TO BE
KING, FUCK THE QUEEN
“Fate largo, deficienti! E voi che avete da guardare, eh? Spostatevi
che arriva Draco, Draco Malfoy!”
La bionda serpe fece
il proprio abituale ingresso trionfale – attorniato da Tiger e Goyle che scacciavano in malo modo chiunque intralciasse il
suo passaggio e lo proteggevano dalla folla neanche fosse il Ministro della
Magia – all’interno
dei sotterranei di Hogwarts, suo incontrastato regno.
Vincent prese per la
collottola uno studente del secondo anno, reo di aver occupato la poltrona
sulla quale era solito sedersi l’erede di Lucius – quella nera in pelle di
drago vicino al camino che secondo la leggenda era la stessa dove si accomodava
per studiare un certo Mago Oscuro quando ancora si faceva chiamare Tom Riddle –
e lo cacciò prima che Draco con fare annoiato vi sprofondasse sopra.
“Capo,
che c’è? Quell’idiota vi ha
lasciato il posto troppo caldo? Volete che gli tiri un pugno?”
– domandò preoccupato Gregory con la mano già chiusa, pregustando il momento.
Come risposta ricevette
uno sbuffo ed un cenno di diniego con la testa.
“Come volete…” – e deluso prese posto in una poltrona un po’ più in là.
In quel momento
uscirono dal dormitorio femminile Pansy Parkinson e Millicent
Bulstrode che alla vista di Malfoy gli andarono incontro
scodinzolanti come cagnolini.
“Draco,
tesoro! Hai bisogno di un
massaggio rilassante alle spalle? Vuoi un bicchiere di firewhisky?
Gradisci un po’ della nostra compagnia?” – chiesero
civettuole in coro.
A quel punto, il
ragazzo si mise più dritto ed innervosito berciò:
“Lasciatemi
in pace! Per una volta
posso stare seduto senza che nessuno mi sfracelli i gioielli di famiglia?
Andatevene che ne so… a farvi fottere
magari! – tuonò verso le ragazze, che spaventate ed offese si diressero
verso l’uscita posta sotto il ritratto di Henry Morgan, che grazie alla
professione di pirata era stato il Serpeverde più conosciuto tra i Babbani –
Cosa avete da guardare?! Anche voi,
fuori dai piedi!” – intimò girando la testa verso due sbigottiti Tiger e Goyle, solitamente la sua ombra.
Finalmente solo, portò
le mani alla testa e si massaggiò le tempie.
“Non ne posso più!”
Draco era stufo.
Stufo di essere il ‘Signorino Malfoy’.
Stufo di essere il ‘Principe di Serpeverde’.
Non gli bastava più.
Lui voleva diventare
il ‘Re di Hogwarts’. E per raggiungere il suo
obiettivo, doveva compiere un gesto eclatante, seppur semplice nella sua
logica: diventare il ragazzo di Hermione Granger,
La popolarità della
riccia Prefetto rosso-oro era salita alle stelle al quarto anno quando durante
il famoso Ballo del Ceppo era stata l’accompagnatrice di Viktor Krum, che le aveva permesso di farsi apprezzare non solo
per le doti intellettive – i professori tutti, era costretto ad ammetterlo
persino Piton a denti stretti, la definivano ‘la migliore studentessa della
scuola degli ultimi anni’ – ma anche per la sua avvenenza ed eleganza,
arrivando ad essere ammirata al pari di Daphne
Greengrass, la divina ed inavvicinabile serpe sogno erotico della popolazione
maschile della scuola. Il resto l’avevano fatto gli articoli di Rita Skeeter che proclamavano – senza fondamento alcuno – una
presunta love story con l’amico di sempre Harry Potter.
D’altronde nel bene o nel male, l’importante è che se
ne parli, recitava un detto Babbano che girava anche tra i maghi. E con
quella massima in mente, nella regale testa del Serpeverde dai serici capelli
iniziarono a mettersi in moto i giusti ingranaggi per elaborare il suo piano.
Quella mattina
Il fatto che fosse
imminente una simulazione dei G.U.F.O. per i ragazzi
del quinto fu la giusta interpretazione di tutto quel trambusto.
