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Autore: NanaRoad    08/11/2009    2 recensioni
One-shot scritta per la Criticombola di Criticoni. Prompt: Chiacchere in chiaroscuro. "C'è che...ho un po' paura, Tom" ”Te l’ho già spiegato, Bill, Georg stava scherzando quando ha minacciato di ucciderti nel sonno…”
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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billtom Scritta per la Criticombola del sito Criticoni.net. Il prompt è Immagine - Chiacchere in chiaroscuro
Bill e Tom Kaulitz non mi appartengono, come del resto non mi appartiene nessun'altro dei Tokio Hotel (Buaaaaahh!). Non è scritta a scopo di lucro, ed è tutto frutto della mia fantasia.

Enjoy.

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“Tom…”
“Hmm…”
“Sei sveglio?”
Tom voltò leggermente il capo, senza aprire gli occhi. Di base lui odiava passare la notte sul pulman, incastrato in quella sottospecie di loculo che gli avevano venduto come “letto” nel quale non poteva stare se non completamente rannicchiato. Gustav poteva considerarlo un letto, Georg forse. Per lui era solo uno strumento di tortura che gli impediva di prendere sonno.
E di certo, l’avere suo fratello nel posto vicino al suo non aiutava per niente.
“No, non sono sveglio.” Mentì, voltandosi in modo da dargli le spalle e sperando che Bill capisse che non aveva nessuna voglia di parlare a quell’ora. Speranza inutile ovviamente.
“Ma Tomi, stai rispondendo…”
”E’ il mio potere sovrannaturale. Posso parlare mentre dormo.”
Per un secondo regnò il silenzio, probabilmente Bill stava cercando di decidere se fosse possibile o no. “Tom…”
”Bill, ho sonno.”
”Io no. Devo parlarti, posso?” chiese, e senza aspettare che il gemello rispondesse alla domanda si alzò scostando velocemente le lenzuola e mettendosi seduto nel corridoio tra i due letti vicino alla faccia di Tom, che teneva ancora gli occhi chiusi.
Ma protestare era inutile, e lo sapeva bene. Non poteva fare altro che ascoltarlo.
”Cosa c’è, Bill?” chiese con voce rassegnata, aprendo finalmente un occhio e mettendo lentamente a fuoco la figura di Bill e il suo viso, su cui era dipinta un’espressione preoccupata.
“C’è che…ho un po’ paura, Tom.”
”Te l’ho già spiegato, Bill, Georg stava scherzando quando ha minacciato di ucciderti nel sonno…”
”Non è quello.” Fece una pausa, voltando il viso: “E’ che…insomma, per domani.”
Domani? “Cosa dovrebbe esserci domani?” chiese perplesso, poggiando i gomiti sul “materasso” di modo da poterlo guardare meglio. Sì, era seriamente preoccupato, ora che lo vedeva bene non aveva più dubbi. Proprio tanto.
”Lo sai…insomma, c’è l’esibizione. E se facessimo schifo?”
”Bill, è una cosa normalissima che abbiamo già fatto centinaia di volte. Non ti ha mai tolto il sonno.”
”No, non è la stessa cosa…è…cioè…si tratta anche di confrontarsi con altri musicisti di alto livello! Perderemmo tutta la nostra credibilità se non riuscissimo ad essere all’altezza. E’ più importante delle altre volte.” Si mise in ginocchio, avvicinandosi sempre di più al viso del fratello di modo da poter distinguere più nitidamente la sua espressione: “Hai capito?”
”Sì, più o meno…ma non riesco a capire cosa potrebbe renderti impossibile dormire e farmi dormire.”
”Scrivono un sacco di cose brutte su di me.”
La frase catturò totalmente l’attenzione di Tom, tanto che si tirò completamente a sedere vincendo il sonno. “Pensavo non fosse un problema per te.” Commentò con tono stupito. Sì, era vero che c’erano persone che si divertivano a passare le giornate a prendere in giro Bill o comunque tutto il gruppo, anche con bugie belle e buone, ma…insomma, per Bill non era mai stato un problema. Non grosso almeno. Ormai era diventato quasi normale, era come se dopo un po’ di tempo fosse venuto loro una specie di callo. Ma a quanto pareva non era proprio così, perché Bill scosse il capo con forza.
“Non le ho mai prese in considerazione, ma…se avessero ragione? Se fossi veramente un incapace, o…se non fossi comunque al livello di tutti gli altri?” indicò un punto non meglio precisato fuori dal finestrino: “Io non voglio essere solo un bel faccino, io voglio essere un bravo cantante! Voglio che la gente mi guardi e pensi: “Oh, è veramente in gamba, davvero bravo!”
