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Autore: ila74cullen    19/11/2009    15 recensioni
Dopo mille ripensamenti, ho deciso che mi butto anch'io in questa esperienza!!! E' la prima volta che scrivo quindi abbiate pietà di me!! Dopo aver letto Midnight ed una moltitudine di FF su New Moon e Breaking Dawn visti dalla parte di Edaward, ho preso il coraggio a due mani e ho riscritto Eclipse dal punto di vista del nostro amato vampiro e spero di aver interpretato bene il suo conflitto e la sua gelosia!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 1

Erano quasi le cinque del pomeriggio e come ogni giorno, da quasi due mesi a questa parte, me ne stavo nascosto nei pressi della casa di Bella; l’idea di essere in punizione a quasi 106 anni mi mandava letteralmente in bestia ... ma me lo meritavo.
Ovviamente quello in castigo non ero direttamente io, ma Bella. A causa mia era scappata di casa ben due volte, e sempre a causa mia per poter solo sentire la mia voce. Aveva iniziato a praticare sport estremi all’insaputa di Charlie dei quali però era venuto a conoscenza grazie alla soffiata del suo “caro amico” licantropo. Ne conseguiva quindi che non potendo uscire lei, ero in punizione anch’io.
La vedevo a scuola ma nel pomeriggio potevo passare da casa sua solo dalle 19.30 alle 21.00 , eravamo praticamente agli arresti domiciliari.
Fortunatamente c’era la notte, più o meno alle 22:00 di ogni sera entravo in camera sua passando dalla finestra e rimanevo con lei fino all’alba.
La distanza da Bella mi uccideva, mi provocava – difficile a crederci per un vampiro – un dolore fisico al centro del petto, nemmeno avessi avuto ancora un cuore che batteva, ed era per questo che ogni giorno dopo aver riportato mia sorella a casa, attendevo “l’ora di visita prestabilita”, nascosto tra gli alberi vicino a casa sua, nella speranza di scorgerla anche solo per un attimo dalle finestre.
Così facendo mi sentivo più tranquillo, specie per la faccenda dei licantropi ... anche quella era una mia responsabilità ... per cercare di sopravvivere alla mia mancanza e per provare a riprendere una vita apparentemente normale, era nata tra lei e l’erede di Ephraim Black una strana, profonda, e per me incomprensibile, ed irritante, amicizia ... almeno da parte di Bella ... credo …
Certo solo la sua naturale capacità di attirare disgrazie le permetteva di liberarsi di un vampiro e di stringere amicizia con un lupo! Ed io, andandomene, l’avevo aiutata ... ah, che stupido sono stato, se solo non me ne fossi mai andato ...
Le avevo spiegato più volte, e aveva potuto vedere con i suoi occhi sul volto di Emily Young, quanto erano instabili e pericolosi i lupi, specie quelli molto giovani, ma lei come sempre minimizzava, mi infastidiva questo suo modo di fare, sembrava che avesse paura di perdere un punto di riferimento, e questo mi irritava a dismisura, volevo essere solo io il suo punto di riferimento, ma sapevo, come per le altre cose di chi fosse la sola responsabilità della nascita di quella situazione . . . e dovevo in un modo nell’altro cercare di indorare la pillola da solo.
Più semplice a dirsi che a farsi.
Oltretutto per le ovvie ragioni di cui sopra, Charlie non mi sopportava, se fosse stato possibile non avrebbe voluto neppure sentir pronunciare il mio nome – come dargli torto – cercava in ogni modo di sponsorizzare a sua figlia altri tipi di amicizie, in particolar modo quella con Jacob Black.
Tra le altre cose non dovevo dimenticare che Victoria era ancora a piede libero e assetata di vendetta per la morte di James.
Nell’insieme i Volturi erano davvero il male minore.
Sorvegliare la sua casa era quindi diventato per me, indispensabile.
Perso nei miei pensieri fui riportato alla realtà da un rumore che proveniva dall’interno, uno scalpiccio di piedi che scendevano di corsa le scale; non potendo sentire i pensieri di Bella cercai quelli di suo padre . . . erano caotici, aggrovigliolati . . .

“Così il sugo dovrebbe andare . . . tra poco arriva LUI . . .devo sbrigarmi . . . il tappo sta gonfiando . . . devo trovare un compromesso . . . ma la pasta l’ho buttata . . . non può vivere di solo Edward . . . oddio ora scoppia. . . la prenderò per la gola . . . credo . . . forse sarà meno acida. . . dovrà ascoltarmi comunque . . . No!! Si è attaccata!!! . . . e speriamo che incontri qualcuno . . .”
Sinceramente non capivo dove volesse andare a parare . . . iniziò un battibecco circa le sue scarse doti culinarie.

«Dove ho sbagliato?».
«Prima devi togliere il coperchio. Il metallo non va nel microonde»
«Almeno gli spaghetti vanno bene?»
Ci fu alternarsi di battute, nulla che potesse destare la mia preoccupazione, eccetto qualche mugugno di Charlie a seguito delle risposte un po’ acide di Bella. Di solito quell’atteggiamento lo riservava a me, voleva farmi capire – neanche tanto velatamente - quanto lo disturbasse la mia presenza vicino a sua figlia; come se non conoscessi perfettamente cosa gli passasse nella mente.
Fu un attimo e i suoi pensieri ripiombarono nuovamente nel caos più totale.

