Carpe Diem
I due
Soli tramontarono dietro le dune di Tatooine, annegando tra la sabbia color
porpora debolmente illuminata dagli ultimi raggi di quella che era stata un’altra monotona giornata.
Il calore
caratteristico del giorno cominciava a scemare, lasciando una particolare e
sempre piacevole freschezza serale, che preannunciava
al contrario, un rigido freddo notturno.
Nell’aria
regnava il Silenzio, come cruda dimostrazione dei calamitosi eventi susseguitisi
in un lasso di tempo che non lasciava spazio alla
riflessione.
Un
Silenzio quasi innaturale, di quelli che si possono ascoltare, di quelli che se
si pone attenzione li si può udire sussurrare.
E
proprio quel così rumoroso Silenzio spadroneggiava su quella terra priva di
nome e padrone, insinuandosi tra i muri delle case, oscurando la vita al suo
passaggio. Come un Flagello.
Tutti
tacevano, i bambini dormivano, le altalene dei parchi giochi cigolavano mosse da un leggero vento. Si
udivano distintamente le lancette degli orologi, che aritmicamente scandivano
il Tempo con atroce pesantezza, e il loro ticchettio si alternava con il suono
di passi felpati che affondavano nella sabbia.
Una
figura incappucciata avanzava con fatica ed evidente disagio attraverso le dune
sabbiose; era avvolta in un mantello scuro, che nascondeva volto
e mani.
Si
dirigeva verso una piccola casupola persa nella vastità di quell’oceano di
sabbia. La luce che ne filtrava attraverso le piccole finestre
illuminava, di un biancore incerto, anche poco intorno a sé.
Così come
la nera figura avanzava sempre più, così due altre forme
comparvero sulla scena. Uscirono entrambe dal piccolo edificio, con una
certa fretta. Si bloccarono, come in attesa, poi una
di esse, pareva una donna, prese a camminare in direzione dell’incappucciato.
I loro
piedi sprofondavano nella sabbia, rendendo le loro camminate piuttosto
grottesche.
Qualche
istante di fiato sospeso, in attesa che accadesse
qualcosa, e poi di nuovo tornava un minimo di lucidità, allontanando dai
pensieri tutte le teorie che affollano la mente quando si è preoccupati, ma non
si sa di cosa.
La donna rallentò per fermarsi nuovamente a pochi passi dall’altro, che
invece, continuò a camminare sempre più vicino.
Si fermò.
Per
qualche istante il Silenzio attorno sembrò alzare il volume del suo tono,
facendosi sentire più rumoroso, quasi battagliero.
La prima
figura levò lentamente un braccio coperto, facendo scivolare il proprio
cappuccio oltre la testa, sulle spalle.
Lineamenti
disperati si univano tracciando il volto di un uomo il cui nome era conosciuto
nei più remoti angoli di quella Galassia che aveva
combattuto la dura Guerra dei Cloni.
Obi-Wan
Kenobi tornò con gesto prudente a stringere ciò che aveva tra le braccia.
Contemporaneamente
i suoi occhi celesti come i cieli di Naboo si posarono su quel piccolo
fagottino che era avvolto insieme a lui nel saio.
Beru
Lars, l’altra spettatrice di quell’inusuale scenario,
si sporse in avanti, sostando sulla punta dei piedi, e con una delicata mano,
spostò il saio tra le braccia dell’uomo, impreparata per vedere che, tra una
morbida copertina bianca, un neonato dormiva profondamente.
Mentre
tracce di confusione le apparvero sul giovane volto, alzò lo sguardo su Obi-Wan
che la fissava con compassione, e sorrise.
“Luke” sussurrò piano Obi-Wan, come a non
voler rompere la magia del momento.
Beru lo
fissò per un attimo incerta, ma il suo volto delicato
si addolcì quando l’uomo continuò.
“Luke Skywalker”.
La donna
rimase un momento assorta, chiedendosi per quale
motivo un estraneo si presentasse alla sua porta con un neonato tra le braccia
che portava quel cognome a lei così vicino.
“Perché i suoi
genitori non ci sono più” rispose lui dolcemente, come a leggerle le preoccupazioni
scritte a chiare lettere nella sua mente.
