Anime & Manga > Twin Princess
Ricorda la storia  |      
Autore: Rein94    11/11/2009    4 recensioni
Pioveva, pioveva a dirotto. Il rumore della pioggia che si infrangeva contro i vetri delle grandi finestre del salone da ballo era sovrastato dalla musica incessante e dalle risate sommesse degli invitati. Poi, all’improvviso, silenzio. Solo la pioggia, e l’attesa palpabile nell’aria. Una voce sopra i bisbigli curiosi che stavano ricominciando, persone che avanzano fra gli altri invitati, sorrisi. E dietro, nascosta da tutti gli altri, sotto una maschera che stava per sgretolarsi, una lacrima.
[Rein/Shade] ~ Post Manga ~
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hide and seek

Pioveva, pioveva a dirotto. Il rumore della pioggia che si infrangeva contro i vetri delle grandi finestre del salone da ballo era sovrastato dalla musica incessante e dalle risate sommesse degli invitati.  Poi, all’improvviso, silenzio. Solo la pioggia, e l’attesa palpabile nell’aria. Una voce sopra i bisbigli curiosi che stavano ricominciando, persone che avanzano fra gli altri invitati, sorrisi. E dietro, nascosta da tutti gli altri, sotto una maschera che stava per sgretolarsi, una lacrima.

La principessa aprì lentamente gli occhi e si coprì il viso con il braccio. Cercò di alzarsi e di appoggiarsi con il gomito sul letto, ma si sentiva la testa pesante e si stese di nuovo. Un sogno. Le sarebbe piaciuto poter chiamare la serata precedente in questo modo. Un sogno, o meglio un incubo.
Cercò di capire cosa voleva fare in quel momento. Piangere? Urlare?…No. Voleva correre. Correre il più lontano possibile, correre senza fermarsi e senza pensare a niente, correre fino a cadere a terra, esausta, in modo da confondere le lacrime col sudore e sporcarsi le mani della terra bagnata da quelle stesse lacrime, e sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene, anche se per poco, anche se per finta. Alzò lo sguardo sul grande specchio che occupava la parete di fronte al suo letto, e rimase imbambolata per qualche secondo. Il viso pallido, le occhiaie violacee, gli occhi spenti e vitrei…sembrava uno zombie; si sentiva uno zombie. Persino i capelli sembravano più sfibrati. Era come se avesse perso una parte importante di se stessa, come se stesse annegando in un abisso senza fondo dove continua a scendere ma dal quale non riusciva a risalire. Ma se stava annegando, perché non perdeva i sensi? Perché il dolore era vivido, forte, presente? Perché scandiva con precisione ogni battito incerto e debole del proprio cuore? Se stava annegando, perché continuava a resistere? Quanto ancora poteva sanguinare, quante lacrime doveva versare, prima che il proprio cuore smettesse di battere? Si alzò, tremante, e si avvicinò al suo grande armadio. Le vennero in mente le innumerevoli volte in cui, lì davanti, era stata ore ed ore per decidere cosa mettersi. Ricordava le sue mille emozioni diverse, le sue espressioni ansiose e colme di speranza. Ma nonostante ricordasse chiaramente ogni espressione del proprio viso ed ogni singolo vestito indossato, non ricordava com’era sentirsi in quel modo. Ricordava ogni volta in cui, impegnandosi, era riuscita a cavarsela. Era semplice, le bastava sorridere e crederci, ed era sicura che sarebbe andato tutto bene. Ora niente le sembrava sicuro; e ogni volta che ci pensava stava male  “È inutile, non ci riesco!” anche quella volta scosse violentemente la testa “Non riesco a ricordare cos’era che rendeva tutto così semplice, e luminoso, e bello…” Forse era perché era cresciuta. O forse era perché non vedeva più a colori; non c’erano più altre strade da prendere per