“Avanti Charlie . . . che schifo questa cena . . .parlale. . . ma è tutta incollata . . .mi sembra ancora più irritabile . . .manca poco alle 19.30. . . non può scappare . . . non ho fatto una gran figura con questa sorpresa. . . . ho la pistola a portata di mano . . .non se ne andrà, non avrà il coraggio … spero…svelto ora arriva LUI..."

L’unica cosa che avevo compreso con certezza era che non mi voleva tra i piedi ... “Mi dispiace Charlie, ma anche se sono schiacciato da sensi di colpa non intendo assecondarti! Nessuno di noi due potrebbe sopravvivere . . .”
«Mi sono persa qualcosa? Da quando spetta a te preparare la cena?» esordisce Bella all’improvviso.
“Questo è il momento buono . . . santo cielo questa cena è tremenda..."
«O meglio, cercare di prepararla».
“Più risoluto Charlie . . . più risoluto . . . coraggio è tardi”
«Non mi pare che la legge mi vieti di cucinare in casa mia!» “Deve aver capito . . . devo prenderla in contropiede . . . no non può aver intuito che le devo parlare . . . devo depistarla . . . ah! Il giornale ecco quello che ci vuole . . .”
«Dovresti smettere di leggere il giornale, papà. Ti innervosisce e basta»
«Ecco perché nelle città piccole si sta meglio!».
«Adesso che c'è che non va nelle città grandi?».
«Seattle si sta candidando a capitale nazionale degli assassini. Cinque casi irrisolti di omicidio nelle ultime due settimane. Vivresti mai in un posto del genere?».
«Credo che Phoenix si piazzi ancora meglio in classifica, papà. E io ci ho vissuto».
«Be', io nemmeno se mi pagassero».

Stava sinceramente depistando anche me non capivo proprio cosa avesse in mente, non poteva essere solo preoccupato che la figlia non andasse a Seattle . . . forse credeva che ce la volessi portare io ? voleva applicare altre restrizioni?
Quando ecco, con un'impennata improvvisa di coraggio, lo sento iniziare a parlare prima ancora di pensare.

«È vero», disse. «C'è un motivo per cui ho deciso di fare questa cosa». Credo si riferisse al tentativo di preparare la cena «Volevo parlarti».
«Bastava chiedere» sento rispondergli
«Già. Cercherò di ricordarmelo. Pensavo che risparmiarti di cucinare ti avrebbe addolcito».
Riuscii a malapena a trattenere una risata, mi avrebbero sentito sicuramente.
«Ma certo, le tue capacità culinarie mi hanno letteralmente trasformato in uno zuccherino. Cosa c'è, papà?».
«Be', riguarda Jacob».
Il mio corpo si irrigidì in un attimo, “Ecco che si ricomincia con il cane, cos’altro vuole adesso ?!”
«Cosa c'entra?» rispose bruscamente Bella.
«Tranquilla, Bells. So che ce l'hai ancora con lui perché ha fatto la spia, ma è stata la decisione migliore. Si è comportato in maniera responsabile».
«Responsabile» le sentii sottolineare
“RESPONSABILE???” gridarono i miei pensieri “L’avessi fatto io” – cosa alquanto improbabile conoscendo le scarse capacità motorie di Bella – “mi avrebbe scatenato dietro L’FBI!!!”
«Va bene. Cosa c'entra Jacob?» Bella sembrava esasperata.
«Non arrabbiarti con me, per favore».
«Arrabbiarmi?».
Se non arrivava alla svelta al dunque sarei piombato in casa da un momento all’altro, i suoi pensieri erano incomprensibili quanto le sue parole. L’incertezza mi dava troppa agitazione.
«Be', la cosa ha a che fare anche con Edward».
A sentire pronunciare il mio nome mi percorse un brivido. E se il cane avesse fatto la spia sulla vera natura mia e della mia famiglia? Questa volta la guerra la scatenavo davvero!!! Avrei tanto voluto strozzare quel maledetto cane.
«Gli ho concesso di tornare a trovarti, no?».
«Certo che sì. Ma solo in orari prestabiliti. Ovviamente avresti anche potuto concedere a me di uscire in orari prestabiliti! Di recente mi sono comportata piuttosto bene» Mi riempiva d’orgoglio sentirla parlare così.

“La mia bambina sta crescendo e purtroppo per me preferisce Edward Cullen a Jake!” «Ecco, più o meno volevo arrivare proprio qui...». “è vero è stata davvero brava in quest'ultimo periodo . . . lo devo riconoscere . . . forse è il caso di concederle un’altra opportunità . . . solo che mi preoccupa LUI . . .”

Non ci potevo credere, avevamo finito di scontare la pena!!! Se non avessi saputo di poter leggere nel pensiero avrei giurato di aver capito male.

