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Autore: Gohos    15/11/2009    3 recensioni
Cosa succede quando i BD incontrano Victoria, una diciassettenne con un carattere e delle doti piuttosto particolari che mostra interesse per Ai, e i suoi amici Mila e Alex? P.S. I personaggi che non fanno parte di Detective Conan sono tratti dal libro che stò scrivendo, quindi siate crudeli con le recensioni.
Genere: Commedia, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Detective Boys, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai qualche ora che vagavamo per quella città, in cerca di quel maledetto hotel. Non eravamo totalmente dispersi, ma quel tanto che basta per camminare da tre ore con i bagagli sulle spalle. Alex era imbronciato da un ora, mentre Mila non aveva ancora perso le speranze, io dal canto mio mi limitavo a seguirli, cercando ogni tanto di trovare dei punti di riferimento, qualche palazzo o nome, che avevo scorto sulla cartina che avevo trovato in aereo. Niente. Avevo una sete del diavolo, ma non era quella sete a preoccuparmi. Il desiderio mi rombava nelle orecchie, un peso, un macigno ancorato ad ogni pensiero che formulavo. Era impossibile sottrarvisi, così doloroso, così dolce abbandonarvisi...Ma dovevo tenere a bada quei pensieri, non volevo far male a nessuno. Incrociai lo sguardo di Mila e le sorrisi, era esausta, ma sorrise di rimando; adoravo quel sorriso, così dolce e fiduioso. Era come se sorridesse mentre aveva la testa dentro la bocca di un leone affamato. Fu con quei pensieri in mente che incontrai quei bambini. Più che incontrarli, ci scontrammo con loro. Parlottavano tra loro, due bambini ed una bambina. Il primo della fila era il più alto, con capelli neri e corti, aveva vicino l'altro ragazzo, più basso e decisamente tarchiato, e la bambina, con capelli castani e grandi occhioni azzurri. Avevo sentito le loro voci e il rumore dei loro passi, ma non mi ero minimamente interessata a loro. Continuai a camminare facendo attenzione a calcolare il tempo e la direzione giusta per evitare di entrare in collisione con loro, ma Mila non fece altrettanta attenzione. Mila e il bambino che apriva il convoglio si scontrarono, con un piccolo "Ahi!" e caddero al suolo. Nessuno dei due si fece male, ma subito gli altri due amici accorsero dal loro amico, aiutandolo ad alzarsi e chiedendo a gran voce se si era fatto male, lui scosse semplicemente la testa dicendo solo:
"No, tranquilli, stò benone, è solo una botta" cominciò a massaggiarsi il gomito destro, mentre andava verso Mila, probabilmente per scusarsi. Anche Alex si avvicinò a Mila, aiutandola ad alzarsi in piedi, le chiese se si era fatta male, ma lei scosse il capo. Solo allora potei notare che i bambini non erano tre, bensì quattro. C'era un'altra bambina, con capelli castano chiaro e gli occhi azzurri. Il suo sguardo mi sconvolse, così simile al mio, annoiato, apatico e pieno di dolore. Non si era avvicnata al suo amico, ne sembrava preoccupata. Esplorai rapidamente la sua mente, ma non notai nulla di strano, aveva una mente acuta, ma di un bambino, eppure il suo sguardo non mi convinceva, era così adulto...Mi venne in mente un'idea, mi avvicinai al bambino che si era scontrato con Mila e gli chiesi delle informazioni:
"Stiamo andando all'hotel Kaito, ma ci siamo perduti, sapreste darci qualche indicazione?" forse ero stata un pò troppo diretta, ma erano la nostra unica speranza
"Anche noi siamo diretti li, possiamo andarci insieme" era stata la bambina con i capelli neri a parlare, sembrava felice di aiutarci. Mi diressi verso Mila, le lanciai una scatoletta di cartone contenente una pomata per ridurre gli ematomi. Non lo aveva detto, ma aveva attutito la caduta principalmente con il polso, che ora le doleva e cominciava a gonfiarsi. Alex non avrebbe potuto accorgersene, ma il polso di Mila si era gonfiato di mezzo centimetro, o poco più. Affero la scatola al volo, con la mano sana, mi sorrise ed estratto il contenuto cominciò a spalmarselo sul polso.
