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Autore: Lady_Macbeth    16/11/2009    0 recensioni
Spoiler: Dal capitolo 9 al 17 viene ripreso modificandolo l' episodio 3x04 "Bambini nel buio" Disclaimer: i personaggi mi appartengono, tranne i personaggi di Criminal Minds che appartengono a Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro. Note: Non ho mai scritto una fanfiction in vita mia, questa storia nasce da una fantasia che la mia mente malata ha creato da quando ho iniziato a vedere Criminal Minds. :D La storia é ambientata più o meno nella sdconda serie, quando ancora c'era Gideon ma era già arrivata Emily. Una nuova giovanissima profiler arriva a sconvolgere la vita dei nostri, specie quella di un certo affascinante dottore. Riuscirà ad entrare nella BAU nonostante le difficoltà? E quale segreto si cela nel suo passato?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per l'intero week end che ormai stava volgendo al termine, Meredith non si era fatta vedere né sentire e la cosa lo stava facendo preoccupare alquanto. Va bene che ormai si era abituato ai suoi comportamenti fuori dell' ordinario, tuttavia ciò non gli impediva di stare in ansia. Spencer posò il libro di psicometria che stava leggendo comodamente disteso sul divano di casa sua ed afferrò il cellulare che giaceva inerte sul tavolo.
“Ancora niente.” pensò amareggiato, prima che una voce nella sua mente lo punzecchiasse
“Di che ti lamenti scusa? In fondo neanche tu ti sei fatto vivo o sbaglio?”
Aveva ragione, ma non era quello il punto della situazione. Non l'aveva chiamata perché dopo essere venuto a conoscenza del ritorno del padre aveva pensato che lei volesse i suoi spazi. Un ragionamento logico sensato e razionale che aveva ingaggiato un' aspra lotta con la sua sfera emotiva, la quale ovviamente premeva affinché lui se ne fregasse della logica e si decidesse a chiamarla. Anche solo per sentire il suono della sua voce, che in quei giorni gli era mancato terribilmente. Si sfregò le mani in preda all' ansia da un lato e l' indecisione dall' altro.
“E prendi quel telefono diamine! Tonto che non sei altro!” si spazientì la voce nella sua testa mentre il suo braccio si dirigeva quasi automaticamente verso il telefonino. Compose il numero che aveva ovviamente imparato subito a memoria come suo solito, e attese con un po' di apprensione che Meredith rispondesse.
-Che ci fai qui?- disse brusco Oliver scostandosi un ricciolo scuro dal volto. La bionda si stagliava all' ingresso della sua stanza e lo guardava seria, con le braccia incrociate sul petto e la schiena poggiata contro lo stipite della porta.
-Tanto per cominciare ci abito...- disse semplicemente.
-Questo non ti da il diritto di entrare in camera mia senza bussare.- si scocciò lui posando la penna che teneva in mano sulla scrivania, e chiudendo con uno scatto il libro di diritto privato.
-Hai ragione è vero.- annuì la ragazza avvicinandosi e cominciando a sfogliare il medesimo libro. -Non è difficile questa parte...- commentò vaga. Oliver si spazientì sul serio:
-Non sarà difficile per te... E vuoi piantarla di divagare? Quando fai così mi fai saltare i nervi!- sbottò.
-Posso essere ancora più irritante se voglio, ma penso che per stavolta ti grazierò.- sorrise sorniona lei posando il manuale e appoggiandosi al ripiano di legno nero.
-Ti ringrazio!- fece lui ironico ma in fondo divertito – Ora mi dici cosa vuoi?-
-Oh insomma sai che voglio fare pace non dovresti neanche chiederlo!-
Il ragazzo si voltò finalmente a guardarla e Meredith constatò con piacere che sorrideva.
-Ma cosa sei una bambina dell' asilo? Non dovresti dare tutto per scontato. Pensi che basti venire qui e dirmi che vuoi fare pace perché questo accada? Le cose non funzionano esattamente così.-
-Le cose spesso funzionano come noi decidiamo di farle funzionare caro.- disse lei saccente.
