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Autore: eclinu    07/11/2009    7 recensioni
«Perché devo prendere il cappottino, papà?» Mi chiede, guardandomi con quegli occhi castani, gli occhi di Bella
[...]
«Perché oggi andiamo a fare una passeggiata io e te da soli, contenta?» Mi chino per infilarle il cappottino grigio fumo che ha portato con sé.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A day with my daddy

A day with my daddy

 

«Edward» Bella mi chiama ed io alzo lo sguardo dal giornale. Fuori il sole non c’è, ma le nuvole non annunciano pioggia imminente.

«Che c’è?» Chiedo; la vedo con le mani dietro la schiena ed una strana espressione sul bel viso immortale.

«E’ che… vedi, stasera ho un esame importante e vorrei studiare un po’. So che non dovrei preoccuparmi, che le cose le conosco a memoria, ma sono fatta così… potresti…» Mi chiede. Da quando ci siamo iscritti a Dartmouth –corsi serali per i signori Cullen- Bella passa la sua maggior parte del giorno con Renesmee che non si vuole abituare al New Hampshire, nonostante Jacob si sia trasferito con noi. Vuole tornare a Forks dal nonno Carlisle, dalla nonna Esme e dal nonno Charlie, nonché dallo zio orso Emmett; così Bella passa la maggior parte del tempo a distrarla e sono poche le ore in cui studia.

Per me non ci sono problemi, è inutile che apra un libro di medicina visto che ho due lauree, ma per Bella è la prima volta e quindi dovrebbe studiare un po’ di più. Il corso di Biologia le piace, ma le piacerebbe poter non pensare a nostra figlia quando deve aprire i libri.

«Vuoi che ti aiuti?» Le domando chiudendo il giornale ed alzandomi per avvicinarmi a lei.

Lei scuote il capo «No, voglio chiederti un favore più che aiuto» Dice mordendosi il labbro inferiore.

«Dimmi» Le sorrido e le bacio la fronte.

«Potresti tenere tu Renesmee per oggi? Jacob è tornato a La Push e sai che Renesmee non si quieta se non sta occupata»

«Ma certo tesoro, perché non dovrei? Me ne occupo io, tu stai tranquilla. Sai che mi piace passare del tempo con lei»

«Ti ringrazio» Dice, allungandosi sulle punte per baciarmi le labbra: ricambio, portando la mano destra sulla sua nuca e la sinistra sul  suo fianco.

«Vuoi che mi sbarazzi subito della mocciosa?» Dico ridendo e Bella ride insieme a me portando le braccia dietro il mio collo.

«Se puoi…»

«Staremo tutta la giornata fuori e la casa sarà tutta per te»

«Va bene, ma cosa mangerà Renesmee?» Domanda, corrugando le sopracciglia.

«Oggi farà a meno del sangue»

Bella sorride ed io l’allontano –anche se di mala voglia- da me. «Renesmee! Vieni un po’ qui e porta il cappottino» La chiamo alzando un po’ la voce.

Sento i suoi passetti veloci nel corridoio ed eccola che spunta da dietro al muro del piccolo corridoio che porta in camera sua: adesso ha tre anni e per fortuna la sua crescita accelerata è diventata la crescita di una normale bambina, anche se la sua intelligenza è quella di una bambina di sei anni.

«Perché devo prendere il cappottino, papà?» Mi chiede, guardandomi con quegli occhi castani, gli occhi di Bella, e mentre mi fa la domanda saltella facendo saltellare anche i suoi boccoli ramati: così simili ai capelli di mia madre… Bella mi dice che i ricci sono di suo padre, non le ho mai detto che anche mia madre aveva i boccoli.

«Perché oggi andiamo a fare una passeggiata io e te da soli, contenta?» Mi chino per infilarle il cappottino grigio fumo che ha portato con sé.

«E la mamma?» Domanda guardandola.

«La mamma deve studiare» Risponde Bella, chinandosi a sua volta e poggiando la testa sulla mia spalla, mentre con una mano accarezza la testa di nostra figlia.

«Perciò noi la lasciamo stare e ci andiamo a divertire» Continuo per poi assumere un’occhiata complice verso Renesmee «Lei si annoia e noi ci divertiamo»

Renesmee mi guarda e mi sorride stringendo le sue piccole braccia intorno al mio collo. Mette una mano sulla mia guancia e mi mostra un’immagine di me che la spingo sull’altalena del parco vicino al fiume.

«Va bene, andremo al parco»

«Grazie papà!» Urla saltellando.

Che bello quando mi chiama papà. In quei momenti capisco il desiderio di Esme che la chiamassimo mamma qualche volta.

