Fanfic su attori
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Autore: Bella_    08/11/2009    3 recensioni
Una giovane studentessa.La capitale dell'Italia e l'uomo dei suoi sogni.Spinta in una libreria,dalla sua passione per i classici,incontrarà lui,ma la sua più grande paura la farà scappare.Ma lei ha qualcosa di suo,la copia del libro che lei cercava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Wildcat: Bè cara,vedrai subito dove lo porterà Ada.. spero ti piacerà la sorpresa..

Lorena: Grazie mille x i complimenti! Ecco a te il nuovo capitolo,spero ti piacerà e ti coinvolgerà di più..cercherò di postare più spesso,i capitoli sono già pronti!

Saretta: Bè grazie mille per seguire la mia ff e mi fa piacere che ti piaccia,spero che apprezzerai anche questo nuovo capitolo!

 

Un grazie immenso anche per coloro che hanno inserito la ff tra le preferite e le seguite. Un bacione e al prossimo capitolo!

 

Capitolo 5

“Paolo,tesoro,ciao”

“Ciao piccola,dimmi tutto. Successo qualcosa?”

“Oh no no,assolutamente. Però ho bisogno del tuo aiuto. Devo entrare nel Roseto e nel Giardino degli aranci” gli dissi tutto d’un fiato,sicura che capisse. Ma mi sbagliavo.

“Piccola,è sempre aperto,lo sai..” come volevasi dimostrare,non aveva capito nulla
“No,non hai capito. Devo entrarci di sera,quando è chiuso” gli dissi convinta.

“Che cosa? Ma sei impazzita?! Sei maggiorenne,puoi rischiare l’arresto! Non hai mai fatto bravate e ora che sei maggiorenne vuoi essere arrestata?” Ecco. Quando non doveva era il solito “io sono una persona per bene” ma oggi doveva aiutarmi,che volesse o no.

“Paolo,ascoltami. Tua mamma ha una copia di quelle chiavi,ti prego! Solo per una sera. Sarò tua schiava a vita,ma devi aiutarmi. Devo entrare in quei due giardini. Ti prego,ti scongiuro,aiutami..” iniziai a piagnucolare. Mi serviva il suo aiuto e scongiurarlo e dichiararmi schiava a vita poteva essere molto utile.

“Quando?” Evviva!

“Stasera”

“Stasera,stasera,stasera.. tu sei pazza.. ma ti aiuterò! Non farmene pentire!” Ok,ora avevo perso quei pochi neuroni che avevo.

“Grazie,grazie grazie”

 

Erano le 7e30 e stavamo tornando tutte insieme all’albergo. Le ragazze non sapevano nulla della colazione e tanto meno di Robert,Francesca aveva trovato una scusa per giustificare la mia essenza quella mattina.

“Stasera non starai con Paolo,vero?” Francesca mi pose questa domanda appena entrate in camera.
“A dire il vero no. ho deciso di portare Rob in un posto qui a Roma. Paolo mi aiuta.” Mi sorrise e si incamminò verso il bagno.

“Ti raccomando,protezione” la guardai e abbassai subito lo sguardo arrossendo.

“Non ho intenzione neanche di baciarlo se è quello che pensi” le dissi convinta.

“Si si certo. E io dovrei crederti. Ieri hai respinto Paolo per lui e dovrei crederti.. certo!” disse con faccia maliziosa.

“Si,è vero. Però non voglio ricordarlo come colui che mi ha portato a letto. Stamattina quando l’ho conosciuto,quando ho capito un po’ di lui,mi sono resa conto che è speciale. Unico. Che vorrei veramente farmi conoscere,come mi conosci tu. Vorrei che lui solo guadandomi capisca cosa c’è che non va.”

“Ma sai che non può succedere..” disse triste.

“Si,ma voglio sperare.. almeno per stasera.”

“Ada,ti ho visto soffrire tante volte e tante volte ti sono stata accanto. Ma ora,con lui,è diverso. Non farti del male da sola. Ti voglio bene e non voglio vederti soffrire. Fatti conoscere,apriti con lui,se vuoi essere conosciuta. Sappi che non lo vedrai ancora per molto. E questa è la verità” mi abbracciò. Mi voleva bene,veramente come se fossi una sorella. E forse aveva ragione. Non c’era tempo per farmi conoscere da lui,dovevo aprirmi e fargli scoprire ciò che sono.

