Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: MrEvilside    08/11/2009    3 recensioni
Voi ed io siamo soli, caro conte. Soli insieme.
Non lo trovate paradossalmente affascinante?

[Undertaker x Ciel]
[VIII^ classificata a parimerito al Contest Good VS Evil indetto da Dike_Nike]
[II^ classificata, a parimerito con ballerinaclassica, a Quell'INFERNO di Contest indetto da DarkRose86 e Vincitrice del Premio per la Miglior Trattazione dei Personaggi]
Genere: Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Undertaker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una Macchia di Peccato al Sapore di The

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Spinte. Lente, dolorose, piacevoli.
Labbra contro labbra, bacino contro bacino.
Aria calda, umida di piacere. Aria fredda, pregna di dolore.
Scivola un po’ di più ad ogni spinta. Dentro.
Piacere. Dolore. Peccato.
Siete così caldo, conte. Voglio in me questo calore, voglio affondare nel vostro corpo.
Liberatemi di queste catene di gelo, Ciel Phantomhive; fatemi godere del peccato.

Lo scricchiolio dei biscotti, lentamente triturati dai denti dell’uomo, è l’unico suono che si diffonde nella stanza, rimbalzando più volte sulle sue pareti e sugli scaffali, stracolmi di barattoli e polverosi registri del cimitero, simile ad un’eco inestinguibile.
Tenendo il mento posato sul dorso della mano ossuta, il becchino scruta con sguardo vacuo l’oscurità – a stento rischiarata dalla luce incerta di una candela – che lo circonda, perso nelle proprie riflessioni, nel ricordo di un volto corrucciato, di una figura esile, di fini capelli d’inchiostro, di dolci labbra color pesca, morbide e sottili come caramelle, e infine di un occhio – uno soltanto; l’altro non ha mai avuto la possibilità di vederlo – adombrato dalla tristezza della stessa condizione che permea anche la sua vita: la solitudine – la mancanza d’un calore umano in mezzo al gelo dei beneamati defunti con i quali condivide la casa.
La lingua scivola pigramente sulle labbra secche, increspate in un ghigno.
Ricorda ancora perfettamente il giorno in cui ha avuto l’occasione di fare conoscenza con l’intricata personalità dell’ultimo dei Phantomhive.
Bene impressa nella memoria permane l’espressione austera di quel bambino cresciuto troppo in fretta – ed essere consapevole di quel che era accaduto ai suoi genitori non aveva fatto altro che renderlo ancora più interessante ai suoi occhi, i quali, abituati a vagare con una punta impercettibile di noia sul volto di ogni altro uomo vivo, si erano soffermati a lungo su di lui –, la sua voce gelida, per quanto cortese, e quello sguardo d’altezzosa arroganza, profondamente triste, che aveva attirato immediatamente la sua attenzione.
Tu devi essere il becchino… Undertaker, giusto? aveva domandato Ciel, porgendogli la mano. Il mio nome è Ciel Phantomhive, capostipite della famiglia Phantomhive. Piacere di conoscerti. Mi è stato detto che tu avresti potuto essermi d’aiuto.
Un sorriso beffardo si era disegnato sul volto di Undertaker mentre allungava le dita nella sua direzione. Oh, sì, ho sentito parlare di voi molte volte, giovane conte. Spero di poter soddisfare le vostre richieste. Poi aveva stretto quella mano tesa nella propria.
Tuttavia non aveva percepito il gelo che si aspettava; con sorpresa aveva sentito fra le dita una pelle morbida, emanante un dolce calore che l’aveva avvolto come un piacevole profumo.
E, perfettamente consapevole che era male, che era peccato, dopo che il ragazzino si era ritratto aveva desiderato di provare nuovamente quella sensazione di compagnia, quella consapevolezza di non essere totalmente solo nella propria esistenza – troppo diverso, nella sua malsana passione per la morte, per essere accettato dagli altri – che l’aveva pervaso, e aveva bramato quella mano – quel corpo – che per un lasso di tempo troppo breve aveva potuto avere per sé.
Mai prima d’incontrarvi il male che rappresentate ha avuto tanto fascino per me, caro conte.
D’improvviso, un movimento al di là della finestra manda in frantumi l’immagine del ricordo che si è sovrapposta alla realtà, attirando la sua attenzione.
Scivola con lentezza dinanzi la porta, allungando la mano ad aprirla d’uno spiraglio per poter scrutare quanto avviene nel suo cimitero.
Gli occhi, protetti dalla tesa del cappello, si posano sulla sagoma del giovane Phantomhive, in piedi di fronte ad una lapide, una ghirlanda di rose rosse appena colte stretta in mano.
Per una volta non è accompagnato dall’alta figura del fedele maggiordomo mentre si china, sostituisce la nuova ghirlanda alla precedente, dai fiori ormai secchi, e rende omaggio all’ultima sua parente, Angelina, nome quasi dimenticato nel tempo per lasciare spazio ad un altro, più consono alla sua persona, adorna del rosso – del proprio sangue – anche nella morte: Madame Red.
Il becchino si muove silenziosamente nella sua direzione, inesorabilmente attratto da quella presenza; e quando, giunto dietro di lui, posa i palmi sulle sue spalle, ancora una volta si stupisce del calore che quel corpo piegato dal peso della solitudine è capace di diffondere tutt’attorno, sopraffacendo il gelo della disperazione che cerca di ghermirlo con le sue dita affilate.