«Non capisco, papà. Stiamo parlando di Jacob, di Edward o del mio castigo?» evidentemente anche lei non aveva afferrato bene.
«Più o meno di tutti e tre».
«E come c'entrano?», chiese cauta.
«Ok.. ecco, pensavo che forse meriti uno sconto per buona condotta. Per l'età che hai, è straordinario quanto poco ti lamenti».
«Davvero? Sono libera?».
Dalla gioia mi sarei messo a urlare anch’io, quando . . .
«A una condizione»

“E qui entra in gioco il cane lo so!!”.
«Bella, questo è un sollecito più che una richiesta, d'accordo? Sei libera. Ma spero che userai la tua libertà... con giudizio».
«Cosa vuol dire?».
«So che il tuo unico desiderio è di passare tutto il tuo tempo con Edward...».
«Lo passo anche con Alice», ribattè dura Bella.
Già per fortuna c’era Alice, Charlie la adorava nelle sue mani era come burro; era solo grazie a lei se adesso faceva finta di tollerarmi …
«Vero. Ma hai altri amici a parte i Cullen, Bella. O meglio, ne avevi».

Mi bloccai un momento, quanto erano vere le sue parole, per stare con me Bella aveva pian piano preso le distanze da tutti i suoi amici “umani” e tali distanze erano diventate addirittura insormontabili durante i mesi del mio abbandono . . .
Non avrebbe dovuto rinunciare a tanto . . . non avrei dovuto permetterglielo . . .
«Quand'è stata l'ultima volta che hai parlato con Angela Weber?», le chiese sfidandola.
«Venerdì a pranzo»
«A parte la scuola?».
«Non ho visto nessuno fuori scuola, papà. Sono in castigo, ricordi? E poi, anche Angela ha un ragazzo. Sta sempre con Ben. Se fossi davvero libera; magari potremmo uscire tutti assieme».
“Certo Charlie qualunque cosa.” Pensai.
«D'accordo. Però... Tu e Jacob eravate inseparabili, e adesso...».
“NO!! LUI NO!!” gridò la mia mente
«Ti spiacerebbe arrivare al dunque, papà? Quali sono - precisamente - le tue condizioni?».
«Non mi va bene che sacrifichi tutte le altre amicizie per stare con il tuo ragazzo, Bella, Non è giusto, e penso che la tua vita sarebbe più equilibrata se comprendesse anche altre persone. Quel che è successo lo scorso settembre...».

Mi costava ammetterlo ma aveva perfettamente ragione, eccetto per la parte che riguardava Jacob Black.

«Be', se nella tua vita ci fosse stato qualcun altro, oltre a Edward Cullen, magari sarebbe andata diversamente».
«Sarebbe andata esattamente allo stesso modo», mi sentii lusingato era sempre pronta a difendermi.
«Forse sì, forse no».
«Andiamo al dunque?» insistette lei.
«Usa la tua nuova libertà per stare anche con gli altri amici. Resta in equilibrio».
«Vada per l'equilibrio. Dovrò dividere il mio tempo in parti precise?».
«Non renderla più complicata di quanto sia. Mi basta che non dimentichi gli amici... in particolare Jacob».
“NO!!” Potevo condividere il suo punto di vista ma non nei confronti dei Black
«Con Jacob rischia di essere... difficile».
«I Black sono amici di famiglia, Bella, e Jacob ti è stato molto, molto vicino come amico».
«Lo so».
Sentii un ringhio salirmi dal profondo“Charlie così non vale! Stai facendo leva sui suoi sensi di colpa!”
«Non ne senti mai la mancanza?»
«Sì, mi manca. Mi manca parecchio»
Mi si bloccò il respiro. Questo suo atteggiamento francamente non lo capivo, e mi dava noia.
«E allora dov'è la difficoltà?».
«Con Jacob sono in... contrasto», scandì. «Un contrasto relativo all'amicizia, intendo. A volte sembra che Jacob non se ne possa accontentare».
«Edward non accetterebbe un po' di sana rivalità?».
A quell’affermazione sparata a bruciapelo da Charlie, senza nemmeno pensarci, rimasi spiazzato, mi mancò quasi la terra sotto i piedi, era questo che voleva dunque, ed era convinto che Jacob potesse avere delle opportunità. Rimasi perplesso, solo per un attimo. In certi momenti non ero sicuro di farcela . . . il male che le avevo fatto era stato davvero enorme . . .
«Non c'è nessuna rivalità» ecco il mio gattino che vuole sembrare una tigre, sentire le sue parole mi rincuorava, e ridestandomi dai miei pensieri mi resi conto che ormai ero accanto alla finestra della cucina, dove si stava svolgendo la conversazione, non mi ero nemmeno accorto – teso com’ero – che per seguire l’evolversi del discorso mi ero avvicinato così tanto.
Il discorso continuò con Charlie che insisteva sulla sua passata amicizia con Jacob, facendo forza sul fatto che sembrava che il lupo in questione fosse molto depresso – questo anche a detta del padre di lui - e che in virtù dell’aiuto che lui le aveva dato mesi addietro, lei doveva comportarsi parimenti.
“E’ FUORI DISCUSSIONE!!!” tuonò la mia mente.
«Ci proverò» furono le ultime parole di Bella sull’argomento
“BISOGNA VEDERE SE TE LO PERMETTERO’! NON POSSO RISCHIARE DI PERDERTI ANCORA!!!”
«Bene. Trova un equilibrio, Bella. Ah, tra l'altro, c'è posta per te», disse Charlie cercando di smorzare la tensione.

