Bruciava Parigi, scardinata dall’alveo morbido del suo fiume come una porta divelta dalla sua cornice da un uragano troppo potente, ribolliva l’acqua torbida della Senna, disorientata dalla rottura dei suoi argini, e annegata dai corpi che si gettavano tra le sue acque in cerca di scampo. Bruciavano le case degli Uomini, consumate dalla furia di quella guerra tra bestie che divorava la terra; bruciavano i corpi indistruttibili dei Methuselah, consumati dal nettare d’argento stillato nelle loro bocche. Bruciava il corpo immobile, privo di sensi, del loro comandante, crocifisso sul metallo ritorto della Tour Eiffel dalla sua stessa vanità, dalla sua stessa ferocia e dal castigo esemplare che le palme delle mani della Santa gli avevano amministrato, macchiandosi a loro volta del peccato. Bruciava la Torre avvolta dalle esalazioni venefiche del suo ferro e del suo piombo trasformati in vapore dalla fiamma abbagliante che fuoriusciva dalle mani della Santa, mentre l’esercito guidato dai tre fratelli cercava inutilmente scampo riunendosi intorno all’unico dei loro generali ad essere rimasto in piedi, eppure….

Davanti alla maestosa potenza della creatura divina in cui Lilith si era finalmente abbassata a trasformarsi, davanti alle grida straziate dei suoi uomini ridotti a carcasse contorte dalla sua abbagliante energia, davanti alla terra che si sollevava in cielo, sublimata in nuvole di polvere…

...l’unica cosa che gli occhi fosforescenti di Seth riuscirono a mettere a fuoco in mezzo all’inferno che si era scatenato su quelli che i Terran chiamavano Champs Elysés - e quale luogo migliore per l’entrata in scena della divina, sibilarono come serpi i suoi neuroni sputando terra e digrignando i denti – tutto quello che riuscì a staccare dal fondo buio dell’Apocalisse artificiale che occupava tutto il suo campo visivo, tutto quello di cui le importò veramente trovandosi di fronte al preludio della loro inarginabile, devastante sconfitta….

…era l’azzurro splendido e regale delle sei ali che accompagnavano la calata dell’Angelo, Naia Sancta, l’effige luminosa di una divinità innata, ovvia fin dal principio.
Seth si riempì gli occhi fino a nausearsene della loro grazia soprannaturale, del loro planare prezioso, del loro blu di polvere di lapizlazzuli, e ad ogni metro che Lilith guadagnava, facendo a pezzi le sue truppe con lo stesso potere maledetto che aveva trasformato lei e i suoi fratelli in quelle creature ripugnanti, ogni metro che Lilith percorreva nel suo volo trionfale e maestoso, bella, splendida anche in mezzo ai miasmi del ventre squartato di quella battaglia che sembrava non dover aver fine, il senso di nausea si spandeva come un veleno ad effetto immediato lungo le sue vene, le sue braccia tramutate in forconi infernali, le sue fauci di bestia eternamente affamata, fino alle punte frementi delle sue grottesche ali di insetto mostruoso.

Così, quando Lilith si trovò di fronte a lei, decisa a farla riflettere sulla follia del loro tradimento e l’atrocità dei loro crimini, l’unica cosa che vide negli occhi spettrali di Seth era la rabbia feroce, selvaggia, incontrollabile di una bambina mai cresciuta, da sempre gelosa della sorella maggiore, tanto, troppo più bella di lei.