-È sempre un piacere vedervi, giovane conte.- mormora contro il suo orecchio.
Nel riconoscerlo, lentamente Ciel rilassa i muscoli irrigiditi dall’improvviso contatto. -Perdona l’intrusione, becchino.- replica con la consueta calma. -Le rose erano rovinate: ho pensato di cambiarle-.
Lo sguardo dell’uomo cade per un breve istante sui fiori dai petali vellutati che, pregni di gocce di rugiada simili a piccole pietre preziose scintillanti, compongono la nuova ghirlanda. -Avete fatto bene, adesso è molto meglio.- commenta, assentendo col capo. -In ogni caso non dovete preoccuparvi: non mi dà alcun fastidio avervi come ospite, benché inaspettato-. Poi, allontanandosi di qualche passo, si volge in direzione della propria casa e propone in tono placido, quasi che non si trovino in un luogo tanto cupo quale un cimitero: -Che ne pensate di un the con biscotti?-.
Il nobile si incammina al suo fianco, replicando: -Non avrò molto tempo, però: Sebastian mi verrà a prendere a breve per fare ritorno alla magione. Oggi Elizabeth verrà a farci visita per l’ora di pranzo-.
Sebastian, Elizabeth… Sono molti i vivi che vi sono intorno, mio caro conte, eppure siete solo quanto me, che mi circondo di defunti.
-Accomodatevi pure.- esordisce Undertaker quando giungono dinanzi la porta socchiusa. -Il the dev’essere pronto, a quest’ora-.
Lascia che sia lui il primo ad entrare e si chiude il battente alle spalle, facendo piombare nuovamente la stanza nell’oscurità rischiarata appena dal cero ormai quasi spento, mentre il ragazzino si sistema su una delle bare disposte orizzontalmente per ovviare alla mancanza di sedie.
Un intenso odore di the alle erbe si diffonde attorno a loro quando il becchino, fermo accanto ai fornelli, solleva il coperchio della teiera per controllare il grado di ebollizione; evidentemente soddisfatto della condizione della bevanda, ne sposta il contenitore dal fornello per posarlo, insieme ad un paio di tazzine, su un punto sgombro del tavolo di legno.
-Perdonatemi, ma purtroppo temo di non avere del Jackson Earl Grey da offrirvi.- commenta in tono di scuse nel versare il the all’interno delle tazze.
-Non ha importanza-. Ciel muove la mano in un gesto di noncuranza e accetta la tazzina con l’altra per levarla all’altezza della bocca. -Questo andrà bene ugualmente-. Sorseggia la bevanda con fare composto, permettendo al silenzio di prendere il posto delle parole.
Undertaker gli porge la scatola dei biscotti e, di fronte al suo cenno di diniego, vi affonda il braccio, traendone fuori un dolce che porta a far torturare con lentezza dalla bocca, mentre lo sguardo rimane volto in direzione dell’ospite e ne studia con discrezione i movimenti sino a scorgere un’imperfezione: una macchia di the che colora d’un leggero tono di verde una piccola sezione di pelle del labbro superiore.
Il conte sembra a sua volta averlo notato, posa la tazzina in grembo e si volge, all’istintiva ricerca della figura di Sebastian, per ottenere un fazzoletto e ripulirsi.
Sorride, il becchino, nel contemplare l’espressione smarrita che s’impossessa del volto del nobile per un istante – prima di ricordare l’assenza del servitore – quando il maggiordomo non viene trovato, depone la propria tazza sul ripiano del tavolo e si avvicina, allungando la mano stretta attorno ad un rettangolo di stoffa candida. Indice e pollice si posano sotto il mento del ragazzino, sollevandolo, e la macchia viene delicatamente tamponata con il soffice panno.
-Ecco, conte.- mormora l’uomo, sostenendo con vago divertimento l’occhiata a metà fra lo stizzito e il sorpreso che Ciel gli scocca.
Poi, annullando la distanza fra loro, poggia le labbra sulle sue.
Temo d’aver ceduto al peccato, mio caro conte.
Trae piacere dal fremito che percorre il corpo del ragazzino quando ottiene l’accesso alla sua bocca e vi introduce la lingua, permettendole di scivolare a provocare la compagna.
Per un lungo istante ancora osa godere del contatto con la sua tentazione, prima d’allontanarsi.
Scruta il viso di Ciel, le guance congestionate – sdegno o imbarazzo? –, le labbra lievemente dischiuse per emettere brevi respiri spezzati e le piccole gocce di sudore che gl’imperlano la fronte, e se ne compiace, sapendo d’essere l’autore di quell’inconsueto disordine.
-Ho fatto qualcosa che non va?- sogghigna, fingendosi innocente.
Inaspettato, il palmo del giovane Phantomhive è portato sulla nuca del becchino, ad accostare nuovamente il suo capo a quello del ragazzino. -Mi resta poco tempo.- sussurra oscenamente questi, sottintendendo di volersi rendere complice del peccato.
Breve è l’istante d’incredulità, poi Undertaker porta le mani sui fianchi del conte e lo attira a sé, desideroso di nutrirsi del calore che quel corpo esala.
Ciel lo conduce in un nuovo bacio libidinoso, gravido del bisogno d’annullarsi in lui, di sentire quelle sue dita gelide strapparlo alle spire roventi del serpente di solitudine che lo avvolgono e lo soffocano nella loro stretta.
Ed il becchino, da bravo servitore della Regina qual è, si dimostra ben lieto d’accontentare uno dei suoi più fidati collaboratori.
Voi ed io siamo soli, caro conte. Soli insieme.
Non lo trovate paradossalmente affascinante?

