Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: taisa    16/11/2009    7 recensioni
Un regalo è una dimostrazione d’affetto e il piccolo Trunks vuole sorprendere una persona speciale.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A GIFT FOR YOU

A GIFT FOR YOU

*

Il suo sguardo si fissò sull’enorme schermo gigante situato nel salotto. Si sforzò, in realtà, per nulla interessato a contemplare le immagini che si susseguivano ritmicamente, cercando di interpretare i loro significati. A dire il vero, non era neanche attratto da quel programma, per quel che era riuscito a capire doveva essere solo una cosa noiosa di gente che disquisiva su cose ancora più tediose. In cuor suo, quindi, si augurò che, l’abnorme elettrodomestico, cominciasse a trasmettere qualcosa di diverso.

Istintivamente, i suoi occhi color del cielo, si scostarono a qualche metro di distanza; dove, sul sofà, era sdraiata la figura che poteva vantarsi di avere il potere assoluto della stanza. Cercò di osservare il suo sguardo, ma il click che seguì gli lasciò intuire di non essere l’unica persona annoiata in partenza da quel programma televisivo. In realtà avrebbe dovuto immaginarselo senza difficoltà.

Il capo si scostò nuovamente sullo schermo, riconoscendo, questa volta, un film d’azione che pareva essere molto interessante. Era bastata quella immagine per destare la sua curiosità, poiché i suoi giovani occhi si illuminarono con ritrovato entusiasmo. La sua fervida immaginazione lo aveva già catapultato tra le auto di un inseguimento mozzafiato, ma l’irrefrenabile click sembrò cambiare letteralmente i suoi programmi.

Le labbra si piegarono in una nota di disappunto, mentre la sua testolina dal peculiare color lilla si voltò di scatto verso l’autore dello zapping sfrenato che non aveva smesso per un solo istante. “Papà… quello sembrava interessante” Osò dire nei confronti del genitore che, sentendosi chiamare, sollevò per un secondo il dito dal telecomando, osservando il figlio di sottecchi con un’espressione che definire annoiata era quasi un eufemismo. “Il film di prima” Ribadì il bimbo, additando lo schermo, nella speranza che la sua richiesta venisse seguita.

L’adulto sembrò restio ad ascoltarlo, indugiando per qualche istante ancora, fissando il figlioletto seduto al suolo con le gambe incrociate, come se dal suo sguardo potesse effettivamente conoscere l’andamento del programma televisivo. Ad essere sinceri, tuttavia, la sua sola preoccupazione sembrava essere un moto d’orgoglio, come al solito. Lui aveva il telecomando e lui decideva che programma guardare, punto. Nessuno poteva dirgli cosa fare, nemmeno con uno stupido elettrodomestico.

Un paio di occhi scuri tornarono a fissare lo schermo, contemporaneamente il pollice si posò sul tasto del controller, e dopo un sonoro sbuffo le sirene della polizia, impegnate in un inseguimento colossale, presero nuovamente possesso del gigantesco televisore al plasma che imperava nella stanza.

Trunks sorrise, soddisfatto di aver ottenuto ciò che voleva, immergendosi ancora una volta nel lungometraggio che gli era stato gentilmente concesso. Dal canto suo, il padre, si allungò per appoggiare l’oggetto, che lo incoronava re indiscusso del salotto, sul tavolino a pochi centimetri da sé. Successivamente incrociò le braccia al petto, concedendo allo spettacolo una possibilità. Nonostante a lui non paresse altro che un’inulte accozzaglia di luci e suoni che non avevano alcun senso. La tv vista da un Saiyan.

“Tesoro, ho una sorpresa per te!” Irruppe una voce femminile, invadendo la quiete che si era creata nella stanza. E se Trunks si limitò a voltarsi verso l’uscio del salotto, Vegeta sollevò gli occhi al soffitto sbuffando sonoramente. Aveva riconosciuto perfettamente quel tono ed era consapevole che preavvisava solo una cosa: guai!

“Non m’interessa” La anticipò subito, prima ancora di vedere la moglie comparirgli davanti agli occhi con uno strano sorriso e un oggetto tra le mani che pareva anche più strambo.

Bulma ignorò volutamente ogni qualsivoglia commento da parte dello scorbutico compagno, poggiando sul tavolino da caffè quello che sorreggeva tra le sottili dita.

Dopo aver raddrizzato il busto fissò il Principe poggiandosi entrambe le mani ai fianchi con aria soddisfatta e, ad essere sinceri, Vegeta aveva già cominciato a sperare di essere in un’altra stanza, in un’altra casa, in un’altra città e possibilmente anche su un altro accidenti di pianeta!