Era la lettera che informava Bella che era stata accettata all’Università dell’Alaska Southeast, non c’era bisogno di leggere nel pensiero per sapere di cosa si trattasse, avevamo spedito la richiesta insieme e a me era arrivata ieri. Avrei comunque convinto Bella ad accettare il mio aiuto economico per qualche altra Università, anche se doveva essere solo una copertura per il suo primo anno da vampira neonata, non avevo voglia di ritrovarmi a cacciare pinguini per più di un anno. C’era sicuramente qualche altro posto sufficientemente lontano da occhi indiscreti ed anche abbastanza piovoso per poter uscire alla luce del giorno, e non correre rischi che Bella divorasse qualche passante.

I miei pensieri furono interrotti dallo scoccare dell’ora X, le 19.30.

Mi precipitai alla porta e bussai, sentii Charlie sbuffare, e la dolce voce di Bella che mi veniva incontro. Spalancò la porta con una forza esagerata, manifestando così tutta l’impazienza che aveva di vedermi . . . anch’io non vedevo l’ora. Rimase interdetta un momento, un attimo solo, poi alzò gli occhi, due pozze di cioccolato, e rimasero incatenati ai miei per un istante che sembrò eterno . . . le nostre mani si trovarono e si incrociarono subito, non riuscii a trattenermi dallo sfiorare la sua guancia con il dorso della mano; aveva di nuovo smesso di respirare, ero lusingato di farle sempre quell’effetto. Mi salutò con un “CIAO” che sembrava un sussurro. Mio malgrado dovevo rompere quell’idillio o sarebbe svenuta … e Charlie sarebbe andato fuori di testa!!
«Com'è stato il pomeriggio?».
«Lento».
«Anche il mio».
Avvicinai il suo polso al mio viso senza mollare la presa e respirai profondamente, erano passate solo poche ore da quando l’avevo riportata a casa dopo la scuola, ma erano sembrate un’eternità, avevo bisogno di perdermi nuovamente nella sua fragranza. Lei era davvero la ma eroina, faceva male, ma ne avevo un disperato bisogno solo così mi sentivo vivo.

Fui distratto da un pensiero che invase la mia testa prepotente “Cosa fanno ancora sulla porta!!! . . . Non ci si può mai distrarre con quello lì . . .” seguito subito dopo da un rumore di passi.
«Buonasera, Charlie». “Credevi di cogliermi alla sprovvista, vero???”
Lo sentii brontolare qualcosa a cui non diedi minimamente peso, per oggi dalla sua bocca ne avevo già sentite dire abbastanza, e se avessi ascoltato ancora non so quanto avrei potuto continuare ad essere educato e cordiale con lui.
Cercai di sviare il suo sguardo inquisitore rivolgendomi a Bella
«Ho portato qualche altra domanda d'iscrizione» Rispose con una smorfia, forse credeva che scherzassi quando le avevo detto che non amavo la caccia al pinguino.

