Servirebbe a
qualcosa dire che amo
Saga? No, direte voi, invece è fondamentale! A tutte quelle
che come me amano
Saga, mandatemi una mail! Potreste mandarla anche per commentarmi
eh… +_+
Ringrazio la
mia beta Kairy e la
mia gamma Pepe, che mi sopportano anche se sono una fallita che adora
le scarpe
di Mihawk!
Esperienze
“Servirebbe
qualcuno di carino”
“Qualcuna,
Saga, per favore! Parla al femminile!”
“Come
se
la cosa ti sconvolgesse…”
“Mi
sconvolge infatti!”
Zoro
tirò
un live pugno sulla testa di Saga, che sorrise divertito, e
andò a sedersi sul
muretto che delimitava il villaggio.
“In
questo
villaggio le ragazze della nostra età
deficitano…”
“Sono
sicuro che una la troverò”
“Potresti
andare nei villaggi circostanti, nessuna ti rifiuterebbe”
Roronoa
Zoro si ritrovò a pensare che a volte gradiva la schiettezza
del compagno, lo
aiutava più di ogni altra cosa.
Avevano
finito presto gli allenamenti, ormai erano i due più valenti
spadaccini di
tutta la regione, così erano andati a spasso, cercando
qualcosa da fare.
Zoro
aveva
chiaro in mente cosa volesse fare, quello che gli mancava era il
coraggio e
l’opportunità.
Saga
continuava a prenderlo in giro perché voleva fare altre
esperienze del mondo,
ma in fondo sapeva che non era tanto d’accordo.
Aveva
già
deciso di lasciare il villaggio. Ne aveva parlato poco con Saga, e non
sapeva
come potesse reagire alla notizia della sua definitiva decisione.
In
questo
modo sperava di poter migliorare le sue qualità e cancellare
i suoi difetti,
però prima di partire sentiva la necessità di
fare quell’ultima cosa.
“Non
avrò
le tue stesse possibilità però non sono un brutto
ragazzo” disse per
convincersi, e aspettando una risposta affermativa da Saga.
“Direi
proprio di no… a parte per quella zazzera verde”
"E’
il mio punto di forza…”
“Se
lo
dici tu”
Conclusero
la discussione ridendo, ma l’atmosfera non sembrava molto
tranquilla.
Zoro
era
teso, si torturava le dita e si mordeva le labbra.
Saga
lo
guardava senza dire nulla, solo sospirando ogni tanto.
“Guarda
che non lo devi fare adesso, perché sei così
ansioso?”
“Non
sarò
sicuramente all’altezza” disse prima che potesse
finire la frase, segno che
stava rimuginando su quella frase da parecchio.
Saga
lo
guardò ancora e sorrise. Glielo ripeteva sempre, quasi
aspettando qualcosa in
risposta, che non aveva mai saputo dirgli.
“Non
pensavo importasse… si imparano così certe
cose…”
“Si,
un
conto è impararle, un altro è non saperle per
nulla”
Sorrise
di
nuovo e guardò il verdino.
Se
qualche
altro abitante del villaggio l’avesse sentito, avrebbe
pensato fosse un altro
ragazzo travestito.
Zoro
non
si lasciava mai prendere da nessuna conversazione, soprattutto per
quanto
riguardava cose imbarazzanti.
Era
freddo
e scostante per la maggior parte del suo tempo, forse dovuto al fatto
di aver
perso il suo vero amore ancora piccolo.
Saga
lo
sapeva, Kuina l’aveva colpito parecchio, anche se era ancora
troppo piccolo per
essersene accorto.
Ma
adesso
Zoro si era legato a lui, e gli parlava tranquillamente, aprendo il suo
cuore e
la sua mente, facendogli vedere e capire i suoi mille dubbi.
Non
avrebbe mai osato sperare una fortuna migliore, e non
l’avrebbe certo buttata
alle ortiche.
“Cosa
vuoi
che ti spieghi?”
Forse
era
un modo un po’ brutale, lo stava quasi costringendo a farsi
aiutare, ma era
l’unico modo per permettergli di imparare qualcosa.
Se
gli
avesse chiesto il permesso di poter insegnargli le cose fondamentali
non
avrebbe mai accettato, il suo orgoglio era smisurato quasi come la sua
idiozia.
Ma
in
fondo sapeva che l’altro voleva aiuto. In fondo, sotto il
pesante strato di
orgoglio.
“Non
ti ho
chiesto aiuto”
Appunto.
“Avanti,
non fare il bambino e rispondi”
Zoro
sbuffò, ma andò a sedersi sul muretto incrociando
le gambe e guardandosi i
piedi.
“Non
lo
so”
“Vuoi
lasciare guidare la donna?”
“Assolutamente
no!”
"E
allora vedi di spiegarti”
“Mi
imbarazza parlare di queste cose!”