Si sforzò di osservare quell’obbrobrio cavo e dalla forma indefinita sulla quale erano disegnati stupidi fiorellini. “Che diavolo sarebbe quella cosa?!” Brontolò inarcando un sopracciglio con aria infastidita, conscio che quella domanda gli sarebbe costata cara. La consorte lo guardò con ovvietà, mostrandogli il famigerato orror… ehm, oggetto, con entrambe le mani. “Non lo vedi? È un vasi di fiori” Lo presentò inorgoglita attendendo una risposta da parte del Saiyan. Beh, veramente non aspettò affatto, dando già per scontato che, lui, si sarebbe limitato a qualche insulto o, nel migliore dei casi, al silenzio. Decise di perseguire, dunque, senza perdere altro tempo. “L’ho trovato in un mercatino questa mattina. Pensavo di metterlo in camera nostra, così l’abbelliamo un po’” Spiegò infine annuendo ripetutamente.

Vegeta si issò, portandosi in una posizione seduta e poggiando i piedi al suolo, il tutto sempre restando a braccia conserte. Per qualche istante ancora fissò quello strano coso, prima di sollevare lo sguardo sulla compagna, regalandole un sorriso beffardo e ironico. “Camera nostra sarebbe migliore se non lasciassi sempre in giro le tue cose” Puntualizzò in quella che pareva essere una frecciatina fin troppo avvelenata.

Colta sul vivo, la donna, puntò un piede al terreno con nervosismo, sporgendosi leggermente in avanti e tornando a poggiarsi le mani ai fianchi, questa volta con aria minatoria. “Che diavolo c’entra! Io sto cercando di migliorare la casa e tu non sai fare altro che criticare. Come tuo solito, tra l’altro” Sbraitò inviperita, additando il marito come se fosse il colpevole di reggiseni e mutandine disseminati per tutta la camera da letto.

Trunks, perso l’interesse per il film d’azione, si era concentrato su un altro tipo di pellicola, dal titolo litigi senza senso in casa Brief, nella quale i suoi genitori si rendevano protagonisti delle più bizzarre scaramucce per le cose più insulse. Come un vaso di fiori per l’appunto.

Il giovane Saiyan sarebbe rimasto per minuti interi a fissare i suoi in quell’insensato diverbio, ma ad interrompere lo spettacolino non fu la pubblicità. Senza alcun preavviso, infatti, un ben noto paio di stivaletti blu comparve davanti ai suoi occhi, lasciando il tempo a tutti i presenti di annotare la nuova presenza e riconoscerla. “Ehilà” Salutò il nuovo venuto, regalando ai due litiganti, che per un attimo avevano sospeso le ostilità, un’amichevole cenno della mano, dopo aver tolto due dita dalla propria fronte. “Goku!” Esclamò per prima Bulma, riconoscendo l’amico dalla tuta arancione che le dispensò un’immancabile sorriso. Stava per chiedergli come mai si fosse precipitato là, ma fu anticipata dal Saiyan stesso. Goku si voltò appena, osservando il bambino seduto accanto ai suoi piedi. “Sono venuto a prendere Trunks” Annunciò, rinfrescando la memoria a tutti.

Il guerriero più giovane si alzò dal terreno con un balzo, annuì con sicurezza e si allontanò di qualche passo dall’amico di famiglia. “Vado a prendere lo zaino” Spiegò sparendo in un lampo verso l’uscita.

Goku sorrise, prima di rivolgere l’attenzione a quel particolare oggetto sul tavolino. Lo osservò per qualche istante, reclinando il capo, come se stesse cercando di comprendere cosa fosse. “Ti piace?” Lo distolse dai suoi pensieri Bulma, appena si accorse della direzione di quei gentili occhi scuri. “E’ un vaso di fiori” Specificò appena un secondo dopo, come se ci fosse la necessità di precisare. A ben pensarci, la necessità c’era eccome.

Goku si lasciò andare ad una risata nervosa, accompagnata dall’immancabile gesto di grattarsi la nuca. “Ah… certo… molto, ehm, originale” Ridacchiò evidentemente impacciato. La sua risposta, tuttavia, sembrò confortare la scienziata, che rimirò il nuovo acquisto con ritrovato entusiasmo. Nel frattempo, Kakaroth, si sentì trafiggere da uno sguardo penetrante e carico d’odio. Ovvio dire che, il poveretto, non dovette neanche guardarsi attorno per capire da dove provenisse. I suoi occhi, infatti, si incrociarono direttamente con quelli del Principe dei Saiyan che lo stava silenziosamente minacciando di morte certa, tanto per cambiare.

“Eccomi Goku” Esclamò il bambino dai capelli lilla apparendo sulla soglia, zaino in spalla, raggiungendo l’ospite che era venuto a prenderlo. “Fai il bravo a casa di Goten” Lo ammonì la donna, che non era riuscita a trattenere le tipiche raccomandazioni materne. “Sì mamma” La rassicurò la piccola peste, proprio mentre la mano di Son Goku si posò sulla sua spalla, per poi svanire entrambi un secondo più tardi.

