda intimità su di me. Il primo istinto è di strapparle lo slip e di farla mia subito, all’istante. Ma poi le guardo il viso arrossato, gli occhi lucidi di eccitazione  e mi dico che preferirei morire piuttosto che essere ancora così brutale. Bella merita solo la massima delicatezza.
Come se mi avesse letto nel pensiero si libera del suo ultimo ostacolo e fa lo stesso con il mio. Trattengo il respiro quando prende la mia mano e l’avvicina al suo fianco.
Vuole che la tocchi. Lo faccio, ed è come se le mie mani prendessero vita propria. Sfiorano, accarezzano, esplorano, stuzzicano più e più volte. Ovunque.
Poi, anche le mie labbra compiono lo stesso percorso e penso che il paradiso deve essere qualcosa del genere: morbido, caldo, dolce, profumato.
Ma quando Bella si risistema a cavalcioni sul mio bacino, in modo da permettermi di entrare in lei, capisco di essermi sbagliato. Scende su di me e mi avvolge completamente.
Sì, decido. Sono proprio in paradiso.
Perché lei può essere solo un angelo.
Un angelo meraviglioso che mormora parole sconnesse e geme di piacere ad ogni mia spinta.
Aumento il ritmo sempre di più, fino a quando capisco che è al limite. Quando sta raggiungendo l’orgasmo e sento di esserci vicino anch’io, non stacco gli occhi dal suo viso per coglierne anche la più impercettibile espressione di godimento. Traggo da questo il mio più intimo piacere e mi lascio andare dentro di lei gemendo anch’io.
L’accolgo tra le mie braccia che abbiamo ancora entrambi il respiro affannoso.
Bella si adagia con il capo sul mio petto e quasi istantaneamente si addormenta. Ascolto attentamente il suo respiro tornare regolare, ed il suo battito scemare a ritmi fisiologici.
Sì, sta solo dormendo.
Mi tranquillizzo.
E’ da tempo che non scivola nel sonno così velocemente. Sono ancora perso i questi pensieri quando mi accorgo delle lacrime che mi bagnano il petto e che scendono dai suoi occhi.
Resto immobile, blocco il respiro.
Poi, delicatamente, l’avvolgo nel mio abbraccio.

NOTA DELL’AUTRICE: Miei cari, qualche piccola precisazione.
Neutrofili: tipi di cellule del sangue che rientrano nel gruppo dei globuli bianchi, deputati alla modulazione della risposta immunitaria nell’organismo.
Anemia sideropenica: diminuzione dell’emoglobina nel sangue circolante a causa di una carenza di ferro.
Emoglobina: molecola presente nei globuli rossi, mediante la quale avviene il trasporto di ossigeno nei tessuti. E’ responsabile del colore rosso del sangue.

Detto ciò, devo inchinarmi a voi.
GRAZIE.
Ho superato il mio record di recensioni per questa storia e sono commossa.
E, poi, ho fatto una cosa che non faccio mai: ho cliccato sulla funzione “Sono tra gli autori preferiti di …” e sono rimasta di stucco. Più del doppio rispetto alla mia prima fic.
ANCORA GRAZIE.
tsukinoshippo: Mia carissimissima tsuki, non basterebbe tutto il capitolo con le sole scritte “grazie” a te rivolte per rendere l’idea. La tua recensione mi colpisce sempre per il dettaglio con cui la scrivi e le leggo con il sorriso a fior di labbra. Mi sento lusingata. ENORMEMENTE. Spero che questo cappy ti sia arrivato così come intendevo io. Fammi sapere. Ci tengo tanto. Baci
keska: Mia adorata, addirittura la pubblicità!! Tu vuoi che mi sciolga in lacrime, ecco cosa vuoi!!! Sei dolcissima, mi sembra di conoscerti da sempre… E’ facile parlare con te, come se fossi davvero un’amica di vecchia data. Grazie anche per il tuo parere sulla musica. Mi scervello davvero molto perché io scrivo il capitolo sulla musica che poi ci monto su. Quindi se la musica non è adatta … Per i prossimi cappy ho delle vere chicche!!! Baci
Synie: Gioia, ci sono molti modi di morire … perdere la vita non è il solo! Baci e grazie per la tua recensione.
LOVA: Grazie davvero. Nuove recensioni = più motivazione per i capitoli successivi!!! Baci :))))
cloe cullen: Già già, il suo potere … Farà molti danni ti assicuro. E la gelosia farà il resto. Grazie tesoro e un bacione.
Antonya: Mia cara, ma quale sproloquio? Io sproloquio per sedici pagine di word alla volta, dodici o tredici righi sono una bazzecolina!!!! Grazie di cuore perché la tua è una recensione scritta con il cuore. Sai, hai ragione dicendo che essendo marito e moglie ci si dovrebbe capire di più, anche considerando tutto ciò che hanno vissuto, ma per esperienza personale ti dico che spesso non è così, purtroppo. E che in fondo ci si fa tanto male solo quando ci si vuole davvero troppo bene. E noi non parliamo di una storia d’amore e basta, ma DELLA STORIA D’AMORE. Grazie, spero che questo capitolo ti sia piaciuto, a me ha fatto male scriverlo. Credo che tu capisca perché. Baci
Piccola Ketty: La scena di te che apri un’altra fic convinta che sia la mia ed immaginare la tua faccia non ha prezzo!!! Grazie tesoro, sei davvero molto cara nel lasciarmi un commento così entusiasmante. Ti assicuro che in futuro leggerai pane per i tuoi denti affilati!!!! Baci
rodney: Mia cara … allora? Kiss
Michelegiolo: Evvai, W Edward maniacale!!! E non hai neppure idea di cosa vi ho riservato per il futuro!!!! Baci
arual93: Gioia, io sono così … mi piace quando sottolineo l’ovvio, soprattutto quando Eddy si prende una bella rivincita!!! Bacioni Laura
mine: Grazie cara, della recensione e dei complimenti! Le sorprese per il futuro non mancheranno, fidati!!! Baci


   
 
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