Quello che Hermione
non riusciva a spiegarsi era perché uno come Malfoy fosse lì dentro a quelle
ore – ad Hogwarts tutti, persino i dipinti appesi ai corridoi più remoti
sapevano che ‘il principino’ non si svegliava mai prima delle nove, saltando
quotidianamente la prima ora di lezione – e soprattutto era curiosa di sapere
quale arcana ed oscura fattura gli fosse stata lanciata contro, visto che da
più di mezz’ora – all’incirca da quando era entrato – la stava fissando. Ciò
che però la sconvolse più di qualsiasi Confundus che in quel momento avrebbero potuto lanciarle, fu
il bigliettino che ricevette non appena diede segno di tornare ai suoi compiti,
ignorandolo.
Un aeroplanino
di carta atterrò proprio davanti a lei, sopra il suo libro di Trasfigurazione,
tra il paragrafo sugli Animagi
e quello sui Metamorfomagi.
Granger, aspettami tra dieci minuti al bagno di
Mirtilla Malcontenta al secondo piano.
Non accetto ritardi.
D.M.
D’impulso, vista
l’arroganza del mittente – quell’aspettami
non poteva ch’essere stato scritto da lui – la ragazza accartocciò il
foglietto, alzando lo sguardo offuscato dal livore e dal nervoso per cercare
quel viziato snob Purosangue che l’aveva disturbata senza un motivo apparente.
Ma l’oggetto dei suoi
non proprio benevoli pensieri, si era già dissolto neanche fosse stato Pix il
poltergeist, sebbene in quanto a seccatura lo superasse di gran lunga.
Decise quindi di
andare al bagno di Mirtilla, se non altro per dirgli giusto due o tre paroline
riguardo l’educazione ed il rispetto. Ed anche perché
era curiosa marcia di scoprire cosa volesse da lei.
“Sei in ritardo.”
“Avevi detto dieci
minuti, non dieci secondi furetto.”
“Volevo essere
magnanimo, ma probabilmente non sai che il mio tempo si paga caro. Ho cose
molto più importanti a cui pensare io.”
“Tsk… qui quella che
si dovrebbe arrabbiare per questa colossale perdita di tempo per chissà quale
tua idiozia dovrei essere io.”
“Allora verrò subito
al dunque, Zannuta. Tu sei in debito con me.”
“Stai scherzando vero?
Anzi no, stai di sicuro delirando… va a vedere che in realtà i tuoi genitori
sono parenti, per quello sei così…”
“Non parlare di cose
di cui potresti pentirti, so essere molto vendicativo. Ed ora zitta.”
Averlo pungolato su
una cosa così delicata come la sua famiglia, l’aveva reso seriamente minaccioso
ed ora Hermione nonostante la sua Casa di appartenenza, aveva paura e preferì
non osare contraddirlo.
“Tu, lurida Sanguesporco, sei
in debito con me. Infatti da oggi in poi, verrai
considerata da tutta Hogwarts la mia ragazza.”
La paura che un attimo
prima l’aveva sopraffatta, immediatamente si tramutò in incredulità e sorpresa.
“Malfoy, non capisco
proprio. Non ti capisco proprio. Io
ti odio, tu beh, mi odi forse ancora di più…”
“Se, se… egli – San
Potter – mi odia, noi ci odiamo, voi mi odiate, essi – i pezzenti Weasley – si
odiano – vista la loro disastrosa condizione. Bel riassunto
della situazione.”
“Furetto davvero,
inizio a preoccuparmi per la tua salute mentale… e dire che Zabini mi aveva
promesso che sarebbe stata l’ultima volta che lo beccavo con quelle sigarette
alla puzzalinfa… comunque mi dispiace deluderti, ma
di qualunque scommessa si tratti, sappi che l’hai persa. La mia risposta è no. Non sarò mai la tua ragazza, qualsiasi
sia il motivo.”
“No?!
Tu dici di no a me? Dici di no a Draco Malfoy? Io sono un’istituzione qui ad
Hogwarts, sono insostituibile, sono Purosangue, ricco, bello, biondo… sono un Malfoy. Tutte mi vogliono, tutti mi
invidiano, pagherebbero per essere al tuo posto e tu… tu ti comporti così?”
“Beh, non capisco
allora perché tra tutte quelle che ti
vogliono, tu hai scelto proprio quella
che non ti vuole.”
