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Autore: AnhelKreep    04/11/2009    6 recensioni
Era un anno esatto da quel giorno. Un giro di quattro stagioni, dodici mesi, trecentosessantacinque giorni. E lui era di nuovo lì, sulla strada per tornare a casa da scuola.
[Spoiler sulla fine dell'anime][ShiroganexAkira]
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One year later

Quanti giorni erano passati? Quante ore?

Quanti mesi, anni, o secondi, o minuti? Quanto tempo era trascorso nell’immobilità, nella noia, nel nulla?

Stranamente lo ricordava, con precisione millesimale, quasi.

Aveva tenuto il conto metodico di quel tempo lento alla fine di ogni giornata, dell’assoluta assenza di movimento o sensazione, sebbene le corse con Kengo per sfuggire ad Aya e i pomeriggi passati assieme al locale di Master non fossero cambiati affatto.

Ma era cambiato molto, molto altro.

Era cambiato lui, i suoi sentimenti, la consapevolezza della vita.

E anche se riusciva ancora a vivere, sorridendo alle volte, un freddo pungente lo accompagnava dovunque, sapendo che lui non era più lì.

Quanto erano stati a contatto? Un mese, un anno, o forse un’eternità?

Da quando il Tempo li aveva fatti incontrare? Forse da prima che i loro occhi si incrociassero? Da quando i due regni avevano preso forma, sapendo che un giorno loro due avrebbero per forza dovuto lottare?

Ecco, quello ad Akira non era dato saperlo.

Gli era rimasto solo il ricordo nitido e chiaro di ogni momento passato con lui, quelli più sfocati dei loro due baci e di quella stretta di mano fugace alla fine, il suo ultimo e triste attimo su quella Terra, quando tutto era sembrato risolversi ed invece si era solo complicato ancora.

Le uniche cose che rimpiangeva.

E il tempo passava, inesorabile.

Il freddo non diminuiva, e non c’era volto di liceale, uomo o donna adulta che potesse consolare il suo vuoto.

La casa vuota, lui vuoto, il mondo vuoto.

Lui gli aveva dato una ragione per vivere e adesso era finita.

Ma c’era ancora da aspettare, sì, e quello ad Akira bastava.

Il suo sentimento si faceva più forte secondo dopo secondo, poco alla volta, ma inesorabile. Con esso maturava anche la consapevolezza di quei momenti, e tristemente anche il volerli vivere ancora, di nuovo, più a fondo e con più coscienza di sé. I sogni che faceva tutte le notti erano inequivocabile, le fitte al cuore al risveglio sapendo che lui non era lì a fissarlo sorridente, amabile.

Così l’attesa si faceva interminabile, eppure sopportabile con la speranza del nuovo giorno.

E poi, finalmente, accadde.

Era un anno esatto da quel giorno. Un giro di quattro stagioni, dodici mesi, trecentosessantacinque giorni.

E lui era di nuovo lì, sulla strada per tornare a casa da scuola.

Era lì, sempre con gli stessi abiti, le stesse labbra piegate in quel sorriso morbido e insolente, lo stesso bastone fra le mani.

Ma erano cambiati gli occhi.

Se la prima volta che l’aveva visto erano asciutti e sorridenti, ora erano lucidi ed emozionati, brillanti come non mai.

Gli occhi in cui credeva erano ancora lì.

Non c’era bisogno di parole quando si abbracciarono, e non ce ne fu bisogno nemmeno quando le loro labbra si incontrarono, morbide e quasi distratte, come un bacio del buongiorno fra due novelli sposi.

Come se il tempo si fosse azzerato.

Come se quell’anno non fosse mai esistito.

Eppure il tempo era passato, e il poter guardare il mento dell’uomo al posto del suo petto fu una delle tante conferme che, ridendo, si confessarono mentre tornavano a casa.

Cosa avevano fatto in quel tempo passato era un argomento rimandato, senza peso, perché entrambi credevano l’uno nell’altro, e non c’erano più dubbi di colpevolezza od innocenza. Tutto il resto era stato rivelato molto tempo prima.

E se anche il ritorno del Principe Esiliato coincideva con la ripresa delle battaglie, del dolore, delle lacrime e della morte, a loro non sembrava dare preoccupazione.

Almeno finché potevano passeggiare così, distrattamente mano nella mano.

Eccola qui, la fanfic su Monochrome Factor che ho scritto nel giro di mezz'ora e revisionata in altrettanto tempo.

Ho pianto come una bambina alla fine della serie, e non mi sono sentita in pace finchè non ho scritto... Questo.

Forse è il lavoro che mi ha dato più soddisfazione a livello storiografico ma il peggiore in quello stilistico.

Ma, mie care, decidete voi.

Ed io rimango qui, con la speranza di una seconda serie.

La dedica è per Shirogane. Perchè sì, perchè se lo merita. Punto.

  
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