*

L’orologio di Gohan, posto sul comò accanto al letto nella quale dormiva quella sera, segnava l’una e mezza di notte, quando il piccolo Trunks Brief aprì stancamente gli occhi per osservare l’oscurità che avvolgeva l’intera stanza. Il capo del bambino si scostò dal lato opposto della camera dove, uno stremato Goten, stava dormendo in una posizione scomposta, risultato di una faticosa giornata all’inseguimento del padre con la complicità dell’amico di sempre.

Trunks meditò quasi di ridestarlo, per obbligarlo a fargli d’accompagnatore verso la cucina. Stava cominciando a venirgli sete. Tuttavia, dopo aver appoggiato i piedi sul parquet della camera da letto dei fratelli Son, si accorse di una timida luce che penetrava da sotto la porta. Evidentemente, un membro della famiglia, era ancora sveglio. Decise di approfittarne dunque, risparmiando al miglior amico lo sconveniente obbligo di destarsi dal suo sonno.

Timidamente aprì la porta della stanza, guardandosi lentamente attorno. Conosceva quella casa alla perfezione, la frequentava da prima ancora di muovere i primi passi, pertanto non gli fu faticoso destreggiarsi tra gli stretti corridoi, che confrontati con quelli della propria abitazione erano decisamente meno complicati. Scese le scale con cautela, passando in punta di piedi davanti alla stanza dei padroni di casa.

Ben presto si ritrovò in salotto, tappa obbligatoria per trovare la cucina, e fu in quel momento che capì chi era ancora in piedi a quell’ora per lui così tarda. Solitamente, Son Gohan, cedeva a lui il suo letto, così da dare la possibilità ai due bambini di condividere la stessa stanza. Era sempre stato così da quando Trunks era solito pernottare sui monti Paoz. Di conseguenza il figlio maggiore si vedeva costretto, di buon grado, ad accamparsi sul divano in soggiorno. In quel preciso momento, tuttavia, di lui non vi era traccia. I suoi pigiama e le lenzuola per la notte erano ancora ordinatamente piegati e lasciati sul sofà sulla quale il giovane si sarebbe dovuto riposare. Ciò lasciò intuire al piccolo ospite che era dunque lui il misterioso sonnambulo.

L’ulteriore conferma giunse quando il bimbo si affacciò alla porta della cucina, stanza dalla quale proveniva la luce, trovandosi ad osservare le spalle dell’adolescente Saiyan meticcio alle prese con un computer, tanto concentrato da non accorgersi della più piccola presenza appena sopraggiunta. “Gohan” Lo chiamò infine il giovane Brief, facendo sussultare il ragazzo colto alla sprovvista.

Sentendo pronunciare il proprio nome, Son Gohan si voltò ad osservare il bambino, fissandolo per alcuni secondi come se stesse cercando di confermare la sua presenza. “Cosa ci fai sveglio a quest’ora, Trunks?” Gli domandò il maggiore, seguendo i suoi movimenti mentre si accomodava su una delle sedie poste accanto al tavolo della cucina sulla quale il ragazzo stava lavorando. “Avevo sete, volevo prendermi qualcosa da bere” Lo informò stropicciandosi stancamente un occhio e guadagnandosi un sorriso comprensivo da parte dell’amico. “D’accordo, ci penso io” Si propose alzandosi, “Cosa vuoi?” Chiese avvicinandosi al cassetto dietro la quale erano nascosti i bicchieri. “Acqua” Rispose distratto l’altro, trovando una maggiore attrattiva sul portatile del giovane Son.

Mentre Gohan si preoccupava di servire il piccolo Saiyan, Trunks si scoprì a studiare lo schermo dell’elettrodomestico, riconoscendo formule e numeri di complesse equazioni matematiche. Nella sua giovane vita, a dire il vero, ne aveva viste di molto più articolate. Ed era inevitabile, condividendo casa e sangue con due scienziati sempre chini su motori e meccanismi all’apparenza impossibili. In genere, vista la familiarità che aveva con le materie scientifiche, si sarebbe perso tra gli intricati procedimenti logici sul computer del ragazzo, ma quella sera era particolarmente stanco, quindi rinunciò a ficcanasare sul lavoro del padrone di casa.

I suoi occhi azzurri, quindi, si posarono sul resto del tavolo, dove un elegante pacchetto faceva bella mostra di sé, incartato con massima cura. “Che cos’è?” Volle sapere, abbastanza sveglio da farsi gli affari dell’altro Saiyan. Certe volte assomigliava terribilmente a sua madre.

Gohan scostò lo sguardo sul pacchetto, mentre porgeva la bevanda al bambino. Appena Trunks afferrò il bicchiere, con entrambe le mani, il più grande si grattò la nuca in un gesto impacciato. “Ah, quello… è un regalo per Videl” Spiegò un po’ imbarazzato, avvampando vistosamente.