L’uomo
abbassò lo sguardo, sopraffatto da un’ondata di tristezza. Beru lo guardò,
mentre il suo cuore si struggeva per cercare di comprendere quale forza
misteriosa e superiore potesse lasciar accadere cose tanto disperate.
Il volto
del giovane Maestro Jedi era contorto in una smorfia di sofferenza mentre dagli
occhi chiusi e stretti, lacrime di puro dolore gli
inumidivano le lunghe ciglia e le gote rosee.
Quasi
involontariamente, Obi-Wan strinse di più a sé il piccolo Luke, come a volerne
sentire il più stretto contatto.
“Siete la sua unica speranza, come lui è la
nostra…” mormorò a capo chino, quasi in un gesto di sottomissione a quel
destino che non aveva avuto la forza di cambiare e di evitare.
Beru
sospirò addolorata, facendo scorrere gli occhi sulle due figure davanti a sé. Cosa poteva essere accaduto per far sì che tanto dolore
giungesse fino a loro, sperduti nel deserto di Tatooine?
La
risposta non tardò ad arrivare.
“La situazione è precipitata velocemente,
ed era come sentirsi affondare nelle sabbie mobili… Non c’era modo di evitare.. trovarsi in mezzo a due fuochi e non avere una, una sola
possibilità di cambiare le cose…”.
Beru
ascoltò con attenzione, cercando di capire di cosa l’uomo
stesse parlando. Intanto un muto soffio di vento smussò una duna di
sabbia poco lontana da loro.
“Affido Luke a voi, brava gente, perché
sono sicuro che saprete crescerlo e istruirlo secondo morale e non fallire nel
compito come ho fallito io…” Obi-Wan sospirò, “Anakin
Skywalker non esiste più, così come Padmé Amidala, sua madre. E’
incredibile quanto ci si sente invincibili quando tutto funziona, e poi si viene puniti per
la propria prepotenza nell’averlo pensato. L’Arroganza dei
Jedi è stata pagata ad un prezzo altissimo… il Volere della Forza…”.
Obi-Wan
posò il suo sguardo lucido sulla piccola figura.
“Non ha colpa” disse, più a se stesso, che
alla donna che gli era di fronte. “Non ha colpa... vi prego di non credere che lui
possa essere come suo padre solo perché è suo figlio. Io so, so
che è diverso. Lui ci salverà…”.
“Io…” cominciò Beru, non riuscendo più a
tacere, “Io non so chi tu sia, né da dove venga, ma mi
fido di te. Non so quali motivi ti abbiano portato fin
qui, e forse non voglio essere messa al corrente di ciò che è accaduto nella
Galassia… ma credo fortemente che ognuno di noi abbia un ruolo preciso e
stabilito in questa vita, e se il mio destino è legato al futuro della creatura
che hai in braccio, lo accetterò… felice”.
Obi-Wan,
che non avevo spostato lo sguardo da Luke mentre Beru parlava, alzò gli occhi
per incontrare quelli della donna, improvvisamente lucidi e compassionevoli.
“E’ necessario che voi sappiate. E’ la
vostra vita che può essere messa in gioco se
accettate. E il minimo che io possa fare, è essere franco, anche se per
il bene di tutti forse dovrei mentire, affinché
prendiate il bambino.. La nostra Repubblica,
il Senato Galattico non esistono più”.
Beru
rimase in attesa, dopotutto la Repubblica non esisteva
laggiù, ma la sua curiosità rimase appesa a quella voce così flebile da essere
appena udita.
“La situazione è crollata. Un Impero è sorto laddove noi cercavamo Democrazia. Il Male ha vinto,
e si è portato dietro tutto ciò che avevamo. Crescete questo bambino, come fosse vostro figlio. E’ di Anakin…
come vorrei che potesse vederlo…” terminò, la sua voce si spense in gola.
Con
quelle ultime parole, Obi-Wan porse delicatamente il piccolo fagotto alla
donna, la quale lo accolse tra le braccia con gentilezza, mentre un sorriso le si dipingeva sul volto.
I due
rimasero qualche istante immobili.
Beru
cullava la piccola meraviglia e Obi-Wan rimase a fissarla affascinato.