Saga
rise
e gli tirò un calcio.
“Andiamo
a
casa mia…”
Zoro
balzò
giù dal muretto fin troppo velocemente, ma non vi
badò, ormai Saga lo conosceva
bene, meglio persino di quanto si conoscesse lui.
Probabilmente
sapeva già che voleva aiuto dall’inizio di quella
conversazione.
Saga
invece si prese tempo, forse per torturare ancora il compagno, oppure
per
fargli rendere conto che ancora una volta era indispensabile per la sua
vita,
che non poteva fare nulla senza di lui.
Che
non
poteva partire e lasciarlo lì da solo.
Sapeva
bene che non avrebbe mai potuto fare niente per fermarlo, ormai aveva
deciso.
Erano
mesi
che Zoro lo assillava con la storia delle esperienze, che tacitamente
chiedeva il
suo aiuto, ogni volta che andavano al muretto.
E
forse
aveva rimandato così tanto solo nella speranza che non
compisse quell’ultimo
passo che l’avrebbe portato via da sé
definitivamente.
Invece
adesso stava andando a casa sua per aiutarlo, prima o poi sarebbe
partito
comunque, con o senza il suo permesso.
Quindi
perché non aiutarlo quell’ultima volta? Prima che
andasse davvero da qualcun
altro a fare esperienze?
Entrarono
in casa e si tolsero velocemente le scarpe, andando nella camera del
ragazzo
più vecchio.
“Allora”
disse Saga velocemente, solo per non farsi prendere
dall’ansia, e non far
cadere nella stanza un silenzio imbarazzato.
Zoro
si
sedette sul pavimento, a gambe aperte, e aspettò una mossa
del compagno.
“Credo comunque sia una cosa inutile, se non hai nessuno con
cui farlo”
“Almeno
quando si presenterà l’occasione sarò
pronto”
Saga
sorrise e gli si avvicinò, sedendosi di fronte a lui.
“Punto
primo: Bacio”
Zoro
arrossì alla sola parola, e abbassò lo sguardo,
per non incrociare gli occhi
grigi di Saga.
“Ecco”
“Su,
baciami”
L’ordine
che diede Saga ebbe l’effetto di una schioccata di frusta
sulla mente di Zoro.
Alzò
subito lo sguardo e inorridì.
“Baciare…
te?”
“Vedi
qualcun altro qui?”
Zoro
deglutì e scosse la testa.
“Non
posso!”
“Perché?”
“Sei…
sei
tu! E sei un ragazzo!”
"E
quindi?”
Saga
lo
guardava tranquillo, il suo sguardo non aveva altro effetto se non
quello di
confonderlo di più.
Non
sapeva
più che motivazioni dare, perché non poteva
baciarlo?
Era
sicuro
che c’era una motivazione, non sentiva l’impulso di
baciarlo! Ma che
motivazione poteva esserci?
“Si
fa con
le ragazze, non con i maschi!”
“Questo
lo dici tu…” disse solo Saga, sbuffando un
po’ contrariato.
“Se
non mi
baci entro breve torniamo ad allenarci, non ho tutto il
giorno”
Cercava
di
scuoterlo, ma nulla aveva effetto contro l’imbarazzo
dell’altro.
Beh,
forse
a parte il suo smisurato orgoglio.
“Non
sei
capace” ammise Saga alla fine delle sue elucubrazioni.
Come
programmato Zoro si infervorò subito.
“Certo
che
sono capace!”
“Allora
fallo!”
Zoro
lo
guardò malissimo, misto tra arrabbiato, timoroso e
imbarazzato.
Alla
fine
però, alzò una mano e la posò sulla
spalla del ragazzo.
“Chiudi…
gli occhi” sussurrò avvicinandosi di un millimetro.
Saga
li
chiuse e aspettò, non pensava più a nulla ormai.
Era
convinto che se avesse riflettuto troppo sulla situazione sarebbe
arrivato alla
conclusione di stare facendo un grosso sbaglio.
Poi
senti le
labbra di Zoro sulle sue, ma non fece in tempo a pensare a nulla che il
ragazzo
si staccò.
Saga
aprì
gli occhi pronto a strigliarlo, ma affondò in quelli del
compagno, e non riuscì
a dire niente.
Zoro
forse
si allarmò dalla sua espressione indefinibile.
“Cosa
non
andava?”
“Perché, mi hai baciato?”
Zoro
corrugò le sopracciglia, lo stava prendendo in giro?
Non
aveva
sentito la pressione delle sue labbra? Quei mille brividi scendere
dalla
schiena? L’umidità della sua bocca che premeva
contro l’altra?
Gli
sembrava di averlo fatto bene.
“La
prossima volta, prova a rimanere sulla mia bocca il tempo necessario
perché mi accorga
che mi stai baciando”
Zoro
si
imbronciò e spostò la mano ancora ferma sulla sua
spalla, per portarsela a
torturarsi un labbro.
