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Autore: Melmon    15/11/2009    6 recensioni
Ora che la mia creatura ha presa vita, ora che ho immortalato il tuo volto posso darti un nome, posso saper il tuo nome.
La targhetta sulla scrivania rivela l’arcano “Spencer Reid”.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La matita scorre veloce in movimenti decisi, ripetitivi ed esperti.
Traccio su questo foglio bianco quello che i miei occhi vedono.
A tratti ti guardo e poi rapidamente torno ad osservare i lineamenti del disegno che prende forma. Più che un disegno questo è un vero e proprio identikit beh il luogo è adatto, sono negli uffici Bau.
Aspetto, ormai da ore, ma aspetto pazientemente, la pazienza è una caratteristica che impari ad avere se come me vivi tra poliziotti e gente che corre a salvare vite umane.
Le regole del gioco ormai le conosco e quindi pazienza!
Esprime quello che ho dentro disegnando, scrivendo, scattando foto è il mio modo per sfogarmi, il mio modo per osservare e fissare il mondo.
Anche se ora non sono in servizio, e bene si i mie amati poliziotti ogni tanto mi usano per i loro casi, ho frequentato i corsi della polizia per questo no? Sono qui che aspetto “il mio fratello maggiore” per uscire a cena, sempre se si considera una cena pizza e patatine.
Ho lo zaino con me, non lo lascio mai, è la mia coperta di Linus: dentro penne, matite, colori, blocchi da disegno, quaderni e la mia macchina fotografica.
Ho rubato una panchina, la posizione non è comoda ma mi sono abituata a peggio, continuo ad osservarti muovere alla tua scrivania, certo i tuoi movimenti mi complica molto il mio lavoro ma non posso obbligarti a restare fermo.
Il tuo viso mi rapisce per questi tratti, questo tuo modo di apparire che ti ha fatto emergere e scoprire hai miei occhi e a far scattare il mio lato artistico.
Il tuo volto da innocente bambino, quei occhi che sfuggono dal mondo, chissà quanta schifezza, quando orrore quei stupendi occhi hanno dovuto vedere e sopportare.
Quante volte avresti voluto abbassare lo sguardo davanti a uno dei tuoi casi?
Non lo hai fatto vero?
I bravi agenti non abbassano mai lo sguardo, non scappano mai via ma lottano, lottano e salvano vite umane. Da quello che posso immaginare, che ho osservato, direi che tu sei il tipo d’agente timido che resta quasi hai margine dell’indagine, che però da un immenso aiuto, risolve i casi, salva le vittime tutto questo a testa alta, senza batter ciglia per poi imbarazzarsi e abbassare lo sguardo davanti a una delle vittime e hai parenti che ti ringraziano.
A questo non ti abituerai mai?
Non so neanche il tuo nome, giovane profiler, ma di te ho intuito tanto altro, qui ti senti a tuo agio e parte del tuo mondo. Ti sei abituato al caffé schifoso, hai lunghi viaggi, alle stramberie dei tuoi colleghi e alle loro risate.
Sei il cucciolo del branco che all’occorrenza ha imparato a ringhiare?
Dal tuo aspetto si direbbe più che sei una vittima che un segugio, ma tutti alla fine lo siamo questo mondo è crudele e chiunque abbia solo messo piede qui lo ha capito.
Vittima o segugio? Forse come me sei entrambi, sei un ibrido di questa società.
Il disegno ha ormai preso del tutto vita, solo i tuoi occhi non esprimono tutto quello che vedo, tutto quello che vorrei che esprimessero.
Dal piccolo astuccio affianco a me tiro fuori una gomma ed inizio a ritoccare gli “errori”.
I movimenti della mia mano sono delicati sul foglio, quasi come una carezza, questa è la mia creatura e di certo non voglio rovinarlo.
Un pensiero mi assale, un immagine mi fa ridere, il tuo volto, quello vero no la mia creatura, che reazione avresti alla stessa carezza, con molta probabilità arrossiresti fino all’inverosimile, abbasseresti gl’occhi, balleresti qualcosa imbarazzato.
Mi divertirei parecchio ad osservarti meglio però che tu non scopra cosa sarei capace di fare, generalmente amo i tipi “cuccioli imbranati”, adoro mandarli in tilt e oltre i limiti i bravi ragazzi. Non ti toglierei dall’impaccio anzi se posso lo peggiorerei.
Prendo un'altra matita con la punta più fine e un tratto più morbido per quei bei occhi.
Un attimo, i nostri sguardi si incontrano, dopo tanto finalmente ti sei accorto di me, la mano va avanti da solo, gl’occhi si staccano, gli abbiamo abbassati nello stesso momento ma per motivi diversi, ma quello sguardo sono riuscita ad immortalarlo sulla mia creatura.
Ora che la mia creatura ha presa vita, ora che ho immortalato il tuo volto posso darti un nome, posso saper il tuo nome. La targhetta sulla scrivania rivela l’arcano “Spencer Reid”.
Soddisfatta del mio lavoro mi sgranchisco le braccia, questo mio gesto fa cadere la gomma che era rimasta in precario equilibrio sulla mia coscia. A raccoglierla sorridente una donna, deve lavorare qui ma non mi sembra una profiler, sprizza gioia e simpatia e il suo look non si direbbe adatto al vostro lavoro.
