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Autore: Shine     14/11/2009    3 recensioni
Spesso si ha la convinzione che il destino non esiste, perchè la vita è quasi sempre condizionata dalle nostre scelte. Tuttavia, esistono delle forze sovrannaturali che sono in grado di controllare determinate situazioni. Per esempio, in un'estate che si prospetta calda e afosa come sempre, può succedere qualcosa che modifichi l'esistenza di una diciottenne come tante. Può presentarsi un'occasione così improvvisa e di tale portata da sconvolgere le basi delle più profonde convinzioni umane. Perchè è solo il destino che ci fa sapere che esiste qualcos'altro, al di là del cielo...
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo bacio

13

Primo bacio

Uno zampillo. Una goccia lenta, una discesa lenta e serena. Un dolce rumore familiare. Cerchi concentrici, che s’ingrandiscono piano.

 Lizzy avrebbe detto che ero sempre la solita. Una ragazza un po’ svampita, con la testa fra le nuvole, che si arresta, nel bel mezzo di una tranquilla passeggiata, ad ammirare una goccia d’acqua che scorre su uno sperone di roccia, riversandosi in una piccola pozzanghera. Avrebbe detto che ero l’unica al mondo che potesse soffermarsi su una cosa del genere.

Sorrisi.

Era una teoria molto probabile, in realtà, ma non mi ero mai sentita così indifferente ai commenti che gli altri potevano fare su questa mia sorta di caratteristica particolare. Ero, infatti, molto più impegnata nel constatare quando il mio amore per Matt fosse simile a quel sottile zampillio d’acqua, che volteggiava armonicamente nell’aria, per poi distendersi pacatamente su quel sottile velo d’acqua. Quel grande sentimento che sentivamo l’uno per l’altra scatenava, a reazione, una serie di cerchi concentrici, che si ingrandivano sempre più, in un moto ritmico e continuo, ma mai uguale, mentre ogni attimo, ogni istante che scorreva, donava nuovo vigore a quei cerchi …

Non avevo mai percepito dentro di me una tale, esultante, inebriante felicità. Ma era un sentimento strano. Non era la solita, improvvisa gioia di breve durata, quella che esplode, come una scintilla, lasciandoti come ubriaca, a causa di una avvenimento particolarmente favorevole, ma non era nemmeno un’emozione ragionevolmente spiegabile, nata da un’attenta e profonda riflessione. Era solo, unicamente, inimitabilmente, felicità.

Era stata un’esperienza talmente nuova, intensa, assurda e allo stesso tempo splendida, così lontana dal mio piccolo universo di sogni, di piccole realtà, che non riuscivo a trovare le parole giuste per descriverla a me stessa.

I nostri corpi erano perfettamente coesi, come la nostra anima, legati da una fiamma inestinguibile, che aveva cominciato ad ardere fra di noi, da una corda di emozioni dai mille colori, da un nodo indissolubile …

Di tutte le fantasie che avevo potuto avere sull’amore, sia a livello fisico che emozionale, nulla era paragonabile alla nuova, fantastica verità, che si presentava ora ai miei occhi.

Ma rinunciai a cercare di spiegarla. Non le avrei reso giustizia.

Ripresi a camminare.

Nell’aria c’era una piacevole fragranza di pesco, mentre qualche rado fiore profumato, di sfumature rosate e candide, lasciava spazio a rigogliosi fiori arancio, che troneggiavano sui rami degli alberi, i quali protendevano dolcemente verso la strada, componendo un dipinto composto da un lungo viale ombreggiato, un orizzonte lontano e in dissolvenza, una miriade di limpide e calde tonalità, una trama di odori silenziosi, di rumori sommessi, di idilliaco sogno.

Ogni cosa sembrava essere legata al mio nuovo stato d’animo, ogni singolo particolare riluceva della mia nuova luminosità, ogni sfavillio era prodotto dal vibrare della mia anima.

Un fulgore, che poteva essere definito quasi angelico, brillava nel mio spirito, mentre percorrevo quel viale.