"Vanno al nostro stesso hotel, ci mostreranno la strada"
Camminavamo con quei bambini da poco, da ancora meno avevo capito che la cartina che avevo visto era totalmente errata. La bambina con i capelli castani era ancora dietro di noi, senza accennare ad aprire bocca, teneva il cappuccio del suo leggero giacchetto color sangue abbassato sugl'occhi. Il bambino che era in testa al convoglio si ricordò improvvisamente di qualcosa e mi venne vicino, fermando tutti.
"Io sono Genta" disse
"Io Ayumi" la bambina aveva una voce squillante, ma aggraziata
"Io Mitsuhiko" era il bambino più alto. La bambina con gli occhi azzurri non si presentò.
"Io sono Mila" sorrise ai bambini
"Io Alex, Ayumi, Genta e Mitsuhiko giusto?" annuirono "Ok" aggiunse. Io andai dalla bambina di cui ancora non conoscevo il nome che intanto si era allontanata, probabilmente per non presentarsi.
"Siamo così simili io e te, sarebbe divertente guardare nello specchio, trovi?" scosse la testa, il cappuccio mi permise di vedere i suoi occhi per pochi secondi. Aveva paura ma non capivo di cosa
"Hai una mente così adulta, per essere una bambina..." si raggelò, mi guardò con terrore, indietreggiò di un paio di passi
"Chi diavolo sei tu?" chiese con voce tremante "Non sei giovane per far parte degli Uomini in Nero?" qualcosa mi diceva che credeva veramente che ne facessi parte, sembrava una preda impaurita che parla con il lupo
"Uomini in Nero? Come non detto" cominciai a ridere sommessamente. Rise anche lei, anche se con tono gelido
"Credi davvero di essere simile a me?" annuii "Si, sarà divertente guardare nello specchio" aggiunse. Gli porsi la mano, e lei la strinse.

"Non si è presentata, non gli siamo simpatici?" mi disse Ayumi. Quella bambina aveva un nonsochè di amabile
"Voi non c'entrate nulla, Victoria è così..."dissi, ma non trovando parole adeguate per descriverla tacqui, guardai Alex, che capì al volo
"Lei è fredda, cinica ed è un misantropo" disse lui. Erano le parole più corrette che avrebbe potuto trovare. Ayumi guardo prima Genta, poi Mitsuhiko e poi me
"Cosa significa?" cercai di trovare una spiegazione abbastanza semplice da risultare comprensibile per i bambini, ma fui preceduta proprio da uno di loro. Mitsuhiko
"Una persona fredda è una persona che non prova sentimenti o emozioni, una persona cinica è una persona che pensa solo ai propri interessi ed un misantropo è una persona che odia il resto del genere umano e che preferisce rimanere solo" annuii, sorpresa dalla sua perfetta esposizione
"Una persona non può essere tutto questo, scoppierebbe..." i grandi occhi della bambina erano luminosi, ma non convinti
"Quelle sono le uniche tre cose che la mantengono in vita giorno dopo giorno, altro che scoppiare..." era stato Alex a parlare, ma prima di dare spiegazioni mise le mani nelle tasche della sua giacca e si girò a guardare una vetrina. I bambini guardarono me, e io mi limitai ad annuire, per poi scrollare la testa
"come si chiama la bambina che era con noi fino a poco fa?" chiese all'improvviso Alex
"Ai, perchè?" rispose Genta, Alex scosse la testa, poi mi si avvicinò distrattamente
"Pare che Vic provi un certo interesse per questa Ai, ma non si comporta allo stesso modo che con noi, c'è sotto qualcosa, dovremo domandare" guardai nella direzione in cui guardava Alex e vidi Victoria che teneva la mano della bambina, e la guardava con interesse. Annuii lentamente.

Tenevo la mano della bambina, Ai, e mi avvicinavo al gruppo, da cui mi ero allontanata per andare a parlare con Ai. Avrei dovuto dare qualche spiegazione a Mila e Alex, sopratutto ad Alex.