Le sorrisi, la sua espressione la diceva lunga ma non avevo intenzione di cedere «C'è ancora qualche termine non scaduto. Ed altre Università disposte a fare un'eccezione».
Non riuscii a trattenere una risata quando vidi la sua espressione in merito al termine “eccezione” per noi i soldi non avevano alcun valore, servivano per la nostra copertura, e non ci sarebbe stato alcun problema ad usarli anche per lei … eravamo fidanzati … non ufficialmente forse .. ma lo eravamo … cercai di smuovere l’imbarazzo che si era creato e la spinsi verso il tavolo di cucina
«Dopo di lei mademoiselle»
Sentii Charlie sbuffare e seguirci . . .
“Con quell’aria da bravo ragazzo . . .non mi inganni sai . . mi dà ai nervi . . . vediamo se da lui riesco a ottenere le risposte che lei ha sviato . . .”
«A proposito di college e iscrizioni, Edward, io e Bella stavamo giusto parlando dell'anno prossimo. Hai deciso che istituto frequenterai?».
Sorrisi a Charlie cercando di essere il più amichevole possibile – e mi costò veramente molta fatica –
«Non ancora. Ho ricevuto qualche risposta positiva, ma ogni opzione resta aperta».
«Dove ti hanno accettato?» la sua insistenza mi stava innervosendo.
«Syracuse... Harvard... Dartmouth... e ieri mi è arrivata anche la risposta positiva dell'Alaska Southeast». Soffocai un risolino e mi voltai quel tanto che bastava per strizzare l’occhio a Bella
“che strana coincidenza … mi hanno preso per un povero scemo?! Suo padre di certo non glielo permetterà”
«Harvard? Dartmouth?», borbottò Charlie, incapace di nascondere l'irritazione. «Be', è davvero... qualcosa. Già, ma l'Università dell'Alaska... non dirmi che la prenderai in considerazione, di fronte alla possibilità di frequentare istituti così prestigiosi. Voglio dire, immagino che tuo padre preferisca che tu...».
«Carlisle accetta sempre di buon grado le mie scelte», risposi tranquillamente.
«Mmm». “A chi la vuol dare a bere!!”
«Indovina un po', Edward», le sentii dire con un’intonazione birichina nella voce.
«Cosa, Bella?» risposi cercando di stare al gioco.
Mi indicò la busta sul ripiano della cucina. «L'Università dell'Alaska ha appena accettato la mia domanda di iscrizione!».
«Congratulazioni! . . .Che coincidenza».
“Sarà bene che la smettano di prendermi in giro . . . cosa credono che sia nato ieri??” Soffocai a stento una risata.
«Bene», mormorò indispettito «Vado a vedere la partita, Bella. Nove e mezza».
ALT!! NON C’ERA STATO UNO SCONTO SULLA PENA??? Avevo forse capito male??
«Ehm, papà? Ricordi la recentissima discussione a proposito della mia libertà?».
Fece un sospiro. «Certo. Va bene, dieci e mezza. Nei giorni di scuola resta il coprifuoco».
“COSI’ SI INIZIA A RAGIONARE!!” «Bella non è più in castigo?», chiesi cercando di essere il più entusiasta e stupito possibile.
«Libertà vigilata», precisò Charlie a denti stretti. «A te cosa importa?».
«È bello saperlo! … Alice è alla disperata ricerca di una compagna per lo shopping, e sono certo che a Bella piacerebbe dare un'occhiata alle luci della città». Dissi sorridendole.
Non ebbi il tempo di avvertirne il pensiero, che questo era già diventato parola.
«No!» ruggì Charlie diventando paonazzo
Bella parve disorientata «Papà? Cosa c'è che non va?».
«Non voglio che tu vada a Seattle, per il momento».
«Eh?».
«Ti ho detto dell'articolo sul giornale: c'è una specie di banda assetata di sangue a Seattle e voglio che tu ne resti lontana, okay?».
«Papà, le probabilità che un fulmine mi colpisca sono più alte di quelle che a Seattle...»
Ci volle una frazione di secondo per realizzare di cosa stesse parlando Charlie, e subito ne condivisi l’opinione «No, ha ragione, Charlie Non intendevo Seattle. In realtà pensavo a Portland. Nemmeno io porterei mai Bella a Seattle. Ci mancherebbe».
Afferrai il giornale di Charlie e lessi la prima pagina con attenzione, con la coda dell’occhio la vidi che mi guardava incredula ovviamente aveva frainteso, credeva volessi fare il ruffiano …
Charlie si calmò, andò in salotto e accese la TV, lo sentivo ancora vigile, e sapevo che sarebbero arrivate da lei una serie di domande. . .
«Cosa...»,
“Ecco la prima!”
«Aspetta», le dissi senza alzare gli occhi dal giornale. Mentre continuavo a leggere le passai un modulo d’iscrizione «Per questo penso che tu possa riciclare le tue tesine. Stesse domande».
Doveva imparare ad essere più paziente . . . Charlie era ancora “in ascolto”, fortunatamente non obbiettò e dopo un sospiro iniziò a compilarlo.

Ero assorto nella lettura, purtroppo i segnali c’erano tutti, stavo veramente iniziando a credere che anche questa volta il formidabile intuito di Jasper non avesse fallito. Carlisle era convinto che la cosa non ci riguardasse, anche se era comunque il caso di tenerla d’occhio; qualcosa però mi faceva credere che in un certo qual modo dovevamo interessarcene di più … ero perso nei miei ragionamenti quando sentii un fruscio di fogli e mi girai verso Bella
«Bella?».
«Sii serio, Edward, Dartmouth?».
«Credo che il New Hampshire ti piacerà. Per me c'è un programma completo di corsi serali, e per gli appassionati di trekking non mancano le foreste. Ricche di animali selvatici». Le sorrisi per alleggerire la tensione.
«Ti concederò di restituirmi i soldi, se proprio ci tieni. Se vuoi posso chiederti anche gli interessi sul prestito».
«Come se potessi superare la prova d'ammissione senza imbrogliare clamorosamente. Oppure vuoi dirmi che sarebbe tutto compreso nel prestito? Ci sarà una nuova "sala Cullen" in biblioteca? Uffa. Perché rifacciamo questo discorso?».
«Ti dispiacerebbe finire di riempire il modulo, per favore, Bella? Per una domanda di ammissione non muore nessuno».
La vidi irrigidirsi «Sai una cosa? Penso che non lo farò».
Nello stesso momento che proferì tali parole feci sparire i moduli da sotto i suoi occhi, mettendoli al sicuro nella tasca interna del mio giubbotto.
Subito allibita ed irritata protestò «Cosa credi di fare?».
«Sono capace di fare la tua firma persino meglio di te. E il resto l'hai già scritto di tuo pugno».
«Stai tirando un po' troppo la corda, e lo sai bene Non è necessario che chieda di iscrivermi altrove. Mi hanno già accettata all'Alaska. Posso quasi permettermi la retta del primo semestre. Come alibi va bene. Non c'è bisogno di sprecare un mucchio di soldi, poco importa di chi siano».
Perché non voleva che l’aiutassi, non la capivo, e questo mi intristiva, le avrei voluto e potuto dare tutto ciò che avesse desiderato, ma non c’era mai modo di farle desiderare qualcosa di più che non fossi solo io . . . certo mi faceva piacere ma . . .
«Bella...».
«Non cominciare. Capisco di dover inscenare tutto al meglio, per il bene di Charlie, ma sappiamo entrambi che il prossimo autunno non sarò in grado di iscrivermi a nessuna università. Né di avvicinare le persone».
«Pensavo che non avessimo ancora parlato di tempi» provai a ricordarle «Può darsi che ti piaccia frequentare un semestre o due di università. Ci sono un sacco di esperienze umane che non hai mai fatto».
«Per quelle avrò tempo dopo».
«Non ci saranno più esperienze umane, dopo. Non avrai un'altra possibilità, Bella». “Sei veramente cocciuta!”
«Devi pensare con razionalità al modo e al tempo, Edward. È troppo pericoloso cincischiare».
«Non siamo ancora in pericolo», insistetti.
Mi lanciò un'occhiataccia, alla quale non diedi molto peso. Volevo, anzi DOVEVO ritardare la sua trasformazione il più possibile, Alice mi avrebbe avvisato se ci fosse stato un pericolo imminente; ed anche in quel caso avremmo valutato. La sua anima era troppo preziosa per essere sprecata così. Vidi nella sua espressione un velo di inquietudine “ A cosa stai pensando amore …” desiderai con tutto me stesso che fosse finalmente paura.
«Bella…», mormorai preoccupato «Non è il caso di avere fretta. Ci sarò io a difenderti. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi».
«Voglio fare in fretta», sussurrò sforzandosi di sorridere «Anch'io voglio essere un mostro».
“Che cos’è questa … ironia?!? Humour nero??” Qualunque cosa fosse era decisamente inappropriata, d’istinto mi irrigidii e le parole che emisi erano quasi un ringhio.
«Non ti rendi conto di ciò che dici!».
Fui invaso da una tale collera che frustai con violenza il giornale sul tavolo indicandole il titolo in prima pagina:

CONTINUA LA SCIA DI OMICIDI
LA POLIZIA: FORSE È UNA BANDA

«E questo cosa c'entra?».
«I mostri non sono uno scherzo, Bella».
«È... è colpa di un vampiro?», sussurrò.
«Saresti sorpresa, Bella, se ti raccontassi quanto spesso sono quelli della mia razza a riempire di orrore le vostre cronache. Chi sa cosa cercare li riconosce facilmente. A giudicare da queste informazioni, c'è un vampiro appena nato a piede libero, a Seattle. Assetato di sangue, selvaggio, fuori controllo. Come siamo stati tutti».
Cercò di evitare il mio sguardo “Non volevo spaventarti . . . ma è bene che tu sappia . . .”.
«Teniamo d'occhio la situazione da qualche settimana. I segni ci sono tutti: sparizioni improbabili, sempre di notte, cadaveri celati male, assenza di altri indizi... Sì, uno nuovo. E nessuno sembra vegliare l'attività del neofita... Be', non è un problema nostro. Non ci occuperemmo neanche della faccenda, se non fosse così vicino a casa nostra. Te l'ho detto, succede di continuo. La presenza dei mostri implica conseguenze mostruose».
La vidi concentrata sull’articolo e sperai anche un po’ preoccupata . . .
«Per me sarà diverso», sussurrò, «Tu non mi permetterai di diventare così. Vivremo in Antartide».
«In mezzo ai pinguini. Sai che bello» Sbuffai per spezzare la tensione.
Rise nervosamente, «Allora Alaska, come abbiamo deciso. Magari in un posto più isolato di Juneau... dove ci siano un sacco di grizzly».
«Così va meglio», le concessi. «Ci sono anche gli orsi polari. Molto cattivi. E i lupi sono piuttosto grossi».
Fu un attimo, le si fermò il respiro.
«Che c'è che non va?», ma ancor prima di finire la domanda realizzai che avevo nominato la parola “LUPI” «Oh, va bene, lasciamo perdere i lupi, se l'idea ti mette a disagio». Volevo dare un tono di naturalezza alla mia voce, ma non fu quello il risultato, non sopportavo veramente più quella situazione, so che me l’ero cercata, ma ciò non sminuiva il fatto che ne fossi tremendamente irritato!
«Era il mio migliore amico, Edward, è ovvio che l'idea mi metta a disagio».
«Perdona la mia leggerezza», dissi, con un tono sempre molto severo. «Era meglio non entrare nel dettaglio».
«Non preoccuparti». Vidi le sue mani, strette a pugno sul tavolo. Era per me un dolore tremendo vederla così. Ogni volta il pensiero che mi dicesse che si era finalmente accorta che il suo rapporto con Jacob andava oltre l’amicizia, mi divorava, la gelosia nei confronti di quel cane distruggeva ogni mio residuo di razionalità, ma sicuramente era quella la punizione che meritavo per il dolore che le avevo inflitto. Feci appello a tutto il mio autocontrollo, il mio stato d’animo non doveva farla soffrire ulteriormente, dopo un silenzio durato solo pochi secondi ma comunque interminabile le sollevai il viso con un dito.
«Scusa. Davvero». Cercai di mettere dentro quelle due misere parole tutto l’amore che provavo per lei e che in quel momento e con quella tensione addosso, potevo trasmetterle.
«Lo so. So che non è lo stesso. Non avrei dovuto reagire così. È solo che... be', stavo pensando a Jacob già prima che tu arrivassi secondo Charlie, Jake se la passa male. Sta soffrendo... per colpa mia». Ogni volta che sentivo quel nome …. “Calma Edward … Calma! Non otterrai nulla!” lo ripetevo a me stesso come un mantra. «Non hai fatto niente di male, Bella». “Ma sto soffrendo anch’io … non lo vedi.”
«Ho bisogno di aiutarlo, Edward. Glielo devo. Oltretutto, Charlie l'ha posta tra le sue condizioni...».