Ripensandoci, mi chiedo se quello non sia stato l’apice del mio amore per Matt. Ma poi, mi basta guardare i suoi occhi, ed eccomi sommersa da mille, stupendi frammenti della nostra unione, tra i quali è davvero difficile stabilire una priorità. E così, forse, faccio la cosa più intelligente: Ognuno di essi viene racchiuso nella parte della mia memoria, che rimane intatta negli anni, che trascorrono dinanzi a me, che non potrà mai svanire. Sono le singole stelle, che compongono il mio cielo, che illuminano i miei attimi bui, la mia notte e paradossalmente anche il mio giorno, che non si spengono mai.

Di nuovo il mio passo si arrestò, mentre i miei occhi si soffermavano sul sottile scorcio di acqua cristallina che s’intravedeva, discosto dalla delicata barriera degli arbusti, profumati di resina.

Il sole scintillava, come un riverbero inestinguibile, sull’immensa distesa color del cielo, annunciando un nuovo, meraviglioso inizio: una nuova, stupenda alba.

I miei occhi di smeraldo, affascinati, dardeggiarono di sincera ammirazione, mentre nel mio cuore galleggiavano strane, intense, emozioni offuscanti.

Non sarebbe bastata di certo una passeggiata a razionalizzare ciò che mi era accaduto. Ma in fondo, volevo davvero farlo?

Ma fui riscossa dai miei pensieri e richiamata alla realtà, senza aver la possibilità di rispondere, da due voci, che ruppero, all’improvviso, la quiete naturale e dolce del viale alberato.

Due voci alquanto familiari.

Mi scostai piano dall’albero a cui ero appoggiata, passando dall’altra parte della strada. Non volevo essere vista.

 Poi, vinta da una curiosità irresistibile, mi avvicinai un po’ di più al punto da cui provenivano le voci.

Ascoltai una risata, che mi parve così lontana dalla sua solita punta di amarezza, da lasciarmi per un attimo perplessa riguardo alla mia convinzione di averla riconosciuta.

“Non credo di aver capito bene, Elizabeth.”, disse, con un tono fra il critico e il divertito.

Non c’era dubbio. Era Charlie.

“Uffi!”, esclamò la mia amica, con una voce annoiata. “Ho detto che il mio hobby è fare shopping.”

Lo sentii scoppiare in un’altra fragorosa risata.

Percepii sorgere in me i primi scrupoli, riguardo al mio atteggiamento poco corretto nei loro confronti, ma poi, ripensando alla capacità di Matt e di Charlie di leggere nel pensiero, nonché a tutte le volte che l’avevano utilizzata a mio svantaggio, mi convinsi che non fosse poi così riprovevole vedere come procedevano le cose tra loro due.

Lizzy sbuffò.

“Senti, il fatto che tu …”, esitò per un istante, poi riprese, “probabilmente sei più grande e più bravo di me in tante cose, che forse hai vissuto molte più esperienze, non ti da il diritto di giudicarmi.”

Lui tacque all’improvviso. Sbirciando, vidi che la fissava, attonito. Sapevo che Elizabeth sarebbe andata fino in fondo nel suo rimprovero e ne ero estremamente soddisfatta. Se tutto andava come previsto, lui avrebbe fatto la cosa giusta.

La sentii respirare a fondo, prima di seguitare:

“Che cosa credi?”, gli domando, arrabbiata. “ Che io sia una stupida ragazzina superficiale, che non ha altro da fare il giorno che mettersi a fare la papera?Be’, per tua informazione …”, sbottò, arrabbiata. “non è così! Se non prendessi la vita con l’atteggiamento che assumo, non riuscirei mai a sopportare tante cose che mi sono successe e tante che mi succederanno.”

Lui la fissava, immobile, studiandola con un’espressione imperscrutabile, senza traccia di alcuna emozione nei lineamenti del suo viso.

“E poi, anche lo shopping può essere considerato un qualcosa d’interessante, perché è attraverso i vestiti che esprimiamo noi stessi e …”

Ma s’interruppe all’improvviso. Di nuovo fui scossa dalla sconvenienza della mia presenza lì, ma la curiosità di conoscere il motivo del suo improvviso silenzio mi spinse ad osservare di nuovo i due.

Charlie le aveva posato un dito sulle labbra e la osservava con gli occhi così intensamente presi da lei, che mi lasciarono di stucco.

Con un espressione piuttosto seria, lui parlò:

“Non stavo ridendo perché considero i tuoi hobby sciocchi o te frivola.”, dichiarò, calmo. “Non nego di averlo pensato, a volte, ma … la mia opinione è cambiata.”