Una vola raggiunti di nuovo i bambini lasciai la mano della bambina, che però, con mia soddisfazione, non si allontanò. Il resto dei bambini mi guardava curioso. Forse la descrizione che Alex aveva fatto di me li aveva incuriositi. Guardai Mila e Alex, poi chiesi
"Andiamo?" ma prima di poter ricevere una risposta dai bambini mi interruppe Mila
"Non ti sei presentata"
"Non ne vedo la necessità, non gli hai già detto come mi chiamo?" era una domanda retorica, ma i bambini che non sapevano del mio udito scattarono incuriositi
"Ma come hai fatto ad ascoltare quello che ha detto? Tu eri molto lontana da noi, insieme ad Ai" c'era un buon motivo se odiavo i bambini, sono perspicaci e curiosi
"Buona osservazione, ragazzina, sei perspicace, ma io so leggere le labbra, e per quello non occorre sentire"
"Lei si chiama Ayumi, non ragazzina" era stato il bambino più basso dei due, Genta
"Lo so" Guardai Mila, ma non sembrava intenzionata a cedere
"E va bene, io sono Victoria" guardai Mila che sorrise "Ora possiamo rimetterci in marcia?" annuirono.
Mentre camminavamo diedi un'altra sbirciata furtiva alla mente di Ai, ma non notai nulla di diverso da prima, solo più paura. Anche Mila, che era intenzionata a conoscere tutti, cominciò a parlare con lei. Ci scambiammo un'occhiata
Fidati, lascia perdere quella bambina, ha qualcosa di strano. Ma ovviamente lei non era intenzionata a cedere
Anche tu avevi qualcosa di strano, ma mi pare ti faccia piacere il fatto che non ti ho lasciata perdere, o sbaglio?
Che domande fai? E' ovvio che mi ha fatto piacere, ma lei è diversa, è immischiata in qualcosa di molto pericoloso
Più di te? c'era una vena di scarcasmo piuttosto massiccia nei suoi pensieri
Quanto me, ma con tentacoli più estesi nella sua mente passarono diversi pensieri, Mila pensò addirittura ad una me con i tentacoli. Parlaci, se vuoi, ma fa attenzione. Ah, e non spaventarla ci guardammo per un istante, per poi sciogliere i nostri sguardi. Mila ascoltò il mio consiglio e smise di tentare di fare amicizia con quella bambina. Arrivammo all'hotel poco dopo. Era un edificio massiccio, ma tuttavia risultava aggraziato. Il colore dominante era il verde, che creava strani giochi ottici con il bianco. Persino il nome era scritto in verde, con lettere arzigogolate, mentre le cinque stelle di fianco al nome erano bianche
"Credo che tra poco ci dovremmo salutare" Ayumi sembrava triste di questo fatto
"Potremmo accompagnarli alla camera, tanto dovremmo comunque aspettare il dottor Agasa" forse avevo davvero fatto colpo su Ai, o per lo meno avevo scatenato il suo interesse. Ci avviammo al bancone della reception. Dietro c'era una donna con l'espressione annoiata che parlottava al telefono
"No, non c'è nessun problema, no non sono troppi, ma si figuri, il venti marzo? Si è libero..." continuò per qualche minuto prima che suggerissi nella sua mente di guardare dritto davanti a se invece che lo schermo del computer che aveva davanti. Sorrise e fece cenno di aspettare. Io mi voltai da Mila, che si mise a ridere, la guardai curiosa
"Ti ricordi quando il nostro hotel è esploso?" disse fra una risata e l'altra. Anche io cominciai a ridere, i ragazzi ci guardavano curiosi
"L'hotel in cui alloggiavamo per un campo scuola è esploso, tempo fa" continuai a ridere, anche Alex rideva, anche se faceva di tutto per nasconderlo, ma io lo conoscevo troppo bene
"Davvero? E chi è stato?" Genta e Mitsuhiko sembravano interessati mentre Ayumi voleva sapere chi era il colpevole, Ai invece era completamente distratta
"Sono stata io, beh in parte" presi fiato poi continuai prima che mi interrompessero "Dei sequestratori erano entrati nell'hotel, e ci tenevano in ostaggio, uno di loro sparò in terra per metterci paura, non poteva sapere che aveva forato una tubatura del gas, io mi sono limitata a mettere la fiamma" mi limitai a fornire la scusa che si era inventato Shinji per noi. Ripensare a lui fece male, ma allo stesso tempo mi fece piacere
"E i sequestratori che fine hanno fatto?" Ayumi e le sue domande
"Sono morti" dissi secca
"Ma allora li hai uccisi..." disse lei, con la coda dell'occhio potei vedere Ai voltarsi
"Non sarebbero i primi" Ayumi inorridì "Scherzo, sono in prigione, le loro ustioni saranno guarite oramai" Ayumi trasse un sospiro di solievo
La donna alla reception finalmente attaccò il telefono. Mi girai verso di lei
"Ho fatto una prenotazione per una camera con due letti, due mesi fa" la donna battè le informazioni sul computer, poi, quando apparvero le informazioni che cercava, si sporse dietro di se per prendere un mazzo di chiavi dal terzo gancio della seconda fila. Le afferrai, e senza aspettare che mi dicesse nulla me ne andai. L'hotel aveva davvero molti piani e stanze, a volte anche cinque o sei per piano, la nostra stanza era al quarto. Posammo i bagagli e uscimmo, i bambini ci aspettavano. memorizzai la disposizione delle stanze. La nostra era la penultima del corridoio, oltre alla nostra ve ne erano altre due, una delle quali era occupata, in tutto il piano vi erano sei stanze. Una donna busso sulla porta della camera occupata, ma nessuno le rispose, quindi usò un passepartout per entrare. Fece un passo nella stanza, poi emise un urlo agghiacciante. Corremmo tutti verso la stanza, la cameriera stava indietreggiando con una mano portata alla bocca.
