Capitolo 19 – Marvellous
Tinkerball
Le parole
che sono uscite dalla bocca di Draco, per un attimo, mi sembrano assurde e
prive di senso. Non riusciamo più
a trovare Serenity, Hermione…
Come non
la riuscite a trovare? Era con voi, no?
Poi,
recupero la connessione con la mia mente e mi porto nervosamente la mano alla
bocca, coprendola nel suo aprirsi meravigliato e terrorizzato.
“Che cosa?” riesco solo a dire, iniziando a
tremare per l’angoscia. Oddio, Serenity…
La mano
di Draco nella mia diventa ancora più gelida, contraendosi nervosamente:
“Summer… l’aveva lei… io e Seth eravamo andati a
prendere da mangiare… lei… l’ha persa di vista…”.
Non
riesco ad evitarmi di tremare, la mano ancora sulla bocca, spaventata e
preoccupata per la bambina. Ne sento ancora il peso caldo e soffice tra le
braccia fino a quando l’ho tenuta io, stretta a me, e adesso la sento
evanescente come una nebbia di fumo. L’altra mano, invece, la tengo
ancora stretta in quella di Draco, cercando di darle il calore che ha perso.
Devo
stare calma… almeno per tranquillizzare lui…
Non
è difficile capire che cosa passi adesso nella sua mente, sta pensando
ai Mangiamorte superstiti che vogliono la sua morte, e che potrebbero aver
rapito Serenity per arrivare a lui; oppure a qualche altro rischio babbano su
cui comunque non c’è da stare allegri. Di notizie di bambine
bellissime che scompaiono all’improvviso, ne è piena la cronaca.
Eppure, devo cercare di essere positiva…
“Ascoltami
Draco…” inizio, tenendo la mia voce più ferma possibile
“Sta tranquillo, la troveremo… non sa nemmeno camminare bene,
quindi non sarà andata lontano… la troveremo, tranquillo…
Seth e Summer dove sono?”.
Solleva
gli occhi e mugugna triste: “Seth è all’ingresso, ce
n’è solamente uno… nel caso in cui intercetti qualcuno che
l’ha presa… per impedirgli di andare via…”, la sua voce
diventa più dura mentre ringhia che Summer invece è andata a
parlare con la direzione di Wonderland.
Annuisco
con il capo, dicendo decisa, tenendo a bada l’angoscia: “Ora
andiamo a cercarla… sarà qui da qualche parte…”.
I suoi
occhi rifuggono lontani, guardando dritto, alle mie spalle, il suo volto si
indurisce e la sua mano nella mia sembra bloccarmi in una stretta possessiva.
Non capisco che abbia, inarco un sopracciglio guardandolo e lo chiamo
leggermente.
Tornando
a guardarmi, sibila duramente, la mano violentemente attaccata alla mia:
“E lui?”.
Sgrano
gli occhi, guardandolo, i suoi occhi che si incatenano ai miei, fissandomi. Eco
di onde plumbee che si infrangono, rovinose, nella mia mente, mentre mi guarda.
All’improvviso,
come se mi svegliassi da uno stato di sonno pesante, mi ricordo di Hayden.
Mi volto
verso di lui che sta fissando sia me che Draco con espressione confusa, mi
sembra una vita fa che stavo parlando con lui, la spensieratezza nei miei sensi
già lontana mille anni luce.
Mi mordo
il labbro inferiore, imbarazzata, poi mi dico risoluta che non devo sentirmi in
colpa o altro. Che cavolo, io ed Hayden stavamo solo parlando… e poi che
diamine gliene ne frega a lui?!! Questa emergenza non nega d’un tratto
tutto quello che è successo in questa settimana, lui che non mi parla e
io che comunque tra poco non lo vedrò più. Non lo nega nemmeno questa mano nella mia.
E io,
Hayden, lo devo, perlomeno, salutare.
Sollevo
gli occhi decisa, guardandolo fisso: “Faccio in un attimo…”. Scivola
la mia mano dalla sua, come se bruciasse tutt’un tratto, e, per un solo
attimo insensato, ho come l’impressione che lui la stia trattenendo a
sé. Girandomi, però, credo di essermelo immaginato. Draco
già mi dà le spalle e sta uscendo dal bar.