Mi alzo e attraverso la cucina, per poi ritrovarmi nella nostra camera da letto –con il letto ancora disfatto e la biancheria di Bella fatta a pezzi sulla moquette- e prendere il cappotto grigio fumo come quello di Renesmee e tornare in salotto.

«Andiamo piccola?» Allungo la mano verso di lei, e lei l’afferra saltellando dall’impazienza.

«Edward, non farle mangiare nessuna schifezza ok? Se proprio non vuole mangiare qualcosa concedile un’hot dog, oppure un panino della McDonald’s ma niente gelato o roba contenente zuccheri, chiaro?» Renesmee mette il broncio ed io sorrido.

«Agli ordini» Rispondo e prendo le chiavi di casa dal tavolino accanto alla porta. Renesmee mi segue e nei suoi pensieri leggo solo gioia e impazienza.

«Noi andiamo mammina» Mi sporgo verso Bella e la bacio sulle labbra; Renesmee fa una smorfia, cacciando la lingua fuori: non le piace quando ci baciamo, il suo papino adorato deve baciare solo lei.

Bella ride e ci lascia uscire.

Mi chiudo la porta di casa alle spalle e Renesmee tramite la manina che ha nella mia mano sinistra mi mostra un’immagine di lei che mangia il gelato: sa che se parlasse, Bella potrebbe sentirla; vampirastra furbastra.

La prendo in braccio e mi guardo intorno per controllare se qualcuno ci stesse osservando; scandaglio anche col pensiero le menti vicine ma nessuno è intento a guardarci. Il quartiere è desolato e i prati delle piccole ville sono tutti vuoti: così, inizio a correre. Quando sono sicuro di essere abbastanza lontano da Bella e lontano da occhi indiscreti, prendo a camminare normalmente e mi volto verso Nessie che durante il breve viaggio è stata stranamente in silenzio, pensando alle sue bambole in camera sua.

Forse aspetta ancora una risposta per il gelato. «Sai che la mamma si arrabbierà» Le dico e lei mi guarda con uno sguardo intelligente.

«Mamma non legge nella mente come te. E non si arrabbierà se io non glielo dico, e nemmeno tu glielo devi dire, papino»

«Vuoi che dica una bugia alla mamma?»

Lei annuisce «Mm, mm»

«Cosa ti ho insegnato, Nessie?»

«A suonare il piano, a disegnare, a scrivere, che le persone non sono buone da mangiare anche se profumano, e…» Si blocca improvvisamente.

«E…» La incoraggio.

«A non dire bugie…» Mormora abbassando gli occhi sul mio petto.

«Perché le bugie…» Cerco di farla continuare.

«Perché le bugie sono cattive e noi ne diciamo già troppe per proteggerci» Il suo visino così simile al mio se non fosse per le guanciotte tonde di Bella è ancora basso e triste: le alzo il mento con un dito e lei cerca di non guardarmi negli occhi.

«Nessie, lo sai che non è bello dire le bugie» Le mormoro baciandole la fronte.

«Però quando usciamo, Jacob me lo compra il gelato e alla mamma non diciamo niente e nemmeno a te»

Resto per un momento senza parole e guardo Renesmee: adesso capisco perché in mia presenza Jacob canticchia sempre la canzone The bird is the word!

Devo fare due chiacchiere col cane appena torna, pensai.

«E ti è piaciuto dirci delle bugie?» Domando a mia figlia, riprendendomi dai pensieri omicidi verso Jacob.

Lei scuote il capo pentita.

«Allora, non ne parliamo più. Va bene? Adesso andiamo al parco»

Renesmee mi sorride e mi abbraccia. «Ti voglio bene papà»

Sorrido e le faccio una carezza sulla schiena «Anch’io ti voglio bene»

Arriviamo al parco vicino al fiume dopo un po’; sono le dieci e trenta e il parco è ancora popolato di persone e bambini: chi gioca, chi urla, chi piange, chi cerca di fuggire dalle grinfie della madre che gli vuole pulire il viso…

Poggio Nessie a terra e nei suoi pensieri leggo l’impazienza di poter giocare con gli altri, ma prima di lasciarla andare mi chino per sussurrarle all’orecchio: «Mi raccomando, non mostrare i tuoi poteri a nessuno e cerca di comportarti da bambina e non da vampira. So che è difficile, ma sei intelligente e ce la puoi fare. Non deludere papà»

«Va bene» Mi dà un bacino sulla guancia e corre vicino l’altalena a due: la vedo chiedere ad un bambino di poter giocare con lei e lui subito accetta.

Mi avvicino a lei e l’aiuto a salire sull’altalena, la madre del bambino mi guarda, ma sono troppo impegnato a scrutare i pensieri di Nessie per occuparmi di ciò che sta pensando la donna.