-Odio quando ti atteggi a filosofa!- la prese in giro lui, cosa che la rese davvero felice. Significava che  nonostante volesse fare il duro in realtà non ce l' aveva più con lei, e questo la confortò non poco. Capiva bene il suo comportamento non tanto perché era una profiler e neanche perché lo conosceva da molto tempo. La vera motivazione era il fatto che tra i suoi due migliori amici, Oliver era sicuramente quello che le somigliava di più dal punto di vista caratteriale. Anche se lui solitamente era di indole più scherzosa della sua aveva la testa dura come il marmo esattamente come lei, a differenza di Megan che era invece dolce e paziente. Ecco perché spesso e volentieri si scontravano, ma ciò che l' aveva spaventata maggiormente in quel caso era stato il fatto che solitamente Oliver era uno di quelli che abbaiano ma non mordono. Vederlo alzare le mani su George nonostante questi se lo fosse meritato pienamente, l' aveva scossa non poco. Gli era quasi sembrato di trovarsi di fronte ad un altra persona, un totale sconosciuto, e questo l' aveva spaventata. Lui e Megan costituivano il suo principale sostegno, e se uno dei due vacillava il suo piccolo mondo andava inevitabilmente in frantumi. Oliver dal canto suo era cosciente di aver esagerato e capiva la reazione che aveva avuto la sua amica, anche se naturalmente non lo avrebbe mai ammesso. In un primo momento si era sentito soddisfatto e gli era persino piaciuto poter sfogare tutta la rabbia accumulata nei giorni precedenti dopo ciò che gli era accaduto con suo padre, in seguito però aveva riflettuto e capito di aver fatto un gesto un po' avventato.
-Non è vero,- fece Meredith portandosi alle sue spalle e cingendolo da dietro la sedia della scrivania su cui era seduto – tu non puoi odiarmi!-
-Cos'è un ordine?- chiese lui mettendosi a ridere. La voce di Megan sopraggiunse in quel momento alle loro spalle:
-Voi due non state mica amoreggiando senza di me vero?- chiese in finto tono di rimprovero.
-Oh ma tesoro come ti viene in mente? Vieni qui!- le disse la bionda tendendo un braccio nella sua direzione in modo che si unisse a loro.
-Ma che bel quadretto, veramente commovente... Mi verrà una carie se continuate così!- disse Oliver sarcastico e scherzoso al contempo.
-Zitto tu!- lo rimbeccò la mora – Tanto lo sappiamo che fai lo spavaldo ma sei un adorabile orsacchiotto.-
Le ragazze si guardarono negli occhi con uno sguardo complice, e come se quella frase fosse un segnale convenuto si abbassarono verso di lui pizzicandogli forte una guancia ciascuna.
-Adorabile orsacchiotto!- ripeterono insieme cantilenando.
-Ahi! E basta non vale siete due contro uno!- protestò il ragazzo mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime per il dolore.
-Piccolo gli facciamo la bua!- lo canzonò Meredith scompigliandogli vigorosamente i ricci neri. Avevano sempre avuto l' abitudine di far pace attraverso scherzi infantili come quelli, e nonostante il trascorrere del tempo continuavano a punzecchiarsi a vicenda come bambini.
-Tu stai attenta, e dormi con un occhio solo, la mia vendetta sarà implacabile e tremenda!- la avvertì lui con tono minaccioso massaggiandosi le guance.
-Si certo, sto già tremando!- rise la ragazza. Vennero interrotti dallo squillo del telefono di Meredith sul cui display lampeggiava il nome di Spencer. Megan non mancò di coglierlo prontamente con la coda dell' occhio:
-Uuh!- civettò divertita rivolgendosi ad Oliver – E' il suo genietto!-
-Aah!- le fece eco lui ridendo e strizzando l' occhio.
-Smettetela sembrate due vecchie pettegole!- protestò la ragazza nascondendo il cellulare e arrossendo lievemente.
-Ma che tenera è diventata rossa!- la presero in giro all' unisono i due amici.
Meredith si allontanò e quando fu quasi alla porta prese un cuscino scaraventandolo nella loro direzione:
-Chiudete il becco!- rise scendendo al piano inferiore, e si decise finalmente a rispondere.
-Era l' ora, stavo per mettere giù!- protestò la voce del ragazzo nell' altoparlante. Chiudendo gli occhi Meredith poteva vedere l' espressione imbronciata che doveva essersi dipinta sul volto di Reid al pronunciare quella frase. La scena la fece sorridere e decise di tormentarlo un po':
-Beh che cosa ti aspettavi che rispondessi al primo squillo dopo quasi due giorni che non ti fai vivo? Sono una ragazza impegnata io...- affermò con un tono di voce tra l' acido e il sarcastico.
-Veramente non ti sei fatta sentire neanche tu.- puntualizzò lui.