“Cosa fate invece voi stasera?” dissi per cambiare argomento. Volevo godermi la serata e non mi andava di rattristarmi ancora prima che iniziasse.

“Non so,credo che andremo a ballare.”

“Di nuovo?” dissi sorpresa.

“Certo,noi non ci fermiamo mai..” e risi di gusto. “Ora mi faccio una doccia io,dopo vai te. Le ragazze e io usciamo alle 8e30,non vi vedremo,tranquilla.”

“Grazie Fra”

“Di niente,puffa palindroma.” E ridendo si chiuse in bagno lasciandomi davanti la porta con una smorfia di disapprovazione.

 

Erano le 8e56. avevo appena finito di allacciare le converse. Ero pronta. Jeans stretti scuri e top viola,con una magliettina corta da sotto il seno nera e converse ugualmente viola abbinati alla borsa. Ero pronta. Carina ma semplice e rigorosamente senza tacchi. Non si può mai sapere,avrei potuto avere la necessità di correre e poi volevo essere me stessa e l’abbigliamento semplice ma carino in quel momento mi rappresentava meglio.

Mi avvia verso la camera 215 con il cuore a mille e le gambe molli,ma dovevo farmi coraggio. Avrei cercato di rendere quella serata perfetta. L’aiuto di Paolo era stato indispensabile. Bussai con due colpi alla porta e immediatamente mi ritrovai davanti quel magnifico ragazzo,che semplicemente sorrideva con gli occhi.
“Ciao” disse semplicemente.

“Ciao,sei pronto?”

“Si certo.” Lo vidi soffermarsi sul mio abbigliamento e sorridere.

“Che c’è?” dissi curiosa. Quel sorriso mi preoccupava un po’.

“A dire il vero,pensavo a quanto fossi magnifica e bassa.” E sorrise.

“Oh.. questa è la mia altezza,se non va bene,non so che dirti,altrimenti fattene una ragione” dissi stizzita. Ma vedi un po’ questo qua. Nonostante lo porto in giro e rischio con lui l’arresto,dopo aver dovuto pregare in mille lingue Paolo per più di un favore lui mi diceva “..pensavo a quanto sei bassa”! nessuno doveva permettersi di parlare male della mia altezza. Per me erano tutti troppo alti,io ero quella normale. Ad un certo punto fece un gesto inaspettato. Sarà stato il mo sguardo triste,il mio muso che mi dava un non so che di tenero,ma mi abbracciò e mi sussurrò “Scusa,non volevo offenderti.”

“Non importa..” sussurrai e mi avviai verso le scale di emergenza.

“L’ascensore è lì” mi prese per un braccio cercando di portarmi lì vicino,ma la mia occhiataccia lo fermò.

“Qui porto io te e non tu me,primo. Secondo se usciamo dalla porta principale ci vedranno,così no.”

“Così come?” mi chiese sorpreso.

“Dalle scale di emergenza. Andiamo. Il ragazzo della hall mi ha fatto un favore e ha lasciato la porta d’emergenza aperta. Quando usciremo dovremmo chiuderla noi.” gli dissi convinta.

“Sei diabolica!”

“No semplicemente intelligente..” e sorrisi

“Bè,non avevo dubbi” e ricambiò il sorriso

“unico a pensarlo..” dissi a me stessa,ma lui mi sentì.

“Perché?”

“Cosa?” cercai di fare finta di niente. “Perché sono l’unico a pensarlo” disse cercando di capire. Ma non volevo rispondere.

“Ma no,niente,parlavo tra me” per fortuna dopo questo lui fece cadere lì il discorso.

Come avevo detto a Rob la porta la trovammo aperta e usciti la chiudemmo come mi era stato chiesto. Lo sentì però sussurrare “diabolica” e scoppiai a ridere coinvolgendo anche lui. Trovai per fortuna la macchina di Paolo davanti l’ingresso. Perfetto. Mancava solo un particolare.