Ansiti che divengono gemiti. Gemiti che si fanno grida.
Dita che si intrecciano, morsi sulla pelle pallida.
Fiato caldo sulla carne gelida. Saliva fresca sul corpo accaldato e tremante.
-B-becchino…!-.
-Devo forse fermarmi, conte?-.
Sogghigno, smorfia.
-… No-.
E, di nuovo, ricomincia il circolo vizioso.
Freddo. Caldo. Peccato.
Ho tanto caldo, becchino. Aiutami.
Donami il gelo del peccato.

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Titolo: Una Macchia di Peccato al Sapore di The 
Autore: Saeko no Danna 

Grammatica: 7.5 
Attinenza alla traccia: 10 
Lessico e Stile: 
Caratterizzazione dei personaggi: 7.5 
Originalità: 
Punteggio totale: 41 /50 

E' stato molto difficile dare una valutazione a questa fiction; spero di averlo fatto nel modo migliore. La grammatica è ben curata in alcuni punti, nonostante difetti in alcuni, come nel caso del dà (inteso come verbo) non accentato, o come per la parola tè che dà il nome alla storia stessa. Inoltre trovo che la sintassi in alcuni punti sia fin troppo costruita e ciò causa al lettore confusione. Mi sono invece piaciute molto alcuni paragoni da te usati e la modalità di narrazione. Hai rispettato la perfezione la traccia data e credo che qui non ci sia nulla da aggiungere. Il lessico utilizzato è buono, nonostante la ripetizione di alcuni termini e lo stile è abbastanza scorrevole, anche se a volte carico di aggiunte non necessarie. A volte le frasi, anche se prive di orpelli, risultano migliori e di maggior impatto. La caratterizzazione dei personaggi è sempre una questione abbastanza spinosa, specialmente in questo caso. Il comportamento di Ciel è credibile, con il suo atteggiamento altezzoso e da bambino che si improvvisa adulto; Undertaker invece è un po' OOC: non mi ha convinto in particolare la sfumatura che hai dato -forse in modo inconscio- alla sua opinione sui morti e sul suo lavoro. Secondo quanto ho potuto constatare, Undertaker non si sente solo in mezzo a cimiteri e ciò che è inerente alla morte; anzi, ne è molto felice, essendo per natura uno shinigami.La trama, per quanto i momenti siano costruiti bene grazie a flash-back, l'ho trovata un po' troppo semplicistica.A me, personalmente, è piaciuta abbastanza, nonostante non apprezzi particolarmente questa coppia; forse sarà perché è la prima volta che mi imbatto in un simile pairing. Azzeccata la scelta delle parole, legate con un filo logico e semantico. Volevo anche ringraziarti per le note attinenti alla grammatica prima della storia; mi hanno fatto davvero piacere. Bene, credo di aver concluso. Complimenti per la one shot e spero presto di leggere altri tuoi lavori; mi aspetto molto da te, poiché hai le capacità per migliorare.

Non ho intenzione di creare flame commentando tale giudizio, perché chi di dovere - Lei se Legge Saprà - ha già discusso con me d'ogni cosa.
Non è tanto per la posizione, ad ogni modo, quanto per il metodo con il quale sono stata giudicata.
Ah, beh, è andata così.



Una Macchia di Peccato al sapore di The 
di Saeko no danna 

Correttezza grammaticale: 10/10 
Stile e lessico: 10/10 
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 
Originalità: 9/10 
Trattazione del pairing: 10/10 
Apprezzamento personale: 4,5/5 

Voto complessivo: 53,5/55 