Il giovane Brief continuò a fissare l’involucro, sbattendo le palpebre più e più volte, cercando di capire, nella sua fanciullesca mente, un motivo valido per la quale l’amico avrebbe dovuto farle un regalo. Di sottecchi, appena un secondo dopo, fissò il ragazzo accomodarsi sulla sedia che aveva occupato prima del suo arrivo. “Perché? Non è il suo compleanno” Domandò infine, sorseggiando dal calice, e fissando l’interlocutore con particolare attenzione. Gohan si trovò ad osservare a sua volta il Saiyan di discendenza regale, riconoscendo l’atteggiamento di Vegeta e la curiosità che contraddistingueva Bulma. Col senno di poi si sarebbe dovuto accorgere, all’epoca, chi erano i genitori di quel giovane diciassettenne che, brandendo una spada, era riuscito a diventare Super Saiyan e a sconfiggere Freezer in un lampo.

“Eh… beh…” Farfugliò infine, sempre più a disagio, scostando lo sguardo sul soffitto in cerca di una risposta, una qualsiasi, che potesse soddisfare il bambino e riuscisse nel contempo a tirarsi fuori dai guai. Sospirò, una volta raggiunta una soluzione mentale, iniziando a parlare rivolto nuovamente al piccolo Principe. “Ecco vedi, quando si vuol bene ad una persona, tanto bene, si possono fare piccoli regali per dire a questa persona cosa si prova” Chiarì non senza fatica, grattandosi lo zigomo con un dito e sorridendo in maniera sforzata.

Trunks non riuscì a distogliere lo sguardo dal primogenito di Son Goku, cercando di chiarire il discorso fatto dall’altro Saiyan. Infine, sembrò giungere ad una qualche conclusione. Osservò a lungo il pacchettino, poi passò al suo bicchiere quasi vuoto, infine si soffermò sul viso del ragazzo. “Ho capito” Dichiarò dopo alcuni, infiniti, secondi di silenzio. Appoggiò il recipiente sul tavolo e scivolò giù dalla sedia, compiendo alcuni passi verso l’uscita. “Grazie Gohan, buona notte” Disse prima di svanire dietro la porta, lasciando solo il tempo al più grande di sussurrare a sua volta un “Buona notte” un po’ titubante accompagnato da un cenno della mano.

Gohan scrutò con attenzione l’uscio dalla quale lo aveva visto svanire, per ancora qualche attimo, prima di sospirare pesantemente. Successivamente tornò al regalo che aveva riservato alla sua ragazza, lo afferrò delicatamente squadrandolo come se potesse osservarne il contenuto, sperando che quella spilla le sarebbe piaciuta. Ma più di ogni altra cosa i suoi pensieri tornarono al giovane interlocutore che lo aveva da poco lasciato solo. Chissà cos’aveva capito Trunks?

*

Fiutare il pericolo, per un Saiyan, è come nascere con la pelle verde e le orecchie a punta sul pianeta Namecc. Naturale.

E lui, dalla sua lunga esperienza di guerriero, aveva imparato a sentire l’avvicinarsi delle minacce ancora prima che esse si mostrassero all’orizzonte. Lui viveva in simbiosi col rischio e con l’avventura.

Era lì, dietro di lui, e lo sapeva. No, anzi, era davanti, proprio dietro gli alberi laggiù.

Sorrise, il guerriero, consapevole che presto o tardi il pericolo si sarebbe mostrato, avventandosi su di lui nel tentativo di farlo cadere al suolo esanime, come già aveva tentato di fare in precedenza. Non ci sarebbe cascato, non lui, lui che aveva imparato ad affrontare i nemici prima ancora di pronunciare la sua prima parola.

Ma voleva stare al suo gioco, approfittare dell’effetto sorpresa per sconcertarlo a sua volta. Avanzò, dunque, strusciando i piedi tra l’erba alta ed avvicinandosi con cautela al nemico, illudendolo di non aver precedentemente avvertito la sua presenza.

L’erba frusciò qualche secondo dopo il suo passaggio, il suo udito sopraffino non poteva ingannarlo; non era solo.

Intanto aveva quasi raggiunto gli arbusti, allertando tutti i suoi sensi, captando il più piccolo respiro, anche quello appena accennato.

“Adesso, Goten!” Urlò una figura, apparendo da dietro il fogliame e lanciandosi sulla sua preda. Un’altra sagoma si scagliò verso il guerriero, saltando fuori dall’erba alta.

Fu un solo attimo, una frazione di secondo, prima che i due loschi figuri si scontrarono l’un l’altro mancando pietosamente il bersaglio, già sparito un istante prima accompagnato da una risatina svagata.

Trunks e Goten, doloranti, si tastarono reciprocamente la fronte, nel punto esatto nella quale si erano scontrati. Un secondo più tardi, la persona che stavano pedinando, si materializzò nuovamente al loro fianco, inginocchiandosi per essere all’altezza dei due piccoli Saiyan, attualmente sdraiati al suolo. “Mi spiace ragazzi, siete ancora troppo lenti” Ridacchiò l’avversario, con una leggera punta di divertimento nel timbro di voce.