“Perché cazzo tu sei
“Davvero devo
ricordarmi di minacciare Zabini di fargli rapporto se continua a vendere in
giro quella robaccia… gli effetti collaterali sono devastanti. Quando mai
dannato d’un furetto io sarei diventata ‘regina’? Non vuoi capire che non
esiste nessun monarca di Hogwarts?!? Semmai esiste il
Preside – di certo non proprio normale nemmeno lui, però è pur sempre un grande
mago – poi ci sono i Direttori delle Case, gli altri Professori, il Caposcuola,
i Prefetti – e con la mano si sistemò meglio la spilla appuntata al petto –
Gazza e tutti gli altri studenti. E poi se volevi una ‘regina’, bastava che
chiedessi alla Greengrass, quella è pure della tua Casa, non ti avrebbe detto
mai di no…”
“Daphne
è lesbica. Sta con
“Come scusa? Passabile e sfigata?!?
Non credo proprio! Comunque la risposta è no! Ho dei
sentimenti io…”
“Ma quali sentimenti,
Granger! Mi prendi per il culo? Ti chiederei solo una scopata e via, così tanto
per avere prove… – e le fece con lo sguardo una lastra completa, indugiando
maggiormente sulle pieghe che la sua camicia formava all’altezza del seno – e
poi qualche bacetto in pubblico, niente di più.”
Hermione non lo aveva
ancora affatturato o mandato in Infermeria a suon di Cruciatus solo perché al momento
era troppo in imbarazzo a causa di quell’occhiata famelica per fare altro.
Il fatto era che
quello sguardo – che comunque apparteneva ad un ragazzo attraente, non poteva
di certo negarlo – l’aveva fatta sentire desiderata.
E mai nessuno l’aveva
guardata così, come se fosse nuda.
Si sorprese non poco e
si ridestò da quei pensieri quando dalla sua bocca fuoriuscì:
“Ed io cosa ci
guadagnerei?”
“Metà del mio Regno.”
Fu solo allora che –
sbalordendo persino se stessa – tese la mano a stringere la sua per suggellare
quell’accordo.
Ormai nella
celeberrima Scuola di Magia e Stregoneria della Gran Bretagna non si parlava
d’altro da mesi.
Draco Malfoy ed
Hermione Granger.
Re e Regina.
Inseparabili.
La scuola intera ancora
si ricordava di quel famoso sei novembre, quando i due, uscendo mano nella mano
dal bagno delle ragazze del secondo piano – lui con il colletto della camicia
stropicciata sporco di rossetto, lei con i capelli se possibile ancora più
arruffati del solito e con il maglione infilato a rovescio – avevano sancito
pubblicamente la loro relazione.
Nonostante il ‘silenzio stampa’ degli interpreti di quella rivelazione,
in poco meno di una settimana – grazie anche alla filastrocca coniata per
l’occasione da Pix Draco Hermione ma che
coppia! Ora Potter come scoppia! Serpi e Grifi che sorpresa, la passione in lor s’è accesa! – la notizia era giunta anche alle
orecchie dei professori e di Albus Silente in
persona.
E se in Casa Serpeverde
la cosa non creò alcuna insubordinazione o protesta generale – lo sapevano
anche i ragni che popolavano le armature della scuola che mettersi contro i
Malfoy era una cosa controproducente – su nella Torre Est si scatenò il
finimondo.
Harry Potter, il
Bambino Sopravvissuto, il Prescelto, il Capitano, aveva reagito urlando e
lanciando Stupeficium
a qualunque cosa ed a chiunque gli capitasse a tiro – mandando al tappeto per
ben due volte il povero Neville – e guadagnandosi la nuova nomea di Cicatrice-Kid.
Ron Weasley… beh, lui
si limitò a tentare di tirare un
pugno in faccia a Malfoy non appena ne ebbe occasione, col risultato di finire
in infermeria per le botte prese da quei colossi delle sue guardie del corpo.
L’unica che apprezzò
la cosa fu Ginny, che tutta contenta già pregustava le sue serate sfrenate ai
festini Serpeverde, le migliori nottate di baldoria già ai tempi dello stesso
Salazar.
Fortunatamente il
tempo – e lo sbattere in faccia più volte contro la dura realtà – sopì gli
istinti omicidi dei grifoni verso quello che ormai era il fidanzato della loro
Regina tanto che – dopo
“Sei in ritardo, come
al solito.”
“Non è vero. Semmai
sei tu quello che è sempre dannatamente in anticipo.”