ricominciare, niente da salvare. Aprì l’anta del guardaroba, e senza la minima esitazione prese il suo vestito più bello. Nessuna riflessione, nessun ripensamento, né ore spese ad accumulare cataste di vestiti provati. Non c’erano più colori, solo bianco e nero. Indossò il vestito con una lentezza esasperante, e si fermò di nuovo davanti allo specchio. Niente. Non riusciva a capire se quello che vedeva le piacesse o meno, ma non le importava, come tutto il resto. Aprì la porta della sua camera, e si voltò un’ultima volta a guardare l’interno. Il proprio letto sfatto, il cuscino per terra, le coperte attorcigliate. Non aveva proprio dormito quella notte. Accanto a quella confusione, innaturale per lei, c’era il letto della sorella, esattamente come era il giorno prima, e il giorno prima ancora, da quando lei se ne era andata. Forse c’era un lato positivo; almeno non l’avrebbe ossessionata continuando a chiederle cosa aveva. Ma di sicuro, se due giorni prima non fosse sparita per fare la sua comparsa “trionfale” al ballo della sera prima, lei sarebbe riuscita a dormire quella notte. Strinse la maniglia della porta, fino a farsi male. Ormai doveva farci l’abitudine,no? Chissà come aveva dormito quella notte, nella sua nuova casa con il suo promesso sposo… Magari non aveva una stanza. Magari loro erano stati tutta la sera sul tetto del palazzo a guardare le stelle, e quando lei rabbrividiva per il freddo lui la stringeva forte a sé. Magari si erano addormentati proprio così, abbracciati, con la luna e le stelle a dargli la loro benedizione. Sbatté la porta, e cominciò a correre. Il palazzo era insolitamente silenzioso, senza sua sorella. Ovvio; ora il regno del sole aveva perso la sua scintilla più luminosa. Chissà se sarebbe riuscito a resistere con un fuoco spento e gelido?
 Ecco, ora era fuori. L’aria fredda e umida del mattino sembravano volerle ricordare la pioggia del giorno prima, come a non volerle dare nemmeno una piccola e breve falsa speranza, come a volerle fissare bene quegli avvenimenti che avrebbe voluto dimenticare. Con un movimento rapido e semplice, afferrò la gonna con le mani per poter essere meno impacciata, e cominciò a correre. Sentiva il vento che la attraversava, fino a diventare parte di lei, fino a gelarle le ossa; sentiva il sole freddo che illuminava il suo viso disperato; sentiva la terra fangosa e molliccia sotto ai propri piedi. Correva, correva perché non conosceva altri modi per sfogarsi. Era quasi il momento finale, la parte che sicuramente le sarebbe piaciuta di più. Sentì le gambe tremare sotto al peso del proprio corpo, il suo respiro ansante, ma non si fermò. Non si fermò fino a che non cadde. Allora cominciò a piangere, e a raschiare con le unghie il terreno, finché il suo bellissimo vestito non divenne irriconoscibile, finché i lunghi capelli non furono sporchi di fango. Era stanca, sul serio. Ma la sua idea aveva funzionato. “E tanti cari saluti alla principessa perfetta” pensò, mentre nuove lacrime riempivano i suoi occhi “Se riesco a sporcarmi abbastanza da non riuscire più a trovare la mia regalità, se riesco a diventare una ragazza normale, come tante…potrò essere libera di provare questi sentimenti, libera dalle regole e dai sorrisi forzati?” Lo sapeva, sapeva che era inutile. Si stava comportando da stupida e da immatura e questo era un atteggiamento inammissibile per lei, per una principessa. Nonostante questo c’era un’ultima cosa che voleva fare come se stessa, e non come Principessa del Regno Solare.
Si alzò in piedi, e mentre il sole cominciava a sbiadire di nuovo, lasciando il posto a nuove nuvole, si avviò verso casa.
