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Autore: Glance    08/11/2009    2 recensioni
Quella visita mi aveva stupito. Da quando qualcosa non destava più il mio interesse?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Quella visita mi aveva stupito. Da quando qualcosa non destava più il mio interesse? Non avrei saputo quantificare, del resto era da tanto che avevo smesso di tenere conto del tempo e del suo scorrere.
Guardavo l’incedere pesante di quell’ospite inatteso sembrava avere preso su di se il peso del mondo. Strano, per noi erano rari i motivi d’afflizione così grande.
Cosa poteva spingere questo nostro simile a chiedere udienza? Il suo aspetto non era dei migliori: sembrava emaciato, malnutrito, era sporco e i suoi vestiti laceri, come se si fosse lasciato andare, non era comune tutto ciò.
Probabilmente sarebbe stata un’altra delle solite noie che Aro ci costringeva ad esaminare e a prendere in considerazione, e poi era comunque lui ad avere l’ultima parola. Non capivo perché si ostinava da secoli con quella farsa. Avevo smesso da tempo di avere opinioni in proposito a quello che ci sottoponeva; avevo imparato, piuttosto, a rispondere con ciò che si voleva fare sentire dire.
Eccolo che si avvicinava: era giovane, ma non sapevo dire quanto. Notavo che il colore dei suoi occhi era nero come la notte. Parlava in un sussurro, alquanto fastidioso dovevo dire, non mi piacevano coloro che non si esprimevano con decisione. Non era una difficoltà ascoltare, ma piuttosto la reputavo una mancanza di rispetto. Del resto era al cospetto della stirpe eletta.
Pronunciava un nome, “ Edward Cullen”. Non mi destava ricordi particolari, ma il suo cognome Cullen era uguale a quello del nostro amico Carlisle.
Sentivo Aro domandargli se lo conosceva.
Era suo figlio. Bene, non riuscivo a crederci: il mite Carlisle, il comprensivo pietoso Carlisle alla fine aveva ceduto. Del resto sapevo che non avrebbe potuto sfuggire a quello che eravamo.
Quindi costui era suo figlio, ma perché era qui? Cosa lo spingeva a chiedere il nostro intervento? “Speriamo faccia presto, vorrei tornare alle mie attività.” Il ritratto di Didyme avrebbe perso la luce con cui l’avevo iniziato e questo mi avrebbe dato fastidio.
Cominciava a parlare e quello che diceva mi lasciava perplesso. Chiedeva di morire per mano nostra. Alquanto bizzarro dovevo dire. Solitamente chi giungeva al nostro cospetto si agitava e supplicava per ottenere il contrario. Dovevo dire che costui era alquanto stravagante nella sua richiesta. Perché qualcuno di noi avrebbe dovuto desiderare di morire? Continuava con il suo racconto.
Fuori i clamori della festa. La piazza sicuramente era gremita e il rosso predominava ovunque.
Mia moglie adorava questo momento dell’anno, ricordare l’uccisione del drago: quante volte mi aveva costretto a raccontare come era andata e come ad ogni passaggio cruento portava le mani alla bocca per trattenere un’ esclamazione di stupore. Era bella la mia dolce Didyme.
Il giovane Cullen continuava nel suo racconto, a tratti la voce si spezzava, non avevo afferrato tutto quello che aveva detto, mi ero distratto, ma del resto che importava? Ciò che dovevo dire era un copione che sapevo a memoria. Qualsiasi cosa accadeva per Aro c’èra un unico finale se non intravedeva un tornaconto personale.
Sospirai, il giovane continuava a perorare la sua causa.
Continuava a ripetere che voleva morire: alquanto monotono.
Però, in mezzo alle sue parole, qualcosa attirò la mia attenzione: aveva perso qualcosa, o più precisamente diceva di avere perso l’unica ragione della sua esistenza. Il suo amore.
Il mio pensiero tornò a lei, a mia moglie.
Edward parlava e raccontava della sua incapacità a contenere tutto quel dolore.