I ragazzini, che simultaneamente avevano alzato lo sguardo sull’uomo, si fissarono per qualche secondo, scambiandosi uno sguardo d’intesa che sfociò in piccoli ghigni degni delle due piccole pesti quali erano. Quelle espressioni non passarono inosservate agli occhi dell’altro che, dopo aver spostato lo sguardo da uno all’altro, si ritrovò, in tutta la sua ingenuità, a farfugliare un confuso “Che c’è?”.

Con un balzo sincrono, i due Saiyan si fiondarono sull’uomo che si ritrovò ben presto sdraiato al suolo sotto il peso di due marmocchi. “Vittoria!” Esultò il giovane Brief, alzando le braccia al cielo “Ti abbiamo preso, papà!” Gli diede manforte Goten.

L’improvvisato babysitter, Son Goku, osservò i due bambini scambiarsi un cinque in segno di vittoria, prima di scoppiare a ridere a sua volta. “Ok, siete stati bravi” Ammise, confessando a se stesso che aveva erroneamente abbassato la guardia troppo presto.

“Gokuuuu, porta qui i bambini, il pranzo è quasi pronto” Annunciò la moglie dell’uomo che, sottosopra, la osservò sventolare una mano appena fuori dallo stipite della porta d’ingresso. “Arriviamo subito Chichi” Le confermò un secondo dopo, mentre i due piccoli guerrieri lo liberarono definitivamente dalla presa.

Goten, evidentemente affamato, fu il primo ad avviarsi verso la propria abitazione, correndo con entusiasmo. Trunks, al contrario, attese qualche istante, aspettando il Saiyan di sangue puro, seguendo i suoi gesti mentre lo vedeva alzarsi in piedi.

“Goku, che tipo di regalo faresi ad una persona a cui vuoi bene?” Quella domanda gli era venuta spontanea, riscoprendo, subito dopo, di non conoscere lui per primo il motivo per la quale l’aveva rivolta proprio al padre dell’amico. E se Trunks Brief ne fu sorpreso, Goku sembrò altrettanto meravigliato dal quesito piuttosto singolare.

Tuttavia, per sua stessa natura, il Saiyan sembrò seriamente pensare ad una risposta da dare al bambino; se poteva aiutare, lui era sempre in prima linea. Anche nei casi in cui non era proprio un esperto. “Uh, beh… io non sono molto bravo in queste cose” Confessò subito e senza remore. Si appoggiò successivamente una mano al mento, sollevando lo sguardo al cielo come se esso potesse in qualche modo suggerirgli una risposta. “Ma penso che un regalo sia qualcosa che deve partire dal cuore” Suppose, tirando evidentemente un po’ ad indovinare. Poi l’illuminazione. Delicatamente poggiò una mano sulla spalla del ragazzino, esortandolo a camminare. “Perché non provi a chiedere consiglio a tua madre? Sono sicuro che lei sarà più brava in queste cose” Suggerì alzando l’indice con fare saccente, ma la proposta non sembrò soddisfare il bambino che, energicamente, scosse il capo in segno di diniego. Spiazzato, Goku, si ritrovò a pensare ad un piano alternativo, che sembrò quasi naturale quando i suoi occhi incrociarono la casa a pochi metri di distanza. “Beh allora, che ne dici di Chichi?” Ritentò, raccomandando l’aiuto di sua moglie e il bimbo parve rifletterci.

“Ehi Trunks vieni, io ho fame!” Si lagnò l’amichetto, fermo di fronte alla porta d’entrata ed evidentemente impaziente di abbuffarsi dei manicaretti cucinati da sua madre. Il giovane dai capelli lilla annuì, cominciando a sua volta a percepire il proprio stomaco alieno reclamare cibo. Impiegò un attimo, prima di raggiungere l’inseparabile compagno di giochi e a sparire dentro la casetta dalle modeste proporzioni.

*

Ogni famiglia ha le proprie abitudini, e Trunks era solito fare dei paragoni proprio quando si trovava a passare del tempo a casa Son. Restava sempre piuttosto sorpreso durante i pasti, per iniziare. Alla Capsule Corporation si mangiava in silenzio o quasi. Non si spendevano molte parole, solo informazioni basilari sugli spostamenti della giornata o avvisi che era necessario far sapere al resto della famiglia. Le sole eccezioni erano i momenti nella quale sua madre e suo nonno avevano un progetto in lavorazione. In quei casi il discorso era animato, ma limitato a chi aveva conseguito con successo studi in ingegneria. Sua nonna, invece, aveva l’abitudine di parlottare di cose frivole che nessuno realmente ascoltava, ma questo accadeva anche lontano dai pasti. Suo padre era anche inutile nominarlo, se non fosse stato per l’accumularsi di piatti al suo fianco la sua presenza poteva tranquillamente passare inosservata. In quanto a lui, beh, aveva decisamente preso dal genitore.

