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Autore: kinokochan    08/11/2009    8 recensioni
[...] “E… e… allora m-mi porti con te…?”
“Tacchan, ti ho già detto che non puoi, sono cose da grandi”
“Ma… ma… anche io voglio vedere la sorella… di Kouyou c-che… che… si fa la doccia…”[...]
[“Certe cose non devi essere bambino per farle”]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente di nuovo sul fronte u.u anzi si, ma lo dirò solo alla fine di Itoshii xD
La mia prima fic completamente non angst xD cosa che ha scioccato un pò di gente a quanto pare xD
Insomma, leggete e recensite, che fa sempre piacere xD
Prima di tutto, lo so che non si conoscevano tutti da piccini, ma lasciatemela come... licenza poetica xD
I Gazette non mi appartengono e questa storia non vuole riportare fatti realmente accaduti u.u

Dedicata a papo che non ce la fa xD -cit- e a Lilli, perchè è mia moglie u.u


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“Ma… ma… ma… Yuuchan, portami con te!”

“No!”
“Ma perché?”
“Perché ti ho detto di no Taka!”
“Ma perché no?”
“Quando dico no è no!”
“Uffa… sei cattivo però!”
“Ah si?”
“Si!”
“Bene, allora non ti porterò con me come avevo deciso di fare…”
“ma… non è giusto!”
“Tanto è inutile che ti lamenti, con me non ci vieni”
“e perché Ryo si?”
“Perché lui è più grande di te, e queste sono cose da grandi”
“Ma ha solo un anno più di me!”
“Ma è più grande di te, e poi c’è Yutaka a farti compagnia”
“Ma Yutaka è noioso…”
“Non è noioso”
“Si invece!”
“Invece ti dico di no, punto, e ora non farci perdere tempo che altrimenti fini-… no, no Tacchan non metterti a piangere… ti prego…”
Troppo tardi, gli occhi del bambino erano già spalancati e acquosi, e il vistoso tremolio del labbro inferiore unito alle manine che già erano arrivate alle guance paffute faceva presagire il peggio.
Quello che venne nei minuti a seguire era una sinfonia di singhiozzi e frasi sconnesse, lacrime e grida, ad un volume talmente alto da sfondare i timpani anche al più accanito ascoltatore di metal.
Con le mani a coprirsi le orecchie e gli occhi semichiusi, Yuu si avvicinò al piccolo, che si strofinava le guance e gli occhi fino ad arrossarli, e cercò di calmarlo chiamando il suo nome.
“Tacchan… Taka… dai… non piangere… Taka… ti compro la cioccolata, va bene? No? Cosa vuoi allora..? Le caramelle? Lo zucchero filato? Qualsiasi cosa, ma ti prego smettila di piangere… su… fallo per Yuu, si? No? Taka, per favore…”
Ma più lo chiamava più il pianto del piccolo si faceva forte e disperato, e Yuu cominciava a vedere la sua occasione sfumare sempre più rapidamente.
Ad aggravare la situazione, poi, c’erano gli sbuffi impazienti di Ryo.
“Yuu, lascialo lì e andiamo…”
“Non posso lasciarlo qui!”
“Ci penserà Yutaka a calmarlo, eddai…”
“Ma ti senti quando parli?”
“Senti, io ci vado, tu fa’ quello che v-…”
“NON PROVARE AD ANDARTENE, SAI?”
“Scherzavo, resto qui a sentire le lagne del nano, contento? Dai Takanori, smettila di piangere…”
Sbuffò ancora, avvicinandosi al bambino che piangeva senza nemmeno prendere fiato, e tentò di accarezzarlo sulla testa, guadagnandosi uno scoppio di singhiozzi ancora più violento.
“E che cavolo! Io con questo non voglio averci a che fare!”
“E allora vattene! No, non a te Tacchan, lo sai che Yuu ti vuole bene… te ne vuole tanto, tanto, tanto…”
“S-si…?”
Yuu sorrise, soddisfatto per essere riuscito a zittire la sirena dei pompieri versione poppante.
“Certo che te ne voglio!”
“E… e… allora m-mi porti con te…?”
“Tacchan, ti ho già detto che non puoi, sono cose da grandi”
“Ma… ma… anche io voglio vedere la sorella… di Kouyou c-che… che… si fa la doccia…”
“La prossima volta, va bene, eh?”
Sorrise incoraggiante, mentre il tempo continuava a galoppare veloce, ma sembrò non sortire alcun effetto, perché gli occhioni color cioccolata del bimbo si riempirono ancora una volta di lacrime, che non tardarono a rotolare giù per le guance già arrossate.
“E che ca-…”
“SHIROYAMA YUU!”