“Rob,te guidi,vero??”

“Certo”

“Allora tieni,devi guidare.” Mi guardò stranito. Mi chiese dove avessi preso la macchina e  dopo essersi tranquillizzato sapendo che l’auto era di un mio amico salimmo e accese il motore. Lo feci guidare,cercando di ricordare bene le strade che Paolo mi aveva mostrato quel giorno circa cinque o sei volte,ogni volta mi confondevo o semplicemente dimenticavo la via giusta. Il viaggio fu pieno di chiacchiere che si accavallavano. Passavamo da Rob che mi chiedeva dove stessimo andando a me che lo supplicavo di non confondermi per evitare di sbagliare via. Sarebbe stato impossibile ritornare al punto di partenza. Arrivati davanti al Giardino degli Aranci ci guardammo intorno,e per mia immensa gioia non trovammo nessuno. Le strade erano deserte. Perfetto.

“Scendiamo?!” mi chiese Rob titubante.

“Si!” dissi sicura di me.

Presi le chiavi dalla borsa,e sotto lo sguardo sconvolto di Rob aprì le porte del giardino. Era bellissimo. Gli alberi di arancio erano fantastici,profumati,davano calore alla serata fresca di fine estate. Camminavamo fianco a fianco. In religioso silenzio. Rob ammirava quel paradiso,io lo immaginavo perdersi nel Roseto. Senza nulla togliere al Giardino degli Aranci,ma il Roseto era divino. Una semplice opera d’arte disegnata dalla natura.

Rob mi guardò e sorridendomi mi fece perdere il quel meraviglioso mondo tutto suo. Lo portai vicino ad un albero immenso,al centro del parco e ci sedemmo ai suoi piedi.

“Sai,mi sembra di essere in un sogno..” dissi ad ogni chiusi per paura di svegliarmi.

“E’ tutta opera tua,io dovrei avere paura di svegliarmi. E non voglio” disse triste. Non volevo si intristisse,volevo fosse felice,almeno quella sera con me.

“Non ti sveglierai,non questa sera. Sei con me,facciamo si che il nostro sogno continui,almeno per stasera..”

 

Distesa sul prato umido mi persi nei miei pensieri. Ero lì,con lui,Rob,e mi sentivo bene,felice,completa. Lo guardai di sottecchi e lo vidi sereno,ad occhi chiusi,con un piccolo sorriso pieno di parole. Lo sentivo respirare a pieni polmoni e deliziarsi di quell’odore di aranci che profumava l’aria. In una città come Roma era impossibile respirare aria profumata di natura. Perciò,per me, quei luoghi erano magici. Ti sentivi fuori dal mondo,dalla città,dal caos. Ti sentivi libero,leggero. Sentivi la natura che ti accarezzava la pelle,le guancie. Sentivi il sapore sulla lingua e ti sentivi felice. Ecco perché lo avevo portato lì,volevo aiutarlo,aiutarlo a respirare,a sentirsi libero,a vivere. E sorrisi anch’io,felice di aver fatto qualcosa per lui,felice di averlo reso tale. Voltai il mio sguardo verso di lui e lo vidi osservarmi,ancora sorridente,e mi sentì in paradiso. Cosa avrei dato per vedere quel sorriso ogni giorno,per l’intera vita. Ma quella sera doveva bastarmi,sarebbe bastata a me e sarebbe bastata anche al mio cuore.

“E’ bellissimo qui.. grazie”

“Adoro questo posto. Mi sento libera,fuori dal mondo,senza pensieri. Ogni volta che sono a Roma vengo qui,da sola,per respirare questa aria. Questa settimana però non ne ho avuto la possibilità. Le ragazze non mi lasciavano mai libera. Quella mattina,per andare in libreria,sono dovuta scappare..” dissi imbarazzata. Al ricordo di quella figuraccia mi sentì le guancie infuocate.

“Per fortuna sei scappata..” disse sussurrando. Lo sentì,ma volli far finta di niente. Era meglio per me,per lui,per tutti. Se avessi fatto finta di niente,non avrei sofferto più di tanto. Almeno così pensavo.