Cercando
di trovare un contegno, il Maestro Jedi risollevò il cappuccio sul volto, e
abbassando lo sguardo, nascose le mani all’interno del saio, pronto per andare.
Non fece
in tempo a voltarsi, che avvertì una leggerissima stretta che lo tratteneva
delicatamente.
Si voltò,
ma vide che entrambe le mani della donna erano occupate per mantenere il
bambino; si accorse con grande stupore che proprio Luke, quasi inconsciamente,
aveva stretto una piccola manina attorno ad un lembo di stoffa del suo saio,
trattenendolo nella sua debole presa.
Obi-Wan
non poté trattenere un sorriso, che gli fece splendere quegli occhi da così
tanto tempo tristi.
Con un
leggero tocco della sua mano, riuscì a sfilare la stoffa da sotto le dita del
bimbo, e a rimettere il braccio minuto al sicuro, sulla piccola pancia.
Prima di
andare, si abbassò sul neonato, e baciò timidamente la piccola fronte, facendo
attenzione alla propria barba sulla pelle delicata.
Per
l’ultima volta guardò Beru negli occhi, facendo un piccolo cenno di assenso, contraccambiato da un sorriso rassicurante.
Fece un ammicco anche in direzione di Owen
Lars, rimasto in attesa su una piccola duna stagliata verso l’orizzonte.
A quel punto seppe che il momento di andare era davvero
giunto.
Sospirò, poi prese a camminare, ripercorrendo lo stesso tragitto
dell’andata al contrario.
L’Esilio lo attendeva… e anche un lungo addestramento.
Mentre marciava faticosamente, con il
passo impedito dalla sabbia sotto i suoi piedi, avvertì come un dolce peso
sulla spalla destra. Come se ci fosse una mano consolatoria.
Mentre una lacrima si riaffacciava sul
suo viso, corrotto dal dolore e dalla solitudine che lacerava il suo cuore, un
leggero venticello gli sfiorò le orecchie, come un timido sussurro.
Il Dolore che porti
nel cuore sarà solo fonte di altra sofferenza ,caro
Padawan. Lascia il passato alle spalle,
anche se è difficile… lascia ciò che è stato a quei giorni lontani, senza il
tormento di pensare a cosa sarebbe potuto essere se
fosse accaduto diversamente.
Io ti insegnerò le più segrete vie della Forza Vivente, come ascoltare il
Vento, come rendere il Tempo vita, come sopravvivere anche quando sembra che
tutto scompaia.
Poni attenzione al
Presente.
Non struggerti per un Passato
che non ritornerà e che non può essere cambiato...
Con me, il Passato
non sarà più fonte di Dolore, ma quei momenti si tramuteranno in quegli stessi
ricordi che credevi di aver perduto.
Ricorda, poni
attenzione al Presente, concentrati sul Momento.
Cogli l’Attimo.
Obi-Wan si bloccò.
Il vento scemò, fino a far calare una muta quiete.
Forse l’aveva solo immaginato.
No, non era stato frutto della sua fantasia.
Era stato reale.
“Qui-Gon”.
Con un timido sorriso sulle labbra si riavviò, pronto per affrontare
un lungo cammino, pronto per affrontare quel nuovo sentimento che nel suo cuore
stava prevalendo sul dolore.
Mentre tutto nella Galassia si rabbuiava, mentre le stelle si
spegnevano e i soli tramontavano, ecco nascere l’alba di un nuovo giorno. Ecco nascere una Nuova Speranza,
per tutti.
FINE
Ehm.. Salve a
tutti!
Mi scuso per la banalità di questo breve
specchio di storia, è un esperimento^^’
Era già da un po’ che avrei voluto
scriverlo, e RotS mi ha chiarito di più le idee e mi ha
aiutato molto^^
Mi renderebbe davvero
felice *_* sapere come la pensate J
Mi raccomando lasciate un commentino a questa povera pazza.
Per qualsiasi commento potete trovarmi anche
QUI ßsenza scrupoli, sono
una che difficilmente si offende! (spero solo di non ricevere qualche ortaggio!O.o)
A presto!
Valeria
(Wè, raga… che la Forza sia con voi! ^__^ )
P.S. Scusate per il titolo, so che
all’inizio sembra che non ci azzecchi nulla con la storia… ^^