Giudizio: vediamo, come posso iniziare questo commento? Dunque, innanzitutto posso dire che tu non ti smentisci proprio mai. In che senso? Ebbene, le tue storie sono sempre così perfette; talmente sublimi che, leggendole, possono addirittura sembrare momenti descritti dall'autore dell'opera originale abbandonati poi in un angolo, forse perché considerati eccessivi. Questo per dirti che non è difficile immaginare quel che scrivi, le immagini scorrono davanti agli occhi del lettore, incredibilmente nitide. I personaggi sono perfettamente IC sotto tutti i punti di vista, dai dialoghi ai gesti, dalle espressioni ai pensieri. E ciò non affatto semplice, trattandosi di due personalità complesse come quelle di Ciel ed Undertaker. Una coppia che ho imparato ad apprezzare grazie a te e ne sono felice, in quanto trovo si tratti d'un pairing originale e che offre diversi spunti, strano che io non abbia pensato subito ad un'eventuale tresca fra di loro. Vuoi per la differenza di età - ammetto di non essere un'amante dello shota in generale, sebbene apprezzi la Sebastian/Ciel -, e anche perché inizialmente vedevo il becchino molto meglio con Grell, indi non me l'ero mai immaginato assieme al conte. Invece devo dire che sono proprio affascinanti, intriganti. E' un pairing complicato da gestire, e ammiro il tuo coraggio - e soprattutto la tua bravura - nel farlo: sembrano davvero personaggi da te creati! 
Veniamo adesso alla fanfiction nel dettaglio: grammaticalmente è perfetta, non v'è nessun errore. Anche sotto l'aspetto stilistico non c'è nulla da dire, se non che hai scritto una storia scorrevole e al tempo stesso particolarmente elegante. Il lessico è ricco e ripetizioni non ce ne sono se non nell'ultima parte ma, come hai scritto nelle note, è una cosa voluta, d'effetto, e da non considerare come tuo sbaglio. 
Come ho già detto sopra i personaggi sono perfetti, soprattutto mi è piaciuta la trattazione del conte Phantomhive. Ho respirato la sua tristezza, la solitudine che lo avvolge ma che lui cerca imperterrito di nascondere per mostrarsi forte e risoluto. Il suo vero stato d'animo lo coglie il becchino coi suoi occhi attenti quando lo nota immobile davanti alla tomba della zia, e prontamente gli si avvicina, forse per salvarlo. Per trascinarlo con sé nel peccato, per non sentirsi ancora una volta così solo e per dimostrargli che qualcuno capisce come egli si sente. 
Complimenti anche per aver colto ogni sfumatura della personalità di Undertaker, anch'egli solo e bisognoso di un po' d'affetto, di calore, e allo stesso tempo di gelo; quel gelo che caratterizza il peccato inconfessabile che i due consumano assieme. Quel gelo che aleggia attorno ad esso e lo rende un segreto di cui nessuno deve venire a conoscenza, qualcosa d'inestimabile e indispensabile per entrambi. 
E' anche per tal caratteristica che ho deciso di darti un voto alto in originalità, perché hai trattato il rapporto scavando nel profondo delle loro anime, senza fermarti all'apparenza e regalandoci un ritratto innovativo e gradevolissimo dei due protagonisti. E poi, non si può certo dire che la coppia che hai scelto sia scontata! 
Insomma, in definitiva un'ottima one-shot. Scrivi ancora su questi due, scrivi ancora tanto. Bravissima.