A casa di Goten, invece, l’accumularsi di piatti era, per ovvie ragioni, maggiore; tuttavia il rumore delle mascelle che masticavano irrefrenabili non impedivano una specie di conversazione che avveniva tra un boccone infilato per intero tra le fauci e l’altro. Chichi, la sola che si accontentava, per così dire, di un solo e modesto piatto, non sembrava farci troppo caso. Che fosse abituata non era neanche necessario dirlo, ma forse si poteva più verosimilmente chiamarla rassegnazione. Inutile cercare di spiegare al marito che il cibo andava masticato, non ingurgitato.

L’altra differenza che Trunks aveva più volte notato erano le abitudini del dopo pasto. Nella sua famiglia, infatti, era raro che si spendesse del tempo assieme una volta alzati da tavola. Ognuno sembrava avere una vita propria, separata da quella degli altri membri. Suo padre, per esempio, era il primo che finiva di divorare, termine decisamente più appropriato. Una volta concluso si alzava semplicemente, senza fare complimenti, e svaniva chissà dove. A volte si rifugiava nella Gravity Room, altre usciva di casa dirigendosi verso mete sconosciute ai più. O addirittura, la sera, preferiva rintanarsi direttamente sotto le coperte, stanco dopo una giornata di allenamenti che per lui iniziavano ancor prima dell’alba. Gli scienziati di casa, invece, erano soliti riprendere a trafficare con i loro macchinari. Più il progetto era importante e più velocemente sparivano per tornare a macchiare i propri abiti con l’olio per motori. A volte erano addirittura più svelti di suo padre, tanto da non avere nemmeno il tempo di vederli accomodarsi che si erano già alzati. Nemmeno lui era una persona alla quale piaceva lasciare le proprie attività per troppo tempo. Pertanto, appena posava la forchetta sul tavolo, svaniva nei meandri della casa, a perdere tempo davanti alla televisione, nella sala giochi personale o, quando era in giornata positiva, riusciva a strappare a suo padre un pomeriggio d’allenamenti. Al tavolo restava sempre sua nonna che, con tutta calma, finiva di mangiare da sola, parlottando da sola e tornando alle sue faccende e alle sue piante con la spontaneità di sempre. Al resto pensavano i robot, programmati per una pulizia rapida ed indolore, permettendo pertanto alla famiglia Brief di non sprecare i loro pomeriggi a pulire le stoviglie che si erano accumulate sul tavolo.

I Son avevano tutto un altro sistema. Nessuno si muoveva fino a quando tutti non avevano inghiottito voracemente l’ultimo boccone, restando per qualche minuto ancora coinvolti in una piacevole conversazione che si protraeva fino a quando, tutti insieme, si spostavano in salotto a guardare la televisione o, in alcuni casi, a trovare attività ricreative che coinvolgevano l’intera famigliola e, come in questo caso, eventuali ospiti. Tuttavia, nessun robot si preoccupava di tenere la cucina in ordine, per tale motivo la prima persona che disertava le attività era sempre Chichi, costretta a passare almeno un’oretta a rassettare il disordine lasciato da tre Saiyan, uno più affamato dell’altro. Non chiedeva aiuto e non si lamentava, si alzava regolarmente e senza far pesare a nessuno il suo dovere si metteva al lavandino come una brava casalinga, lasciando che i tre uomini si preoccupassero solo di passare un po’ di tempo insieme, prima di pensare ognuno ai propri impegni.

Quel pomeriggio, la famiglia Son, si era spostata in salotto per guardare la televisione, Gohan aveva suggerito un programma che pareva interessante. Sebbene a Trunks piacesse quella famiglia, guardare la tv con loro non sembrava all’altezza dello zapping sfrenato di suo padre che appariva quasi divertente. Ma forse si trattava più di poter passare del tempo con papà, cosa che il giovane Brief adorava fare in qualsiasi forma, che si trattasse di allenamento o di semplice ozio.

“Posso usare il bagno?” Domandò educatamente il giovane ospite, alzandosi dalla poltrona ed attendendo un cenno qualsiasi da parte di uno dei tre padroni di casa. Fu Goku a concedere, senza riserva, l’opportunità di usufruire di uno dei due bagni. Un “Ma certo” accompagnato da un insostituibile sorriso, fu appunto il benestare dell’uomo, e Trunks, senza farselo ripetere, uscì dalla stanza.

Fortuna che il suo bisogno non era urgente, poiché, passando davanti alla cucina, udì il canticchiare allegro della madre di famiglia, ricordandosi in quel momento le parole che Goku gli aveva rivolto poche ore prima. Decise di deviare il suo percorso quindi, sbirciando le gesta della massaia che, uno dopo l’altro, lavava ed asciugava ogni singolo piatto manualmente.

Trunks si avvicinò a lei, accostandosi al lavandino sulla quale si poggiò con entrambe le mani, alzandosi leggermente in punta di piedi per guardare dentro il lavello.

