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Autore: Willow Whisper    13/11/2009    3 recensioni
Cos'è l'eternità quando ci si sente morti veramente?
Quando tutto, ogni singola cosa, ci appare inutile e priva di significato?
Si può vivere di soli ricordi? di sole false speranze? di menzogne e odii profondi?
Si può esistere senza qualcuno da amare?
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Volturi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Spodestando Aro♥' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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capitolo 15
¢αριтσℓσ 15 ~

Restai immobile pochi attimi, prima di voltarmi per tornare a fissarla.
Se ne stava ancora seduta lì, in quell’angolo lurido e buio, attendendo che le rispondessi. Sospirai e tornai al mio posto, sedendomi dove la luce della torcia ancora riusciva ad illuminare, con la schiena poggiata alla parete.
Questo mio gesto sembrò abbastanza per farle comprendere che non me ne sarei andato, che sarei rimasto ad ascoltare, poi iniziò a narrare, con la voce mano a mano più limpida, e lo sguardo perso in tempi e luoghi lontani.

-Nacqui a Micene nel 1358 a. C., quando la Grecia dava solo i primi segni di un grande splendore. La gente credeva in più dèi, gli uomini e le donne avevano compiti diversi gli uni dagli altri, si conosceva alla perfezione l’arte dei rituali e della composizione musicale, seppur fosse solo un principio di ciò che è adesso. Il mio nome era molto più complesso di ora, e forse è per questo che non lo ricordo tutto…ero la seconda di quattro figli, l’unica femmina. Odiavo la mia situazione, il fatto di dovermi sentire inferiore agli altri, come se non valessi nulla. Credo tu sappia bene, Marcus, che il rispetto per le donne si è raggiunto in tempi moderni…ma, comunque, come stavo dicendo, non sopportavo il fatto di essere quasi del tutto ignorata. La mia famiglia era abbastanza ricca, ma del benessere non m’interessava. Il mio sogno era quello di sentirmi libera, forte, di poter correre nei prati verdi o nei campi di grano senza il timore di sembrare una fanciulla troppo selvaggia, anzi, era proprio ciò che volevo, sentirmi diversa da tutte le altre…-.
Fece silenzio incrociando il mio sguardo, poi proseguì.
-…Mio padre era un commerciante, mia madre una donna come tante altre, con soltanto il dono di una bellezza fuori dal comune. I miei quattro fratelli si preparavano ad apprendere l’arte della guerra, ed anch’io mi sentito attratta dall’idea di saperne di più. Naturalmente non facevo parola a nessuno delle mie idee. Sarebbero parse troppo strane agli occhi e alle orecchie della gente, ma…una sera, al calare del sole, mentre ripercorrevo la strada di casa attraverso i campi, com’era mio solito, mi accorsi di un uomo, intento a seguirmi. Dentro ne ebbi il terrore, cominciai a dirmi che dovevo fuggire. Cosa poteva volere nei miei confronti? Le possibilità erano tante, ma la parte più ostinata di me si decise a non fare un passo più veloce degli altri, così continuai a camminare al solito modo-.
Stavolta smise di raccontare, forse persa in quel preciso ricordo, rivivendo l’attimo tetro in cui ognuno di noi da umano si era ritrovato ad essere la preda di una creatura troppo diversa da ciò che eravamo. Attesi paziente che ricominciasse e fui costretto a darle un leggero colpetto su un braccio quando mi resi conto che si era incantata a fissare il vuoto.
Sussultò, guardandomi, poi riprese, chiedendomi –Conosci il nome con cui venivamo chiamati noi vampiri in Grecia?-
-No. In latino eravamo lamia, oppure spectrum-.
Annuì tra sé, poi mi rispose –Per i greci il vampiro aveva solitamente l’aspetto di una donna, ma si sa…le credenze popolari spesso sono errate. Queste donne demoniache venivano chiamate empusa, abbacinavano gli uomini per poi ucciderli crudelmente…-
-Sì, ma questo cosa c’entra col tuo racconto?-
-Oh, niente. Volevo vedere se t’interessava davvero tornare al discorso iniziale-.
-Naturalmente. Sempre meglio che ascoltare le continue discussioni dei miei fratelli-.
-Sono così fastidiosi?- per un istante mi sembrò di sentirla ridere, e questo mi lasciò stupito.
Le risposi cercando di mantenere un tono controllato –Non immagini quanto-.














Angolino autrice

Capitolo quindici, miei cari/ mie care!!!
Allora, spiegamo per quale motivo il finale sia così stonato rispetto al resto del capitolo.
Ho pensato di non incentrarlo interamente sulla storia di Cleofe e farlo terminare con un piccolo scambio di battute tra lei e Marcus, per iniziare a far percepire un certo feeling. Ma, naturalmente, noi ci renderemo conto della scintilla finale prima ancora dei due protagonisti xD
Succede sempre così nelle storie fatte bene, sasa...
non intendo assolutamente farli innamorare con un semplice schiocco di dita, spiacente per voi. Questi due avranno tanto su cui riflettere man mano che scriverò <3
I due termini latini e quello greco si trovano rispettivamente sull'IL ed il GI (dizionari di lingua latina e greca). Unico dei tre termini a trovarsi su internet è anche Lamia. Non so perchè, ma nelle varie ricerche che feci anni prima non mi risultò la parola "spectrus" che si trova invece sull'IL, ma vabbè, cavoli miei xD
Spero comunque che avrete la pazienza di attendere il prossimo capitolo. Mi scuso anticipatamente se ci metterò troppo. Di questi tempi sono stata un pò male -febbre odiosa!- e il mio cervello è andate a farsi friggere...
Beh, ancora grazie tante a chi segue questa storia.
Cerco sempre di non deludere le aspettative, ma poi sta a voi dirmi se riesco o meno nell'intento.
Bacioni.
La vostra Sammy Cullen
   
 
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