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Autore: Bellatrix_Indomita    10/11/2009    12 recensioni
Un incidente, un istante, e tutto cambia. Kagome rimane coinvolta in un incidente. I suoi pensieri, e quelli di Inuyasha, all’ospedale.
Salve, So perfettamente che sono indietro con l'aggiornamento di Vittorie, ma... Questa è un Shot che ho scritto per un concorso, l'Inuyasha & Kagome Day (che tra l'altro è oggi, indi per cui... Buon Inuyasha & Kagome Day a tutti) [ci tengo a precisare che l'Inuyasha & Kagome Day è un'inventiva di Roro e Hachi92]
Detto ciò Vi auguro una buona lettura^^.
Bye bye
Terza classificata al contest Inuyasha & Kagome Day indetto da roro e hachi92
Genere: Romantico, Triste, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Bellatrix Indomita

Autore: Bellatrix Indomita

Titolo: Un Istante

Personaggi/Pairing: Kagome/Inuyasha

Avvertimenti: AU, one-shot, OOC

Rating: Giallo

Beta reading (sì/no): No

Introduzione: Un incidente, un istante, e tutto cambia. Kagome rimane coinvolta in un incidente. I suoi pensieri, e quelli di Inuyasha, all’ospedale.

Note dell'autore (Facoltative): E’ la mia prima one-shot che scrivo, nel mio primo concorso, sono parecchio emozionata. Spero di fare un buon lavoro. Ringrazio tutte/i voi già da adesso solo per aver letto la mia fan fiction. Buona lettura.

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Un Istante

 

Kagome Higurashi era felice. No, felice non bastava a descrivere la sensazione di appagamento che provava in quel momento. Forse entusiasta rendeva meglio l’idea.

Quel pomeriggio di novembre era uscita con il suo ragazzo, il loro primo appuntamento.

10 novembre una data da ricordare.

Dopo settimane di uscite con i rispettivi amici, finalmente, Inuyasha si era deciso ad un vero appuntamento.

 Loro due soli.

Un intero pomeriggio a passeggiare, ridere e scherzare. Una bella coppia davvero.

 

Un ragazza, mora, bianca, attraversa la strada di corsa. Due fari illuminano la figura slanciata, stridio di freni, un tonfo.

 

“In un secondo paura e solitudine

mi avvolgono, in un abbraccio

a cui non resisto.”

 

 

Erano al parco, seduti su una panchina, vicini. Avevano preso un gelato. Inuyasha, dopo parecchie insistenze era riuscito a pagare il gelato di lei. Avevano gli stessi gusti, in fatto di gelati. Era stata la prima cosa che avevano notato quando si erano conosciuti, alcuni mesi prima. Puffo e crema per entrambi.

La mora si voltò verso il ragazzo sedutole a fianco e, lui, non poté fare a meno di sghignazzare vedendo la macchiolina color azzurro a lato della bocca della ragazza. Un po’ indispettita dalla sua ilarità, Kagome, girò lo sguardo dall’altro lato, notando un paio di bambini vicino alla strada che giocavano.

Inuyasha vedendo il comportamento della ragazza, non poté evitare di intenerirsi, appoggiò la sua coppetta sulla panchina, prese il braccio di Kagome e la voltò nella sua direzione, con l’altra mano le prese, delicatamente, la guancia destra. Sfiorò la macchiolina azzurra con le labbra, poi, piano avvicinò le labbra alla sua bocca e la sfiorò, leggermente.

Il cono che, la giovane, aveva preso si stava lentamente sciogliendo sulla mano che teneva appoggiata alla spalla del ragazzo.

 

La ragazza viene portata d’urgenza all’ospedale più vicino, è grave. Trauma cranico aggravato da trauma toracico seguito da lesioni interne. Ha diverse ferite causate dalla rottura del parabrezza dell’auto. Perde molto sangue.

 

“Per sempre questo istante si fermerà,

nessuno potrà farlo continuare.

Ma in fondo, non voglio che qualcuno,

chiunque,

mi salvi.”

 

Il bacio dura qualche secondo, uno sfioramento timido e impacciato, ma indescrivibile. Il primo bacio di Kagome è stato perfetto, qualche sgocciolamento sulla mano, ma, le labbra calde di Inuyasha l’hanno fatta viaggiare lontano da lì in un altro posto più accogliente.