Colta alla sprovvista da quella nuova presenza, Chichi sobbalzò trattenendo a stento un urlo, riconoscendo solo in un secondo momento la presenza del giovane Saiyan. “Ah, Trunks, sei tu, mi hai spaventata” Ammise poggiandosi una mano sul petto e sospirando pesantemente. Resosi conto di averla intimorita, il bambino ridacchiò leggermente in imbarazzo. “Mi dispiace Chichi” Si giustificò sinceramente dispiaciuto, ottenendo in risposta un sorriso da parte della donna, prima che questa riprendesse a lavorare freneticamente. “Come mai non sei a guardare la televisione con gli altri?” Domandò incuriosita, afferrando un altro piatto come se fosse lei stessa un robot. Trunks sembrò titubare un secondo, diventando all’improvviso piuttosto serio. “Volevo chiederti una cosa” Confessò infine, abbassando lo sguardo sul bancone alla quale a malapena arrivava. “A me?” Si stupì dapprima Chichi, congelando i suoi gesti e fissando il bambino con crescente curiosità. “Dimmi” Lo esortò un secondo più tardi, dopo aver avuto la conferma da un leggero annuire da parte dell’altro. “Voglio fare un regalo ad una persona, ma non so cosa. Non hai qualche suggerimento?” Sputò il rospo infine, guardandola di sottecchi con una lieve speranza. La casalinga poggiò il piatto che reggeva sul lavello, si asciugò le mani sul grembiule che portava e si chinò accanto al bambino, allo scopo di guardarlo dritto negli occhi. “E’ per una ragazza?” S’informò senza malizia, ma a tale domanda il piccolo Brief sembrò parecchio indeciso. Tanto bastò, tuttavia, alla mamma del migliore amico per avere la conferma dei suoi sospetti. “E’ carina?” Insinuò, con l’atteggiamento di chi aveva già capito tutto.

Non ci fu nessun indugio, questa volta, il piccolo Saiyan sorrise a trentadue denti, sfoggiando un’espressione delle più solari ed annuì, come se quella fosse la cosa più vera del mondo. Sì, era bellissima.

Chichi sorrise, tornando ad alzare il busto ed assumendo quell’atteggiamento che era solita ostentare quando stava per dare qualche consiglio sulla quale pareva saperla molto lunga. Socchiuse gli occhi e sollevò l’indice della mano in un gesto da maestrina. “Ci sono tante cose che puoi regalare, innanzi tutto…”

*

Più i suoi occhi fissavano quello strano oggetto, più il suo sopracciglio si sollevava in maniera infastidita. Contemporaneamente anche la bocca si contorceva in una smorfia, conferendogli quasi un’espressione buffa. Era evidente, ad un occhio esperto, che era sul punto di esprimere la sua opinione riguardo a quel coso, come già aveva fatto in più occasioni. Altrettanto ovvio era il fatto che, il parere, non era dei più positivi.

“Perché è ancora qui?” Brontolò infine, rivolgendosi ad un misterioso interlocutore che, alcuni istanti più tardi, fece capolino dal bagno adiacente, fissando prima lui, poi l’oggetto in questione. “Smettila di lamentarti Vegeta! Perché non puoi semplicemente apprezzarlo?” Gli rispose la consorte, spazzolino ancora stretto tra i denti.

Vegeta osservò la terrestre, prima che lei sparisse nuovamente dietro lo stipite della porta che li separava. Lo sguardo, questa volta, era quello di una persona notevolmente disgustata. Era chiaro come la luce del sole che quell’obbrobrio non era di suo gradimento. Fu un basso grugnito l’ultima e ulteriore conferma del suo disprezzo.

Bulma uscì dal bagno un secondo dopo, fissando a sua volta lo sguardo sul vaso di fiori. Una strana espressione si dipinse anche sul suo volto e, se il suo interlocutore non fosse stato il compagno, probabilmente nessuno si sarebbe accorto che, per un attimo, anche lei aveva trovato quell’oggetto di pessimo gusto. Ok, era orribile, e allora? Pur di non darla vinta a Vegeta avrebbe sostenuto le parti di quell’inanimato contenitore fino alla morte, sua o del vaso stesso. “E’ solo questione di abitudine, dopo un po’ non ci farai più caso” Suppose, o forse sperò, la scienziata; incrociando le braccia ed assumendo una postura simile a quella del Saiyan, che al contrario continuava a fissarla in attesa di un’ammissione. Gli piaceva sentirla confessare di avere torto. Cosa che era successa di raro a dire il vero, e ovviamente non sarebbe accaduto quel giorno. “Oh andiamo! Non guardarmi con quella faccia! Il vaso resta, è fuori discussione” Appunto. “Tsk, sei solo una testarda, nemmeno tu lo vuoi qui dentro” La punzecchiò il marito, ghignando com’era solito fare quando era sicuro di avere ragione. Cosa che avveniva regolarmente, anche quando aveva torto marcio. “N… non è vero, a me piace” S’impose la donna, aggrottando le sopracciglia nella speranza di risultare credibile.