Il dolore era qualcosa che mi accompagnava da secoli e ormai mi ero così assuefatto alla sua morsa che lo sentivo parte di me, non ricordavo nemmeno cosa significava non sentirlo in ogni fibra del mio essere. Mi concentrai su ciò che ero e provavo prima che lei mi venisse strappata dalle braccia, prima che l’egoismo di suo fratello la distruggesse. Avevo meditato per anni un modo per vendicarla, fino a quando, cercando di nasconderlo ad Aro, avevo finito per occultarlo anche a me stesso.
Il racconto e il dolore del giovane figlio di Carlisle riportava a galla qualcosa che pensavo di tenere accanto a me e che invece avevo finito per seppellire, ma la sua disperazione aveva alimentato la mia come un soffio di vento su una fiamma. La mia ferita tornò a fare male come appena inferta.
Vidi Aro avvicinarsi e carpire ogni pensiero dalla sua mente. Il suo viso da sadico si aprì in un sorriso: chissà cosa aveva trovato d’interessante per lui nella mente di Edward. Annuiva soddisfatto e staccando la mano dal suo viso si avvicinava dalla mia parte. Avrei fatto bene a nascondergli gli ultimi pensieri.
Mi dava una gioia sottile essere riuscito a trovare il modo di mentirgli senza che lui se ne accorgesse e non era cosa facile ingannarlo. Non sospettava nemmeno ciò che potevo nascondergli, troppo sicuro dei suoi poterei e di quelli di cui si era circondato, compreso il mio.
Cominciò a parlare con il suo tono cordiale mettendoci al corrente di tutto.
Edward si era innamorato di un’umana che non aveva retto al suo abbandono. Il problema si era risolto da solo. Di fatto la regola principale era stata infranta, ma non costituiva più una minaccia.
Stava chiedendo il nostro parere: sentii la voce distaccata di Caius dire di no. Poi Aro puntò i suoi occhi su di me. Senza alzare la testa continuando a fissare un ghirigoro di un capitello pronunciai anche io il mio no.
Edward Cullen rimase in silenzio mentre Aro adduceva le proprie motivazioni alla sua richiesta.
Il talento di Edward era troppo prezioso perché Aro lo potesse sprecare.
“Già, Edward: non è stato il tuo giorno fortunato. Se tu non fossi stato speciale magari ti avrebbe accontentato. Torna a casa dalla tua famiglia hai tutto il tempo per poterti abituare all’assenza del tuo amore umano e non è detto che non ne trovi uno mille volte più intenso, questa volta provvedi a trasformarla subito per non rischiare di perderla nuovamente.”
Ho sempre pensato che lo stile alimentare di Carlisle potesse avere delle conseguenze sul suo comportamento e questa ne era la prova: invece di usarlo per nutrirsi si innamoravano del loro cibo. Continuavo a pensare che fosse alquanto bizzarro.
Il bel vampiro innamorato del suo pasto andò via. Potevo tornare alle mie occupazioni.
Mi alzai, mi avviai verso i miei appartamenti. Non volevo restare a commentare ciò che era successo, trovavo immensamente noioso scambiare questo tipo di informazioni dopo avere preso una decisione.
Non condividevo le regole dell’esistenza di Carlisle, ma del resto a noi non nuocevano e se le poteva tollerare lui e il suo seguito per me non faceva nessuna differenza cosa sceglieva per nutrirsi.
Arrivai davanti alla pesante porta dei miei alloggi e la aprii.
La tela con il ritratto di Didyme aveva perso la sua luce e il mio moto di rabbia si fece pungente.
Una seccatura, ecco cosa era stata, lo sapevo, ma Aro non andava contraddetto e del resto io non avevo nessuna intenzione di scontrarmi con lui. Per lo meno non ancora.
La vendetta era un piatto da servire freddo. Presi nuovamente i pennelli in mano. Tornai a soffermarmi sugli occhi che amavo dipingere, quello era un modo per sentirla vicino.
Immerso nei ricordi di lei un bussare leggero mi fece voltare.
“ Marcus, Aro richiede la tua presenza.” Guardai il pennello e il viso incompleto che avrebbe atteso ancora per essere ultimato.
Quella era una giornata strana. Forse l’elettricità nell’aria causata dalla festa aveva una qualche influenza sul suo andamento. Poi mi venne da pensare che non avevamo ancora consumato il nostro banchetto e forse Aro lo aveva anticipato per qualche ragione. Poco male, avrei continuato dopo le mie attività, del resto per me cambiava poco. Comunque avrei dovuto fare un altro ritratto se volevo la stessa luce con cui lo avevo iniziato.