“Riprova”
“Fallo
tu…
dato che sei così bravo”
Saga
sorrise, non aspettava altro.
Passò
velocemente una mano dietro la schiena dell’altro, gli tolse
le dita dalla
bocca e lo baciò, questa volta seriamente.
Mosse
le
labbra, non sentendo risposta, ma conoscendo Zoro si stava facendo
mille
pensieri.
Lo
costrinse a stendersi sul pavimento e riprese a baciarlo, questa volta
più passionalmente.
Gli
succhiò un labbro e lo leccò.
“Apri
la
bocca” disse in un istante, osando aprire gli occhi.
Zoro
stava
steso sul pavimento, gli occhi socchiusi, le braccia abbandonate ai
lati della
testa, mentre la mani di Saga andavano a far loro compagnia.
Aprì
piano
la bocca e la lingua di Saga riuscì ad intrufolarsi senza
molti impicci.
Il
bacio
durò ancora a lungo, ma Zoro non si muoveva, tranne forse
per aprire o spostare
le gambe, per far stare più comodo Saga.
All’improvviso
Zoro spostò la testa in cerca di ossigeno, e
respirò pesantemente.
Saga
si
rialzò, andando a sedersi di fianco a lui, aspettando che si
rialzasse.
Quando
il
ragazzo si fu ripreso disse: “Non mi aspettavo…
fosse così…”
“Così
come?”
Ci
pensò
su parecchio, come per cercare una definizione adeguata a quello che
aveva
provato, ma presto si rese conto che non ne esisteva una
sufficientemente
esauriente.
Poi
non
riusciva a capire su cosa concentrarsi. Sulla definizione, su cosa
aveva
provato, su come avrebbe reagito Saga alle sue parole, doveva pensare a
troppe
cose.
“Intenso”
disse alla fine, e in effetti era la verità.
Era
stato intenso, caldo e gli aveva stretto i polmoni, impedendogli di
respirare.
I
pensieri
che gli erano vorticati nella mente erano intensi, come la sensazione
di sentire
il proprio corpo a suo agio solo sotto quello del compagno.
Era
qualcosa che andava ben oltre la scherma. E per Zoro sembrava
inconcepibile che
esistesse qualcosa di ben più grande degli allenamenti.
“Ora
baciami tu…” disse Saga, interrompendogli i
pensieri.
L’aveva
detto dopo molto, ma il ragazzo sembrava non essersi accorto del tempo
che
passava.
Un
po’ gli
faceva tenerezza, prima che accadesse non aveva idea neanche di come si
facesse, pensava fosse una cosa talmente innocente come lo sfiorarsi
delle
labbra, un bacio.
Forse
l’aveva un po’ sconvolto, magari aveva tutta
un’altra visione in mente di un
rapporto.
Sperò
vivamente che non avesse cambiato idea, non adesso, non ora che sentiva
fortissimo le proprie sensazioni, che nulla avevano a che fare con la
tenerezza.
“Non
so
come si fa”
“Non
è
difficile…”
“Passiamo al punto due…”
sussurrò il ragazzo ancora.
Sembrava
aver perso l’uso della voce, sembrava che Saga
l’avesse portata via con quel
bacio mozzafiato.
Ecco
com’era. Talmente intenso da bloccargli il respiro, da fargli
male.
Perché
la
gente ne era così entusiasta se poi lasciava addosso quel
senso insopportabile
di insoddisfazione?
Prima
che
Saga parlasse di nuovo, lo rese partecipe del suo ultimo pensiero, e lo
fece
solo ridere.
“Credi
che
abbiamo già finito?” disse tra le risate:
“Abbiamo solo cominciato”
Zoro
arrossì, vide Saga avvicinarsi e impossessarsi di nuovo
delle sua labbra, ma
stavolta decise di collaborare.
Abbracciò
il collo di Saga e si stese sul pavimento.
Si
sentiva
terribilmente a disagio, non sapeva cosa fare, e aveva paura che
l’altro
ridesse di lui se avesse sbagliato qualcosa, ma non si fece
scoraggiare, quindi
si limitò ad imitare le azioni del compagno, ogni volta che
faceva qualcosa.
Muoveva
le
labbra, accarezzava la sua schiena, gli leccava la lingua, e lui
tentava di
fare lo stesso.
Saga
si
scostò poco dopo, evidentemente rallegrato.
“Bravo
Zoro… sono fiero di te…” disse
scherzando.
“Passa
al
punto due…” gli sibilò aprendo le gambe
sempre di più, ne sentiva davvero il
bisogno.
"I
vestiti” disse solamente, andando a slacciare la cintura di
Zoro, che gli
teneva ferma la parte superiore del vestito.
