[In
occasione del
raggiungimento del traguardo: 50 prompt.]
Hee~llo!
Questa è una collezione di tre capitoli interamente dedicata
a BloodNyar,
questo
perché l’ispirazione è giunta mentre
leggevo per l’ennesima volta quella
stupenda raccolta
i cui capitoli sono ispirati da fan art. Implicito l’invito a
leggerla XDD.
La situazione è la stessa per tutte le oneshot, le quali
sono all’incirca
collegate. Anche se, be’, le shot per i prompt Lavoro e Casa
si escluderanno a
vicenda XDD.
Nel caso qualcuno voglia vedere un particolare pairing o personaggio
trattato
in questa raccolta e in questo contesto, mi invii tramite il
ContattAutore
queste informazioni: pairing/personaggio, prompt (libero),
fan art e particolari
note.
Colgo l’occasione per ringraziare chi ha recensito finora, chiunque,
costretto o no
[XDD]: se fossi un poco più romantica riguarderei il
Gestisci storie e citerei
tutti; grazie a chi ha aggiunto fra i preferiti l’account o
una storia, grazie
a chi ha deciso di seguire qualcosa, grazie... grazie a TEE!
*Vestita da zio Sam, indica in avanti*
Vi auguro una buona lettura ^^,
Ucchan.
[Warning:
gender-bender.]
Original
prankster
at
school.
Sospirò,
deciso ad andare fino in fondo.
Aprì la porta, pronto decisamente a tutto – quando
si parlava di Yagami non
aveva mai idea di cosa doversi aspettare. Questo almeno dopo aver visto
la
sorella Sayu entrare nella propria scuola vestita a lutto in occasione
della
prima C nella storia scolastica di Tsuki.
Uno spettacolo sconfortante, a dirla giusta.
In ogni caso, quando Lawliet fece la sua comparsa in aula, si
stupì di trovarla
vuota.
Mai, mai quella ragazza era stata
in
ritardo.
Mai era arrivata seconda a un compito in classe, mai seconda in una
competizione, mai aveva perso una scommessa. Non aveva mai scommesso, a
dire il
vero.
«Perché dovrei giocare
quando sono sicura
di vincere?», la risposta pacata e sorridente.
Anche un po’ inquietante, a sentire Amane.
L’attenzione di L. fu attirata dal rumore di una corsa
leggera per il corridoio
vuoto. Questa si arrestò poi poco lontana dalla porta aperta
della classe.
Un minuto e la primogenita Yagami fece il suo trionfale ingresso,
fiatone
nascosto (quasi) magistralmente e calza sinistra prepotentemente
abbassata.
«Spero di non averti fatto aspettare troppo»,
sussurrò muovendo un paio di
passi.
«Sei stata tu, quindi?»
Tsuki storse il naso.
«A fare cosa, senpai?»
«A candidare Kheel e River».
«Oh», ghignò: «a dire il vero,
sì».
L. sospirò, passandosi una mano sul viso.
«Ma non crucciatevi, prendete una caramella dal banco di
Matsuda e rilassatevi.
Se la caveranno benissimo, l’avete detto anche voi, no? Sono
dei ragazzi molto
promettenti».
Gli parlava come avrebbe fatto con un superiore, gli portava rispetto: decisamente sospetto.
Non si sarebbe stupito se i dolci conservati da Toda fossero stati
avvelenati e
riposti là da quella competitiva ragazza.
«Resta che si tratta di una tradizione stupida», si
abbandonò con disinvoltura
sul mobile usato per conservare le tavole di Artistica della classe.
Abbassò lo sguardo sulle ginocchia a contatto e le gambe
penzoloni, notando l’accessorio.
Si abbassò repentina sulla calza, sollevandola –
era macchiata per tutto il
fianco esterno di erba e terra.
«Forse stava meglio prima», borbottò fra
sé mentre piegava accuratamente
entrambe per farle arrivare a metà polpaccio.
«Sono scivolata in pausa pranzo»,
mostrò con orgoglio il polso graffiato come fosse una ferita
di guerra.
Finse dei lamenti mentre recuperava una salvietta dalla propria
cartella e si
ripuliva.
«Ecco fatto», sorrise con soddisfazione.
Sempre sotto lo sguardo riflessivo di L. si avvicinò al
vetro della vetrina che
conservava i riconoscimenti del gruppo classe o di alunni, studiando
l’allineamento
della frangia e la stiratura dei capelli castani.
Quella donna... quella ragazza era un
mostro.
Qualcosa di simile a una vedova nera o a un boss mafioso, teneva sotto
scacco
il corso, forse l’intero istituto. Pedine di quel gioco erano
i capiclasse, i
quali finivano inesorabilmente trascinati nella sua trappola.
Solo Lawliet era rimasto immune, o almeno non era spudoratamente votato
a lei come
Mikami del corso B.
E, se Yagami era la vedova nera capace di rivoltare come un calzino chi
osasse
farle un torto, il direttore era la Zitella Annoiata per eccellenza.
Chi, se non una persona a corto di passatempi, avrebbe accettato la
proposta di
selezionare due studenti e due studentesse il cui mandato scadesse con
la fine
dell’anno scolastico e che fossero incaricati di travestirsi
con l’uniforme del
sesso opposto? – Tutto era partito dalla proposta di una
vendicativa ragazzina
lasciata dal proprio fidanzato, alunno di un altro corso, durante
l’estate.
Una situazione a dir poco surreale.
Surreale era stato anche il biglietto che aveva invitato il capoclasse
a
visitare quell’aula a quell’ora: con
quell’enigmatico «vieni
se vuoi scoprire la verità»,
avrebbe pensato con più favore a uno scherzo di Aiber che ha
un
incontro con Tsuki.
«Bene,
possiamo andare», la kohai gli rivolse la parola per attirare
la sua
attenzione.
«Con
calma», L. mosse un passo verso di lei, «devi
ancora spiegarmi perché hai
giocato loro questo bruttissimo tiro».
«Oh no,
rischieremmo di arrivare in ritardo!»
Con un sorriso e un
bacio all’aria, lei si catapultò fuori
dall’aula, scendendo
le scale del personale con una foga che le sarebbe costata la vita
molto
volentieri. Giunta nei pressi della ressa, recuperò il
contegno che la
contraddistingueva.
Entrò
nell’aula magna con un lieve sorriso a incresparle le labbra
e le braccia
abbandonate lungo i fianchi, accomodandosi poi in seconda fila.