“Volevo dire cavolo Yutaka, ca-vo-lo, ok?”
Il bambino che rispondeva al nome di Yutaka se ne stava seduto a mangiare sotto un albero e osservava la scena scuotendo la testa contrariato, mentre il pianto di Takanori riprendeva più disperato di prima e Ryo rubacchiava dalla sua scatola di bento.
“Di questo passo gli verrà mal di testa, e dopo saranno problemi tuoi… portalo con te, che ti costa?”
“Ma Yutaka, è piccolo!”
“Ma quanto sei antipatico Yuu…”
“Mai quanto te, mister dentone”
“Piantala”
“gnegne!”
Yutaka sbuffò, poi tornò a concentrarsi sulla difesa del suo pranzo dagli attacchi del bambino seduto accanto a lui. Dopo una lotta durata qualche minuto, con il sottofondo degli strilli di Takanori, optarono per una tregua e si divisero il bento, godendosi la meravigliosa scena che si presentava ai loro occhi.
Qualche minuto dopo, da alcuni cespugli, spuntò una testolina dai lunghi capelli scuri, mentre un paio di occhioni castani scrutavano attentamente il bel teatrino allestito in giardino.
“Ehi, Kouyou… psss… siamo qui!”
Ryo agitò il braccio, attirando così l’attenzione del suo migliore amico che prese posto accanto a lui.
“Che succede?”
Chiese, indicando il laghetto nel quale Takanori rischiava di cadere, a furia di dondolarsi.
“Takanori rompe”
“Ci ero arrivato, Ryo”
“Ma dai?”
“fff…. Yutaka?”
“Takachan voleva venire con voi, Yuu sta cercando di farlo smettere”
“Ah ma tanto è inutile, Fumiko ha finito da un pezzo”
“CHE COSA!?”
“Non alzare la voce Ryo… ah, il biglietto non è rim… rimb… rimo… non ti rendo i soldi”
Yutaka riuscì a fermare i due prima che cominciassero ad azzuffarsi, piazzandosi tra di loro e costringendoli a guardare Yuu, che tentava in tutti i modi di far calmare il più piccolo.
“E dai… Takanori, ti regalo le… la… il… il camion dei pompieri, si!”
“N-no… la… la mamma dice… c-che… non si po… ssono ave… re…”
“Dimmi tu quello che vuoi…”
“Voglio veni… re con… te…”
“No”
“ma p-perché…?”
“Perché no, Taka…”
Il pianto di Takanori si fece più forte e disperato, non accennava a calmarsi, e schiaffeggiava la mano di Yuu ogni qualvolta quello la allungava per asciugargli il viso.
“Dai… piccolo…”
“NO, IO TI ODIO!” e marcò la frase afferrando una manciata di sassolini e lanciandoli sul viso del bambino davanti a lui, poi un’altra e un’altra ancora, sfogando la sua rabbia in questo modo.
Quando si fu calmato si accorse che Yuu non diceva nulla, tirò su col naso e provò a chiamarlo.
“Y-Yuuchan…?”
Ma l’altro lo guardava senza dire nulla, con un’espressione incredula, delusa e triste, il braccio ancora a mezz’aria per difendersi dalle pietruzze.
“Yuuchan?”
“…davvero mi odi, Taka?”
Il più piccolo lo guardò con gli occhi sgranati.
“ah… ma… io… io…”
“Tu COSA?”
Alla risposta brusca il piccolo si spaventò, abbassò la testa dispiaciuto e si grattò una guancia umida di lacrime.
“Yuuchan…”
“Che c’è?”
Il bambino sporse le braccia verso il più grande per farsi abbracciare, ma quello non mosse un muscolo.
“Ma… ma… Yuu…”
“Tu mi odi”
“non è vero…”
“Si che lo è, lo hai detto cinque secondi fa!”
Yuu si voltò, dando così le spalle a Takanori, e avviandosi verso i tre amici seduti sotto l’albero a mangiare.
“Do-dove vai…?”
“Non sono fatti tuoi”
“Yuuchan… ma… avevi detto che… che mi vuoi bene…”
“Tu però mi odi”
“ma… non è…”
“Vattene Takanori, non capisci mai niente.”
Takanori, che si era alzato e aveva cominciato a seguire l’altro, si fermò di colpo, minacciando di scoppiare ancora in lacrime.
Aveva fatto arrabbiare Yuu, la persona a cui voleva più bene in assoluto, prima di lui c’era solo la mamma di Yutaka quando preparava i biscotti, ma solo in quell’occasione, perché altrimenti il suo preferito sarebbe stato sempre lui… in quale universo strano avrebbe potuto odiarlo?
Si strofinò gli occhi, imponendosi di non piangere, poi mormorò un “va bene…” e corse via, a casa sua, dall’altra parte della strada, lasciando il più grande appena girato verso di lui, sorpreso per il suo gesto.