Zoro
cercò
di limitare i propri pensieri e aiutò il compagno muovendosi
piano, si lasciò
spogliare, fermandolo prima che potesse togliergli le mutande.
“Zoro…
perché tu hai solo queste, mentre io sono ancora
vestito?” gli disse
contrariato.
Zoro
arrossì: “Devo… spogliarti
io?”
Saga
annuì
e aspettò.
Le
mani di
Zoro non si mossero per un po’, prima lo aiutarono a tirarsi
a sedere, poi
indugiarono sul pavimento, infine si alzarono piano, tremando, andando
a
posarsi sul petto di Saga.
“Mi
avrai
visto nudo mille volte”
Zoro
annuì, per prendere coraggio.
Cosa
cambiava? Aveva visto Saga nudo mille volte giù al laghetto.
Avevano anche
fatto la lotta più di una volta, nudi e bagnati.
Per
la
prima volta quel pensiero gli fece seccare la gola.
Prese
a
spogliarlo velocemente, più che altro per evitare di pensare
a cosa stesse
facendo.
Poi
tornò
a sdraiarsi sul pavimento, aspettando le istruzioni del compagno.
"E
adesso?”
“Adesso…
ci si tocca…”
Zoro
deglutì sonoramente, guardando lo sguardo famelico di Saga
indugiare sul suo
petto, sulle sue gambe, e in ben altri posti.
Prese
con
una mano una sua coscia, sollevandola per mettersi comodo, e prese a
mordergli
il collo, succhiando la pelle e leccando l’osso della
clavicola.
“Devi
fare
così quando capita l’occasione”
Ah
già,
faceva questo per fare esperienze, giusto, per trovare una ragazza che
facesse
tutto questo con lui.
Anzi,
lui
doveva fare tutto questo alla ragazza, non ce l’avrebbe mai
fatta, l’imbarazzo
gli avrebbe fatto serrare la bocca!
Come
faceva Saga a rimanere così distaccato? Gli toccava le gambe
con maestria, gli
massaggiava la schiena, gli mostrava dove toccare, accompagnando
qualche suo
gesto a delle parole di spiegazione.
Zoro
in
realtà non stava più a sentirlo da un pezzo.
“Zoro?”
Nessuna
risposta.
“Zoro?”
“Ah…”
Un
solo
gemito, Saga sorrise, e andò a guardarlo in viso.
Zoro
cercò
di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì per molto.
“Ti
piace?”
“Mi
sembrava ovvio”
“Si,
ma è
bello sentirtelo dire”
“Prossimo
punto?” disse Zoro per deviare il discorso.
“Forse
non
te lo dico… te lo faccio solo vedere…”
disse Saga malizioso.
Zoro
lo
guardò preoccupato, ma non osò dire nulla; lo
guardò a lungo ma Saga non si
mosse.
“Hai
paura?”
“No”
Un
po’ era
vero, aveva timore, era imbarazzato, ma non aveva paura, non di Saga.
“Allora
comincio” disse, abbassandosi di colpo.
Zoro
si
alzò, seguendo i suoi movimenti, ma il ragazzo lo spinse di
nuovo sul pavimento,
facendolo sdraiare.
Velocemente
gli tolse le mutande e guardò con malizia
l’eccitazione del compagno.
La
sfiorò
piano qualche istante, cercando di rilassarlo, poi abbassò
il viso e prese a
leccarlo.
Zoro
gemette dalla sorpresa, si puntellò sui gomiti e
sollevò il busto, per guardare
e capire cosa l’altro stesse facendo.
Ma
Saga si
sentiva combattuto.
Da
un lato
vedeva il corpo bollente del compagno, il suo petto muscoloso, il suo
bacino
piatto, la sua pelle, le sue mani. Tutto che gli urlava
“Prendimi!”
Tutte
cose
che lo riempivano di desiderio.
Poi
pensava a quando sarebbe andato via, quando l’avrebbe
lasciato solo nel
villaggio, senza gli allenamenti, senza più le sue
battutacce, o il suo
addormentarsi dappertutto, e subito reclamava vendetta.
Così
prese
i polsi dell’altro, li legò insieme con la cintura
e li fermò ad una delle
gambe del suo tavolino.
Vedere
Zoro completamente succube dei suoi movimenti non fece altro che
eccitarlo
sempre di più.
“Cosa
fai?” gli chiese solo mentre lo legava, senza spostarsi o
insospettirsi, aveva
fiducia in lui.
“Stai
a
vedere” disse mentre si riposizionava con le labbra a breve
distanza
dall’eccitazione dell’altro, aspettando che capisse
le sue intenzioni.
Dopo
qualche istante di torture delicate finalmente Saga sentì le
braccia dell’altro
strattonare la cintura, e la sua voce dannarlo a vita.
“Sei…
un
dannato bast…ardo!” riuscì solo a dire,
mentre cercava di liberare le sue mani
per andare ad afferrare quella testa argentea, che si muoveva solo per
farlo
impazzire.