In testa al gruppo vi eravamo io e Ai. Guardando dentro la stanza, gettato sul letto vi era il corpo senza vita di un uomo con la gola tagliata. Dato che l'aria era permeata del silenzio più assoluto cercai il più lieve rumore, dove nessun'altro avrebbe potuto. Sentivo degli ingranaggi girare.
Ai si sporse dietro di me, non inorridì, anzi, curiosa fece un passo avanti, trovandosi quasi di fianco a me. Capii troppo tardi a corsa servivano gli ingranaggi. Mi gettai davanti ad Ai, proprio nel momento della deflagrazione della bomba. La palla di fuoco non arrivò fino a noi, ma in compenso ci arrivarono i detriti roventi. Li sentivo conficcarsi nella carne, facendosi strada in essa. La mia carne. Ma avevo protetto la bambina. O almeno così credevo. Sentivo l'odore del sangue, mio in buona parte, ma anche un odore dolce, diverso da quello del mio sangue. Guardai la bambina. Sul suo braccio si stava formando una chiazza di sangue.
Facendo appello a tutte le mie energie scagliai Ai lontano da me, tra le braccia di Alex, che pronto la prese attutendone l'impatto come potè. I bambini si stavano raggruppando intrno ad Ai, che si stava rialzando. Vidi Mila avvicinarsi, sapeva che non avrei permesso a me stessa di farle male. Alex teneva dietro di se i bambini. Mila mi abbracciò, o avevo le braccia lungo i fianchi, singhiozzavo sommessamente. Mila mi dava dei piccoli colpetti spalle, uno o due ogni tre secondi. Lentamente, molto lentamente, mi calmai.
La ferita di Ai non era grave, ma di certo non era un graffio, la scheggia di metallo era penetrata parecchio nella sua carne, e il dolore che ne doveva conseguire doveva essere notevole. Eppure si rifiutò tenacemente di essere portata in ospedale.
Anche il dolore provocato dalle mie ferite era notevole. Chiesi a Mila se con se avesse portato delle pinzette, intuì cosa intendevo farci. Una volta in camera mi posizionai al centro della sala, mentre lei cercava nella borsa. Quando dalla borsa estrasse le pinze mi distesi sul letto in modo da poter vedere la porta. Mila alzò la maglia che indossavo fin sopra le mie spalle, poi si sedette al mio fianco. Decise di partire dal foro più vicino alla mia spalla destra. Senza pietà inserì la pinzetta nel foro, e con un colpo secco estrasse la scheggia, che gettò a terra, tintinnando. Il dolore si protrasse per la spina dorsale fino ad arrivare alla base del cranio, strinsi convulsamente uno dei tanti cilindri di mogano di cui era cotituito il baldacchino posteriore del letto. Mila non fu sempre tanto fortunata da trovare la scheggia al primo colpo, molte volte dovette cercarla per svariati minuti. Circa alla settima scheggia le chiesi quante ancora ne mancavano. Non rispose, capii che non ne mancavano poche.
Alla decima scheggia estratta vidi irradiarsi dalla porta uno spiraglio di luce.