Da quando avevano
stipulato quello strano patto, era consuetudine che si trovassero una volta la
settimana dove tutto era cominciato, nel bagno di Mirtilla per accordarsi sul
comportamento da tenere per i sette giorni successivi.
“Granger, siete voi
Sanguesporco zoticoni che non conoscete il galateo e le buone maniere.”
“Uff…
lasciamo stare! Tanto è una causa persa in partenza. Piuttosto… lo sai che domani
è il nostro sesto mesiversario?
Ci pensi, io e te insieme da un semestre!”
“Vorrai dire… noi
incontrastati sovrani di Hogwarts da
mezzo anno! Sì, lo sapevo… infatti ho portato questi
per festeggiare!”
Estrasse dalla tasca
del mantello delle minuscole bottiglie, una di acquaviola
e due di vino Elfico Gran Riserva, fatti recapitare direttamente dalle cantine
di suo padre e con un Engorgio
le riportò alla loro grandezza naturale.
“Zabini pagherà anche
per questo… lo sai che se ci scoprono, ci possono espellere dalla scuola?! Ma dico dove lo hai il buon senso? Dimenticato
nello stanzino delle scope?”
“Blaise non c’entra
nulla, questa volta. E per inciso, il
buon senso l’ho lasciato nel baule vicino ai libri di Trasfigurazione… –
dicendo questo un ghigno sardonico gli si stampò in viso – scusami tanto, ligio
Prefetto di Grifondoro se ho pensato che avremmo potuto farci una bevuta
insieme da buoni soci in affari!”
A quell’affermazione
Hermione s’indispettì non tanto per la presa in giro – a furia di frequentarlo
seppur per finta, aveva incominciato ad apprezzarne
l’ironia ed il sarcasmo pungente che lo contraddistinguevano – ma piuttosto
perché per lei lui era ormai qualcosa di molto simile ad un amico.
“Che c’è?! Che ho detto ora? Non dirmi che ti sei
offesa…” – la guardava con un sopracciglio levato e con lo sguardo di un
bambino monello contrariato perché gli hanno rubato le cioccorane.
“Cos’hai tu piuttosto,
io non ho niente!”
Ora ne era certo,
qualcosa che aveva detto o fatto l’aveva contrariata. Quel ‘niente’,
detto da una strega in quel modo, a quella precisa domanda, non poteva portare
altro che a mal di testa ed a un qualche battibecco inutile.
“Ti prego… Hermione, quando qualcosa non ti va a
genio arricci sempre il naso e cominci a portarti dietro l’orecchio
un’invisibile ciocca di capelli!” – berciò esasperato.
“Non è vero io…” – ma
si bloccò di colpo, rendendosi conto di aver appena compiuto quel gesto.
Arrossì leggermente. Allora
forse anche per lui lei era qualcosa di più che una semplice ‘socia’.
“Dicevi…? – in faccia
gli si leggeva chiaramente a caratteri cubitali un ‘visto
che avevo ragione io’ – Adesso spiegami cosa c’è!”
“C’è… c’è questo! – ed indicò loro due – Davvero
per te tra noi è solo una questione d’affari?! Io
credevo che noi ormai fossimo quasi… beh, quasi…”
“Quasi che, di grazia?! Spiegati, altrimenti l’acquaviola
evapora!”
“Oh… cocciutissima
serpe! Credevo fossimo AMICI!”
“Beh, secondo te avrei
portato da condividere queste bottiglie di vino del novantuno, la miglior annata
dell’enoteca del Manor, se non ti considerassi tale?”
Avevano brindato.
Avevano levato i
calici fatti comparire da Hermione in onore del loro piano e della loro reggenza su Hogwarts. Avevano ricordato
le loro estrose trovate e le esagerate manifestazioni d’amore che avevano dato
a tutti, stupendosi di come ancora nessuno avesse sospettato di nulla. Avevano
bevuto alla salute di coloro che ci
erano cascati in pieno. Avevano tracannato un sorso per ogni faccia stupita.
Avevano festeggiato un po’ troppo.
Il mix di acqua viola
e vino era ormai finito, non perché fosse evaporato… ed ora erano in quel
bagno, seduti a gambe incrociate – posizione non proprio ortodossa per un
Malfoy e men che meno per una ragazza, soprattutto se
portava una gonna – a ridere senza un reale motivo.
