Ho usato uno dei cinque prompt a scelta libera, con la parola: Numeri
Ho pensato al rapporto fra Mello e Near (quando mai xD) ed è uscito questo. Ispirato alla "Solitudine dei Numeri Primi" di Paolo Giordano da cui ho preso anche le parole per l'ultima parte.
Detto questo… buona lettura –smile. Kisu!
A Mello non piaceva studiare.
Stare chino ore e ore sui libri, farsi scoppiare la testa a forza di mandar giù nozioni che comunque nella vita non gli sarebbero servite, parole sue, a un emerito c a z z o
La cosa poteva suonare parecchio strana, visto che nella Wammy’s House lui era uno dei geni.
E , di norma, a un genio dovrebbero piacere i libri.
Ma lui, a parte il cervello, dei geni comuni aveva ben poco.
Sembrava strano, per Roger almeno lo era.
Stava fermo davanti alla porta aspettando che il ragazzino finisse i suoi compiti. Quando vedeva che dopo due ore, i libri non diminuivano, sospirando se ne andava a controllare gli altri bambini.
Alla fine si era rassegnato, come tutti.
Nessuno diceva più niente del piccolo genio incompreso.
Eppure, anche se non gli piaceva studiare, una materia che amava c’era.
I numeri l’avevano da sempre affascinato.
Amava metterli in riga, e farli quadrare nel foglio, tra i quadretti tutti uguali, segni neri in un immenso foglio bianco.
Ogni tanto, durante il pomeriggio, il fantasmino bianco spuntava da sotto il letto della sua stanza, affacciandosi alla porta.
Lo guardava far di conto diligentemente, e una smorfia si dipingeva sul suo visetto candido.
Non diceva niente, poi stretto nel suo pigiama tornava di là a mettersi in ginocchio alla scrivania e far andare il suo brillante genio per tutto.
Mello alzava lo sguardo dai quaderni giusto il tempo di vederlo sparire dietro la porta, poi addentava un altro morso delle sue barrette al cioccolato.
-Near che era un genio, Near che faceva sempre i compiti, Near che era tanto educato, Near che sembrava cosi pallido, Near che…-
Poi tornava ai suoi libri, e pensava che forse avrebbe voluto parlargli, o forse avrebbe dovuto dire lui qualcosa.
Nella matematica c’erano dei numeri speciali che i matematici chiamavano per convenzione i Primi Gemelli: due numeri primi separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per esserlo davvero.
Ogni tanto il ragazzino andava in salotto, e leggeva la tabella vergata a mano da Roger col pennarelo nero indelebile.
Chi sa perché Nate era sempre il numero 1.
Lui risultava spesso come il numero 3.
Mello pensava che lui e Near erano così, una specie di due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.
A lui non l’aveva mai detto.