Anime & Manga > Full Moon Wo Sagashite
Ricorda la storia  |       
Autore: Takkun    14/11/2009    1 recensioni
E se Takuto, prima di ottenere il suo primo incarico ufficiale da Shinigami, avesse trascorso un periodo di "addestramento", magari insieme a un'aspirante messaggera di morte un po' particolare...? Questo racconto è dedicato ad Aryuna... buon compleanno, sorellina!
Genere: Commedia, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una Notte Di Luna Piena

Una Notte Di Luna Piena

 

 

1.           La volpe arancione

 

 

         In quel momento era in piedi sulla cima di un grattacielo, a pochi centimetri dal bordo dell’edificio. Una brezza leggera gli scompigliava i capelli, mentre con gli occhi socchiusi si godeva la pace di quel momento. La Luna era quasi piena, e neanche una nuvola copriva il cielo stellato, steso sulla città come un manto nero ornato di centinaia di diamanti.

         Nulla turbava il silenzio, solo i rumori della strada che giungevano ovattati fin lassù, appena percettibili. Le centinaia di luci colorate che illuminavano così tanto il terreno, fino a stordire chi non vi fosse abituato, erano per lui un lieve alone di lucine tremolanti, come se si trovasse sospeso sopra un mare di lucciole colorate.

         Le piume delle sue ali erano appena mosse dal vento, le sue mani chiuse a pugno ma rilassate, il corpo che ondeggiava lentamente alla ricerca di un equilibrio. Un sorriso appena accennato si apriva sul suo volto.

         Takuto Kira aprì gli occhi.

         Sospeso tra cielo e terra, si sentiva avvolto in un bozzolo di pace in cui il tempo scorreva in maniera infinitamente più lenta rispetto al caos sottostante, ma infinitamente più veloce dell’eterna quiete delle stelle.

         Volse lentamente lo sguardo verso il basso. Nulla poteva turbare quella calma, nulla poteva interrompere quel silenzio, nulla poteva…

         “MALEDIZIONE!” Urlò all’improvviso sgranando gli occhi, e dopo essere saltato giù piombò in picchiata verso la strada.

         “Ah no, se ci prova anche stavolta gliela stacco quella coda!” Pensò mentre raggiungeva velocemente il terreno. Troppo velocemente.

         Si accorse troppo tardi che forse era sceso troppo in fretta, e rallentò bruscamente un attimo prima di schiantarsi a terra, continuando a volare a livello della strada. Ma non potè tirare un sospiro di sollievo, perché un rombo assordante e un’esplosione di luci gli fece capire che stava volando dritto contro un camion! Scartò a sinistra, per ritrovarsi giusto in mezzo alla carreggiata, e dopo uno slalom frenetico fra le macchine attraversò la strada a tutta velocità urlando a squarciagola, fino a schiantarsi dentro un cassonetto dell’immondizia, che tremò con un fracasso assurdo, prima che tutto ripiombasse nel silenzio.

         Takuto emerse dai rifiuti togliendo una buccia di banana dal suo cappello e mormorando parole decisamente irripetibili. Un attimo dopo il coperchio del cassonetto si richiuse sulla sua testa con un tonfo metallico.

         Nel frattempo una vecchietta che doveva avere almeno un’ottantina d’anni camminava dall’altro lato della strada, appoggiandosi ad un bastone e guardando furtiva attorno a sé attraverso un paio di occhiali spessissimi, mentre teneva stretta sotto l’ascella una borsetta di pelle.

         Un passetto dopo l’altro si affrettava velocemente verso la fermata dell’autobus, avvolta in abiti pesanti nonostante il caldo, e dando l’impressione di potersi sgretolare da un momento all’altro.

         “Che ci fai qua tutta sola, nonnetta?” Una voce ruppe il silenzio facendo fermare di colpo la vecchietta, che si voltò tremante verso la fonte del richiamo. A parlare doveva essere stata per forza una ragazza, anche se la voce suonava dura e innaturale.

         L’anziana signora strizzò gli occhi per guardare meglio, e vide una giovane in piedi su un muretto alto un paio di metri accanto a lei, che la guardava con aria di sfida, le mani poggiate sui fianchi e un sorriso beffardo in volto.