Respirò a fondo, poi soggiunse:

“Ridevo perché sei così diversa da me, che mi sembra quasi di essere ridicolo a tuo confronto. Ridevo … ridevo perché mi accorgo ogni minuto che passo con te, di non aver capito nulla della nostra esistenza. Ridevo perché sei la prima persona da tanto tempo che mi attrae in un modo così forte e travolgente, tanto che sinceramente non riesco quasi a spiegarmelo.”

Vidi Elizabeth sgranare gli occhi e fissarlo, attonita.

Rimasi di sasso a quelle affermazioni. Poi, presa da una improvvisa sensazione di serenità, da una contentezza subitanea e sincera, perché tutte le cose sembravano andare per il verso giusto, mi scostai appena e mi volsi dalla parte opposta di dove ero diretta.

La mia presenza, se era stata inopportuna prima, lo era ancor di più ora. Mentre mi voltavo, seppi che lui posava le sue labbra su quelle di lei e la baciava.

Mi allontanai velocemente, qualcosa di strano incastrato in gola, con il cuore che mi pulsava a mille.

Il quadro della mia allegria era finalmente completo, pensai, rimuginando con insistenza sulle loro parole.

Non c’era altro da aggiungere, né alcuna passeggiata chiarificatrice da fare. Tutto era perfetto, come nulla lo era mai stato nella mia vita, come è quasi impossibile che accada. Eppure, era così.

La fine del viale, che avevo già attraversato, si avvicinava, al bivio fra due strade opposte. Decisi, poiché il caldo era sopportabile, che sarei arrivata a casa prendendo la via acciottolata di sinistra. Mi avviai, lentamente, verso lo sciabordio delle onde, che risuonava in lontananza, concentrandomi sul suono ritmico del mare, avvertendone quasi la vitalità, celata nell’armoniosa melodia che produceva.

Non so, esattamente, cosa pensai, mentre, avvolta dall’odore salmastro che si avvicinava sempre più, m’incamminavo su quel viottolo polveroso, ma posso affermare, con sufficiente sicurezza che le mie riflessioni furono a tal punto serene, che mi parve fosse trascorso appena un istante e già mi ritrovavo in riva, accomodata su uno scoglio, immersa fino alle ginocchia nell’acqua.

Avevo portato con me il quaderno che conteneva la storia di Matt, che io avevo scritto. Lo trassi fuori dalla borsa e, dopo essere arrivata alla pagina che, ora più che mai, mi interessava leggere, m’immersi nelle sue parole.

 

“Ricordo. Era la giornata del ricordo. Era così ormai da due anni. I due splendidi anni che aveva passato con lei.

L’idea era stata sua. Aveva proposto, con quell’infantile dolcezza, con quei modi garbati e dolci, con quel sorriso limpido e sincero, di dedicare ogni momento trascorso insieme ad un tema particolare, per fare in modo che fosse speciale.

Era il 7 marzo. La giornata del ricordo.

Ovviamente, lui aveva l’obbligo di non allenarsi. Doveva trascorrere l’intera mattinata con lei. Non che la cosa gli dispiacesse, in realtà, me temeva che, in quel particolare frangente, non fosse la cosa più opportuna da fare.

Un suo sguardo bastò a disgregare  ogni scrupolo.

Si sistemò meglio sulla piccola sdraio, in riva.

I suoi occhi scuri percorrevano velocemente i dintorni, ammirando ogni scintillio naturale, ogni piccolo particolare, ogni sfavillio delle gocce incolori, ma ricche di fascinose sfumature.

Si fermarono sui biondi riflessi della sua chioma fluente.

“A quale ricordo vorresti far riferimento?”, domandò Matt pacato, studiandone l’espressione.

Sorrise, enigmatica, poi scosse il capo.

“Indovina.”, ribatté Anne, sempre più misteriosa. Lui aggrottò le sopracciglia, perplesso.

“Indizio?”, la interrogò il ragazzo, osservandola.

Lei sollevò le spalle, divertita.

“Eravamo solo noi. Il resto del mondo era sparito”, dichiarò, con voce melodiosa e affettuosa.

Matt rise.

“Facile.”, affermò, più rilassato.

Si alzò e si diresse, a passo armonioso, verso colei che aveva scelto di amare.