M’irrigidii all’istante. Anch’io in un certo qual modo glielo dovevo. Ma “NO! QUESTO NO!” ruggì in silenzio la mia mente. “Calma Edward ... Calma!!” ancora il mantra.
«Sai bene che è fuori discussione che tu frequenti un licantropo senza che nessuno ti protegga, Bella. E se uno di noi entrasse nel loro territorio, infrangeremmo il patto. Vuoi forse che scateniamo una guerra?». Cercai di aggirare l’ostacolo.
«Certo che no!».
«Allora non ha senso continuare a discutere». Ritirai la mano e guardai altrove, in cerca di un appiglio per cambiare argomento. Quando “Ecco ci sono!” avevo trovato l’appiglio.
«Sono lieto che Charlie abbia deciso di lasciarti uscire, temo che tu abbia bisogno di fare visita a una libreria. Non posso credere che stia rileggendo Cime tempestose. Non lo conosci a memoria ormai?».
«Non tutti abbiamo una memoria fotografica» “risposta decisamente acida!” pensai, “ma ce la posso fare!”
«Memoria fotografica o no, non capisco come faccia a piacerti. I protagonisti sono personaggi disgustosi che si rovinano la vita a vicenda. Non mi capacito del fatto che Heathcliff e Cathy siano considerati al livello di coppie come Romeo e Giulietta oppure Elizabeth Bennet e Darcy. La loro è una storia d'odio, non d'amore».
«Proprio non ti vanno giù i classici, eh?»,
«Forse è perché non mi colpisce ciò che è antico». “lo sono già abbastanza per conto mio!” Sorrisi, ero riuscito a dirottare la sua attenzione su altro argomento. «Seriamente, perché ti ostini a rileggerlo?». La guardai fissa cercando come diceva lei di “abbacinarla”, mostrai quanto più interesse potevo per quell’argomento, infondo l’interesse c’era veramente, mi pareva assurdo continuare a leggere e rileggere costantemente i soliti libri. Mi sporsi sopra il tavolo e le presi con dolcezza il viso tra le mani. «Cos'è che ti attira tanto?».
La colsi decisamente di sorpresa. «Non saprei», rispose, sentii il suo cuore accelerare. «Penso abbia a che fare con l'inevitabilità della loro unione. Niente può separarli: né l'egoismo di lei, né la cattiveria, e alla fine la morte...».
La valutai un attimo“Risposta interessante… tipica di lei ” e le sfoderai uno dei sorrisi che preferiva. «Continuo a pensare che sarebbe una storia migliore se uno dei due avesse almeno un pregio».
«Forse il punto è proprio questo; L'unico pregio che hanno è il loro amore».
«Spero che tu non sia tanto temeraria da innamorarti di una persona così... malevola».
«Ormai è tardi per decidere di chi innamorarmi. E nonostante le raccomandazioni, mi sembra di essermela cavata piuttosto bene».
Ne fui veramente lusingato e ridacchiai. «Sono lieto che tu ne sia convinta».
«Be', io spero che tu sia abbastanza sveglio da evitare una persona tanto egoista. La vera origine di tutti i problemi è Catherine, non Heathcliff».
«Starò in guardia», le dissi con aria maliziosa. “Ce l’ho fatta! Per questa volta ho scansato il problema!” Non avevo ancora finito di esultare che strinse la mia mano perché non si allontanasse dal suo viso. «Ho bisogno di vedere Jacob».
Mi ero illuso, come potevo averla sottovalutata così.
Chiusi gli occhi. Respirai per mantenere la calma «No».
«Guarda che non è pericoloso! Ho passato giornate intere a La Push assieme a tutti loro e non è mai successo niente».
La sua voce cedette sul finire della frase, non voleva dirmelo, ma qualcosa doveva essere successo. Non era in grado di mentire. Come pretendeva che potessi stare tranquillo. Feci finta di nulla.
«I licantropi sono instabili. Chi gli sta accanto finisce per farsi male. Qualcuno ha rischiato anche la morte».
«Non li conosci», sussurrò.
«Li conosco meglio di quanto pensi, Bella. L'ultima volta, io c'ero».
«L'ultima volta?».
«La nostra strada incrociò quella dei lupi circa settant'anni fa... Ci eravamo appena stabiliti nei pressi di Hoquiam. Fu prima che Alice e Jasper si unissero a noi. Eravamo più numerosi di loro, ma ciò non sarebbe bastato a impedire lo scontro, se non ci fosse stato Carlisle. Riuscì a convincere Ephraim Black che la coesistenza era possibile, e alla fine sancimmo la tregua».
Al nome del bisnonno di Jacob la vidi trasalire.
«Pensavamo che la discendenza non fosse andata oltre Ephraim, Che il difetto genetico all'origine della mutazione fosse sparito... La tua malasorte sembra farsi più potente ogni giorno che passa. Ti rendi conto che la tua attrazione inarrestabile verso tutto ciò che è letale è riuscita addirittura a salvare dall'estinzione un branco di cani mutanti? Se fosse possibile imbottigliare la tua sfortuna, avremmo tra le mani un'arma di distruzione di massa».