Alex richiuse la porta dopo aver fatto un passo nella stanza
"Non si bussa?" gli chiesi io, con tono falsamente arrabbiato. Stette al gioco
"Vuoi che esca?" non sembrava divertito
"No"
Alex si mise seduto su una sedia, in un angolo della camera. Mila riprese il suo lavoro. Non parlammo. Di solito non entravo nella loro mente, ma questa non era una situazione solita. Ogni volta che succedevano cose simili si preoccupavano da morire, diventando sospettosi, per non parlare del fatto che ora sapevano che avevo bisogno di sangue. Mila, al solito, aveva una visione tutta sua del mondo, ma era troppo concentrata sull'operazione da terminare per pensare molto. Al contrario Alex era pensieroso, tetro, si accorse che gli stavo leggendo la mente, ma non voleva che la lasciassi.
Poco dopo dalla porta entrò nuovamente luce. Ai fu molto più diretta di Alex, non chiuse nemmeno la porta prima di parlare. La luce dietro di se creava strani effetti sul suo viso
"Non sono in prigione, vero?" non sembrava una bambina che domanda qualcosa, più un detective che stava per incastrare il colpevole di un delitto
"Credevo che questo fosse un albergo, ma forse...Ahi, Mila fa piano, ti prego" non potei finire la battuta perchè l'estrazione di una scheggia era stata particolarmente dolorosa
"Scusa, ma non ci posso fare nulla, stai cominciando a cicatrizzarti" maledizione
"Parlo dei sequestratori dell'hotel che hai fatto esplodere, non sono stati arrestati" aveva capito, ma non potevo definire esattamente quanto aveva capito
"No, non sono in prigione" decisi di non mentire
"E non sono mai guariti, vero?" forse mi ero sbagliata, forse non aveva capito nulla, l'avrei fatta capire io
"Non ci sono mai entrati in ospedale, nemmeno per l'autopsia" non mostro segni di essere colpita
"Il contatto tra fuoco e un qualsiasi gas infiammabile non può produrre un esplosione tanto forte da disintegrare un corpo" ne sembrava sicura
"Non saprei, ma il concetto di base è vero" dovevo farla capire, ma non capivo perchè lo volevo
"Non so come tu abbia fatto, ne come tu ne sia uscita viva, ma non mi importa" scosse il capo "Per ora intendo solo capire come tu abbia fatto a gettarmi via con quella velocità, e come tu faccia a non urlare quando la tua amica ti estrae quelle scheggie dal corpo, e che vuol dire che ti stai cicatrizzando?" finalmente una domanda con cui poter attuare la mia idea
"Ti dirò tutto, una volta che anche tu avrai deciso di dirmi qualcosa di te" ricordai con affetto Linda, mia unica amica nei mesi di prigionia, la quale mi aveva insegnato la validità di tale tecnica. Non fu molto contenta delle mie parole "Ma bada che se non ti farai avanti per prima userò i miei metodi per avere le informazioni che cerco" continuai, ignorando la sua reazione
"E' un ricatto?" risi, ma il dolore proveniente dalla schiena mi blocco la risata a metà. Mi aggrappaidi nuovo al baldacchino del letto, rompendolo con uno schocco. Nemmeno 'stavolta si mostrò sorpresa. Ripreso il controllo risposi
"Puoi chiamarla così, o puoi chiamarla curiosità" in fondo era la verità. Si girò per andarsene, poi ci ripensò
"Il dottor Agasa stà per arrivare, assieme alla polizia, mi dispiace, ma hai perso" sorrise compiaciuta e se ne andò
"E'vero, sembra molto adulta, ma perchè hai voluto dirgli tanto?" Alex parlò per la prima volta da quando era entrato
"Non lo so, ma devo incontrare questo dottor Agasa, Mila, sbrigati ti prego" strinsi i denti "Non lo so" ripetei a me stessa
Assieme al dottore un uomo di mezza età, con un bambino e una ragazza, a prima occhiata una liceale di qualche anno maggiore di me. I bambini corsero a salutare il bambino, Conan lo chiamarono. L'ultima a salutarlo fu Ai, che attese di rimanere sola con lui. Li ascoltai distrattamente. Ai aveva dei sospetti su di me, e li comunicò anche al bambino appena arrivato. Probabilmente, in qualunque cosa fosse coinvolta lei, lui non era da meno.