Il pomeriggio passò in fretta, e quando ormai il cielo era diventato di uno splendido arancione acceso i bambini cominciarono a rincasare, rinnovandosi l’appuntamento per il giorno dopo.
Takanori era rimasto ad osservare tutto dalla sua finestra, e uscì di casa solo quando fu sicuro che Yuu fosse solo.
Attraversò cauto la strada e si nascose dietro un cespuglio, individuando subito il suo amico che sonnecchiava beato sotto un albero, quindi gli si avvicinò cercando di non farsi sentire.
Quando qualcosa gli si parò davanti, facendogli ombra, Yuu aprì gli occhi, ritrovandosi Takanori in piedi davanti a lui.
“Cosa vuoi?”
Il bambino, con la testa abbassata per l’imbarazzo e la paura di venire sgridato ancora dal più grande, gli porse il dolce confezionato che teneva nascosto dietro la schiena.
“Ma… che cosa?”
“Yuu… io… s-scusa…” cominciò, tirando su col naso mentre caldi lacrimoni gli rigavano le guance “vo-volevo… volevo… solo stare c-con te… scusami per… averti fatto a… arrabbiare… per favore… io… non ti odio… ti… ti voglio bene…”
“Takachan… vieni qui su…” Yuu allargò le braccia e il piccolo, senza indugiare oltre, si precipitò tra quelle per abbracciarlo e farsi stringere, continuando a mormorare scuse ma rassicurato dalle carezze che l’altro gli lasciava sulle guance e tra i capelli.
“Non piangere più per colpa mia, me lo prometti?”
“No… non piangerò, promesso, tu però… non te ne andare Yuuchan…”
“No, non me ne vado…”
“Giuralo!”
“Te lo giuro Takkun”
Takanori sorrise, rassicurato dalle parole del suo migliore amico.
“Ti voglio bene…”
“Watashi mo…”


***


“Yuu?”
Niente, nessuna risposta.
Prova in cucina, ma ci trova solo Kai intento a preparare la cena.
“Yuu?”
Prova in soggiorno, ma c’è solo Reita che gioca ai videogiochi e impreca come un pecoraio contro la consolle.
“Yuu?”
“Shhhh!”
Bingo.
“Yuu che stai fac-…”
“SHHH, sta' zitto nano!”
Ora, c’era da domandarsi per quale oscuro motivo il suo migliore amico stesse appostato in giardino, proprio sotto la finestra del bagno?
“Yuu, che cazzo fai?” bisbiglia, spintonando il più anziano.
“Ahia… non capisci?”
“Veramente no!”
“…sei troppo piccolo per certe cose, Takkun”
“Fanculo, questo me lo dicevi vent’anni fa, vecchio rincoglionito”
“Evidentemente non sei cresciuto da allora, come altezza ci siamo…”
“Stronzo!”
“Ne vado fiero”
“Fanculo!”
“Dopo di t-… abbassati e sta' zitto!”
Ridacchiando sotto i baffi come una volpe, Yuu tiene la testa di Takanori abbassata al livello della sua, mentre la finestra sopra di loro si spalanca.
“Che strano… eppure mi era sembrato… bah”
Il più piccolo riconosce la voce profonda di Uruha, e la sua espressione indignata e sorpresa provoca uno scoppio di risa malamente soffocate nell’altro.
“Tu certe abitudini squallide non le perdi proprio mai!”
“Ehi, è il MIO Kou, quindi non c’è nulla di male!”
“Ma appunto, puoi vederlo dove, come e quando vuoi con uno schiocco di dita, perché ti metti a spiarlo dalla finestra?”
“Perché è più eccitante…”
“Non hai più dieci anni”
“Certe cose non devi essere bambino per farle…”
Yuu sorride, togliendo la mano dalla testa di Takanori e aggrappandosi alla finestra, spiando con mugolii di approvazione il momento in cui Uruha si priva dei vestiti, per infilarsi sotto il getto caldo dell’acqua.
Dopo quello, come minimo avrebbe dovuto aspettare almeno mezz’ora, prima di vederlo uscire.
Takanori invece resta a guardare l’erba, pensando.
“Certe cose non devi essere bambino per farle”
Pensa che il suo amico ha ragione, e pensa che c’è una cosa che non fa più perché si sente troppo grande e troppo maturo.
Così, quando Yuu si siede con la schiena appoggiata al muro, lo circonda con le braccia e lo stringe forte, appoggiando la testa sul suo torace.
[“Ti voglio bene…”
“Watashi mo…”]
   
 
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