Mi stesi di nuovo con gli occhi rivolti al cielo. Mai avevo visto un cielo così stellato,mai avevo sentito la brezza leggera sulla pelle così dolce,leggera,mai ero stata così bene. Anche sapendo che dopo sarei stata male,male per quel piccolo attimo di felicità. Sentì il suo sguardo su di me,ma feci finta di niente. Chiusi gli occhi,respirai e mi alzai. Presi la sua mano e silenziosamente lo condussi fuori da quel paradiso.

Lo avrei portato al Roseto. L’incantevole contrasto tra quel forte profumo di aranci e quella dolce fragranza di rose era ciò che preferivo di quei luoghi. Perciò ogni volta visitavo entrambi. Appena ci soffermammo davanti il cancello per prendere le chiavi notai la faccia sorpresa di Rob.

“Altro giardino,diverso dal precedente. Senti il profumo,senti la sua dolcezza,la sua freschezza?”

Lo vidi chiudere gli occhi,inspirare e parlare con ancora gli occhi socchiusi.

“Rose,tante rose. Giusto?” e alzò un sopracciglio.

“Si” risposi solamente. “Per favore tieni gli occhi chiusi”

Aprì il cancello,lo presi per mano e lo condussi al centro di un arco. Era un arco di rose,tutte colorate,perfette,fresche,dolci. Lo vidi sorridere e sentì stringermi la mano. Mi sentì in paradiso,ma pronta all’inferno. Perché il paradiso non era per me,non era per noi comuni mortali esiliati sulla terra.

“Apri gli occhi,Rob.”

Lo vidi aprire gli occhi,lo vidi sgranarli,lo vidi soffermarsi su ogni piccola parte di quel luogo,lo vidi sorridere,poi ridere,vidi i suoi occhi pieni di emozioni,nuove,mai provate o forse semplicemente emozioni dimenticate o ancora accantonate. Lo vidi sorridermi,dirmi grazie e poi avvicinarsi a me. Lasciare un piccolo,tenero bacio vicino la bocca. Restai impietrita,sommersa dalla paura. Controllai quell’emozioni e gli sorrisi.

“Vedi,questo è un giardino particolare. Per me ovviamente. Da piccola mi portò qui mio nonno. Lo adorava. Ricordo che per motivi di lavoro era sempre qui e ogni volta portava una rosa diversa a mia nonna. Un fine settimana partimmo con lui per una conferenza. Mi portò con lui,voleva condividere il suo segreto con me. Raccogliemmo una rosa e la portammo alla nonna,come sempre. Mentre sceglievamo quale raccogliere mi raccontò una storia. La storia di una farfalla e del principe delle fate. Lui vive qui,il suo regno è questo. Un giorno incontrò un bruco,questo era triste,piangeva e il principe vedendolo così gli si avvicinò e gli chiese cosa avesse.

“Non so trasformarmi in farfalla.. voglio avere le ali,volare come gli altri bruchi,ma non so farlo..” e continuò a piangere. Si disperava. Il principe non sapeva cosa fare. Non poteva usare la sua magia per aiutarlo,avrebbe fatto arrabbiare il re,e non voleva disubbidire. Triste si allontanò e lasciò il bruco nella più completa disperazione. Quella notte non dormì. Il bruco era nei suoi pensieri. La sua disperazione,la sua paura di non poter volare, lo aveva toccato nell’animo. Voleva aiutarlo,ma non sapeva come. La notte trascorse e il mattino successivo svolse il suo lavoro. Controllò che tutte le rose fossero sbocciate,fossero perfette,profumate. Però,senza accorgersene,oppure perché il suo istinto lo portò lì,sentì di nuovo il bruco piangere,ancora disperato. Si avvicinò a lui e lì capì come aiutarlo.

“Bruco,amico mio. ascoltami. Tu volerai,ma solo se lo vorrai. Dovrai impegnarti,crescere,affrontare le difficoltà,combattere e non piangere mai,ma sorridere sempre. Perché sorridere aiuta a non essere tristi e ad affrontare la vita come viene. Tu volerai,sarai una farfalla bella,splendente e tutti ti ammireranno. Non perché sai volare,ma perché sorridi,perché voli sorridendo. Impegnati e vedrai che ce la farai.”

