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Autore: _Aelite_    11/11/2009    8 recensioni
Si dicono tante bugie ai bambini piccoli; Takanori lo sapeva. E crescendo le aveva scoperte tutte, una a una. Anche lui gli aveva detto una bugia: una grande, grandissima bugia, per la quale non solo avrebbe dovuto odiarlo, ma anche smettere di amarlo. [Perché non ci riesci, allora?]
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Reita, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Withering to Death.

 

La stanza era bianca. Completamente bianca.
Senza odore. Senza colore. Senza calore. Senza qualsiasi cosa che potesse risultare umana.
Lo guardava con la morte nel cuore e riflessa negli occhi, steso su quel letto coperto da un lenzuolo bianco quasi fino a sotto il mento, l’unico rumore poco fastidioso era prodotto dalle goccioline che, a intervalli regolari, riempivano la flebo e gli consentivano di non sentire sete o fame.
Nemmeno i loro respiri rompevano il silenzio; la cosa più rumorosa in assoluto era il battito dei loro cuori, dei quali uno era monitorato e costantemente sorvegliato.
A prova di ciò, un insopportabile e regolare “bip” su un monitor nero a righine verdognole e in continuo movimento.
Era una cosa bella, se si muovevano, gli diceva sempre sua madre. Se si muovevano su e giù sempre allo stesso modo, voleva dire che tutto andava bene.
Nonostante tutto, nonostante le righine si alzassero regolarmente, nulla andava bene.
Sua mamma gli aveva mentito.
Si dicono tante bugie ai bambini piccoli; Takanori lo sapeva. E crescendo le aveva scoperte tutte, una a una.
La fatina dei denti non esisteva, gli spiriti volpe non esistevano, i bambini non venivano al mondo tramite le api, le cicogne o addirittura le foglie di cavolo.
Quel giorno aveva scoperto l’ennesima verità. Sebbene quella macchina dicesse che si, il cuore di quella persona batteva, lei si spegneva comunque.
Chi ha stabilito che una piccola, innocente bugia non può essere vera? Avrebbe tanto voluto saperlo.
Fissava il tubo trasparente del respiratore infilato nel naso della persona che amava. Lo aveva sempre pensato...senza quella fascetta era divino.
Anche lui gli aveva detto una bugia: una grande, grandissima bugia, per la quale non solo avrebbe dovuto odiarlo, ma anche smettere di amarlo.

[Perché non ci riesci, allora?]

 

 Non sapeva perché non ci riusciva. Avrebbe dovuto, ma non ne aveva cuore; se sentiva il suo uomo fare un respiro più profondo degli altri, aveva pensieri solo per lui; se lo vedeva socchiudere gli occhi, arrossati e cerchiati dalla malattia, lui li guardava, catturando la sfumatura dorata nelle sue iridi scure; se gli rivolgeva un debole sorriso, lui ricambiava allo stesso modo cercando anche la sua mano sotto il lenzuolo e stringendola appena.
Era riuscito a nascondere tutto per dieci interminabili mesi. La malattia lo consumava a poco a poco, ma lui riusciva a nascondere tutto dietro a una maschera perfetta, fatta di sorrisi, stronzate, notti d’amore e giorni spesi in allegria con la costante della musica, loro amica e compagna di vita. Ryo gli aveva nascosto il suo male, donandogli invece amore incondizionato. Ryo gli aveva mentito, senza mai privarlo della verità.

Certe cose le sa fare solo lui, pensò in quel momento Takanori.

In quel momento aveva gli occhi aperti e stanchi; nonostante la morfina gli permettesse di lenire temporaneamente il dolore, non fermava allo stesso modo il decorso ormai terminale della malattia.
“Cresce dentro di te. Ti uccide. Una nota stonata.” Gliel’aveva detto così, senza piangere o sorridere, con un tono di voce neutro leggermente rassegnato, ma senza nessun rimpianto a segnargli l’espressione. Ryo era sicuro di sé.

 

[Non la pensavi così, quel giorno...non mi avevi detto che una nota stonata uccide.]

 

Avrebbe dovuto odiarlo.

Avrebbe dovuto odiarlo mentre il suo amato gli sussurrava che lo amava.

Avrebbe dovuto odiarlo quando posò le labbra sulle sue, quasi immobili.

Avrebbe dovuto odiarlo quando quella lacrima che cadeva dai suoi occhi si mescolò alla sua.

Avrebbe dovuto odiarlo, mentre lo lasciava da solo.

Avrebbe dovuto odiarlo mentre moriva. Mentre gli infermieri toglievano le apparecchiature. Mentre il medico stabiliva l’ora del decesso.

Avrebbe dovuto.

 

[Ti ameranno anche gli angeli.]

 

 

*Owari*

 

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Dunque...Nessuna pretesa. Ho semplicemente perso una scommessa. ^^
Succede. u.u
Il titolo è tratto dall'omonimo album dei Dir En Grey, ed è stato conferito da Shizuka, Okuchan.

Questa storia è dedicata a lei. <3

Non c'è altro. ^^

Aelite|Eleonora.

  
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