Niente rumori, niente distrazioni o pensieri di troppo.

Solo loro due e un bacio perfetto.

 

La ragazza non è cosciente, l’hanno intubata per permetterle di respirare più agevolmente.

 

“Mi prende con forza il freddo sentore di qualcosa

di inconcepibile, qualcosa difficile da spiegare,

qualcosa di infinitamente lontano

eppure così vicino.”

 

Si è fatto tardi, Kagome deve ritornare a casa ormai è buio. Inuyasha insiste per accompagnarla ma, stavolta, è la mora a vincere; e il ragazzo, seppur controvoglia, la lascia andare da sola.

Svolta l’angolo per incamminarsi nella direzione di casa sua, ripensa al bacio e si chiede se non sia stato troppo impulsivo nel darglielo, ma, quella moretta è una ragazza incantevole e voleva farglielo capire. Non ha idea del perché proprio oggi.

Ma il 10 novembre lo ispirava.

 

L’adolescente sembra stabile e viene messa in una stanza, per permetterle di riposare.

 

“La morte mi avvolge,

mi prende e mi strappa dalla realtà…

da te.”

 

Inuyasha è ormai arrivato a casa, quando sente il telefono vibrare nella giacca di pelle. È casa Higurashi. Possibile che fosse già arrivata? La comunicazione è veloce, troppo veloce, secca, troppo secca, brutta, troppo… brutta.

È il fratello di Kagome, la sua Kagome, che gli parla, in lacrime, crede di non capire, spera di non capire. Gli dice che Kagome è all’ospedale, che sua mamma è già in viaggio e che lui non sapeva chi chiamare. Lo ringrazia, non sa come gli è uscita la parola “Grazie” ma la dice, contemporaneamente si volta e lascia cadere il suo telefono, il suo bel telefono d’ultima generazione, in terra. A Kagome piaceva il suo cellulare ed egli aveva deciso di regalarglielo. Ora pensa se potrà mai più vederla.

 

Kagome non capisce bene dove si trova, non è in strada, non è a casa. Ha un gran mal di testa e una forte nausea. L’unica cosa che ricorda è quel meraviglioso bacio. Unico e spettacolare. E ritorna nel luogo di pace in cui si è ritrovata quel pomeriggio, ma è diverso, ora è più freddo.

“Ci sarà una finestra aperta” pensa.

“Ma nell’eternità di quell’unico Istante ripenso

Al momento che non potrà più tornare,

a quell’incontro e al primo bacio,

l’ultimo della mia vita.”

Corre. Inuyasha corre, non gli importa della gente, del traffico, di quello che calpesta o travolge. Lui corre. Veloce. Contro il tempo. Per poterla rivedere. Per capire in che stato è.

Finalmente arriva.

La reception, cerca di mettere in ordine le idee, di formulare una frase che possa dire alla signorina dietro il banco. Le arriva di fronte, senza pensarci le guarda le mani. Ha un anello. Lo stesso che porta Kagome… o forse no?

Vede la sua ragazza ovunque. È in preda al panico e il respiro è affannoso. La segretaria lo nota e cerca di farlo calmare chiedendogli la sua identità.

Inuyasha mente, sa che solo i parenti possono ottenere informazioni.

“Sono Sota Higurashi” non sa come fa a ricordarsi il nome del fratello di Kagome ma, ce la fa. Questo e altro per quel sorriso. “Mia sorella… ha avuto un… incidente”

Quanto gli costa dire quella parola? Non lo sa nemmeno lui.

“Si, capisco ma, vede, sua sorella è in gravi condizioni. Non so se potrà vederla…”

Le parole della segretaria si spengono al suono di “gravi condizioni” che cosa significa?

“La prego, mi dica il piano e il numero della stanza… per favore”

Non sa come ha fatto a strappare questa informazione, saranno state le lacrime? Ma da quanto tempo sta piangendo?

Kagome è al secondo piano non prende nemmeno in considerazione l’idea dell’ascensore, troppo affollato, troppo lento, troppo...

Arriva alla stanza 10-11 Kagome è lì dietro. Mette una mano sulla maniglia. E ha un flash, lui davanti allo specchio, alcuni minuti prima di uscire per il suo appuntamento con lei.

