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Autore: uchiha_girl e bloodnyar    05/11/2009    3 recensioni
«Bene, possiamo andare», la kohai gli rivolse la parola per attirare la sua attenzione.
«Con calma», L. mosse un passo verso di lei, «devi ancora spiegarmi perché hai giocato loro questo bruttissimo tiro».
«Oh no, rischieremmo di arrivare in ritardo!»
Con un sorriso e un bacio all’aria, lei si catapultò fuori dall’aula, scendendo le scale del personale con una foga che le sarebbe costata la vita molto volentieri. Giunta nei pressi della ressa, recuperò il contegno che la contraddistingueva.

Warning: gender-bender, cross-dressing. Rischio di OOC.
[Prompt: Scuola (088). - BDT di Fanfic100_ita - Serie generale]
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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[In occasione del raggiungimento del traguardo: 50 prompt.]



Hee~llo!

Questa è una collezione di tre capitoli interamente dedicata a BloodNyar, questo perché l’ispirazione è giunta mentre leggevo per l’ennesima volta quella stupenda raccolta i cui capitoli sono ispirati da fan art. Implicito l’invito a leggerla XDD.

La situazione è la stessa per tutte le oneshot, le quali sono all’incirca collegate. Anche se, be’, le shot per i prompt Lavoro e Casa si escluderanno a vicenda XDD.
Nel caso qualcuno voglia vedere un particolare pairing o personaggio trattato in questa raccolta e in questo contesto, mi invii tramite il ContattAutore queste informazioni: pairing/personaggio, prompt (libero), fan art e particolari note.

Colgo l’occasione per ringraziare chi ha recensito finora,
chiunque, costretto o no [XDD]: se fossi un poco più romantica riguarderei il Gestisci storie e citerei tutti; grazie a chi ha aggiunto fra i preferiti l’account o una storia, grazie a chi ha deciso di seguire qualcosa, grazie... grazie a TEE! *Vestita da zio Sam, indica in avanti*

Vi auguro una buona lettura ^^,
Ucchan.


[Warning: gender-bender.]




Original prankster
at school.


Sospirò, deciso ad andare fino in fondo.
Aprì la porta, pronto decisamente a tutto – quando si parlava di Yagami non aveva mai idea di cosa doversi aspettare. Questo almeno dopo aver visto la sorella Sayu entrare nella propria scuola vestita a lutto in occasione della prima C nella storia scolastica di Tsuki.

Uno spettacolo sconfortante, a dirla giusta.

In ogni caso, quando Lawliet fece la sua comparsa in aula, si stupì di trovarla vuota.

Mai, mai quella ragazza era stata in ritardo.
Mai era arrivata seconda a un compito in classe, mai seconda in una competizione, mai aveva perso una scommessa. Non aveva mai scommesso, a dire il vero.
«Perché dovrei giocare quando sono sicura di vincere?», la risposta pacata e sorridente.
Anche un po’ inquietante, a sentire Amane.

L’attenzione di L. fu attirata dal rumore di una corsa leggera per il corridoio vuoto. Questa si arrestò poi poco lontana dalla porta aperta della classe.
Un minuto e la primogenita Yagami fece il suo trionfale ingresso, fiatone nascosto (quasi) magistralmente e calza sinistra prepotentemente abbassata.

«Spero di non averti fatto aspettare troppo», sussurrò muovendo un paio di passi.
«Sei stata tu, quindi?»

Tsuki storse il naso.
«A fare cosa, senpai?»
«A candidare Kheel e River».

«Oh», ghignò: «a dire il vero, sì».

L. sospirò, passandosi una mano sul viso.
«Ma non crucciatevi, prendete una caramella dal banco di Matsuda e rilassatevi. Se la caveranno benissimo, l’avete detto anche voi, no? Sono dei ragazzi molto promettenti».

Gli parlava come avrebbe fatto con un superiore, gli portava rispetto: decisamente sospetto.
Non si sarebbe stupito se i dolci conservati da Toda fossero stati avvelenati e riposti là da quella competitiva ragazza.

«Resta che si tratta di una tradizione stupida», si abbandonò con disinvoltura sul mobile usato per conservare le tavole di Artistica della classe.
Abbassò lo sguardo sulle ginocchia a contatto e le gambe penzoloni, notando l’accessorio.

Si abbassò repentina sulla calza, sollevandola – era macchiata per tutto il fianco esterno di erba e terra.
«Forse stava meglio prima», borbottò fra sé mentre piegava accuratamente entrambe per farle arrivare a metà polpaccio. «Sono scivolata in pausa pranzo», mostrò con orgoglio il polso graffiato come fosse una ferita di guerra.

Finse dei lamenti mentre recuperava una salvietta dalla propria cartella e si ripuliva.
«Ecco fatto», sorrise con soddisfazione.
Sempre sotto lo sguardo riflessivo di L. si avvicinò al vetro della vetrina che conservava i riconoscimenti del gruppo classe o di alunni, studiando l’allineamento della frangia e la stiratura dei capelli castani.

Quella donna... quella ragazza era un mostro.
Qualcosa di simile a una vedova nera o a un boss mafioso, teneva sotto scacco il corso, forse l’intero istituto. Pedine di quel gioco erano i capiclasse, i quali finivano inesorabilmente trascinati nella sua trappola.

Solo Lawliet era rimasto immune, o almeno non era spudoratamente votato a lei come Mikami del corso B.
E, se Yagami era la vedova nera capace di rivoltare come un calzino chi osasse farle un torto, il direttore era la Zitella Annoiata per eccellenza.
Chi, se non una persona a corto di passatempi, avrebbe accettato la proposta di selezionare due studenti e due studentesse il cui mandato scadesse con la fine dell’anno scolastico e che fossero incaricati di travestirsi con l’uniforme del sesso opposto? – Tutto era partito dalla proposta di una vendicativa ragazzina lasciata dal proprio fidanzato, alunno di un altro corso, durante l’estate.

Una situazione a dir poco surreale.

Surreale era stato anche il biglietto che aveva invitato il capoclasse a visitare quell’aula a quell’ora: con quell’enigmatico «
vieni se vuoi scoprire la verità», avrebbe pensato con più favore a uno scherzo di Aiber che ha un incontro con Tsuki.



«Bene, possiamo andare», la kohai gli rivolse la parola per attirare la sua attenzione.
«Con calma», L. mosse un passo verso di lei, «devi ancora spiegarmi perché hai giocato loro questo bruttissimo tiro».

«Oh no, rischieremmo di arrivare in ritardo!»
Con un sorriso e un bacio all’aria, lei si catapultò fuori dall’aula, scendendo le scale del personale con una foga che le sarebbe costata la vita molto volentieri. Giunta nei pressi della ressa, recuperò il contegno che la contraddistingueva.

Entrò nell’aula magna con un lieve sorriso a incresparle le labbra e le braccia abbandonate lungo i fianchi, accomodandosi poi in seconda fila.

  
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