Entrò dentro al palazzo, e si ritrovò subito Camelot appresso “Principessa Rein! Dove eravate sparita! Ero così in pena, non fatemi mai più una cosa simile!” Sembrò accorgersi all’improvviso delle condizioni della ragazza, e sbiancò in volto “P-principessa Rein! Ma come vi siete ridotta?” la ragazza non era in vena di spiegazioni “Camelot, fa preparare una mongolfiera. Parto per il Regno della Luna.” La donna continuava a non capire “Ma…ma come! Così all’improvviso? E poi non è il caso che si faccia un bagno prima? E poi sta per piovere, è pericoloso uscire in mon…” Ma Rein non la stava nemmeno ascoltando, e continuò a camminare fino alla propria camera. Si mise in ginocchio davanti al proprio comodino, e dal cassetto più basso estrasse un piccolo scrigno. Premette il pulsante al centro, e lo scrigno si aprì in un lampo di luce. “Ciao Principessa Rein!” la piccola creatura si guardò intorno per qualche istante “Ma…la principessa Fine dov’è?” Rein cercò di stare calma, ma sentir parlare di sua sorella le faceva provare una sensazione mista di rabbia e nostalgia. “Fine è andata a vivere nel palazzo del Regno della Luna…” Poomo sembrava piuttosto confuso “Nel palazzo della luna? E perché scusa? Si, è vero che sono rimasto a dormire nel mio scrigno per un bel po’ ma…mi sono perso qualcosa?” Rein scosse lievemente la testa “Niente di che, Fine e Shade si sposeranno a breve…” Non fece in tempo a finire la frase, perché Poomo la interruppe “Che cosa? Ma non era fidanzata con il principe Bright? Non erano innamoratissimi fino a…” sembrò riflettere su quanto tempo era passato “…fino ad appena una settimana fa!” Rein abbassò lo sguardo, a dirla tutta era più confusa di lui “Lo so Poomo, ma cosa posso dirti? I sentimenti cambiano, no?” Poomo non sembrava convinto “Si ma…in una settimana hanno deciso di sposarsi? E Bright come c’è rimasto?” la ragazza scosse la testa “Non lo so. Non l’ho più visto…a dire il vero non l’ho visto nemmeno la sera del ballo…” pensare al ballo le fece tornare in mente il motivo per cui aveva svegliato Poomo “Senti Poomo, devi portarmi subito nel regno della luna!” Poomo guardò gli occhi di Rein “Principessa…da quando…sei innamorata del Principe Shade?” Rein arrossì di colpo e distolse lo sguardo triste e ferito da Poomo, che ormai rappresentava la sua ultima speranza. Lui sembrò capire quanto realmente stava male la ragazza, e le sorrise incoraggiante “Stai tranquilla Principessa…ti porterò subito nel Regno della Luna” lei sorrise, sollevata, e in un lampo di luce la propria stanza sparì da davanti ai suoi occhi.
Il cielo era coperto di nuvole, stava per arrivare un temporale, ma il palazzo del Regno della Luna sembrava ugualmente splendido, serafico, come avvolto in una quiete magica. Lei si avvicinò al grande portone d’ingresso del palazzo, sorvegliato da due uomini robusti e dallo sguardo severo “Io…vorrei vedere il principe Shade” Uno dei due le si avvicinò “Chi sei tu? Perché vuoi vedere il principe?” Rein era evidentemente in imbarazzo “Ehm…Io…Sono la Principessa Rein del Regno del Sole” i due uomini si guardarono e scoppiarono a ridere “Tu?! Una principessa? Ma non farmi ridere! Così, coperta di fango…chi credi di ingannare?” Ecco, perfetto. Praticamente la sua idea brillante le si era rivoltata contro. “La prego, io sono sul serio la principessa Rein!” ma non la prendevano nemmeno in considerazione. Provò a girare lì intorno per cercare un altro modo di entrare, ma non riusciva a trovare entrate senza guardie. L’unico modo per entrare nel palazzo sarebbe stato…no, era troppo pericoloso, quasi un suicidio…e poi se l’avessero scoperta sarebbe finita male…Si riscosse da quei pensieri e cominciò ad dirigersi, attenta a non farsi vedere, verso il lato est del palazzo. Cominciò a piovere, prima piano e poi sempre più forte, mentre la principessa aveva raggiunto la sua destinazione e guardava un po’ indecisa la grande finestra a