I due bambini iniziano a dondolare ed io mi allontano un po’ senza staccare gli occhi da mia figlia.

Dopo un po’ la donna si avvicina ed io alzo gli occhi al cielo senza farmi vedere: ecco perché Bella non mi lascia mai uscire da solo con Renesmee.

In un attimo leggo la sua mente e faccio un’analisi approfondita della signora: divorziata in cerca di flirt. Perfetto.

«Mi scusi» Dice.

Mi volto sorridente. «Sì?»

«E’ il padre di quella bellissima bambina dai boccoli rossi?» Chiede arrossendo quando la guardo.

«Ramati… sì, è mia figlia» Rispondo.

«Giuro che l’ho scambiata per suo fratello» Ride portandosi una mano davanti alla bocca.

«Invece sono il padre» Rido falsamente.

«Ragazzo padre?» Domanda e nei suoi pensieri leggo un “Dimmi di sì! Dimmi di sì

«No. Sono felicemente sposato»

Felicemente… accidenti…” «Wow, così giovane?»

«Ho ventitrè anni, io e mia moglie ci siamo sposati giovani»

Matrimonio riparatore. Ne sono sicura” Pensa.

«Nessun matrimonio riparatore, avevamo entrambi diciotto anni e mia figlia ne ha tre. Scusi, ma tutti arrivano a questa conclusione e vorrei giustificarmi in precedenza» Dico, cercando di salvarmi in calcio d’angolo.

«Ah capisco…» Inizia ad arricciarsi i capelli intorno alle dita.

«Papà! Voglio andare sull’altalena!» Mi chiama Renesmee. Sia lodata mia figlia!

«Arrivo! Mi scusi» Dico alla signora; mi avvicino a Nessie e l’aiuto a scendere: appena la poggio a terra inizia a correre verso le altalene e appena ci si siede sopra, inizia a chiamarmi ad alta voce.

«Papino, mi spingi?»

Detto fatto: inizio a spingerla e quando inizia a prendere velocità la sento ridere felice; sorrido di riflesso.

«Papà! Fammi toccare le nuvole!» Urla ed io rido.

Per lei sarei capace di prendere una stella con le mie mani e regalargliela.

Quando scende dall’altalena mi allunga le braccia per farsi prendere in braccio e mi sussurra all’orecchio: «E’ più bello quando tu corri, l’altalena è lenta»

Sorrido e le accarezzo i capelli; la metto a terra e corre verso un’altra giostra.

Passiamo il tempo così, fra una giostra e l’altra, rincorrendoci e giocando a nascondino fra i cespugli e gli alberi.

Arriva l’ora di pranzo e come un orologio svizzero, Renesmee si lamenta che il suo pancino brontola.

Ci sediamo su una panchina, accanto ad un anziano signore che leggere il giornale sportivo.

«Cosa vuoi mangiare?» Le chiedo, pensando a quel ristorante a qualche passo dal parco.

Lei fa spallucce e nella sua mente leggo “il gelato”.

«Vorresti un hot dog?» Domando, notando il carretto degli hot dog più in là.

«Non voglio l’hot dog, non mi piace! Voglio il sangue!» Sgrano gli occhi e mi guardo intorno: noto il signore accanto a noi con tanto di occhi fuori, il giornale si affloscia all’indietro e inizio a ridere nervoso.

«Il sangue, certo… si crede una vampira e chiama “sangue” il succo di arancia rossa» la mia risata nervosa non viene colta dall’uomo che annuisce sorridente e felice di aver capito; ritorna a leggere il giornale.

Guardo Renesmee con sguardo omicida e lei mi sorride mimando “scusa” con le labbra; la prendo in braccio e ci incamminiamo verso l’uscita del parco: proprio dall’altro lato della strada c’è un McDonald’s. «Vuoi un panino?»

Scuote il capo.

«Renesmee, oggi non puoi bere sangue, se hai fame devi mangiare qualcosa di umano. Altrimenti per il sangue devi aspettare quando questa notte andremo a caccia» La mia voce è un sibilo ma lei può sentirmi.

«Ma il cibo umano non mi piace» Si lamenta strusciando il piedino a terra e portando le mani dietro la schiena.

Inarco le sopracciglia: la capisco, quella roba puzza da morire «Beh, oggi te lo devi far piacere se vuoi mangiare»

Vedo il suo labbro inferiore iniziare a tremolare e sbuffo prendendola di nuovo in braccio.

Ho capito come farla mangiare…

 

Con il gomito poggiato sul tavolo e la testa su di un pugno, guardo mia figlia mangiare, anzi no, divorare la coppa gelato cioccolato e panna formato extra con biscotti.