“Ahahahahahah…
Grangeeeeeeeer! Ti si vedono le
mutande… ahahahah!”
“Almeno Malfoy hic! – e si portò una mano alla bocca ridendo
con sguardo vacuo – ce le ho! Ahahahahahah!”
“Senti, si è fatto
tardi… forse è il caso che ci dirigiamo ai nostri dormitori! Ahahahahah non mi sbronzavo così dall’ultima vittoria di
Quidditch dei Tassi su voi insulsi Grifonfessi! Ahahahahah!”
“Sì hai ragione! Ahahahah… io non mi ero mai ubriacata prima… ooooh… aiutami ad alzarmi per favore, mi gira la testa!”
“Ahahahah!
Nell’aiutarla ad
alzarsi, Draco inavvertitamente cozzò con il gomito contro un rubinetto posto
lungo la conduttura incrostata di uno scarico, il rubinetto con sopra inciso un piccolo serpente. Quello
magicamente cominciò a girare fino a che il lavandino davanti a loro non sparì,
lasciando il posto ad una grossa apertura probabilmente di un tunnel.
I due, sorpresi da
quella scoperta, a causa dell’equilibrio precario provocato dall’alcol vi
caddero dentro, scorrendo come fossero su di uno scivolo fino a che non
atterrarono l’una sopra l’altro sul fondo.
“Ahia che botta!
Sanguesporco levati subito da qui! Non sei per niente un
dolce peso…”
“Malfoy! Ma che modi… non eri tu quello che andava a
sbandierare ai quattro venti la sua perfetta educazione da Purosangue?! Adesso mi alz…”
– e ricadde rovinosamente sul biondo.
A quella scena, non
trovarono di meglio che tornare a ridere, anche perché erano piuttosto brilli.
Un quarto d’ora dopo,
non avendo più fiato dalle risa e ritrovando un briciolo di lucidità, Draco
esclamò raffinato:
“Ma dove cazzo siamo
finiti?”
“Non ne ho idea… mi
gira così tanto la testa…”
“E adesso Granger,
cosa facciamo? Ci siamo persi dentro un qualche passaggio segreto nel luogo
magico più sicuro di tutta
“Su Malfoy, non fare
il lagnoso! Scopriranno che non siamo nei nostri dormitori, ci verranno a
cercare ed al massimo domani ci troveranno sta tranquillo che non moriremo… hic!”
“Detto da te sembra
rassicurante, ma nel frattempo… che
facciamo? Qui è umido e più freddo che nei Sotterranei – e ti assicuro che
sotto il Lago Nero non si scherza – come faremo a riscaldarci?”
“Draco davvero hic! non ci arrivi? E dire che sbaciucchiati ci siamo
sbaciucchiati parecchio… adesso mancherebbe hic! l’altra cosa… e visto che dobbiamo
scaldarci, potremmo unire l’utile al hic! dilettevole…”
Il ragazzo guardò
accigliato la sua compagna di sventura.
“Zannuta non capisco…”
“Secondo me dovremmo fare l’amore!”
Ok, aveva bevuto decisamente troppo.
“Granger… dici sul
serio? Davvero vuoi fare sesso con me? Non è che l’alcol…”
“NO! Non sono mai
stata più seria… hic! io voglio
fare l’amore con te, io credo di amarti!”
Draco era sconcertato.
Nessuno gli aveva mai detto di amarlo.
Aveva paura. Un
fottutissimo terrore, perché anche lui si era reso conto di provare una qualche
strana forma di possessione nei confronti della riccia. Si era accorto di
sentire uno strano impulso dentro, come una bestia
che ruggiva e si arrabbiava ogni volta che lei scherzava e stava con qualcun
altro che non fosse lui e quella bestia spesso latrava per la frustrazione
durante la settimana, e stava bene solo quando si ritrovavano in quel bagno.
Stava per replicare,
per dirle tutto quello – l’alcol l’avrebbe aiutato – ma Hermione non gliene
diede il tempo, buttandosi su di lui e baciandolo appassionatamente.
Dei rumori di passi
che rimbombavano da sopra la sua testa lo ridestarono.
Una lievissima luce
proveniva dall’apertura del tunnel dal quale erano scivolati giù. Un debole mal
di testa gli ricordò della bevuta della sera precedente ed un leggero peso
all’altezza del torace, gli ricordò di quello che era accaduto quella notte.