Il Principe dei Saiyan stava nuovamente per replicare, ma il timido bussare alla porta distolse i due coniugi da una discussione insensata, che ben presto si sarebbe comunque tramutata in un litigio. Simultaneamente, i due, si rivolsero all’uscio, in tempo per vedere la testolina dai capelli lilla del figlio fare la sua comparsa.

“Ciao” Li salutò il bambino, apparendo un po’ indeciso, ma quando incrociò gli sguardi dei genitori, quello sorridente di sua madre e quello immancabilmente imbronciato di suo padre, si fece coraggio, compiendo un passo all’interno della stanza pur restando ancora nascosto dietro la porta. “Ciao tesoro! Sei già tornato? Pensavo volessi restare da Goku ancora per un giorno” Lo salutò la mamma, poggiandosi le mani ai fianchi e voltandosi completamente verso l’ingresso dietro la quale lui si nascondeva. “Volevo tornare a casa” Confessò il ragazzino, abbassando lo sguardo sul pavimento. Bulma scrutò attentamente l’espressione del figlio, diventando seria. “E’ forse successo qualcosa?” Domandò impensierita dallo strano atteggiamento del bimbo, ma lui scosse energicamente il capo. “No, tutto bene” La rassicurò subito, tornando ad essere silenzioso appena un istante più tardi.

Infine sollevò il capo, fissando la madre con un’espressione estremamente seria. “Mamma, posso parlarti… da solo?” Chiese, cambiando direzione dello sguardo nel pronunciare quelle ultime due parole e puntandolo sull’altro genitore, il quale parve per un attimo offeso da quella silenziosa richiesta.

Che diavolo, un moccioso di appena otto anni lo stava buttando fuori dalla sua stessa camera da letto? Da quando il Principe dei Saiyan aveva l’obbligo di uscire da una stanza su richiesta di qualcun altro?

Due paia di occhi azzurri si fissarono su di lui in attesa di una qualsiasi risposta che avvenne tramite un ringhio infelice. Vegeta afferrò un asciugamano poggiato su una delle sedie, l’unico posto in cui erano presenti le sue cose, e si diresse a passo pesante verso il bagno. “Figuriamoci se m’interessano le vostre stupide conversazioni!” Sbottò in un ultimo moto d’orgoglio, svanendo nel piccolo bagno e sbattendo la porta.

Rimasti soli, Bulma sospirò pesantemente, scuotendo il capo appena. Era impossibile ottenere anche un semplice favore da quell’uomo, senza che lui ne facesse una questione d’orgoglio. Successivamente si accomodò sul brodo del proprio letto, solo dopo aver spostato una gonna, un paio di mutandine e un vestito che… sì, era suo anche quello. Si rivolse al figlio dunque, facendogli cenno di avvicinarsi ed invitandolo ad accomodarsi accanto a lei. “Dimmi Trunks, di cosa avevi bisogno?” Gli domandò infine, attendendo che lui si accostasse.

Trunks sembrò esitare per qualche secondo, entrando infine nella stanza dopo essersi portato entrambe le mani dietro la schiena. Si fermò davanti alla donna, osservando il terreno ancora per un attimo, prima di mostrarle ciò che gelosamente custodiva.

Un piccolo fiore, dalle stupende colorazioni rosse, il colore preferito di sua madre, si materializzò davanti agli occhi di Bulma che si ritrovò a fissare il bocciolo per un istante appena. “E’… per me?” Chiese un po’ sconvolta, per avere conferma dei suoi sospetti, e il giovane Saiyan annuì fermamente.

Bulma non poté fare a meno di abbracciare suo figlio, stringendolo forte al petto come se avesse paura di farselo sfuggire. “Oh tesoro sei così dolce” Gli sussurrò nell’orecchio, mentre il bambino si gongolò nel suo piccolo successo. “Tuo padre dovrebbe imparare da te” Le sfuggì, alzando il tono della voce e parlando con una porta socchiusa dalla quale giunse un ringhio di disapprovazione.

“Mamma, mi stai soffocando” Si dimenò il bimbetto, stretto, forse troppo, dalle sottili braccia materne che, sebbene non fossero forti come quelle di un Saiyan, risultarono ugualmente pericolose. “Scusa tesoro” Si giustificò la scienziata, afferrando le spalle del figlio e fissandolo negli occhi per un istante, prima di schioccarli un bacio sulla guancia, afferrando il fiore che lui le stava porgendo.

Si alzò dal letto quindi, avvicinandosi verso la specchiera sulla quale era poggiato il vaso, dentro la quale introdusse il bellissimo regalo che il suo bambino le aveva appena fatto. “Ecco, ora è perfetto” Affermò inorgoglita, osservando la piccola pianta come se fosse la cosa più bella del mondo. E doveva ammetterlo, ora il vaso era diventato decisamente meno brutto.

Alle sue spalle, Trunks la scrutò per diversi attimi, soddisfatto di aver dimostrato, alla sua mamma, che le voleva tanto bene.

*

FINE

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: taisa