Presi a percorrere gli stretti cunicoli che mi avrebbero condotto alla sala dei troni. Aro ci teneva alle apparenze. Davano a tutto un aspetto più solenne.
In prossimità del salone delle udienze incontrai lo sguardo di Caius che mi fissò sfiorandomi appena con i suoi occhi. Il suo fare superbo non mi infastidiva più da secoli.
Le pesanti porte della sala si aprirono.
Appena varcai la soglia la potenza di qualcosa che non percepivo da un tempo immemorabile mi investì. Era forte, profondo, mischiato ad un odore intenso che portava le note del profumo classico degli umani. Ma quello che sovrastava su tutto era il profumo dell’amore. Sì, perché per me i sentimenti avevano un odore particolare e più erano profondi e intensi più le loro note olfattive erano decise, e quello che mi arrivava era un profumo che conoscevo bene per averlo provato su me stesso. Lo avevo ritrovato in quella stanza l’aveva saturata come ogni fibra del mio corpo di ghiaccio che reagì a quella fragranza con un fremito che da un’eternità non mi sfiorava più. Sulle mie labbra il gusto dolce del respiro di mia moglie e il sapore intenso dei suoi baci.
Edward amava riamato la sua umana che aveva ritrovato. Con un moto sordo di rabbia lo invidiai. Era per quel sentimento che aveva deciso di morire. Voleva non poterle sopravvivere. Voleva rinunciare a tutto per lei.
Al nostro rifiuto aveva cercato di provocare la nostra ira. Provai rancore.
Io, l’annoiato Marcus, ero stato raggiunto da qualcosa dopo secoli di torpore , noia e apatia.
Mi aggrappai come un naufrago alla nostra legge.
La legge non s’infrange, la legge non ammette eccezioni, ne va della nostra salvaguardia.
Edward doveva essere punito.
Caius ne era convinto.
“ Per cosa, Marcus, per avere scelto di agire come tu non hai mai fatto e per di più per un amore umano? Perché offendi la tua intelligenza, sii realista. Tu odi questo tuo simile solo perché lui voleva non continuare ad esistere senza il suo amore. Ha scelto quello che tu non hai neanche considerato. Dicevi di amarla e hai ceduto alla lusinga di Aro. Cosa penserebbe di te Didyme? Hai barattato il vostro amore. Ti sei sempre considerato migliore di Aro ma non lo sei affatto!”
Il verdetto stupì non poco. Aro li lasciava andare. Il potere di un’altra dei componenti del clan Cullen gli aveva mostrato qualcosa che si sarebbe compiuto. Il disappunto di Caius. I miei occhi incrociarono quelli dell’umana, ma la mia espressione rimase immutata, identica a quella di quando erano entrati, la medesima che mi portavo addosso da secoli. Non avrebbe rivelato nulla di quello che la loro presenza aveva scatenato nella parte più profonda del mio essere. Nulla se non la solita apatia e noia.





Non so cosa ne possa essere venuto fuori è la prima volta che cerco di trattare la psicologia di un personaggio minore della saga di Twilight. Le informazioni su Marcus come tutti sappiamo sono parziali. Il suo dono è quello di individuare i legami e ho pensato che gli fosse possibile tramite una fragranza particolare e dall’intensità con cui gli giungevano di quantificarli e anche seguirli a distanza. Come il fatto di essere annoiato ma solo perché assuefatto da quello che prova e perché lo scorrere del tempo per i Volturi ha un andamento diverso . A furia di rimandare la sua vendetta l’ha accantonata. Da qui la necessità di fargli sviluppare la capacità di mentire con il pensiero
. Alice dice a Bella che si può fare e Marcus ha avuto a disposizione tempo a sufficienza per perfezionare la sua tecnica. Se non sono stata capace di renderlo al meglio fatemelo sapere.
So che è un personaggio già trattato e se in qualcosa il mio scritto può somigliare all’idee espresse da altri me ne scuso e basterà farmelo presente che provvederò a cancellarlo. Grazie. Glance.

  
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