L’avevano fatto.
Lui e
Re e Regina; a tutti
gli effetti.
E doveva ammetterlo,
con lei si era trovato bene. Anzi, meglio
che con chiunque altra.
Ricordava tutto ora, nei minimi particolari.
Lei, che sorprendentemente
aveva preso l’iniziativa, che si era spogliata davanti a lui, senza pudore, che
l’aveva aiutato a slacciarsi i pantaloni, che l’aveva baciato, leccato,
coccolato, che si era dedicata a lui senza pretendere nulla in cambio. Lui che
poi aveva comunque ricambiato – sia mai che i Malfoy vengano definiti degli
amanti poco attenti – che aveva ribaltato le posizioni, non prima di aver
trasfigurato la sua camicia in una coperta e la gonna di lei in un cuscino, su
cui aveva adagiato la sua schiena bianca, in modo da renderle più facile
l’accoglierlo dentro di lei.
Gli tornavano alla
mente gli ansiti, lo sfregarsi pelle contro pelle, l’aumentare il ritmo, le
grida di lei, le sue mani allacciate dietro la sua nuca, a premergli sulla
coppa e poi la fine di tutto, il piacere che esplodeva dentro, i brividi e le
scosse, l’orgasmo.
Cercava di imprimere
nella mente quella sensazione di puro benessere e di totale realizzazione che
aveva provato subito dopo, quando stremata lei gli aveva posato un tenero bacio
sull’orecchio e si era addormentata di fianco a lui. Voleva prendere tutte
quelle emozioni e chiuderle dentro di sé, serrarle a doppia mandata nel suo
spirito, nel suo cuore, perché lo facevano sentire completo.
Completo come non lo
era mai stato, totalmente soddisfatto, più del fatto di essere il ‘Principe di Serpeverde’, più di essere il ‘Re di Hogwarts’.
Completo perché
finalmente era se stesso.
Immerso nei suoi
pensieri, contemplando nella sua mente gli avvenimenti della notte prima, non
si accorse che Hermione accanto a lui si era svegliata, se non quando esclamò:
“Mhmhmh…
buongiorno… Merlino, che capogiro…”
“Sì è una bella
giornata anche per me Granger…” – esclamò ghignando e portando le mani dietro
la testa.
“Allora l’abbiamo fatto davvero.”
“Già. Il re ha fottuto la sua regina.”
Un leggero pugno gli
arrivò sul fianco.
“Per me non è stato
solo sesso. Se per te…”
“Neanche per me, Hermione.”
A quell’affermazione
la consapevolezza che il loro gioco fosse diventato qualcosa di più serio la
investì come un uragano.
“Ed ora… cosa
facciamo?”
“Nulla. Almeno ora tutti crederanno a qualcosa di vero. Io sono il
Re e tu la mia Regina.”
A quell’affermazione
Hermione sorrise e capì.
“Ed io cosa ci
guadagnerei?”
“Oltre a tutto il
sesso che faremo e che ti sfiancherà? – sogghignò malizioso, ricevendo in
cambio un nuovo pugno – tutto me stesso.”
E questa volta unì le
labbra alle sue a suggellare quel nuovo patto.
Angolo Autore
Ciao a tutti! Se siete
arrivati fin qui, vi ringrazio.
Ultimamente mi sento
molto ispirata e le idee per nuove storie – siano Oneshot
o Fanfictions a più capitoli – non mancano.
Questa è ambientata al
sesto anno, non tiene conto dell’incarico di uccidere Silente, né di qualsiasi
minaccia incombente.
Il titolo prende spunto
da una canzone di un gruppo delle mie parti, i Seeds Acid Psyco, vi consiglio di visitare il
loro MySpace http://www.myspace.com/thesapband.
Un’ultima precisazione
sulla Camera dei Segreti: so che in realtà solo l’erede di Serpeverde può
aprirla, ma ho immaginato che Silente avesse voluto lasciarla a disposizione di
qualcuno in caso servisse come nascondiglio o altro, anzi se non erro nel
settimo libro Hermione e Ron tornano qui per recuperare una zanna del Basilisco
che servirà loro per distruggere un Horcrux.
Ringrazio sin da ora
chi la recensirà, la leggerà, o ci darà una semplice occhiata.
Fatto il misfatto!
Ora chiudo e vi auguro
una buona notte!
Giulia J