 

La mora non capisce più nulla. La nausea è terribile, il cerchio alla testa la fa sentire come su una nave, un dondolio continuo. Sente il respiro affannoso. Ha corso? Non lo sa. Non sa più nulla.

Ancora una volta l’immagine di Inuyasha la viene a trovare.

 

Inuyasha ricorda il pensiero che aveva fatto davanti allo specchio

“Sai Kagome? So che forse è prematuro e che tu potresti spaventarti ma io sento di provare un forte legame nei tuoi confronti. Io credo di amarti, Kagome. Io…”

 

“Ti Amo”

 

“Ti Amo…”

“…e non ritornerò, mai più.”

 

Entra nella stanza, vede la ragazza, stesa su un letto candido, le fasciature, i fili ovunque, i capelli neri che risaltano sul cuscino bianco. Pare addormentata. Vorrebbe abbracciarla.

Sente un soffio, flebile appena udibile “Inuyasha”.  

Le lacrime sgorgano più veloci dai suoi occhi ambrati. Kagome li adorava, diceva che avevano un colore particolare e meraviglioso. Ora sanno solo piangere.

Un suono fastidioso e continuo e un vociare improvviso, seguito da spintoni e una voce gentile che dice “Aspetti qui fuori, la prego” lo risvegliano dallo stato di trance in cui è caduto.

 

Il giovane si risveglia. È tardi. Non capisce bene dove si trova e gli pare un sogno tutta la giornata, cerca di ricordare, ma tutto diventa reale quando, alla mente, torna vivido il ricordo di una ragazza, la sua ragazza, stesa su un letto, un qualsiasi letto, esanime.

Si alza gli occhi sono appannati, ma non importa. Vuole capire dove si trova.

Esce dalla stanza e si ritrova in un corridoio.

Il corridoio di casa Higurashi.

Vede Mizuno, la mamma di lei, seduta sul divano, sembra aspettarlo. Si siede accanto alla donna, così simile alla figlia. Non servono parole, il dolore coglie entrambi ed è di nuovo l’oblio per il ragazzo.

 

 

Due settimane dopo…

 

Fiori. Tanti, tanti fiori. Inuyasha si domanda perché tutta quella gente ha portato tutti quei fiori,a lei neanche piacevano.

Sono una ventina in tutto tra parenti e amici. Tutti in nero e tutti con un fazzoletto in mano.

Lui no.

Il ragazzo non riesce più a versare lacrime. Guarda la piccola bara che contiene il corpo di Kagome e, ancora una volta, una parte recondita del suo animo vorrebbe prendere il corpo che vi è all’interno e scuoterlo nella speranza di rivedere quel sorriso. Ma si trattiene e, per l’ennesima volta, in quel giorno uggioso, stringe i pugni, stropicciando, di nuovo la lettera che tiene stretta.

Non voleva portare a lei un qualcosa che non le piacesse, un qualcosa di comune e freddo come può esserlo un mazzo di fiori. No, voleva portare un qualcosa che solo loro due potessero capire.

Nella “lettera” non vi è nulla di particolare, appena qualche rigo buttato giù velocemente e scritto male, per giunta; non vi sono dichiarazioni o grandi discorsi pomposi riguardanti l’amore; non vi è neppure la più tenera traccia di romanticismo.

Nulla di tutto ciò, una semplice richiesta, una delle più banali e scontate, di quelle che si dicono a voce, alle volte.

 

“Ti va un gelato, oggi pomeriggio?”

 

Semplice, lineare pare deciso ma quanto ci ha pensato prima di convincersi a darglielo?

 

“Sì, grazie. Mi farebbe molto piacere!”

 

Concisa pare sbrigativa, ma quanto si è impegnata per trattenersi e non saltare sulla sedia?

 

Ecco, la bara è scesa del tutto. I primi doni vengono gettati su di essa.  Inuyasha è l’ultimo. Getta il bigliettino, ma non il ricordo. Quel magnifico e tremendo pomeriggio lo accompagnerà per tutta la vita. Ma non può annullarsi, anche se contro voglia sa che prima o poi dovrà vivere, glielo deve.

Il suo sorriso era vita, non vuole che diventi la sua morte.

 

 



  
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