         La ragazza indossava un paio di scarpette, una minigonna, una camicetta arricciata coperta sulla pancia da una specie di corpetto, dei guanti a righe e un paio di maniche rigonfie; il tutto, tranne la camicia bianca, di un arancione sgargiante.

         Ma ciò che colpiva di più nel suo aspetto erano altri particolari: un grosso cappello senza visiera, sempre arancione, sul quale troneggiavano due orecchie da volpe, una delle quali era leggermente piegata verso l’esterno; una coda di volpe molto grande che le spuntava sul retro della camicetta e che ondeggiava lentamente; un’asta che teneva in mano che finiva con una grande chiave appuntita molto stilizzata e, per finire, due piccole ali come quelle di un angelo.

         La strana ragazza saltò giù dal muretto, atterrando senza fare rumore davanti alla vecchia. La guardò attentamente, rivelando due occhi di un azzurro stupefacente e un visino dai lineamenti delicati.

         “Lo sai che non dovresti girare da sola a quest’ora, vero?” Mormorò mentre la sua coda continuava ad ondeggiare, e sollevò lentamente l’asta, che terminava con una punta affilatissima sulla quale si rifletteva la Luna, facendola rilucere di un bagliore sinistro.

         La vecchietta si fece piccola piccola, osservando la ragazza che le si avvicinava fluttuando lentamente.

         “AAAARGH!!!

         Un fortissimo urlo ruppe il silenzio e le due donne si voltarono verso la strada, da dove proveniva il grido. O meglio, fu la vecchia a girarsi, perché la ragazza non fece neanche in tempo a volgere lo sguardo che Takuto le piombò addosso e la gettò in un vicolo, avvinghiandosi a lei in una lotta.

         I due cominciarono a prendersi a pugni e a insultarsi a gran voce, sotto lo sguardo perplesso della vecchietta che si avvicinò lentamente al groviglio di corpi. Osservò per qualche secondo i due con un espressione curiosa sul volto, che si trasformò presto in una smorfia di rabbia.

         “Giovinastri che non siete altro, come vi permettete di importunare una povera signora indifesa!” Urlò, e cominciò a prendere selvaggiamente a bosettate i due. Takuto si voltò per protestare, ma dopo aver ricevuto la cerniera della borsa nell’occhio si separò dalla ragazza e si mise a correre insieme a lei, entrambi inseguiti dalla vecchietta furiosa.

         Dopo aver constatato che non sarebbero riusciti a seminarla, e aver ricevuto entrambi una serie di colpi sulla testa, i due si alzarono in volo terrorizzati portandosi sulla cima di un palazzo, inseguiti dalle grida della vecchietta:

         “E non fatevi più vedere!”

         Takuto e la giovane si chiusero freneticamente nella tromba delle scale dell’edificio, e dopo aver constatato che non erano inseguiti si accasciarono con le spalle alla porta, ansimando pesantemente.

         Appena ebbero ripreso fiato, i due si voltarono lentamente l’uno verso l’altra, e si fissarono in silenzio per un paio di secondi.

         “Maledizione… non posso credere che l’hai fatto di nuovo!” Tentò di urlare Takuto, costretto però a fermarsi per il fiatone.

         “Ah, io? Ma sei stato tu a interferire!” Rispose lei stizzita, parandosi di fronte a lui.

         “Ma sentila! Come ti permetti?” Takuto si rizzò e provò invano a torreggiare su di lei.

         “Brutto…” Ma non finì la frase, perché si gettò di nuovo addosso a lui, e i due ricominciarono a lottare.

         La situazione non cambiò quando si trasformarono in forma animale, Takuto in un micino e la ragazza in una piccola volpe arancione con la coda e le orecchie molto grandi, e gli occhioni azzurri che troneggiavano sul visino. L’asta si era tramutata in un piccolo ciondolo a forma di chiave che pendeva dal collo della volpe.

         Continuando a combattere, persero l’equilibrio e rotolarono giù per le scale, rimbalzando per un paio di piani come una grossa palla di pelo in cui si distinguevano ogni tanto delle membra aggrovigliate, e dal frastuono si udiva qualche insulto affibbiato all’uno o all’altra.

         I due smisero di rotolare giù per le scale, fermandosi su un pianerottolo e continuando a fare un baccano assurdo mentre Takuto tirava la coda alla piccola volpe e lei gli mordeva le orecchie.

