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Autore: ballerinaclassica    12/11/2009    3 recensioni
Lui non aveva mai dato tanto peso all'opinione altrui. Lui si era sempre limitato a raccogliere i suoi bambini e a dargli una vita oltre la collina.
Viveva nel suo mondo e lo curava, crescendolo nel migliore dei modi, provando a renderlo quello giusto.
[...] Mano a mano il Barone Kelvin aveva imparato a capire quel fiore.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Barone Kelvin, Ciel
Retina.






 Lui non aveva mai dato tanto peso all'opinione altrui. Lui si era sempre limitato a raccogliere i suoi bambini e a dargli una vita oltre la collina.
Viveva nel suo mondo e lo curava, crescendolo nel migliore dei modi, provando a renderlo quello giusto.
Li trovava per le strade dell'Inghilterra, tutti quei piccoli sudditi, li vestiva, li nutriva e gli dava delle braccia e delle gambe. Gli dava delle mani e talvolta riusciva anche a vederli sorridere.
Sinceramente.
Il Barone Kelvin soleva assegnare anche un nome ad ognuno di loro, in base alle loro qualità.
Joker non ne aveva mai avuto uno, prima di conoscerlo. Dagger nemmeno, però se la cavava coi pugnali. Beast era una ragazza indomabile, Doll un bambino vivace ed efebico. E comunque loro volevano una sorellina.
Dunque, li portava con sé, salvandoli da un triste destino. Un po' come aveva fatto Noé con gli animali.
Il Barone Kelvin aveva costruito un'arca oltre la collina e lì li aveva rinchiusi, proteggendoli dall'Inghilterra e dai suoi mali.
   Sapeva bene, però, che alla sua collezione mancava ancora il pezzo più bello.
Lui non aveva mai dato tanto peso all'opinione altri. Lui portava i suoi bambini oltre la collina, il suo compito cominciava e finiva in quel posto.
C'era un bambino, comunque, che da lui era ancora troppo lontano.
Era una persona speciale, ma non come le altre. Aveva capito: era una di quelle persone speciali che potevano essere toccate solo da persone altrettanto speciali.

In quel momento, qualcosa dentro di lui cambiò.

   Ciel Phantomhive era stato nascosto dietro la schiena del Conte per tutta la sera. Il Barone Kelvin aveva dovuto sporgersi un po' per guardarlo, ma era comunque riuscito a vederlo. Era cagionevole di salute ed era guarito da poco da un'altra malattia, però Ciel emanava davvero una fioca luce.

Nella notte buia, era come la silenziosa luna crescente che volava nel cielo.

Lo aveva trovato immediatamente un bambino bellissimo, degno di tutte le attenzioni di un padre.
Poi un giorno Joker gli aveva portato una notizia orribile.
   Il Barone Kelvin voleva toccare Ciel, voleva raggiungere quella luna.
Allora aveva deciso di cambiare, di diventare abbastanza bello per poter stare accanto a lui ed esserne fiero. Voleva diventare speciale come le persone attorno al Conte e a suo figlio, voleva quell'affascinante velo di mistero anche su di sé.
Avrebbe avuto un aspetto migliore. Non gli importava che la sua vecchia moglie decidesse poi di lasciarlo. Non gli importava di abbandonare alle spalle i suoi vecchi ideali.
Voleva una pelle bianca e di porcellana, come fosse stata quella di una bambola, occhi grandi come diamanti, un corpo giovane!
Voleva tutte quelle cose, solo per toccare le persone speciali.
Poi però Joker gli aveva detto che erano tutti morti, che erano stati assassinati.
Il Barone Kelvin aveva perso un po' la luna, un po' l'orientamento. Era costretto in un letto, non poteva nemmeno capire come, cosa, dove,
perché proprio loro.
Quando Ciel però era riapparso, miracolosamente vivo, forse dovette darsi dello stupido.
C'erano delle spine a proteggere il nuovo, giovane Conte. Pungenti e dolorose sui polpastrelli.

Sotto gli splendidi fiori c'erano le spine! Lui non poteva non innamorarsi di ciò che si nascondeva sotto la rosa!
Anche lui sarebbe stato avvolto da splendide spine! E sarebbe diventato un fiore malvagio, sicuramente!