Saga
non
rispose, impegnato com’era nel torturare l’altro,
ma lo guardò sensualmente,
come a sottolineare il castigo presente in quell’azione.
Zoro
si
ritrovò a muovere il bacino in mille direzioni, seguendo la
bocca dell’altro,
che lo sfiorava in modo insopportabile, eppure si sentiva troppo
eccitato e non
capiva il perché.
“Sa…ga!
Toc-aaah…”
“Cosa
scusa? Non capisco da qui sotto!” disse l’altro con
un tono un po’ più alto del
normale, apposta per prenderlo in giro.
In
tutta
risposta Zoro inarcò la schiena e alzò il bacino,
gemendo di frustrazione.
Stava
quasi per mettersi a piangere, era doloroso tutto quel gioco di cattivo
gusto,
e lui non smetteva di essere eccitato, neanche per un istante.
“Pregami…”
Zoro
scosse la testa, e respirò a fondo, tentando di calmarsi, ma
era difficile con
Saga in quella posizione, che lo esasperava ogni volta che tentava di
rilassarsi.
“Avanti…
due parole, e andrà tutto meglio!”
Non
riusciva neanche a imprecare, non riusciva a parlare, solo a gemere.
Aveva
capito la frustrazione e il desiderio di punirlo del compagno, ma non
poteva
farci niente.
Sarebbe
partito lo stesso!
“Non
vorresti che lo prendessi tutto? Che muovessi la mia bocca su di te?
Che la mia
lingua ti stuzzicasse?”
Adesso
però cominciava a giocare sporco, non era giusto dirgli
quelle cose in quel
momento.
“SAGA
TI
PREGO FALLO!” urlò serrando gli occhi.
Sentì
il
ragazzo ridere sommessamente.
“Se
ti
vedesse qualcuno dl villaggio stenterebbe a credere che tu abbia
così poco
autocontrollo…”
Zoro
lo
guardò rabbioso, ma subito dopo poggiò la testa
sul pavimento, inarcando la
schiena, dimentico di tutto quello che era successo.
Pensando
e
sentendo solo la bocca di Saga su di sé.
Saga
lo
guardava ipnotizzato, muovendosi avanti e indietro, soddisfando
finalmente il
compagno, che si era concentrato solo nell’incitarlo a fare
meglio.
Lo
sentì
venire presto, era strano, ma era Zoro.
Nessuno
gli aveva mai fatto nulla di simile, e aveva già quasi
diciotto anni.
Si
spostò
e finì il suo lavoro con le mani, andando a baciarlo.
Lo
sentì
venire nella sua mano, sentì il suo odore e la sensazione di
bagnato sul suo
stomaco.
Era
venuto
anche lui, e senza toccarsi.
Lo
guardò
a lungo, aspettando che si riprendesse, baciandolo ovunque.
La
prima
cosa che Zoro disse lo fece ridere parecchio.
“Abbiamo…
finito?”
“Solo
se
ti senti soddisfatto”
“Allora
no…”
Saga
sorrise, andando a slegargli i polsi.
“Prossimo
punto?”
“Prima
di
questo… ti è piaciuto?”
Zoro
lo
guardò, come se lo vedesse realmente per la prima volta.
“Certo!”
disse poi: “Non hai sentito i miei gemiti?”
aggiunse arrossendo, ma non
abbassando lo sguardo.
“Si,
ma
pensavo avessi cambiato idea”
Saga
lo
attirò vicino a sé, spostando i vestiti ancora di
intralcio, e stringendogli la
schiena.
“Mi
piace
quello che fai… sempre…”
Zoro
sorrise dicendolo, e sorrise anche Saga.
“Adesso?”
“Ti
fidi
di me?”
“Si”
“Allora
stenditi”
Zoro
lo
fece, e aspettò che Saga si accomodasse tra le sue gambe,
sdraiandosi sul suo
petto.
Ripresero
a baciarsi piano, aspettando di riprendersi e di eccitarsi di nuovo.
Sorprendendo
Saga, il primo che si mosse fu Zoro, che sollevò una mano e
la mandò tra le
loro gambe.
Saga
sollevò le labbra e chiese: “Cosa fai?”
“Posso…
provare?”
“Certo…
devi fare tutto quello che senti”
Zoro
sorrise e prese fiato per spiegarsi.
“Prima…
ti
sei strusciato, solo un istante, mi è piaciuto”
così dicendo, andò a prendere
il sesso dell’altro, quasi eccitato, e lo mise sopra il
proprio.
Poi
lo
abbracciò e mosse il bacino, su e giù, in un
movimento lento e calcolato,
sperando di non sbagliare qualcosa.
Saga
però
sembrava gradire, dato che cominciava ad assecondare i suoi movimenti,
stringendogli la schiena e mordendogli il collo.