circa due metri d’altezza. Poomo aveva raggiunto Rein, e intimorito chiese “Ehm…principessa Rein? Cosa  hai intenzione di fare?” Lei strappò con forza una gran parte del suo lungo abito, e annuì decisa “Bè, ma è semplice. Qui ci sono molte incavature nella parete... e questa pianta rampicante sembra abbastanza robusta…” Poomo sentì il sangue gelarsi nelle vene “Non…non stai dicendo sul serio, vero?” ma lei aveva già incominciato, tremante per la paura, ad arrampicarsi. Poomo all’improvviso cominciò ad agitarsi “Aspetta Principessa…non c’è bisogno…io posso” non riusciva quasi a parlare, e comunque Rein non lo stava ascoltando. La pioggia continuava a scendere, lavando via il fango che la ragazza aveva addosso, ma rendendo anche la parete estremamente scivolosa. “Principessa! Ascoltami! Ti farai male! Posso usare il teletrasporto!” Si udì un forte rumore di passi; qualcuno si stava avvicinando. “Oh no! Le guardie!” pensò subito la principessa, e cercò di salire ancora più in alto per mettersi al sicuro “Principessa Rein!” Lei si voltò di scatto “Insomma Poomo, lasciami in…” ma chi l’aveva appena chiamata non era Poomo, e la principessa rimase così stupita da allentare la presa sulla sporgenza della parete, quel tanto che bastava per farla scivolare e cadere. “Morirò, me lo sento. Questa volta morirò di sicuro.” Ripensò allo sguardo stupito e preoccupato del principe quando l’aveva vista. Era bello, incredibilmente bello. I suoi occhi erano così profondi, accesi, e magici…Sentiva che stava per schiantarsi contro il terreno “Ci siamo, è la fine” e si fermò. Aprì gli occhi lentamente, spaventata da quello che avrebbe potuto vedere. Occhi. Magnifici occhi che la scrutavano preoccupati e speranzosi, occhi che in quel momento erano solo per lei. Era vicino; tanto, troppo perché lei riuscisse a ragionare lucidamente. Era così vicino che i loro capelli si sfiorarono, così vicino che sarebbe bastato poco per…No! Lui era il futuro sposo di sua sorella! Ma il calore che sentiva in quel momento era così bello, così…così vivo. “Principessa Rein…” parlava lentamente, come se fosse distratto da qualcosa, come se non riuscisse a concentrarsi “Cosa stavi facendo?” La principessa capì che l’incanto della favola finiva lì, nel momento di fare i conti con la realtà. Era agitata, aveva paura di combinare qualche disastro…cos’era che aveva di così importante da dirgli? Era così importante da poter spezzare quel momento magico? Si, lo era. Era decisamente più importante di qualsiasi altra cosa. Prese un respiro, e parlò “Shade tu…” sembrava che le parole avessero paura di uscire “…sei uno stupido!” lui assunse un’espressione incredula e divertita, e quando lei cominciò a divincolarsi per liberarsi dalle braccia del principe che ancora la sorreggevano e la tenevano stretta, la lasciò fare.
“Tu…tu…insomma! Sei sempre stato gentile con me, e mi dicevi che eri innamorato di me e che non ti importava se non ti ricambiavo, perché non ti saresti arreso…” era arrabbiata, arrabbiata e delusa; ma riusciva a parlare, riusciva a sfogare tutto quello che si era tenuta dentro per troppo tempo “E tutti questi anni, anche se non ci dicevamo niente, anche se il nostro era solo un susseguirsi di sguardi io credevo…io ho sempre creduto che…” si rendeva conto che stava parlando in modo totalmente incomprensibile, ma non riusciva a fermarsi “E invece l’altra sera…tu…e lei…io…io mi sono sentita così stupida!” parlava con voce rotta dal pianto “Tutto questo tempo io…mi ero illusa… io ero convinta…” si stava leggermente calmando mentre pronunciava quelle parole “…e tutta la notte io…non ho fatto che piangere e immaginare la luna e le stelle, e voi due…e tu che le sussurravi all’orecchio tante cose bellissime, e lei felice e rassicurata che ti abbracciava, e avrei tanto voluto essere al suo posto…” ripensare a quelle scene le fece provare una fitta al cuore, forte e straziante “…e ho sentito male, tanto