   Mano a mano il Barone Kelvin aveva imparato a capire quel fiore.
Quella rosa era strana, forse troppo bella. La osservava a lungo, mettendola a fuoco per bene ed escludendo tutto il resto.
Era come se i suoi occhi diventassero l'obiettivo di una macchina fotografica, sapevano concentrarsi solo sulla rosa.
Lui stava fotografando qualcosa di veramente bellissimo.
Gli occhi di Ciel Phantomhive se ne stavano nascosti tra i capelli, uno invisibile, l'altro ed emanare una luce dai riflessi tristi. Se ne stavano nascosti tra gli alberi ed osservavano il paesaggio tutto intorno.
Gli occhi di Ciel gli piacevano davvero molto, quasi quasi li avrebbe voluti per sé.
Le labbra, invece, non disperdevano mai troppi sorrisi. Erano un po' come un prato mosso dal vento, se fosse stato per lui sarebbe rimasto immobile per sempre.
Pensandoci bene, gli piaceva tutto di Ciel Phantomhive. E non vedeva l'ora di averlo solo per sé.
Gli avrebbe regalato un'altra delle loro notti, lo avrebbe sacrificato di nuovo, magari. A lui era dispiaciuto davvero molto non poter partecipare ad una
festa del genere.
La macchina fotografica indietreggiava ancora di qualche metro. L'obiettivo si concentrava sul contenuto e poi metteva a fuoco anche i contorni. Li definiva per bene, per capirne la forma.
La bellissima rosa, la luna, il prato erano circondati da un paesaggio splendido.
Uno ad uno, però, andavano poi ad accostarsi ai contorni del quadro.
Ciel Phantomhive non era poi così perfetto, questo il barone lo sapeva. C'erano le spine a proteggerlo.
Era come guardare attraverso una finestra, muovere un passo indietro e vedere poi le mura.
Erano grigie, erano logore, erano talmente tanto
sporche che nessuno avrebbe mai osato avvicinarsi. Erano piene di crepe, ma erano state perfettamente riempite e nascoste, forse.
Era normale, per chi lavorava in casa Phantomhive, saper fare una cosa del genere.
Ciel Phantomhive, insomma, altro non era che una bellissima menzogna, probabilmente. Lui era il cane da guardia della regina.
La macchina fotografica, dunque, aveva allargato l'obiettivo. Lo spettatore aveva fatto un passo indietro e si era allontanato dalla finestra.
Il Barone Kelvin, comunque, continuava ad essere affascinato dal giovane Conte, forse anche più di prima.
Era come vivere l'ennesima illusione, quella più bella. Era come riuscire a capire qualcosa in più di quel mistero, come se adesso potesse avvicinarsi di qualche passo ad una persona così speciale.
Anche quando era tornato dalla morte – e soprattutto in quel momento – Ciel Phantomhive gli era apparso così perfetto da potersi definire
irreale.
Torturava i suoi sogni, le sue fantasie. Ciel Phantomhive aveva un potere più grande su di lui rispetto a quello che riusciva ad esercitare su molte altre persone.
Il Barone Kelvin era rimasto affascinato da quel paesaggio, ma più di ogni cosa lo avevano colpito le mura piene di crepe. Voleva essere guardato così anche lui un giorno, essere osservato attraverso una macchina fotografica, essere visto attraverso una finestra, senza difetti, solo con quel velo di mistero che continuava a piacergli troppo. Gli piaceva come nient'altro.
Ora il Barone Kelvin moriva però, ucciso dalle stesse mani – piedi – di Ciel Phantomhive.
Lui non aveva supplicato nessun demone affinché lo uccidesse, a differenza degli altri.
Eppure, continuava ad adorarlo ancora adesso, ad osservarlo mentre se ne stava in piedi davanti a lui, con la pistola in mano ed uno sguardo che rasentava la follia.
Ciononostante, adesso del paesaggio vedeva le cose migliori. E lui non ci assomigliava affatto, però aveva potuto scorgerlo per bene.
Adesso chiudeva gli occhi, i contorni delle mura sparivano, le crepe si sfocavano, l'erba perdeva di colore.
Joker non veniva più chiamato da nessuno, Dagger non aveva pugnali da lanciare, Beast era stata intrappolata e magari Doll stava piangendo. Uno ad uno, il Barone Kelvin li vedeva tutti cadere nella sua mente, uccisi da Ciel Phantomhive.
La cosa non sembrava però dispiacergli granché. Lui si era innamorato di quella rosa. L'aveva vista, le aveva parlato, l'aveva toccata.
Il Barone Kelvin era stato punto spesso da quelle spine, solo che questa volta le ferite erano troppo profonde.




Questa FanFiction è stata scritta per la Criticombola, con Prompt 90, uno scorcio impossibile.

[Link dell'immagine: http://pics.livejournal.com/el_defe/pic/0005pwrc]

   
 
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