Mi ignorò. «Ma non sono stata io a riportarli in vita. Non lo sai?».
«Che cosa?». ”Adesso cos’è questa novità!”
«La mia sfortuna non c'entra nulla. I licantropi sono tornati quando sono riapparsi i vampiri».
La fissai decisamente stupito.
«Jacob mi ha raccontato che è stata la presenza della tua famiglia a rimettere tutto in moto. Pensavo già lo sapessi...».
«Ne sono proprio convinti?».
«Edward, considera i fatti. Settant'anni fa, quando siete arrivati, ecco comparire i licantropi. Ora siete tornati, e riecco anche loro. La giudichi una coincidenza?».
Ci riflettei un momento “Poteva essere logico …” cercai di rilassarmi. «Carlisle troverà interessante la tua teoria».
«Teoria, certo»
Riusciva sempre a sorprendermi, aveva un’intelligenza ed un'arguzia, veramente sopra la media, era lei che si sottovalutava sempre!!
Comunque sia, era sicuramente un argomento da approfondire, ma ciò non sminuiva il fatto che dovesse starne alla larga, e DOVEVO trovare il modo! Che le piacesse o no! Lei era la mia vita, la mia anima, non potevo perderla, era egoista da parte mia ma a meno che lei non avesse scelto volontariamente di non volermi più al suo fianco, io non me ne sarei mai andato … ed anche in quel caso l’avrei aspettata ... e vegliato su di lei.
Il suo lento avvicinarsi mi distrasse dai miei pensieri, allargai istintivamente le braccia per accoglierla, e mi si sedette in collo cercando di evitare il mio sguardo “So perché non mi guardi negli occhi ... vuoi continuare su quell’argomento… e non sai come fare ... non molli mai ....” ed infatti subito iniziò la sua supplica.
«Ti prego, ascoltami per un minuto soltanto. Per me è importante, non è solo il capriccio di voler rivedere un vecchio amico. Jacob sta male. Non posso non cercare di aiutarlo, non posso abbandonarlo ora che ha bisogno di me. Soltanto perché non è sempre umano... Be', lui mi è stato vicino quando nemmeno io ero più... tanto umana. Tu non sai come mi sono sentita...». “anch’io sto male a sentirti parlare così ... non te ne rendi conto?…Non credere che io sia Superman” Pensai tra me e me serrando i pugni. «Se Jacob non mi avesse aiutata... non so cosa avresti trovato al tuo ritorno. Gli devo molto più di tutto questo, Edward». Chiusi gli occhi. Lo sapevo perfettamente, era una delle cose che non mi sarei mai perdonato per tutta l’eternità.
«Non mi perdonerò mai di averti abbandonata», sussurrai. «Nemmeno se vivrò altri mille anni».
Avvicinò una mano al mio viso, sospirai ed aprii gli occhi.
«Hai soltanto cercato di prendere la decisione migliore. E sono certa che avrebbe funzionato, con qualcuno meno pazzo di me. Ma adesso sei qui. Solo questo conta».
«Se non me ne fossi andato, adesso non ti sentiresti in dovere di rischiare la vita per aiutare un cane».
Si irrigidii. Forse non le era piaciuto l’appellativo che avevo dato al “suo amico”, ma lui certo non si risparmiava in fatto di complimenti: succhiasangue, sanguisuga, parassita... erano vezzeggiativi all’ordine del giorno, potevano essere anche divertenti, all’inizio, ma come tutte le cose quando si esagera, stancano! Come prima continuai a ripetermi il mio mantra, e riuscii a parlare.
«Non trovo le parole giuste per dirtelo. Ti sembrerà crudele, temo. Ma ho rischiato già troppe volte di perderti. So quanto pesa la certezza di non averti più. Non intendo tollerare alcun comportamento pericoloso».
«Ti chiedo soltanto di fidarti. Andrà tutto bene».
«Bella, per favore», sussurrai.
«Per favore cosa?».
«Per favore, fallo per me. Per favore, sii razionale e sforzati di proteggere te stessa. Io farò tutto il possibile, ma mi piacerebbe che collaborassi almeno un po'».
«Farò del mio meglio», mormorò. Non sembrava molto convinta.
«Hai idea di quanto importante tu sia per me? Riesci a renderti conto di quanto ti amo?». La strinsi più forte contro il mio petto, e si rannicchiò sotto il mio mento. L’avrei voluta abbracciare in eterno, sentii le sua calde labbra che sfioravano il mio collo e le sentii sussurrare «Mi rendo conto del mio amore per te».
«È come paragonare un alberello a un'intera foresta».
“Illusa!!!” «Impossibile». So che aveva alzato gli occhi al cielo!! Le baciai i capelli e sospirai.
«Niente licantropi».
«Non intendo obbedire. Devo vedere Jacob».
«Allora sarò costretto a fermarti». “E puoi stare tranquilla che troverò il modo!! Dovessi incatenarti in casa, rapirti o sabotarti la macchina!!”
«Vedremo. È ancora mio amico». “Lo so che stai bleffando, vuoi fare la dura … ma non è da te, avrai pane per i tuoi denti amore!”.

  
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