«Questo cibo umano ti piace però, eh?» Le chiedo sorridendo e lei annuisce guardandomi con la bocca sporca di cioccolato.

«Bella a casa mi ucciderà… I Volturi mi sembreranno delle pecorelle a confronto…» Mormoro sospirando e poggiando la schiena allo schienale della poltroncina.

Renesmee mi guarda e posa il cucchiaio nel bicchiere ancora pieno per metà. Strano, di solito vorrebbe leccare il bicchiere.

«Che c’è? Ti fa male la pancia?» Chiedo allarmato.

«No… è che… mamma a casa si arrabbierà con te e io non voglio. Tu sei così buono con me e non voglio che tu e mamma litighiate»

Sorrido intenerito e mi spingo verso di lei, pulendole le labbra.

«Non preoccuparti. Ti prometto che io e la mamma non litigheremo; adesso finisci il gelato e poi andremo sul fiume a riposarci un po’»

Annuisce e riprende a mangiare il suo gelato preferito.

 

Il pomeriggio trascorre veloce sulla riva del fiume, quando sono costretto a dire a Renesmee che se vuole fare il bagno nel fiume sarò costretto a trascinarla a casa; oppure quando incontra un cagnolino che vorrebbe portare a casa ma le consiglio di giocarci solo perchè a casa non si troverebbe bene, oppure quando si addormenta accanto a me sul prato ed io passo il tempo ad osservare i suoi sogni colorati.

Cala la sera mentre gioca con un aquilone che le compro ad un piccolo chiosco e guardando il sole che tramonta dietro le montagne penso che sia l’ora di tornare a casa.

«Nessie, che ne dici di tornare a casa? Si è fatto tardi e a breve la mamma tornerà a casa»

Lei annuisce strofinandosi un occhio col polso: ha sonno e quindi decido di portarla in braccio; appoggia la testa sulla mia spalla, mentre col braccio sinistro mi cinge il collo.

Per un po’ camminiamo normalmente, e sento il respiro di Nessie più pesante e regolare: si è addormentata.

Quando arriviamo fuori città, inizio a correre e come al solito, fuori il mio appartamento non vola una mosca. Casa mia è buia, segno che Bella è ancora al college; prendo le chiavi dalla tasca ed apro la porta entrando in casa ed accendendo le luci: il silenzio si sente e accendo il riscaldamento per Renesmee.

La porto nella mia camera da letto –Bella prima di uscire l’ha sistemata-, la stendo sul letto e le tolgo il cappotto cercando di non svegliarla.

Mormora qualcosa girandosi sul fianco e decido di lasciarla stare nel nostro letto mettendole le coperte addosso: la guardo dormire e mi stendo su un fianco accanto a lei. Inconsapevolmente si avvicina a me e mi stringe la maglietta con una manina.

Sento la macchina sul vialetto per poi udire il rumore delle chiavi nella serratura della porta.

«Edward?» Mi chiama Bella.

«Sono di qua» bisbiglio, tanto so che mi sente.

Si fionda in camera e ci guarda lasciando la luce accesa.

«Dorme di già?» Mi chiede stendendosi accanto a Renesmee ed accarezzandole la testa.

«Si è stancata molto oggi. Abbiamo giocato al parco, poi siamo andati al fiume, ha giocato con un cagnolino e le ho comprato un aquilone» Le elenco e lei mi sorride. «Ha dormito poco sul prato, ero iperattiva; quando stavamo tornando si è addormentata in braccio»

Bella si allunga e mi accarezza il viso: le afferro la mano e ne bacio il palmo ed i dorsi delle dita.  

«L’esame è andato bene. Il professore mi ha messo il massimo dei voti e vorrebbe conoscere l’uomo fortunato che mi ha sposata…»

«Non ne avevo dubbi» Le bacio le nocche.

«Edward…»

«Mm?» Mormoro continuando a baciarle le dita.

«Perché non porti Renesmee in camera sua mentre io mi… cambio?» Domanda sorridendomi.

Sorrido mostrando i denti, e facendo attenzione a Nessie mi spingo verso mia moglie e la bacio appassionatamente.

Mi alzo dal letto e prendo Renesmee fra le braccia; Bella mi imita ed apre l’armadio.

«Ah, Bella» la chiamo e lei si volta curiosa. «Renesmee ha mangiato il gelato» Dico.

Lei mi guarda, si avvicina e mi bacia con passione «Allora dovremo litigare…»

Mi bacia ancora, ancora e ancora…

Quando si stacca e torna al mobile bisbiglio «Mi piace litigare…»

Bella ride sottovoce e si toglie la maglietta, slacciando anche il reggiseno.

E Renesmee che voleva che non litigassimo!

   
 
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