Dopo averli fatti terminare, volli avvicinarmi anche io. Il bambino non sembrava come Ai, era più solare e sopratutto la sua mente era più chiara, non era impegnato a fingere. Non volevo presentarmi, ma fu lui a fare la prima mossa, aveva intenzione di chiedermi delle informazioni sull'esplosione
"Tu sei Victoria giusto?Ai mi ha detto che potevi dirmi qualcosa sull'esplosione" era strano intendeva risolvere il caso
"Non so dirti nulla, ma Ai deve andare dal dottor Agasa, deve farsi medicare il braccio, e vuole farlo fare solo al dottore" solo allora il bambino notò la fascia posta sul piccolo braccio della bambina, reso scarlatto dal sangue. Annui e si voltò per farci strada. Lentamente però rallentò fino a trovarsi dietro di noi, che continuavamo a camminare dritti
"Cosa hai fatto alla schiena? E'insanguinata"aveva un tono innocente, ma dubitai che lo fosse realmente
"Non è sangue mio, dobbiamo girare a destra o andare dritti?" sviai il discorso sulla strada da percorrere, ma non ci cascò
"Il dottore è all'entrata, li sicuramente troveremo anche i ragazzi. Se non è tuo di chi è?"
"Del morto" si zittì. Arrivammo poco dopo, come aveva detto Conan li vi erano anche il resto dei bambini, con Alex e Mila, che conversavano con il dottore, un uomo grassoccio, con baffi e capelli grigi.
Quando arrivammo feci un rapido resoconto a Mila e Alex su chi era e che voleva quel bambino, ovviamente dalle mie labbra non uscì una parola. Poi non persi altro tempo e andai al nocciolo della questione
"Lei è il dottor Agasa?" l'uomo annui "Ai è ferita, necessita di cure mediche ma non vuole farsi vedere che da lei dottore"sgranò gli occhi
"E'rimasta coinvolta nell'esplosione?"scossi la testa, poi costrinsi Ai ad avanzare ed alzare il braccio. Prima il dottore emise un sospiro di sollievo, poi sgranò gli occhi. Si chinò sulla bambina ed esaminò la fasciatura che si era fatta, poi, con molta delicateza, cominciò a slegarla. Ai si irrigidì, cercò di trattenere i gemiti di dolore quando scoprì il foro che la scheggia le aveva inferto. Il dottore mandò via i bambini con parole rassicuranti, poi esaminò la ferita. Prima che potesse parlare, e senza guardarlo dissi
"La ferita è profonda circa due centimetri, la scheggia metallica ha percorso carne e muscolo ed è ancora all'interno, i bordi della ferita sono slabrati. L'emorragia non è mortale, ma non è nemmeno trascurabile, e lo shock ha abbassato notevolmente i livelli di zucchero nel sangue, è sulla soglia dello svenimento. Ci vorrà molto tempo per sanare completamente la ferita" l'uomo si voltò e mi scrutò con interesse
"E tu come lo sai?" non potei rispondere, il bambino mi precedette
"Perchè anche lei ha le stesse ferite. Ne ha molte di più però, sulla schiena, probabilmente ha fatto scudo con il suo corpo ad Ai, ma la cosa che non capisco è che quelle che ha lei sono in via di guarigione..." c'era un motivo se odiavo i bambini
"Sei perspicace, bravo. Si, ho protetto la bambina, ma non ti dirò perchè sono in via di guarigione" Conan fece spallucce. Proprio mentre mi stavo insinuando in un luogo abbasntanza proondo nella mente del dottor Agasaper insinuare in lui l'idea di invitare me e gli altri con lui fu proprio Conana ad esagerare
"Dottore, non crede che dovrebbe ripagare in qualche modo Victoria? In fondo ha salvato la vita ad Ai" non potevo credere alle mie orecchie, nelle mie più rosee previsioni avrei dovuto costringere il marmocchio a dire qualcosa di simile
"Si, certo, ma come...?" aspettai qualche secondo poi mi fiondai nella mente del dottore con la forza di un ariete, sfondando rudemente ogni sorta di barrierea
Forse...
"Forse..."
Potrei
"Potrei"
Accogliervi
"Accogliervi"
Nella mia casa
"Nella mia casa" terminò come gli avevo imposto, prima di ritirarmi da lui gli feci credere che fosse una sua idea
Mila
Lei ebbe un piccolo sussuloto, che si sveltì a dissimulare
Accetta
Lo fece.
Il dottore portò fuori la bambina, seguito dagli altri ragazzi. Io tornai sul piano dove era stato trovato il cadavere, fornii la spiegazione che avevo ideato, che sembrò andare a genio a tutti.
Stranamente, dopo l'arrivo di Conan il caso fu risolto dopo poco tempo.
  
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