-Ma tu stai sempre fermo ad aspettare che le cose ti succedano invece di agire e fare in modo che accadano?- chiese la ragazza inarcando un sopracciglio.
-E tu ti comporti sempre come se avessi ragione anche quando sei palesemente in torto?- ribatté Spencer cominciando ad alterarsi. Probabilmente lo stava provocando perché aveva voglia di litigare, e se era davvero così ci stava riuscendo benissimo. Sapeva essere estremamente indisponente quando voleva, e lui era consapevole di stare cadendo nella sua rete, ma non gli importava. Voleva capire che cosa le era successo di così importante da farle dimenticare totalmente della sua esistenza.
-Bene, ora ci stiamo sentendo no? Che vuoi?- chiese lei spiccia.
-Sei insopportabile quando rispondi così. E' tanto strano che io ti chiami per sapere come stai dal momento che non ci siamo sentiti per tutto il week end?-
-No, non è strano. Comunque ora sto bene.-
-Perché dici ora? E' successo qualcosa?-
Oh si, ne erano successe tante di cose. Meredith però non era sicura di volergliene parlare. Si rendeva conto di avere un atteggiamento sbagliato e che il povero Spencer nulla aveva a che fare con quello che le era capitato, eppure aveva una gran voglia di sfogarsi con qualcuno. O meglio su qualcuno.
-Te lo riassumerò brevemente. George mi è piombato in casa all' improvviso pretendendo che lo ascoltassi ho rifiutato ed ho provato a cacciarlo ma lui non voleva andarsene e mi ha afferrata per le braccia, al che Oliver è sceso giù e gli ha dato un pugno in faccia. Lui se n'è finalmente andato e io ho litigato anche col mio amico, dato che nonostante le buone intenzioni il suo gesto non mi è piaciuto. Sono uscita sotto la pioggia senza ombrello per non pensare e cercare di calmarmi, mi sono infilata in un bar dove ho trovato Gideon col quale mi sono confidata e che mi ha dato un sacco di buoni consigli. Dopodiché sono tornata a casa. Adesso avevo appena finito di far pace con Oliver e mi hai telefonato tu. Fine del resoconto. Contento?-
-No per niente!- sbottò Spencer in preda ad un moto di rabbia mista a gelosia -Tu mi hai deliberatamente ignorato per due giorni solo perché hai avuto uno stupido litigio col tuo amico?-
-Tanto per cominciare smettila di urlarmi nelle orecchie!- fece lei innervosendosi davvero – E poi che diavolo vorresti dire con questo discorso? Uno “stupido litigio”? Chi sei tu per definirlo così, e che ne sai di quanto ci sono stata male?-
-Già è proprio questo il punto.- saettò lui gelido.
-Spiegati per favore non capisco dov'è che vuoi arrivare.-
In realtà l' aveva capito benissimo, ma non voleva credere ai suoi stessi sospetti. Non era possibile che gli fosse venuta in mente una cosa simile e che stessero litigando per quello.
-Se sei stata così male da dimenticarti di me, allora non credo che siate soltanto amici sinceramente.-
“L'ha detto davvero, incredibile!” pensò allibita. Come poteva essere così stupido ed egoista? Le sembrava di non conoscere più neanche lui. Quella non poteva essere una frase pronunciata da Spencer Reid.
-Stammi a sentire,- cominciò alquanto rabbiosamente – punto primo io non ti devo assolutamente nessunissima spiegazione e punto secondo tu hai perfettamente ragione, noi non siamo soltanto amici. Siamo come fratelli, il che è ben diverso. E il fatto che tu ti permetta di fare certe insinuazioni del tutto fuori luogo mi disgusta profondamente sappilo!-
-Io non insinuo niente commento soltanto i fatti.-
-Allora fammi un favore tienili per te i tuoi stupidi commenti!- scattò lei chiudendo la conversazione con un click. Furiosa come mai lo era stata con qualcuno si diresse in cucina prese un bicchiere e lo riempì d' acqua con le mani che le tremavano, tentando nel frattempo di fermare le lacrime di rabbia che avevano cominciato a scorrere sul suo viso. Bevve tutto in un unico sorso appoggiò il bicchiere sul lavello e si diresse in camera sua con gli occhi ancora umidi. Si distese sul letto e trasse un profondo sospiro, cercando disperatamente di non pensare a quella conversazione che, forse, aveva sancito la fine della sua relazione con Spencer Reid.
  
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