Mi avvicino
velocemente ad Hayden che mi stava guardando da prima e che, appena mi
riavvicino, mi dice con un sorriso: “Immagino che sia lui la causa del casino sentimentale…”. Sorrido a mia volta, guardando fuori
Draco passeggiare nervosamente avanti ed indietro.
“Sì…”
mi ritrovo a dire con voce tenera, anche se avrei preferito non farne accenno,
ma Hayden mi ispira fiducia e non so come le parole escono da sole.
“Capisco…”
sussurra lui in un tenue soffio, poi afferma deciso: “Ma non è il
tuo ragazzo e non ne sei innamorata… quindi c’è ancora
speranza…”.
Sorrido
a mia volta: “Mi ha fatto piacere parlare con te…”,
imbarazzata, mi ritrovo a dire in un attimo, grattandomi la guancia:
“Vorrei vederti qualche volta…”.
“Anche
io, Hermione…” bisbiglia anche lui, alzandosi in piedi. È
notevolmente più alto di me e devo alzare leggermente la testa per
guardarlo in viso.
“Vuoi
darmi il tuo numero?” mi chiede con un sorriso, ma nego con il capo,
c’è l’altissima probabilità che al Petite Peste
risponda qualcun altro al posto mio e a me non arrivi mai la chiamata:
“Piuttosto, vuoi darmi tu il tuo? Abito con altre persone… e
potrebbero non riferirmi il messaggio…”.
Non
trovando carta o altro, non mi resta che scribacchiare il suo numero sulla
mano.
“Allora
aspetto la tua chiamata, Hermione…” mi dice con un altro sorriso
che mi scioglie, poi guarda oltre il vetro del bar in direzione di Draco e
ammicca verso di me, facendomi l’occhiolino. Non capisco che voglia,
finché si sporge lievemente verso di me, sfiorando leggermente le mie
labbra con le proprie.
Un bacio
delicato come il battere delle ali di una farfalla. Si estingue velocemente,
nemmeno un secondo e si è già allontanato.
Arrossisco
furiosamente, abbassando gli occhi, lo sento ridere e poi mormorare:
“Prendila come una licenza che mi prendo, prima che mi chiami di
nuovo… e se non mi chiamerai mai, è un regalo per te… e per lui…”, non capisco che cosa
vuole dire, lo guardo scioccata, un dito sulle mie labbra ancora tiepide del
suo bacio leggero.
Hayden
fa un semplice cenno del capo verso la porta, seguo il suo sguardo e vedo Draco
che guarda nella nostra direzione.
“Che
vuoi dire?” balbetto imbarazzata.
Hayden
ride e mi dà un buffetto sulla guancia: “Vai da lui… su, ti
sta aspettando…”.
Mi volto
ancora verso Draco ed annuisco, vero… appresso ai miei deliri
sentimentali, mi stavo dimenticando di Serenity.
Saluto
ancora Hayden e corro fuori, la porta del bar che sbatte alle mie spalle. Draco
è lì immobile, l’aria seria ed apparentemente tranquilla, e
mi fissa intensamente.
“Andiamo,
dai…” dico decisa, cercando di celare l’imbarazzo per il
bacio di Hayden e la preoccupazione al pensiero di Serenity.
Lui mi
segue, docile, poi ironizza, guardandomi di lato: “Almeno, qualsiasi cosa
accada, fosse anche che venissimo uccisi dai Mangiamorte, avrai la consolazione
che non sono stato proprio io l’ultimo
ad averti baciato…doveva essere un pensiero
insopportabile…”.
Insopportabile…
già, proprio una cosa insopportabile…
Insopportabile è che,
nonostante tutto, ora, sei solo tu la persona da cui vorrei essere baciata
ancora ed ancora…
“Già…”
mormoro distratta “Mi sono tolta un bel peso…”.
“Sono
contento per te…” replica Draco con voce lugubre. Stride
enormemente con l’aggettivo contento.
Il
silenzio cade come una pesante coltre nera sui nostri respiri, gelandoci ogni
parola in gola e schiacciandola contro l’ansia crescente per Serenity.
Mentre
corriamo per il parco, alla ricerca della bambina, che sembra davvero essersi
volatilizzata, chiediamo a chiunque incontriamo se l’abbiano vista. Chiamo
anche Summer e Seth ma nessuno sembra saperne nulla: Seth mi dice al telefono
che dall’ingresso non è passata e Summer, invece, garantisce che
il servizio di sicurezza la sta cercando.