Io mi sto commuovendo. 
Sul serio, io mi sto commuovendo. 
Vuoi che ci eri davvero affezionata - tanto che i Banners sono meravigliosi: stai diventando bravissima in grafica, davvero *O* -, vuoi che ci hai messo l'anima per fare tutto, io mi sto commuovendo. 
Hai scritto un giudizio... commovente. 
Non saprei in che altro modo definirlo: completo in ogni sua parte, ho capito che hai compreso quanto volevo trasmettere. 
E... grazie. <3 
Steste, non ti smentisci mai. xD Ma un giorno ti batterò - prima o poi! *O* Per ora, bravissima. <3 
Rota... com'è possibile? Che abbiano scambiato le nostre posizioni? °° Vedrò di farmi beccare su Msn, a proposito, sicché potrò salutarti decentemente. ç.ç 
E complimenti anche a tutte le altre - Brì, non mi spingere sul podio, ché c'è posto per tutt'e due - : pubblicherò appena possibile. <3 
Grazie, davvero. E' uno dei Contest al quale tenevo di più - perché quella è una delle FanFiction alle quali tengo di più. 
Se scriverò ancora su di loro? E me lo devi chiedere? xD 
Io tormenterò, yessir. In particolar modo dopo quest'ottimo risultato.

Grazie ancora, signora Giudice, per tutto quel che hai fatto; grazie alle partecipanti, per aver scritto insieme a me delle storie per questo Contest.



Vorrei approfittare di queste poche righe per mettere in chiaro che la solitudine è stata integrata ai due personaggi utilizzati – Undertaker e Ciel – che, pur essendo molto diversi, sono accomunati a mio parere da questa triste condizione, e inoltre è stata vista come caldo e freddo, ossia due diversi tipi di solitudine: la solitudine dovuta alla mancanza di persone che possano comprenderti – il freddo, Undertaker – e la solitudine dovuta alla perdita dei cari – il caldo, Ciel. E loro sembrano quasi volerle mescolare tra di esse, per ottenere forse un surrogato della compagnia.
Trovo d’aver mantenuto i caratteri dei personaggi, nonostante il contesto Yaoi.
Per Ciel, non ho quasi alcun dubbio: serio, composto, gelido, ma in fondo triste, è questa l’essenza del giovane capostipite – e che poi abbia accettato l’invito implicito del becchino, credo sia adeguatamente spiegato nella FanFiction: ossia anche lui, per una volta, desidera non sentirsi più così solo.
Anche nella scena in cui d’improvviso accetta il the di Undertaker mi è sembrato IC, come se quella fosse stata una sorta di difesa contro il dolore per la perdita dell’ultima sua parente – alla quale, in fondo, era affezionato.
E, in un manga del genere della commedia qual è Kuroshitsuji, Ciel possiede anche una buona dose di presunzione e un po’ d’arroganza. Difatti devo ammettere che amo descrivere i suoi momenti di sdegno. Ma adesso è meglio fermarmi, non vorrei mai annoiare con sproloqui non attinenti alla FanFiction.
Vorrei inoltre aggiungere che, nella parte iniziale ed in quella finale – l’amplesso – le parole caldo, freddo
e peccato sono ripetute volutamente, per dare l’idea del "circolo vizioso" citato nell’ultima parte.
Che cosa manca, ora?
Oh, sì: signorina Toboso, grazie per aver creato questi splendidi personaggi. Davvero, grazie.
E grazie a voi, per essere giunti fin qui.
Chu.

Saeko no Danna, il Giullare
  
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