         Ad un tratto un lampo di luce invase la tromba delle scale e i due si bloccarono come paralizzati, fissando il pianerottolo al di sopra di dove si trovavano loro, da cui continuava a spandersi una luce abbagliante, mentre un varco circolare si apriva lentamente crepitando di energia.

         Oh-oh…” dissero piano il gattino e la volpe, guardandosi.

         Il varco si fece sempre più grande, finchè nel suo centro si cominciarono a materializzare i contorni di una figura umana che brandiva una grossa falce.

         Izumi uscì lentamente dal varco, fluttuando giù dalla rampa di scale verso i due animaletti. L’energia che turbinava attorno a lui gli scompigliava i capelli e gli faceva ondeggiare i vestiti, ma il suo volto era segnato da una profonda calma, e lo sguardo da una severità tagliente.

         Li raggiunse piano, mentre loro lo guardavano impauriti sbarrando gli occhioni.

         Takuto.” Mormorò, e il micetto rabbrividì.

         Aryuna” Disse con voce ancora più bassa, e la piccola volpe abbassò le orecchie guardandolo dal basso verso l’alto.

         “Esigo una spiegazione.” Si posò sull’ultimo gradino, osservandoli senza far trasparire alcuna emozione.

         Il silenzio durò ancora per pochi secondi, dopodiché Takuto e Aryuna, tornati in forma di messaggeri, cominciarono a urlare le loro spiegazioni in un miscuglio indefinito di parole che avrebbe fatto impazzire chiunque.

         “SILENZIO!!!” Urlò Izumi e i due si azzittirono nuovamente all’istante. “Takuto, prima tu.”

         Takuto guardò sogghignando Aryuna, che in tutta risposta gli fece una linguaccia.

         “Beh, io stavo aspettando la vittima designata in tutta tranquillità, quando ho visto lei” e sottolineò con la voce questa parola “che stava lì tutta tranquilla aspettando la vecchia! È stata tutta colpa sua, lei non doveva essere lì, toccava a me recuperare quell’anima!

         Ma guarda un po’!” Urlò Aryuna, scattando in piedi. “Io avrei recuperato subito quell’anima se non fosse arrivato lui” e sottolineò questa parola ancora più di quanto aveva fatto Takuto “e mi avesse buttato a terra senza motivo!”

         “Senza motivo?” Intervenne Takuto, e ripresero ad urlarsi addosso sotto lo sguardo a metà fra lo stupito e il rassegnato di Izumi.

         “Fatemi capire bene…” Riuscì a farli tacere un’altra volta anche parlando a bassa voce “io vi ho chiesto di collaborare per recuperare un’anima, e voi non solo vi siete ostacolati a vicenda, tralasciando inoltre la prima regola fondamentale, ovvero non mostrarsi agli umani, ma avete anche sbagliato persona, visto che la vecchia alla quale dovevate prendere l’anima era DALL’ALTRA PARTE DELLA STRADA!!!! Non avete nulla da dire, ora?”

         Lo sguardo di Izumi passò lentamente da Takuto che si toccava piano gli indici deglutendo, ad Aryuna che disegnava cerchietti sul pavimento.

         “Ora mi avete davvero stufato! Ho accettato l’incarico di addestrarvi ad usare i vostri poteri per prepararvi ad ottenere incarichi ufficiali con dei messaggeri di morte esperti come compagni - e spero proprio di non dover essere io uno di questi - ma da una settimana dopo che avete ricevuto i vostri abiti non siete riusciti a combinare nulla, dico nulla di buono!” Visto che i due continuavano a stare in silenzio, proseguì “Vogliamo parlare di quando tu, Takuto, non sei riuscito a ritrasformarti da gatto e sei stato inseguito per dieci isolati da un pitbull? Aryuna, non ridacchiare! Vogliamo invece parlare di quando tu hai provato ad attraversare un muro e hai lasciato la coda dall’altra parte?

         I due, trasformatisi nuovamente in animaletti, erano il ritratto della tristezza.

         “Per non parlare di come non la finite di punzecchiarvi e ostacolarvi! E ora, che ho provato a insegnarvi come una coppia di messaggeri di morte deve agire in perfetta simbiosi per recuperare un’anima, voi vi ostacolate a vicenda? Beh, se è la competizione che volete, allora l’avrete! Seguitemi.”