”Ma tu sei un bravo cantante. O non saremmo qui in questo momento.” Obiettò Tom, passandosi una mano sul capo: “Chi ti ha fatto dubitare di questo?”
”Un sacco di persone.”
”Beh, sono un sacco di cretini. Sì, ok, forse il fatto di avere un chitarrista assolutamente meraviglioso ha aiutato il gruppo ma…anche tu non sei male!” esclamò cercando di buttarla sul ridere. Odiava vedere Bill triste, era una cosa che non sopportava. Soprattutto per colpa di questi – entità che manco avevano un nome, e di cui pensava solo una cosa: non avete nient’altro da fare che tormentare noi, e soprattutto mio fratello?
Ma Bill non si lasciò raggirare. Gonfiò le guance, guardandolo male. “Tom, sono serio!” protestò.
”Anche io sono serio, Bill. Ti stai preoccupando per nulla, tu sei bravissimo. E poi ci siamo noi.” Sorrise: “Tu ti fidi di noi tre, non è vero?”
”Sì. Ma tu non sei obbiettivo con me.”
”Lo sai che se devo dirti che fai schifo te lo dico. Non sono un ruffiano come te.” Sorrise, allungando la mano e arruffando i capelli del fratello. “Naaa!”
”E’ divertente sai?” rise, e poi rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare. “Ascolta…non posso dirti che lì fuori tutti ti amano e ti adorano, perché non è così. Ma non vedo perché dovresti farti influenzare solo dalle critiche negative. Infondo, hai comunque una considerevole schiera di fans, no?” alzò le spalle: “Ci adorano.”
”Forse è solo perché sono bello.”
”Anche se così fosse, rimarrebbero comunque colpite da come canti dopo aver ascoltato almeno una tua canzone.” Tacque, chiedendosi se era il caso di dire quel che aveva in mente in quel momento.
“Del resto, io stesso ti ho sempre invidiato per la tua voce.”
Gli occhi di Bill si illuminarono a quella frase, lo poteva vedere anche nell’oscurità. “Sul serio?” chiese.
”Beh, sì.”
”Davvero?”
”Davvero. Sei un bravissimo cantante, e sei anche una brava persona. Chiunque ti conosce ti adora…non vedo perché ti stai preoccupando tanto.” Continuò con tono pacato, cercando di trasmettergli tutta la sua sincerità. Bill lo guardò qualche secondo con espressione adorante, e poi si alzò cercando di salire sul letto prima che Tom lo bloccasse. “Ohi ohi, che fai?!” esclamò.
“Voglio venire nel tuo letto.”
”Cos…no! Non ti voglio!”
”Tomiii…”
”Non gridare! No dai, è strano!” disse cercando di protestare: ormai erano anni che non dormivano assieme, e ora…bleah.
Ma era ovvio che Bill non accettava un no come risposta, proprio mai. Riuscì a salire sul letto, e strinse Tom in un abbraccio fortissimo da vero bambino dell’asilo con tanto di sorrisone da un orecchio all’altro.
Tom era invidioso di lui. Tom, proprio Tom, suo fratello gemello Tom, avrebbe voluto qualcosa che lui aveva.
Non sapeva perché, ma questa cosa lo riempiva di orgoglio. Lui aveva passato la maggior parte della sua vita a pensare quanto il suo gemello fosse fortunato rispetto a lui, come fosse più bravo con tutto dalle biciclette alle relazioni personali...
Insomma, ora una delle persone più fantastiche che ci fossero al mondo diceva di invidiargli qualcosa. Cosa poteva chiedere di più?
Forse era vero che non era esattamente un incapace, infondo.
“Bill, mi stai per rompere due costole.”
”Ti voglio bene, Tomi…”
”Non dirlo ora che siamo abbracciati nel letto, fa’ strano.”
”Non mi interessa, tanto non ci vede nessuno.” Fissò Tom dritto negli occhi con un sorriso raggiante, tanto che anche il fratello non poté fare a meno di sorridere. Dio, a volte suo fratello era così…buffo, che non si poteva rimanere seri. Era come avere un cagnolino, ci mancava solo che scodinzolasse.
“Sei un po’ più calmo ora? Possiamo tornare a dormire?”
”Sì. Grazie.”
”Figurati, tutto per guadagnare qualche ora di sonno.” Gli diede due pacche sulla schiena, pacche fraterne ovviamente. “Domani sarai fantastico, e dopodomani non si farà altro che decantare le tue lodi.”
”Lo credi?”
”Ovvio. Altrimenti non sarei qui a dirtelo.”
“Grazie, Tom…” lo abbracciò ancora una volta, prima che la luce dietro di loro si accendesse e Tom vedesse la sagoma di Georg nel buio, che li fissava con espressione addormentata passandosi una mano tra i capelli.
”Hm, stai a vedere che tutte quelle tizie avevano ragione…” commentò solo, prima di scivolare via lasciandoli soli.
  
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