Dopo
mezz’ora in cui battiamo il parco senza sosta, sono ormai più che
sicura che la bambina non si sia allontanata volontariamente, ma che qualcuno
l’abbia presa; di minuto in minuto, una mano gelida e agghiacciante mi si
posa sulla nuca. Pensavo che si fosse solo persa e che l’avremmo
ritrovata presto, ma adesso sta passando troppo tempo. Corro accanto a Draco e
vedo sempre davanti agli occhi il suo visino, immaginandolo spaventato e
triste, lo sguardo azzurro pieno di lacrime.
Mi trema
ferocemente tutto il corpo, le lacrime che mi coprono la vista. Forse se non mi
fossi fermata a parlare con Hayden, Summer non avrebbe preso Serenity, lei
sarebbe rimasta con me… io
l’avrei controllata sicuramente meglio… ed anche qualora si tratti
dell’azione dei Mangiamorte, l’avrei sicuramente potuta difendere
meglio di Summer.
Anzi…
sarei morta, pur di non lascare che la portassero via.
La
preoccupazione si alimenta di secondo in secondo d’odio per Summer.
Se non usasse sempre quella bambina
per arrivare a Draco, ora Serenity sarebbe ancora con noi.
Draco
è sconvolto, livido, sudato, autenticamente terrorizzato. Corre senza
sosta, fruga in ogni angolo, la chiama a gran voce. Non ce la faccio a
guardarlo così… gli sta scivolando dalle dita la sola cosa a cui
davvero tiene… forse… il solo
ricordo rimasto di Rachel…
“Se
hai una bacchetta, potremmo cercarla con la magia…” azzardo,
fermandolo, il respiro corto.
Draco
non risponde, nega con il capo, dicendo che ci aveva già pensato ma sono
anni che non esce con la bacchetta. Avrebbe, poi, troppa tentazione di usarla
per ogni cosa. Abbandono le braccia lungo i fianchi, stancamente, il petto che
si alza ed abbassa velocemente per l’affanno della corsa.
Davanti
a noi, c’è solo il cancello che delimita Wonderland, separandolo
da un vicino maneggio.
Draco si
appoggia contro l’inferriata, stringendo le sbarre metalliche tra le
dita, poi, folle, prende a pugni furiosamente il cancello, il viso stravolto,
gli occhi rossi, completamente fuori di sé e disperato. Non riesco a
frenarmi ed inizio a piangere, mentre lui urla: “Sono un idiota! Un
idiota! Glielo avevo promesso… sarebbe stata sempre al sicuro… ed
invece ho perso anche lei!”.
Con un
brivido gelido addosso, mi rendo conto con terrore che molto probabilmente sta
parlando di Rachel.
E, per
la prima volta, da quando so della sua esistenza, penso anche che Rachel sia
morta.
Draco
parla della sua perdita in un modo così disperato che può averli
separati solo la morte.
Scrollo
il capo, le lacrime che rovinano sulle mie ciglia, offuscandomi la sua visuale
piegata su sé stesso.
Quella
vista, non so come, mi riempie di qualcosa simile alla… rabbia… perché? Fatto sta
che, davvero, io non lo so quale delle due cose mi faccia stare peggio, se
sentirlo accennare a Rachel, oppure è proprio il suo dolore ad
accartocciarmi la pelle, come mai prima d’ora.
Come
qualcosa di vischioso che mi impregna la gola, avverto la mia voce farsi
crudele, fredda, asettica, e dire senza ombra di emozione: “Tra gli
aggettivi che ti avrei attaccato addosso nel corso degli anni, c’è
sempre stato sicuramente idiota…
e non pensare che perderei tempo a contraddirti… ma non serve un idiota
al momento per ritrovare Serenity…”, concentro ogni fibra del mio
essere scomposto e folle, come una delle Erinni che cerca vendetta, per rendere
il mio tono più dolce e tenue: “… ora come ora a Serenity
serve suo fratello…”. Abbasso gli occhi con un sospiro, la mia
rabbia, assolutamente inspiegabile, si sgonfia nella mia ennesima attestazione
di fiducia alla patetica storiella del fratello; come se non immaginassi,
adesso, che Serenity non sia sua sorella… ma qualcosa di ben
diverso… anche se non so ancora cosa di preciso. La verità è che penso continuamente che sia sua
figlia… ma, se non lo ammetto compiutamente a me stessa, mi sembra meno
probabile…
Draco si
stringe prima nelle spalle che ancora mi dà, in un moto quasi di difesa
e che mi intenerisce per un secondo; mi sembra piccolo, come se si pieghi sotto
il peso di un carico enorme e soffocante. Temo le parole dure che mi sono
uscite dalle labbra e la rabbia che le ha velate, e lo chiamo lievemente.