“Ah
Zoro…”
mormorò con voce bassa, inspirando freneticamente il suo
odore.
Poi
si
staccò di colpo, e lo guardò a lungo, ormai
eccitato e preso dalla passione.
“Sicuro
di
fidarti?”
Zoro
annuì, ma era visibilmente più turbato di prima,
data la reazione repentina del
compagno.
“Allora
alza le gambe”
Il
verdino
lo fece, velocemente, non stava più nella pelle. Era
curioso, voleva sapere
cosa l’altro volesse mai fare.
Senza
che
se ne accorgesse si ritrovò due dita di Saga in bocca, che
stuzzicavano la sua
lingua.
“Non
ho
niente per ammorbidirle” disse solo: “Quindi
leccale bene”
Zoro
cercò
di annuire, scoprendosi eccitato al tono di comando
dell’altro e cominciò a
leccarle.
Lo
fece
piano, gustandosi il sapore della pelle di Saga, arrossendo al
movimento
allusivo di quelle dita.
Poi
le
tolse, e piano andò a posizionarle dietro di sé.
Forse
Zoro
cominciava a capire cosa stava succedendo.
“Pronto?”
Zoro
annuì, Saga si fece coraggio, e un dito entrò.
“AH!”
Andò
piano, però era comunque inaspettato.
“Mi
spiace, non ci posso fare niente, all’inizio farà
un po’ male, ma vedi di
resistere…”
Zoro
però
ascoltò poco, e con disattenzione.
Gli…
aveva
infilato…
“Saga…”
provò a dire, la voce rotta.
Saga
si
preoccupò e fermò la mano, gli aveva fatto
così male? Sembrava stesse per
mettersi a piangere.
“Vuoi
che
mi fermi? Non ti vergognare, tolgo la mano…”
“No-…
non
è que…llo…”
mormorò tra i singhiozzi.
Saga
aspettò, senza togliere il dito, guardava il volto di Zoro e
si sentiva morire.
“Stiamo…
stiamo facendo… cioè…”
Quando
capì cosa volesse dire, Saga sorrise.
“Mi…
stai
infilando…”
“Si,
un
dito lì… ti dispiace?”
“No
è che…
mi…-respirò profondamente- …Mi
mancherai…”
Saga
spalancò gli occhi e rimase immobile.
Rimasero
in silenzio a lungo, Zoro si asciugò la guancia con una
mano, e aspettò una
reazione del compagno.
Era
ingiusto che gli avesse detto quella cosa, lo sapeva benissimo, ma non
era
riuscito a trattenersi.
Saga
era
diventato qualcosa di più per lui che un semplice compagno
di allenamenti, e
pensare di abbandonarlo lo riempiva di tristezza.
“Allora
partirai?”
Zoro
annuì.
“Ringrazia
che ti voglio bene, se no ti avrei già violentato”
disse ridendo.
Zoro
si
sforzò di ridere, ma non risultò molto
convincente.
“Vuoi…
smettere?”
“Certo
che
no… ho preso un impegno, e sono terribilmente
eccitato…”
Zoro
sorrise sentendosi già meglio, abbracciò di
slancio l’amico e lo baciò.
Approfittando
del momento di sicurezza di Zoro, Saga ricominciò a muovere
il suo dito,
provocando gemiti sempre più convincenti.
Dopo
minuti interminabili di carezze e preparazioni, Zoro urlò di
insoddisfazione, e
graffiò la schiena di Saga, chiedendogli di più.
Come
avrebbe potuto negare qualcosa al suo migliore amico?
Lentamente
tolse le dita, gli sollevò le gambe e si avvicinò
inesorabilmente.
Sentì
Zoro
deglutire sonoramente, e lo guardò un ultima volta prima di
spingere piano.
Gli
sembrò
strano, una sensazione indefinibile.
Venire
avvolto da quel calore era troppo… troppo tutto.
Troppo
intenso, come aveva detto Zoro solo per un bacio, chissà
cosa stava provando
adesso.
"S-saga…
piano…”
Si
fermò
improvvisamente e lo andò a guardare.
Il
suo
volto era trasfigurato dal dolore, anche se tentava in tutti i modi di
non
darlo a vedere, respirava pesantemente e gli occhi erano lucidi.
Senza
più
ragionare lo strinse a sé, senza osare muoversi di un
millimetro.
Senti
le
braccia forti di Zoro andare ad abbracciarlo forte, e mormoragli un
flebile
“scusa” all’orecchio, che non fece altro
che farlo sentire più in colpa.
“Sono
io
che devo chiedere scusa Zoro!” disse a voce alta:
"E’ la nostra prima
volta, voglio che sia perfetta, invece per un attimo ho solo pensato a
me, mi
dispiace”
“Non
mi
dispiace che pensi anche al tuo piacere…
ma…”
Non
riuscì
a continuare che Saga lo zittì con un’occhiataccia.