         L’ultima parola fu pronunciata con un’autorità tale da non ammettere repliche, e i due seguirono Izumi nel varco, dandosi dei piccoli calcetti a vicenda.

         Takuto, varcando il cerchio di energia, socchiuse gli occhi e nascose una smorfia di dolore. Ancora non si era abituato all’attraversamento di un varco. A crearne, poi, non ci si avvicinava neanche. Un attimo prima di entrare nel varco lanciò un ennesimo sguardo torvo ad Aryuna.

         Era inutile negarlo, lei era molto più brava di lui. E il problema era che lo sapeva benissimo, e non mancava mai di farglielo notare. Nonostante entrambi fossero novellini, Aryuna imparava in fretta a dominare tutti i suoi poteri, e lui restava costantemente indietro. Sentiva come una forza che lo tirava indietro ogni volta che provava a volare, o a trasformarsi, o a mostrarsi agli umani, ma non aveva idea del perché. Né si era sognato di dirlo a Izumi, ovviamente.

         Chissà, magari era stato così per tutti, all’inizio. Dopotutto, doveva ancora abituarsi all’idea. Un messaggero di morte… sembrava così irreale! Era passata appena una settimana da quando si era risvegliato, convinto di aver abbandonato il mondo, e invece era ancorato ad esso. Nessuno aveva dovuto spiegargli la sua situazione, il suo ruolo, o la sua pena infinita da scontare: ne aveva avuto coscienza subito, non sapeva neanche come. E così, lui che aveva scelto di abbandonare la vita, era costretto a sottrarla agli altri, giorno dopo giorno, senza tregua.

         Messaggero di morte… così lo aveva chiamato il capo, avvolto nel suo mantello, assolutamente imperscrutabile. E aveva conosciuto Izumi, altrettanto silenzioso e chiuso, che era stato costretto ad occuparsi dei nuovi arrivati. Era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, e Takuto lo sapeva bene. D’altronde, Izumi glielo faceva notare continuamente.

         E poi c’era lei. Saccente, egocentrica, logorroica. Estremamente logorroica. Non si erano piaciuti dal primo momento, e l’antipatia tra i due si era accresciuta in maniera esponenziale. Dopotutto, Takuto non aveva mai incontrato una persona con la testa più dura della sua, ed ora che era successo il risultato era ben visibile.

         Il ricordo del loro primo incontro era assolutamente indelebile: tempo prima, Takuto aveva preso da poco coscienza del fatto che ciò che gli stava accadendo non era un sogno, e si trovava in uno stanzone immenso pieno di scaffali.

         Izumi l’aveva mandato lì dentro a prendere i suoi  nuovi vestiti, dopo avergli spiegato che una volta finito l’addestramento il suo lavoro sarebbe stato recuperare le anime dei bambini, e l’abbigliamento doveva essere “adatto allo scopo”. Con una smorfia Takuto stese una mano per afferrare il suo cappello con sopra due orecchie da gatto, e la sua mano si sfiorò con quella di Aryuna.

         I due sollevarono lentamente lo sguardo, e si fissarono negli occhi per pochi istanti.

         “Scusa, questo cappello è mio.” Disse lei tirandolo lievemente verso se stessa.

         “Veramente è mio, devi esseri sbagliata

         “Ah certo, lo sapevo! Sono appena arrivata e già qualcuno comincia a fare il prepotente! Allora, bello, quello è il mio cappello, quindi dammi il mio cappello e la facciamo finire qui, visto che quel cappello è mio!

         Takuto la guardò sgranando gli occhi, mentre lei cominciava a tirare più forte.

         “Diamine, la vuoi finire? Guarda che così lo strapp…” Non potè finire di parlare che su un lato del cappello si aprì un lungo strappo. I due si bloccarono, e Takuto la guardò socchiudendo gli occhi.

         “Hai rotto il mio cappello!” Urlò Aryuna “Io odio quando qualcuno rompe le mie cose! Come ti sei permesso! Ora vedrai che ti combino!” E si allontanò sbraitando.

