"C'era una volta una principessa"
di solito questo è l'inizio
di una bella favola,
ma come capirete presto
questa non è una favola,
questa è una storia
molto più semplice e vera.
Come stavo dicendo,
o meglio scrivendo prima,
"C'era una volta una principessa",
essa quando era sola nella sua camera
del suo bel castello,
aggiungeva pezzi di lacrime
alle goccie della rugiada
e fiumi, o meglio torrenti, di parole,
che le uscivano dal suo cuore straziato.
Parole che nessuno aveva mai udito
e che nessuno mai udrà.
Le parole della principessa
erano in realtà pezzi della sua anima,
essenze della sua vita.
Nessuno avrebbe mai potuto sentirle,
nessuno avrebbe mai potuto riscriverle.
Erano parole invisibili
all' orecchio altrui.
Erano parole mute
che nessuno avrebbe mai pronunciato.
Parole che si perdevano,
nel giorno e nella notte,
come le goccie di vita
che scivolavano via dal corpo della principessa
per adensare una pozza che rifletteva la luna.
Lacrime che all'arrivo di qualcuno
venivano celate dietro una maschera.
Una maschera con un bocciolo di rosa
posto a formare un sorriso,
un finto sorriso,
e due nocciole sciolte al sole.
Questa era la maschera della principessa
che ad ogni occasione riportava a galla l'acqua
a sommergere e raffreddare il nocciolo liquido.
Questa è la maschera che la principessa
continua a indossare
per nascondersi dallo sguardo
degli altri e delle persone che la amano.
Questa è la maschera che potro buttare
solo quando trovero l'unica cosa
che possa farmi gettare il mio copione
e questa maschera.
L'unica cosa che sia capace
di farmi sorridere.
L'unica persona che sia in grado
di ascoltare il mio canto disperato.