Il bruco lo guardò,smise di piangere e per la prima volta sorrise.

Da quel giorno si impegnò,maturò e sorrise,sorrise tutto il tempo. Anche quando non riusciva a volare come le altre farfalle e cadeva,cadeva sui petali di rose. Imparò a volare come le altre,ma splendette più di loro,perché sorrideva.”

Ci eravamo seduti su una panchina,non mi ero resa conto che come il bruco piangevo,ma al contempo sorridevo. Al ricordo del mio adorato nonno,al ricordo di quella giornata e delle volte che quel posto mi aveva visto piangere per lui,per la sua lontananza. Era andato via,ma mi aveva detto di sorridere,sempre. 

Robert mi guardava,sorpreso,aveva capito.

“Tuo nonno,è andato via?”

“Si” sussurrai.

“Mi dispiace. Vorrei dirti che ti capisco,ma mentirei. Non so cosa significa perdere qualcuno,so solo che sto male se ti vedo piangere,sto bene se ti vedo sorridere. E stasera con te voglio stare bene,quindi non piangere,sorridi,fai come la farfalla. Cresci,matura e sorridi,sempre. Anche quando soffri,anche quando il mondo ti prende a calci,anche quando vorresti solo piangere. Sorridi Ada,perché se lo fai tu,lo faccio anche io. Anche lontano da te lo farò. Sarai sempre colei che mi ha fatto sorridere quando non riuscivo più a farlo veramente.” Lo abbracciai teneramente. Volevo stare stretta a lui,solo per quella sera.

Parlammo,parlammo per tanto tempo. Lui mi disse tutto di lui. Raccontò di sé,di ogni piccolo dettaglio dimenticato a colazione. Ora conoscevo ogni particolare di Robert e della sua vita. Io mi aprì,dissi tutto di me. Gli raccontai della mia infanzia difficile,della separazione da mio nonno,di ciò che avevo vissuto e visto alla tenera età di 10anni. Come io sapevo tutto di lui,ora lui sapeva tutto di me.

“Mi hai raccontato la tua vita privata in ogni particolare,perché? Sono un estraneo”

“Non lo so. Ho iniziato a parlare e non mi sono più fermata. Non sei un estraneo Rob,sai tutto di me,ricordi? Tu mi hai fatto sorridere,mi hai reso felice. Ecco perché. Io da tempo non sorridevo veramente.” Dissi piano.

“Come me..” sussurrò subito dopo. Appoggiai la testa sulla sua spalla e mi beai,ad occhi chiusi, di quel profumo.

Erano le 3e30 quando rientrammo in albergo. Quando mi resi finalmente conto che era finita, mi sentì male. Lo stomaco si strinse e il respiro mi si mozzò in gola. Mi tremavano le mani e gli occhi mi pizzicavano. Mi feci forza e davanti la sua stanza mi preparai al saluto.

“Grazie,veramente” disse serio.

“Prego,lo sai,l’ho fatto con immenso piacere” risposi con voce mal ferma. Lo vidi farsi pensieroso,poggiarmi il palmo della mano sulla guancia e avvicinarsi lentamente a me. Tutto scomparve. C’erano solo lui,i suoi occhi e le sue labbra. Era una tentazione. Il mio autocontrollo scomparve,avrei sofferto,non importava. La distanza diventava man mano più breve,ancora nulla intorno a me. Solo lui. Pochi centimetri e le nostre labbra si sarebbe sfiorate,ancora nulla. Sempre e solo lui. Poi quel tocco,leggero,mi fece sussultare. Tutto prese il proprio posto. La paura tornò,il dolore ricomparve,i contorni,il colore delle pareti,tutto.

“No,Rob.. io.. Notte” e scappai. Scappai piangendo. La stanza sembrava lontana,ma la raggiunsi. Non ricordo più nulla,solo il letto e un cuscino bagnato dalle lacrime.

 

 

  
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