Lui si
riscuote e si volta su sé stesso, facendomi solo un cenno del capo, lo
sguardo lucido e rosso di lacrime represse.
Distolgo
gli occhi da lui, cercando di non imprimermi dentro i suoi occhi, e mi guardo
attorno: “Se dobbiamo ancora pensare all’allontanamento volontario,
deve essere nelle vicinanze… ed un allontanamento forzato, credo che
avrebbe dato nell’occhio… sia magico che babbano…”.
Vado
avanti ed indietro, riflettendo, poi mi volto a guardarlo, cercando di
illuminare il mio volto di speranza, ed aggiungo con un sorriso: “Quindi,
cerchiamo di essere positivi…!”.
Draco mi
guarda per qualche secondo, socchiude gli occhi. Nei suoi tratti, vedo un lieve
irrigidirsi, dopo riapre gli occhi lentamente e simula un sorriso tirato, la
pelle diafana del suo volto però ancora lucida di sudore freddo e di
preoccupazione.
Mi
guardo avanti ed indietro, chiudendo gli occhi per concentrarmi meglio, come
quando ero a scuola. Pensiamo… allora, a Wonderland è sicuro che
non ci sia… tra noi, Seth, Summer e lo staff del parco l’avremmo
trovata sicuramente. Mettiamo che io creda ancora che Serenity si sia
allontanata da sola, sebbene non lo dica a Draco…allora, dove potrebbe essere…?
È
un flash rapido e fugace che mi folgora in un secondo, vividi colori fulgidi
che disegnano un pensiero sotto le mie palpebre.
Il
maneggio!
Certo!
Potrebbe essere lì!
“Draco!”
urlo trionfante, lui che mi guarda stranito, evidentemente chiedendosi il
motivo di tanto entusiasmo in un momento simile “Il maneggio!”.
“Cosa?”.
“Il
maneggio…” ripeto paziente “Serenity potrebbe essere
lì, no? Non ricordi come era felice sul cavallo della giostra?!”,
ad entrambi passa nella memoria il riflesso degli occhi azzurri, felici, della
piccola. Più lo dico e più mi sembra vero… anche se
assurdo, mi sembra assolutamente sensato. Non so se sia il potere della
speranza che, di fronte alle altre alternative, sicuramente peggiori, mi fa
credere questa come veritiera. Ma, del resto, come si dice, la speranza
è l’ultima dea… e noi, in sua balia, non possiamo fare altro
che credere a lei e alle colorate immagini che ci mette davanti al naso.
“Non
penso che sia lì… come diamine ci sarebbe arrivata, scusa?”
obietta, anche giustamente, Draco, guardandomi incerto.
“Non
lo so…” mormoro sommessamente “Ma se davvero fosse
lì…non varrebbe la pena provare?”.
Draco mi
guarda ancora dubbioso: “Perché sei così sicura?”.
Sento un lieve tremore nelle mie mani, il suo tono è particolare, sembra
che stia parlando di Serenity ma anche di altro, come se mi chiedesse
perché sono sempre così
sicura in tutto. Quasi una domanda
curiosa, un anelito di conoscenza che esula dalla situazione in questione.
Scuoto
il capo, cercando di concentrarmi solo sulle cose vere, non sulle paranoie che
mi faccio sempre.
Eppure,
qualcosa di questa intuizione mi esce lo stesso, mentre rispondo:
“Perché lo sento dentro,
Draco… sempre…”.
Arrossisco
e giro il capo, guardando altrove: “Allora, andiamo? Sennò ci vado
da sola…”.
“Ok…”
sorride lievemente la sua voce.