La prese per mano, avvicinandola a sé. Lei non si oppose.

Dischiuse le labbra su di lei, muovendole assieme alla sue, come se fossero un tutt’uno.

“Il nostro primo bacio.”

Anne si scostò, ridendo cristallina.

“Era una pallida giornata di luglio. Il sole andava sbiadendo, mentre il cielo si tingeva di un blu sempre più intenso, che si espandeva, serpeggiando silenzioso fra le nuvole. La luce d’oro del sole riluceva sempre meno e l’acqua di una sorgente s’incupiva, colorandosi del cielo.”

Matt si era appollaiato sull’erba e l’ascoltava quietamente, con uno sguardo incantato e dolce.

“Una ragazza bionda, piuttosto bruttina …”

Il ragazzo si schiarì la voce, molto rumorosamente.

Lei rise, divertita.

“Una ragazza bionda”, riprese, sempre ridendo. “sedeva in riva ad essa e la sua figura si specchiava sul ruscello. Non aveva passato una bella giornata. Come al solito lui era dolce, costante, l’avvolgeva dolcemente con le sue parole, le colmava l’animo con la sua amicizia. Ma perché doveva rimanere unicamente amicizia?”

Matt mosse appena le gambe, sempre fissandola ardentemente.

“Ma lei non aveva capito nulla. E, quando il suo riflesso, mosso appena dalla brezza, miracolosamente venne affiancato da un altro, lei rimase immobile, sconvolta. Quel ragazzo, però, aveva un intento preciso. Si accomodò accanto a lei, pian piano. Prese il suo viso fra le mani.”

La voce di Matt affiorò a questo punto nella storia, pacata e meravigliosa.

“Fu il suo primo bacio.”, narrò, melodioso. “Ogni essere vivente era silenzioso, ogni luce era spenta, ogni suono in lontananza muto. C’era solo lei, lui, e la meravigliosa consapevolezza di quel grande sentimento che iniziava a nascere nel cuore dei due.”

 

“Molto romantico!”, commentò una voce, quasi beffarda, alle sue spalle.

Sobbalzai, spaventata. Mi voltai di scatto, verso quel suono.

Una figura maschile, immobile, quasi statuaria, posava il suo sguardo gelido su di me, studiandomi con attenzione che, a giudicare dal suo sguardo, avrei potuto definire spasmodica, il viso acceso da un’espressione divertita, che però non era estesa alle sue iridi.

Rabbrividii, ma cercai di non darlo a vedere. Se le mie deduzioni erano corrette lui veniva, quasi certamente, da Eraia. Era una bellezza rilucente, sebbene vi fosse in lui qualcosa che denotava la mancanza, nel suo animo, di umani sentimenti.

Mentre lo osservavo, analizzandolo, lui non batté ciglio, ma continuò a fissarmi, imperterrito.

“Ci conosciamo?”, domandai, cercando di apparire fredda a quell’insolito sconosciuto.

“No.”, ribatté, sempre con lo stesso tono pungente. “Ma spero che diverremmo ottimi amici.”

Strinsi le sopracciglia, con aria di palese disappunto, ma lui non parve notarlo. Sembrava perplesso ed infastidito per qualcosa.

“Mi spiace, ma non credo di poter essere amica a qualcuno  che non conosco.”, replicai, in fretta. “Adesso, se vuoi scusarmi …”

Raccolsi la borsa e, stringendo sul petto il mio quaderno, passai oltre la sua figura, sperando vivamente che non leggesse, nei miei pensieri, la paura che provavo nei suoi confronti.

Mi prese per un braccio, stringendomi forte.

“Lasciami.”, sbottai, furiosa.

Lui sogghignò.

“Potresti farmi un favore, Emily Stevens?”, mi chiese, gelandomi con il suo sguardo.

Sgranai gli occhi. Come faceva a conoscere il mio nome? Mi leggeva nella mente? Cosa voleva da me?

“Riferisci a Charlie che il suo caro William …”, fece una piccola pausa, divertito. “… è tornato.”

Mi lasciò la mano, lentamente.

Troppo sconvolta per dire alcunché, mi voltai e mi avviai, a passo svelto, da dove ero venuta. Non riuscivo a comporre un pensiero sensato, ancora terrorizzata da quel ragazzo così inquietante.

