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Autore: Lucy Light    04/11/2009    8 recensioni
Le cose che sappiamo ce le dette qualcuno.
Le cose che pensiamo ce le ha insegnate qualcuno.
Le cose che facciamo le abbiamo decise noi.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono a Heatrow, dentro un piccolo bar dentro ad un ancora più piccolo bagno. Ci sono sei porte blu con relativo segno rosso, cioè sei possibilità negate di andare al gabinetto prima di prendere l'aereo, cioè sei porte tutte blu che mi danno dell'idiota.
Ci sono persone che passano la vita ad aspettare, persone che non aspettano mai e persone invece che aspettano quando non dovrebbero e non aspettano quando sarebbe conveniente farlo, e sprecano la vita a capire dove hanno sbagliato. Io appartengo all'ultima categoria, ma non preoccupatevi, non  mi sento solo.
Tutti prima o poi sbagliano i tempi, ed è solo questione di fortuna che questo capiti spesso o quasi mai, per cui, almeno per qualche attimo della vostra vita, voi vi troverete nel mio insieme e saremo vicini.
Ve l'ho detto, non mi sento solo.
Esci dal bagno, corri verso l'uscita, prendi il piccolo autobus scassato che ti porta all'aereo. Strano come una volta entrati in aeroporto non si veda più la luce del sole per più due ore. Passi dai bar ai check-in al furgoncino dei gelati all'aereo, e tutto senza respirare mai aria vera.
Ci vuole una bella mente perversa per non farti uscire da lì per tutto quel tempo.
Magari lo fanno apposta. Ti fanno uscire sempre meno da centri commerciali, uffici e case, sempre meno, fino a che non sarai più abituato all'aria fresca e alla luce diretta e vivrai in città a vetro doppio.
Forse dovrei prendere l'aereo e basta.
I miei sono divorziati. Da piccolo dovevo andare da un genitore all'altro e pensavo: e se io non prendessi quel treno ma un altro? Immaginavo praterie immense e cavalli e mucche sfilare fuori dal finestrino. Era facile: bastava cambiare binario e puff, sarei sparito per sempre. Ma avevo paura. Di cosa non so, ma avevo paura. Tentennai finchè mia madre non si trasferì in Canada. L'aereo costava troppo, e io non potei più andare da lei.
Così lasciai perdere.
Ma pensa se lo facessi adesso, "Scusa capo, ho sbagliato aereo, non so dove sono diretto", poi butti il cellulare nel primo cestino, là dove dovrebbe stare, e sei sparito. Per tutti sei morto da eroe sul lavoro, magari investito da un'auto lunga e scura. E per te  stesso sei libero.
Siediti sul sedile, regola il sedile, ascolta le istruzioni.
Non ho mai capito perchè le dicano. Se l'aereo decolla, decollo. Se l'aereo atterra, atterro. Se l'aereo si schianta, mi schianto. Dov'è il problema?
Se la gente non avesse così tanta paura di morire vivrebbe di più. E non sto parlando solo di minuti o di ore o di fottutissimi anni. Sto parlando di vita, di infilarsi giù per un fiume con una canoa e non sapere se arriverai in fondo con la testa attaccata sul collo.
Sto parlando di fregarsene di quello che succede alla tua testa e al tuo collo, e di fare tutto per quell'unico, piccolo secondo in cui non capirai più niente e ti dimenticherai del cervello una buona volta.
In tutta la mia vita mi è successo sì e no tre volte, e ognuna di quelle volte e valsa come una vita intera. A che serve vivere a lungo, avere un lavoro, fare una famiglia e morire da vecchi? Sei convinto che è così che si vive una vita felice, ma non l'hai deciso  tu.
Sono la rivendicazione di morire giovane di Jack.
Guarda il vicino, chiacchiera con il vicino, dimenticati che non vorresti parlare al vicino.
Fino a qualche mese fa non avrei parlato così. Fino a qualche mese fa ero un maniaco degli orari, odiavo le gomme da masticare e amavo i temperini.
Ma stavo diventando sempre più nervoso. Avevo voglia di prendere a calci tutti e non potevo farlo. Non c'era un motivo preciso. Semplicemente avevo l'impressione che qualcuno mi guardasse dall'alto e ridesse. Sempre.
Presi a pugni una macchinetta del caffè. Gettai le buste della spesa in faccia ad un commesso. Non era abbastanza. Cominciai a correre di notte. Fu allora che li vidi per la prima volta, dietro un videonoleggio. Un gruppo di gente in cerchio attorno ad un uomo e un ragazzo senza scarpe e senza giacca. Si picchiavano.
Si stavano semplicemente picchiando, e nessuno li fermava. Li guardai per mezz'ora. Il ragazzo perdeva sangue da un orecchio ed era a terra. Gridò "Basta" e il combattimento finì.
Quello non era un pestaggio. Era uno scontro in piena regola.
Tornai lì la settimana dopo e quella dopo ancora. Muovevo sempre un passo in più verso quel cerchio magico. Alla fine mi unii a loro.
"L'aereo atterrerà fra qualche ora. La compagnia aerea vi augura buon viaggio."
La prima volta che metti piede al Fight Club devi combattere. Non mi tirai indietro.
Il primo con cui mi battei era uno che non conoscevo. Grosso e grasso. Ma non avevo paura.
Quando tornai a casa avevo un occhio talmente pesto che sembrava una prugna. Ma ero più che vivo.
Da quel giorno, tutte le settimane, il mio appuntamento fisso fu il Fight Club. Non pensavo a cosa vedeva la gente nelle ferite, nelle botte e nel sangue sulle camicie. Io ci vedevo la prova che non ero come tutti gli altri, e che ero un gradino più in su nella scala degli immortali.
Sto meglio e sto peggio. Odio qualsiasi cosa si metta fra me e quelle sere. Non mi fermo più e nessuno mi ferma. L'unico ostacolo che voglio superare è il prossimo combattimento.
Il Fight Club è la mia famiglia.
Qualcuno se ne è accorto. Qualcun altro no. Mia madre mi trova più rilassato, ma si preoccupa per i lividi a cui io non do importanza.
Penso solo che la mia via adesso è mia.
E ne ho avuto conferma quando sono salito su quest'aereo.
"Siamo in vista dell'aeroporto. Prepararsi all'atterraggio."
Adesso so che non siamo solo un gruppetto che si picchia per strada. Siamo moltissimi, siamo uniti, e abbiamo un capo. Non so niente di lui ma mi fido, perchè è lui ha creato il Fight Club senza il quale sarei rinchiuso in un manicomio.
"Vi ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia"
Non appena sarò uscito dal terminal un taxi mi porterà nella piazza principale della città. Faremo crollare la sede della Banca. E allora il Fight Club uscirà allo scoperto.
Scendi le scalette, recupera il bagaglio, esci fuori in strada.
Sarà un bel botto, ve lo assicuro. 
  
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