Poco serie per dire a qualcuno “mi dispiace avvisarla …” la solita frase di circostanza per un grande dolore. Gli sorrido, il blocco stretto a me, e la ringrazio.
– Che ci fai qui?
– Aspetto te, venerdì sera cena con il fratellone. Te ne sei dimenticato?
– No, ma sei in anticipo.
– Ritardo di mezz’ora, tu sei in ritardo.
– Scusa!
– Tranquillo ci sono abituata. Rimandiamo se hai da fare?
– No, nessun caso. Lascio questi fascicoli ed andiamo. Chi hai torturato nell’attesa?
– Nessuno ho fatto la brava bimba seduta qui.
Scorge il blocco tra le miei mani, la matita dietro il mio orecchio, sposta lentamente il blocco che ho stretto a me. Faccio un minimo di resistenza, un sorriso di circostanza e poi lascio che lo prenda. Osserva il mio capolavoro, uno dei tanti passati tra le sue mani.
– Allora profiler come è uscito?
– Bene.
– Bene non basta. Allora esprime il tuo collega si o no?
– Si, hai catturato Reid.
– Ah attendo potrei diventare più brava di te.
– Non sperarci.
– Hotch abbiamo… scusa non sapevo avessi visite.
– Tranquillo lei è Sara la ragazza a cui facevo da “fratello maggiore”.
– Come sarebbe a dire facevo? Tu fai il fratello maggiore altrimenti io ti avrei aspettato a vuoto. Allora c’è un altro S.I. da catturare?
– No, nessun nuovo caso solo scartoffie.
– Vi serve proprio?
– E’ il capo ma possiamo cavarcela anche senza di lui.
– Possiamo cenare velocemente …
– Non finire neanche la frase, ora tu vai di la svolgi il tuo lavoro da leader e poi pensi a me. C’è tanto schifo li fuori e qualcuno deve pur fare l’eroe.
– Per te sarei un eroe?
– Jack dice di si, per me sei solo un brav’uomo che fa quello che può per migliorare il mondo per suo figlio e per i figli degli altri.
– E’ solo il mio lavoro, non faccio tutto da solo.
– I bravi supereroi non si prendono mai il merito delle loro azioni.
Il blocco ritorno nelle mie mani, fisso ancora quei occhi che sono riuscita a catturare, quel non so cosa che intravedo negli occhi di chi come lui combatte per un mondo diverso. C’è la speranza, dolore provocato dai mostri ma anche una scintilla per un futuro diverso. Peccato che sia cosi timido, i suoi occhi esprimerebbero di più.
Aaron sparisce di nuovo nel suo ufficio, gl’altri colleghi sono ognuno alla propria scrivania, la giornata lavorativa sta finendo e tutti lavorano più veloce per finire ed andare fuori in una vita un po’ meno scura, a cercare di ridere e divertirsi il più possibile perché domani ci sarà un nuovo caso con la sua crudeltà e le sue lacrime.
Stacco lentamente e con attenzione il ritratto dal resto del blocco, recupero carta e penna scarabocchiando sopra poche righe. Infilo tutto in un plico e chiudo con cura.
Aaron riappare del suo ufficio e io butto con poca grazia tutto nello zaino, non posso attendere oltre ho troppa fame, e insieme ci dirigiamo agli ascensori.
Mi guarda perplesso, non è cosi bravo da aver capito cosa ho in mente vero?
Lascio il plico sulla scrivania del malcapitato, allontanatosi per recuperare dei fascicoli. Lo vedo sedersi alla scrivania e rigirarsi il plico tra le mani, lo apre incerto, per fortuna Aaron si è fermato a parlare in corridoio e posso ammirare lo spettacolo!
Si imbarazza, cambia tonalità come avevo immaginato.
I colleghi si avvicinano ma non alzi gl’occhi, ho spaventato il povero cucciolo?
Vedo uno dei tuoi colleghi recuperare il foglio dove avevo scritto per passare l’altro alle colleghe, alza gli occhi prima su lui sorridendo divertito.
– E’ bravo ragazzino hai fatto colpo!
Poi torna a leggere, alla firma si gira a guardare verso gli ascensori.
Io ridò mentre Aaron sbuffa un – Povero Reid!
Peccato che in questo preciso istante le porte dell’ascensore si chiudendo negandoci di più di una veloce ultima occhiata, mi sarebbe piaciuto vederti dopo lo shock iniziale!

Gli eroi sono uomini normali che affrontano il mondo per chi non può farlo. Sono uomini che non sanno o non vogliono esserlo eroi
I tuoi occhi mi hanno affascinata, ispirata, colpita sono dolci, teneri ma racchiudono una scintilla di speranza, di conoscenza , d’amore.
I tuoi occhi parlano di te, parlano del tuo mondo e di come sei fatto più di quando faccia tu. Vorrei conoscere e vedere oltre l’agente Reid che ho immortalato, vorrei poter conosce l’uomo. Sara Park "Hotchner” 555.000000
  
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