Appena svoltai l’angolo, quando ormai c’era la minima possibilità che mi vedesse, cominciai a correre a perdifiato.

 

 

Rallentai il passo, sussultando inconsapevolmente. Dovevo essere impallidita in modo spaventoso,  o almeno così testimoniava il mio riflesso in quella pozzanghera, mentre il mio battito cardiaco rallentava in modo impercettibile.

Ero semplicemente terrorizzata.

Lui, i suoi occhi imperscrutabili, la sua espressione glaciale e la terribile, nuova certezza di sapere esattamente chi fosse.

Non sapevo ricondurre esattamente il filo logico che mi aveva guidato a quella deduzione, perché il turbinio di riflessioni e di tratti confusi di scene del nostro incontro rendeva impossibile ogni mio tentativo di comprendere qualcosa. Tuttavia, ero assolutamente certa di avere ragione.

Ma la cosa non mi confortava per niente.

Tenevo la mano premuta sul mio petto,ansante, appoggiata al muretto sul ciglio del viale. Le gambe cedevano sotto il peso di quell’improvvisa corsa, mentre sentivo un’immane debolezza impadronirsi del mio corpo.

Mi accasciai piano per terra, tenendo le ginocchia strette fra le mani, cercando di riprendere le forze, che sembrava essere svanite in una nuvola di fumo.

 

 

“Tutto a posto, Emily?”, mi chiese ancora, fissandomi preoccupato.

Ero distesa sul sedile dell’auto di Edward, il padre di Matt, stanca, ma rassicurata dalla sua presenza. Mi aveva scorta rannicchiata per terra, troppo debole per alzarmi o per fare qualunque altra cosa e mi aveva aiutata, offrendomi un passaggio a casa.

“Certo, ora va molto meglio.”, risposi, con un tono di voce che pareva abbastanza tranquillo.

Lo vidi osservarmi dallo specchietto e distolsi gli occhi, rivolgendoli verso la luce che filtrava attraverso i finestrini. Prismi danzanti di tonalità diverse vorticavano morbidi all’interno dell’auto, penetrando armoniosamente dal vetro opaco. Li fissai, assorta, mentre imbiondivano le scure superfici della macchina e parte dei miei vestiti. C’era qualcosa di strano in quei colori. Erano terribilmente rilassanti, quasi mi donavano un torpore sconosciuto e segreto.

“Ti ringrazio, Edward, ma, sul serio, non ho bisogno di essere ulteriormente tranquillizzata.”, asserii, pacata.

Lo vidi sorridere apertamente.

“Scusami.”, affermò, sereno. “Di solito sono abituato ad accettarmi io stesso dello stato d’animo delle persone, ma mio figlio ha fatto davvero un buon lavoro.”

Corrugai la fronte.

L’uomo s’illuminò ancora.

“Ti ha resa Imperscrutabile. Non posso né leggerti nel pensiero, né esercitare la mia influenza direttamente su di te.”, mi spiegò, osservando attentamente ogni mia reazione.

Spalancai la bocca, sorpresa. Quindi Matt mi aveva protetta, rendendomi inaccessibile.

Allora, pensai, colpita da quel lampo di genio, William era infastidito per quello. Perché non poteva leggermi nella mente.

Notai che Edward mi studiava, ma non parve accennare a qualche parola.

Sorrisi.

“Non lo sapevo.”, replicai, cercando si suonare perfettamente calma. Non  ne sembrava stupito. Conosceva Matt molto meglio di me, anche se la cosa non avrebbe dovuto minimamente stupirmi. Ma mi chiesi se fosse stato giusto compiere un passo così importante nella nostra storia, senza che io avessi avuto modo di approfondire più a lungo la nostra conoscenza. Eppure, mi bastava solo riscoprire le nostre emozioni, dalle più piccole a quelle più profonde, per confermarmi che avevo fatto la scelta giusta.

 Immersa nei miei pensieri, non mi accorsi che un silenzio imbarazzante era calato fra di noi, ma non riuscii ad interromperlo. La mia mente si era rivolta, ad una velocità sorprendente -persino per me, che vacillavo tra la perenne moltitudine di pensieri  molto spesso- alle parole di quel ragazzo, chiedendosi cosa mai avesse voluto dirmi con quelle affermazioni così enigmatiche. Certo, non mi era difficile comprendere e spiegare, almeno per sommi capi, per quale motivo mi avesse chiesto di dire quella cosa a Charlie. Il problema era che il fatto che lui fosse lì, che per qualche strana ragione conoscesse il mio nome, non mi confortava affatto, anzi la prospettiva mi rendeva più ansiosa che mai.