“Non
dire
più simili bestemmie!”
Zoro
annuì, già dimentico di ogni tipo di dolore, ma
Saga non era convinto, e andò a
prendergli il sesso tra le dita.
"S-saga”
disse Zoro allarmato: “Non serve più…
davvero”
“Zitto,
decido io cosa serve!”
Zoro
sorrise e inarcò la schiena, non avrebbe mai ammesso che
quel tono lo eccitava
da morire.
“Dimmelo
ancora…”
Saga
alzò
lo sguardo senza capire.
“Di
stare
zitto…”
Per
sua
fortuna Saga capì senza chiedergli più niente, si
stava già vergognando da
morire.
“Ho
scoperto una cosa nuova di te oggi…” fu il suo
unico commento, prima di dare
una spinta poderosa.
Zoro
gemette, ma sentì subito il corpo di Saga fermarsi.
“Saga!”
urlò disperato: “Muoviti…
sto… sto bene!”
Ma
si
costrinse a tacere, per lo sguardo incenerente di Saga.
Non
ce la
faceva a rimanere immobile in quella posizione, era tutto sudato, gli
doleva il
ventre e si sentiva chiaramente insoddisfatto.
Provò
a
muoversi, ma Saga lo fermò, afferrando il suo mento per
guardarlo meglio.
“Non
muoverti” gli sibilò, in quel tono che a lui
piaceva tanto, cosa che lo fece
agitare di più.
“Saga…
ti
prego…” piagnucolò, prima che gli
bloccasse le braccia ai lati della testa,
impedendogli qualunque movimento.
Lo
vedeva
benissimo, anche Saga faticava dallo sforzo di rimanere fermo.
“Dimmi
quello che senti” gli disse direttamente
nell’orecchio.
Ormai
aveva capito come prenderlo, aveva fatto male a dirgli quella sua
debolezza!
Con
le
caviglie dietro la sua schiena cercò di spingerlo verso di
sé, ma Saga era
irremovibile.
“Non
vorrai che esca, vero?” disse, accompagnando le sue parole ad
un indietreggiare
lento, che spaventò Zoro.
“No
asp…etta!”
Zoro
respirò a fondo, pensando a cosa dire, era davvero una
richiesta degna di lui,
chiedergli cosa stesse provando durante il rapporto.
“Io…
non
riesco… a respirare…”
“Non
è la
risposta che cerco…”
E
indietreggiò ancora, sorridendo alla faccia sconvolta di
Zoro.
“Aspetta…
io…” respirò a fondo “Non ci
riesco… adesso!”
Ma
Saga
non gli rispose, indietreggiando ancora.
Ormai
era
quasi fuori, e Zoro cercava di pensare a qualcosa di convincente.
"E’
tutto… ah… bellissimo… sentirti
così… vicino” sussurrò,
sperando di aver
esaudito la richiesta del compagno.
Non
indietreggiò,
ma per alcuni istanti rimase solo a guardarlo senza muoversi.
Poi
fece
leva sulle ginocchia e spinse di nuovo, provocando un grido al ragazzo
sotto di
sé.
“Questa
volta mi accontento…”
Quel
gioco
cominciava a piacergli, anche se era debilitante per entrambi.
Non
gli
piaceva non poter spingere liberamente, ma era la loro prima volta, non
poteva
essere uguale a tutte le altre, doveva essere un ricordo piacevole per
entrambi, dovevano ricordarsi ciò che avevano passato,
doveva durare
all’infinito.
“Ancora…”
disse Saga, rimanendo di nuovo fermo dentro l’altro.
Zoro
gemette, cercando nel tentativo anche di liberare le braccia,
provocando solo
un lento e spiacevole retrocedere di Saga da sé.
Poi
si
fermò, e ripetè: “Ancora”
Cercò
di
respirare a fondo, pensò a come potesse mai sentirsi, ma le
urla di piacere che
gli mandava la sua mente ormai scollegata continuavano a confonderlo.
“Mi…
aah…
mi sento caldo… bollente…” disse solo,
sperando che l’altro si accontentasse.
Non
vedendo reazioni ricominciò a pensare. Ma era
così difficile…
“Ti
prego
Saga… ti voglio!”
Saga
sorrise e spinse di nuovo.
“Cosa
vuoi?”
Zoro
gemette e sospirò.
“Continuerà
finché non verrò di nuovo?”
Ormai
sapeva cosa avesse seguito le sue parole, l’aveva detto
apposta perché Saga si
ritraesse, perché la spinta arrivasse con maggiore forza.
“Devo
ancora decidere” disse Saga, chiaramente provato da quel
gioco: “Cosa vuoi?”
ripetè alla fine, fermandosi di botto.
