Londra,
Marzo 1514 – Un dono del Cielo
“Coraggio,
my lady, spingete.” Esortò Magdalene,
l’esperta e anziana levatrice.
Caterina, stesa sul letto, era madida di sudore, dolorante e ormai del tutto
sfinita. Le sue dame le erano intorno ed alle spalle e cercavano, ormai da
molte ore, di darle forza e coraggio, e di sostenerla.
“Madre de Dios!!” Gridava quando le forze
glielo consentivano, invocando la Vergine e spingendo per fare uscire da sé la
sua creatura. Nonostante spingesse, assecondando le contrazioni, però, essa non
usciva, e la Regina cominciava a perdere le forze ed a sentirsi del tutto
esausta.
“Ecco, Maestà!! Vedo la testolina.” La incoraggiò Magdalene,
vedendo finalmente spuntare un piccola chioma. Caterina spinse con tutte le sue
forze, ed una contrazione, più dolorosa delle altre, le fece quasi perdere
conoscenza. Vedendo la sua signora in difficoltà, la levatrice fece un cenno ad
una delle dame, che si permise di dare dei piccoli colpi alle guance paonazze della
Sovrana, per farla riprendere.
“Coraggio, Maestà.” Intimò decisa. “Questa creatura ha bisogno di tutte le
vostre energie.. Un piccolo sforzo e potrete stringere fra le braccia il vostro
tesoro.”
Obbediente come poche volte nella sua vita, almeno con una persona di
condizione sociale inferiore, Caterina riprese immediatamente a spingere.
Il vagito, che quasi quindici minuti dopo inondò la stanza, venne accolto da
tutte con una gioia enorme e dei grossi sospiri di sollievo. La Regina si
abbandonò esausta sui cuscini, mentre lady Anne le asciugava la fronte con un
telo pulito, e restò in attesa che Magdalene le
portasse la sua creatura.
“E’ una bambina, Maestà..” Annunciò quest’ultima girandosi verso la Regina e
reggendo fra le braccia un fagottino già in movimento.
Caterina chiuse gli occhi e scosse leggermente la testa. Proprio non riusciva a
generare figli maschi. Poi il primo gridolino della figlia le inondò il cuore
di gioia.
Subito venne chiamato il Re, che accorse al capezzale della moglie. Le baciò la
fronte e, mentre tutte le dame e Magdalene uscivano
discretamente, lasciandoli soli, guardò la bambina che proprio in quel momento
aprì gli occhi, rivelando due gemme enormi e di colore grigio. Una mano della
piccola si alzò andando a posarsi su quella di Caterina, e poi la figlia girò
inconsapevolmente il viso verso di lei, fissandola adorante.
“Già fissa la sua mamma!” Esclamò Enrico, che certo non poteva sapere che la
piccola non vedeva nulla ed era attratta unicamente dall’odore materno. “Bene,
vorrà dire che Maria continuerà ad adorare me, e questa piccola peste si
prenderà cura di voi.”
“Maestà, è del mio angelo che state parlando.” Ribattè
Caterina, rimproverandolo per finta e lanciandogli un’occhiata. La Sovrana
tornò con lo sguardo sulla bimba e, baciandole la testolina, mormorò.
“Che ne dite di Isabel Magdalene?” Chiese, mentre la
piccola le stringeva la manina attorno al dito e la conquistava
definitivamente.