Fui lui ad interromperlo.

“Vi siete divertiti tu e Matt, ieri?”, mi domandò, interessato.

Arrossii.

Non era con “divertimento” che io avrei definito l’esperienza splendida che avevo intrapreso assieme a suo figlio, ma non volevo contraddirlo. Non ero sicura che fosse opportuno che lui lo sapesse.

“Ehm, si, molto.”, balbettai, rossa.

Lui sorrise.

Distolsi gli occhi, preoccupata. Anche se non poteva leggere dentro di me, ero certa che, solo guardandomi, avrebbe compreso ogni cosa.

“Sai, Emily, mi ricordi tanto una mia amica.”, annunciò, sorprendendomi. Si era incupito improvvisamente, mentre ne parlava, ma non riuscivo a capirne il motivo. Me lo aveva già detto Kate.

“Ti assomigliava molto. Aveva il tuo stesso atteggiamento, il tuo stesso sguardo.”, raccontò, nostalgico, per la prima volta volgendosi completamente dalla mia parte. I suoi occhi, talmente simili a quelli di suo figlio, tanto da confondermi profondamente, erano animati da un dolore che mi ricordava molto quello di Matt.

Attesi, stupita da questo comportamento.

Parve riprendersi, si voltò di nuovo verso la strada e riprese, con il suo consueto tono sereno.

“Perdonami.”, si scusò,pacato. “Sono piuttosto incline a ricordare il passato.”

Scossi il capo, contraria alle sue scuse.

“Come si chiama questa ragazza?”, chiesi, fissandolo. Le parole mi erano uscite prima che potessi trattenerle e subito me ne pentii. Era quanto mai inopportuno che gli facessi tutte quelle domande, soprattutto se lei gli ricordava cose spiacevoli.

Si oscurò di nuovo.

“Si chiamava, Emily. Non c’è più.”, mi corresse, calmo.

Di nuovo sgranai gli occhi allibita.

Mi guardò dolcemente, sorridendomi.

 “Si chiamava Sarah. Sarah Jean Hall.”

Zalve a tutti!

Eccomi di nuovo qui, non troppo in ritardo questa volta! Allora, come avrete potuto leggere, questo è un capitolo ricco di avvenimenti! Finalmente Elizabeth e Charlie riescono a dichiararsi il loro amore (Sei felice, Padme??) ed Emily comprende la vera portata del suo -che non è affatto poco!-.Si presenta anche, per la prima volta, William, che sarà un personaggio importante!  Spero che il cap vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso rispetto agli altri! 

Ma, adesso, invece di annoiare con le mie continue chiacchiere, rispondo alle recensioni che mi avete lasciato!

Mistery Anakin: Wow... Sono riuscita a commuoverti? Non hai idea di quanto la cosa mi renda felice! Quella canzone è davvero fantastica e temevo di non renderla bene! Che bello sapere che non è così! Matt ti piace, eh? Confesso che anch'io lo adoro! Spero che questo cap ti piaccia altrettanto e che continui a seguire la mia storia con lo stesso entusiasmo! Grazie, truzza ! Tvttttb

Padme Undomiel: Mia cara Padme, non sai quanto sia felice che tu abbia avuto un'impressione così favorevole del cap precedente! Ti ringrazio per i bei commenti sulla descrizione del paesaggio, sui sentimenti di Emily e sulle parole di Matt! Ci tenevo molto a quel cap e sapare che l'hai apprezzato a tal punto mi riempe di gioia! (W quella canzone!!!!XDXD) Spero che questo cap non ti abbia deluso, truzza! Grazie, tvtttb

Un grazie speciale anche a tutti quelli che hanno letto senza recensire... Rischio di diventare noiosa, ma ci terrei davvero ad avere un vostro parere! Mi aiuterà ad andare avanti! Quindi, se avete un account, perfavore ditemi cosa ne pensate!

Ciao a tutti! Alla prossima...

Shine

 

  
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