male, e avrei voluto urlare ma non avevo la voce per farlo, e volevo parlare ma non conoscevo le parole…” fece una breve pausa e alzò timidamente lo sguardo “…Però ora…ho capito quello che volevo dirti, Shade…non come Principessa del Regno Solare, ma come Rein…io…” alzò leggermente la voce; doveva dirlo in quel momento o mai più “IO TI A…” e le sue labbra si chiusero in un bacio, dolce ma forte, magico ma vero, straordinariamente vero. Quando il bacio finì, Rein non riusciva a parlare, ansimava pesantemente e guardava Shade speranzosa ma timorosa. Lui sorrise, era un sorriso soddisfatto, ironico, strafottente e…felice, incredibilmente felice. “Insomma, tu…mi hai proprio fatto aspettare!” Lei lo guardò interrogativa. Shade si riavviò i capelli con la mano, era evidentemente in imbarazzo “Ecco…è solo che tu…mi piacevi così tanto! E credevo che tu mi odiassi, e così io…ne ho parlato con Fine e a lei è venuta quest’idea…Bright non era molto d’accordo, ma alla fine ci ha lasciati fare e …” Rein chiuse gli occhi per focalizzare meglio la questione “Aspetta un attimo” le girava la testa “Di cosa stai parlando?” Shade abbassò lo sguardo “Ti prego, non arrabbiarti! Io volevo solo che tu ti accorgessi di me!” Arrabbiarsi? Era…arrabbiata? Non lo sapeva…si sentiva così… “Fammi capire bene…quindi tu…non stai per sposarti con Fine?” Il principe alzò lo sguardo di scatto, con un’espressione sincera e decisa stampata in volto “Certo che no! Non potrei mai volere nessun’altra all’infuori di te!” Rein rimase immobile, senza alcuna reazione. “Lo sapevo, sei arrabbiata. E hai ragione, io sono solo uno stupido e mi sono comportato male e non ti merito, ma io ti amo! Sul serio!” La ragazza cominciò a ridere, era un risolino basso e lieve, quasi da brividi. “Rein…? Così mi fai paura…” La risata crebbe sempre di più, accompagnata da lacrime copiose. “Rein, sul serio…stai bene?” Lei non riusciva nemmeno a parlare “Sono…sono… troppo felice!” Continuava a ridere e a piangere di gioia, e in uno slancio inaspettato abbracciò il principe “Ti amo, Shade!” E, mentre la pioggia si faceva meno insistente, si baciarono.

“Uffa, perché non ci fermiamo un po’? Sono stanco di ballare!” Lei sorrise maliziosa e scosse la testa “Insomma, Shade, sei proprio impossibile! Poi, se ora mi lasci qui in mezzo alla pista da ballo, potrei anche pensare che mi stai abbandonando, sai? Dopo la tua crudeltà nell’ingannarmi, ora questo…” Lui la guardò seccato “Quanto hai intenzione di andare avanti  rinfacciarmi questa storia? Tanto lo so che mi hai perdonato sai?” Lei rise di nuovo “Bè, ma si fa presto a cambiare idea…non credi anche tu? E poi ballare è così divertente!” Lui sospirò rassegnato “Ok, ok. Dopotutto te lo devo, questa è la nostra serata!”. Poi, la musica cessò e, come la volta precedente, una voce si alzò sulle altre per fare un annuncio. Passi tremanti e felici avanzarono sugli altri e andarono al centro della sala. Sorrisi, tanti sorrisi. Poi un sussurro “Guarda che appena abbiamo finito si ricomincia a ballare…” Shade, che ormai pensava di essersi salvato, sembrava sconvolto “Cosa? Ma perché?!” Lei incrociò le braccia al petto con aria di chi non ammette repliche “Sai cosa? Se non ti comporti bene potrei anche lasciarti sull’altare sai?” In un gesto fulmineo lui l’afferrò prontamente per la vita e la fece volteggiare in aria “Non oseresti, non puoi vivere senza di me!” Si sentiva libera, viva, felice “Senti chi parla, signor – ho fatto tutto questo solo perché tu ti accorgessi di me – ” Lui eliminò la distanza fra i loro visi “E allora per punizione ti bacio” Rein sorrise maliziosa “Hmm…credo che farò la cattiva più spesso se è questa la tua reazione…” si baciarono di nuovo “Tranquilla, sarò felice di punirti ogni volta che sarà necessario” Poi di nuovo musica, bisbigli, sorrisi.
 E, a suggellare il loro amore, un bacio.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: Rein94