         Takuto indossò il cappello, che ovviamente era suo, scuotendo piano la testa. Per fortuna lo strappo era proprio sul davanti, e avrebbe potuto farci passare i suoi capelli. Si affacciò per guardare che fine avesse fatto quella matta e la vide che saltellava felice intorno a un altro cappello, urlando:

         “O mio Dio, è fantastico! È tutto arancione! È proprio il mio cappello!”

         Da quel momento si impose di non averci più nulla a che fare, e poco dopo i due scoprirono di dover essere addestrati insieme da Izumi. Il resto, furono pure conseguenze.

         Takuto sospirò ripensando a quel momento, e si passò la mano sul cappello, cucito alla bell’e meglio per far sembrare che lo strappo ne facesse parte.

         Sì, doveva scontare una pena, ma era sempre più convinto che non fosse essere un messaggero di morte, ma sopportare quella specie di volpe arancione!

         Il varco si richiuse e i tre furono catapultati in un altro luogo. Takuto e Aryuna si guardarono intorno, cercando di capire dove fossero finiti.

         Si trovavano sulla cima di un altro grattacielo, ai confini della città, e davanti a loro c’era un grande edificio, una specie di villa circondata da un parco. Il cortile era pieno di bambini che giocavano tra scivoli, altalene e altre piccole giostrine.

         “Qui si deciderà chi tra voi otterrà il suo primo incarico.” Sussurrò Izumi, e i due lo fissarono allibiti.

         Di già?” Pensò Takuto. “Ma non è troppo presto? L’addestramento è appena cominciato!” e osservando l’espressione di Aryuna vide che probabilmente pensava le stesse cose.

         “So quello che volete dire” continuò il messaggero di morte, come leggendo i loro pensieri “Ma non ho altro da insegnarvi. Il resto lo imparerete strada facendo. Ora, visto che amate tanto le sfide, ve ne impongo una. In questo palazzo c’è un anima da recuperare, l’anima di un bambino di nome Yu. Sulla lista c’è scritto che è destinato a morire in una notte di questo mese, quando la Luna splende fino ad offuscare tutte le altre luci. Visto che alla Luna Piena mancano tre giorni, quella notte non deve essere molto lontana. Perciò, a partire dalla prossima notte, sorveglierete quel bambino. Il primo di voi che mi porterà la sua anima avrà diritto a diventare un messaggero di morte e otterrà il suo primo incarico ufficiale. Ora vi spiegherò di chi si tratta, e come dovrete agire…

         Takuto guardò ancora Aryuna, assorta nell’ascolto delle parole di Izumi. Non gliel’avrebbe  data vinta. Lei era più brava di lui ad usare i suoi poteri, certo, ma non avrebbe permesso che questo le desse un vantaggio. Essere un messaggero di morte era qualcosa che non riusciva ancora a comprendere, e diventandolo ufficialmente avrebbe potuto imparare di più, soprattutto da un compagno esperto. Non voleva essere sospeso ancora a lungo in quella condizione indefinita. Gli dispiaceva per Aryuna, ma lui sarebbe diventato un messaggero prima di lei. Anzi, in realtà non gli dispiaceva affatto.

         Lei lo guardò e gli fece l’occhiolino. Takuto rispose con un breve sorriso di sfida. Di certo Aryuna era sicura di vincere. Beh, gli avrebbe fatto vedere chi comandava! Si voltò verso l’edificio, osservando i bambini che giocavano. Chissà, di quale ragazzino avrebbero dovuto rubare l’anima? E cosa si provava nel rubare l’anima ad una persona? Presto l’avrebbe scoperto. Izumi ripeteva sempre che la prima regola era lasciare le emozioni fuori dalla porta, ma lui non credeva di sentirsi pronto. Si sentiva ancora troppo… umano.

         Guardò la targa sul cancello dell’edificio e vide che la struttura era un orfanotrofio. Un luogo adatto per terminare l’addestramento di un messaggero di morte, pensò. Poi riprese a dare ascolto alle parole di Izumi.

         Intanto nel cortile dell’orfanotrofio una bambina rideva felice sull’altalena, spinta da un ragazzo un po’ più grande di lei.

         Dai, Eichi,” gridava, “più in alto, più in alto!”

         “Va bene, va bene! L’hai voluto tu! Reggiti forte, Mitsuki!”

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Moon Wo Sagashite / Vai alla pagina dell'autore: Takkun