“Voglio
te…” disse Zoro subito: “Voglio sentire
il tuo corpo muoversi col mio… voglio…
lo voglio come prima… anzi, di più!”
“Non
credi
siano troppe le cose che vuoi?”
“Se
cominciassi a spingere… sarebbero meno le
richieste…”
Saga
sorrise e accontentò il compagno per qualche istante.
Zoro
credette finalmente che Saga si fosse deciso, ma dopo alcune spinte
poderose e
molte urla, Saga si fermò nuovamente.
“Non
mi
hai ancora detto…” disse, vicino al collasso del
suo cuore per quell’attività
stancante: “…perché vuoi tutto
questo…”
“Cosa?!”
Zoro
cominciava a stufarsi, perché Saga non gli diceva
semplicemente quello che
voleva che gli dicesse e la smetteva con tutte queste domande?
“Perché
vuoi sentirmi vicino a te?”
“Perché…
perché sto per impazzire…”
Era
vero,
ma non del tutto. Voleva passare gli ultimi giorni in quel villaggio
solo
appiccicato a Saga, solo stretto tra le sue braccia, se no sarebbe
impazzito.
Saga
si
ritrasse e aspettò.
“Perché
vuoi me?”
Zoro
lo
guardò a lungo.
Non
sapeva
cosa dire, o meglio, non sapeva se dirlo.
Era
vero
quello che pensava? Era davvero quel sentimento che lo legava a Saga?
“Perché…
-
deglutì- …perché mi sono innamorato di
te…”
Saga
affondò il volto sulla spalla del ragazzo, pensando a
chissà cosa, e si preparò
a spingere di nuovo, ma inaspettatamente fu Zoro a fermarlo.
“Non
ho
finito” disse risoluto.
“Mi
sono
accorto che mi piace stare con te, non solo perché siamo
amici…” sospirò:
“Io…
io… non posso stare lontano da te, e mi sarà
ancora più difficile questi
giorni… Saga io ti ho sempre voluto bene… mi
dispiace averti obbligato a fare
tutto questo ma, ne sentivo… il
bisogno…”
Si
fermò
un istante, non sentendo reazioni, vedendo che Saga non si muoveva dal
suo
collo.
“Mi
dispiace darti un dispiacere” aggiunse poco dopo:
“Io… volevo sentirti, sentire
il tuo cuore battere con il mio, il tuo corpo muoversi su di
me… e mi
basterebbe così, non pretendo niente di
più…”
Si
fermò
di nuovo, sentiva le lacrime premergli sugli occhi, il naso bruciare e
le mani
tremanti.
Stava
per
mettersi a piangere, quando Saga alzò lo sguardo su di lui,
serio in volto.
“Ti
amo
Saga”
Il
ragazzo
dai capelli argentati lo guardò ancora, poi sorrise e
andò ad asciugargli le
lacrime.
“Non
ti ho
mai sentito parlare così tanto” disse:
“Sono onorato…”
“Saga…”
“Anche
io
voglio passare la mia vita con te, così… mi
sarà difficile accettare che andrai
via…”
Rimasero
in silenzio a lungo.
“Ti
amo
Zoro”
Fu
solo un
sussurro, ma rimbombò nelle orecchie e nel cuore di Zoro,
che sorrise e lo
abbracciò.
Non
voleva
pensare che tutto sarebbe finito, ora c’erano solo loro due.
Zoro
sentì
il ragazzo piangere sulla sua spalla, e il suo cuore si strinse.
Lo
vide
sollevarsi e sistemarsi meglio tra le sue gambe.
“Ma
adesso… abbiamo altro a cui pensare” disse
cambiando argomento, cercando,
dall’imbarazzo, di nascondere le lacrime.
Zoro
gli
sorrise e lo baciò, mentre Saga ricominciava a spingere.
Quasi
si
rendeva conto adesso perché gli aveva chiesto di dirgli cosa
sentiva, forse
d’ora in poi sarebbe andato tutto meglio.
Non
riuscì
a pensare più a niente, sentiva solo il suo corpo, sentiva
Saga, e i loro
sospiri mischiati.
Venne
urlando il suo nome, mentre Saga collassava sul suo petto.
Rimase
fermo a lungo, poi si stiracchiò, e abbracciò il
collo di Saga, andando a
baciarlo ovunque.
“Zoro…
piantala…”
“No!”
“Zoro…”
disse Saga, stanchissimo.
Zoro
si
girò e lo portò di fianco a sé,
abbracciandolo di nuovo.
“Sono
stanco…”
“Io
no”
“Buon
per
te…”
“Saga…”
“Se vuoi dire qualcosa di importante dimmelo prima, almeno
non mi metto a
piangere come un marmocchio”
Zoro
sorrise e gli baciò una guancia.
"Grazie”
Anche Saga
sorrise ma non rispose, limitandosi a sospirare e a trarre
più vicino il suo
unico vero amore.