Ci
incamminiamo velocemente verso l’uscita che conduce al maneggio vicino,
superando la folla che deve aver saputo della scomparsa di una bambina, dato
che è isterica, elettrica. Incespico in una stupida mascotte vestita da
orso fucsia e finalmente, seguita da Draco, arrivo all’uscita. La strada
che conduce al maneggio è sterrata e, ad ogni passo, specie se di corsa,
solleviamo polvere con le scarpe; attorno solo prati verdi, l’eco della
musica di Wonderland nelle orecchie.
Accanto
ad una piccola casetta di legno scuro, dove intravedo dei fantini, ci sono le
stalle.
Più
mi avvicino e più sento che Serenity sia lì.
“Andiamo
a chiedere ai fantini…” dice Draco con il fiatone.
“No”
lo contraddico io ottusa, poi mi rendo conto di ciò che ho detto e
restringo il tiro: “Cioè, sì, ok… io intanto vado a
dare un’occhiata nelle stalle…”.
Lui mi
guarda ancora con espressione dubbia, poi scrolla le spalle e corre verso i
fantini.
Io corro
nella direzione opposta.
Le
stalle sono ovviamente piene di decine di cavalli, ognuno di loro intento a
brucare fieno, apparentemente disinteressati alla mia presenza. Non
c’è nessun’altra persona.
Ce ne
sono circa otto nei box, e tutti sembrano tranquilli. C’è un
silenzio assurdo, nemmeno rotto da nitriti o versi… nulla…
Percorro
silenziosamente i corridoi che dividono i box, acquattandomi per quanto
possibile per vedere anche sotto le zampe dei cavalli, ma nulla, Serenity non
sembra essere qui. Come credo che fosse naturale…
Chissà
che diamine mi è saltato in mente…
L’ultimo
cavallo, un purosangue dal manto immacolato, è stranamente irrequieto. O
meglio, è il solo che non sta mangiando e che nitrisce continuamente. Ma
non sembra minaccioso… mi avvicino cautamente, la sua visuale
parzialmente coperta da una balla di fieno.
“Mione!”
una vocina trillante mi fa trasalire. Serenity.
È lei, ovviamente, che saltella felice come poco prima sulla
giostra, sulla groppa del cavallo.
Come
diamine ha fatto ad arrivare qui? Penso, ma pervasa dal sollievo, ho solo la
forza di scoppiare a piangere, assieme al ridere contenta. Il terrore per
ciò che poteva esserle successo e l’ansia enorme fino a qualche
tempo fa, evaporano nella luce del suo sorriso contagioso.
Lei
batte le manine contenta, è un autentico mistero come sia arrivata
qui… ma, poco importa come sia successo, basta che adesso sia qui.
Davanti a me.
Ancora
mi sembra incredibile che mi sia tanto affezionata a questa bambina, di cui non
so praticamente nulla… è come un dolce dolore che avverto dentro,
costantemente. Perché lei, Serenity, è sempre una connessione con
Rachel e non so davvero se voglio sapere ora come ora chi sia. Né che
fine abbia fatto.
Ma
è anche una connessione con Draco… ed anche questo, non so fino a
che punto sia un bene per me.
Eppure
non posso fare a meno di volerle ugualmente bene…
Riscuotendomi,
mi avvicino velocemente per prenderla in braccio, anche perché temo che
il cavallo la disarcioni da un momento all’altro, e lei fa qualche
resistenza a lasciare il suo nuovo compagno di giochi. Le accarezzo piano i
capelli cercando di rassicurarla.
Lei
mette un piccolo broncio, guardandomi storto, succhiandosi il pollice, gli
occhioni lucidi, ma poi si convince e lascia andare il pelo del cavallo che
stringeva nell’altra manina. Le sorrido, stringendola, il suo peso
leggero lo sento tra le braccia, soffice, caldo, reale, quando pensavo di
averlo perso per sempre. Checché cercassi di consolare Draco, temevo
anche io di averla persa questa piccolina.
La
abbraccio forte, ritrovandomi ancora a piangere di gioia senza nemmeno
accorgermene.
Ma come
cavolo sarà arrivata qui?!
Magari
qualcuno l’ha portata qui… ma chi, poi? E poi come avrebbe fatto
lei, che non sa nemmeno parlare, ad esternare
che voleva essere portata qui? Inoltre il chiosco ristoro è molto
lontano da qui, specie per una bimba, quindi nemmeno gattonando ci sarebbe mai
arrivata… e poi salire sul cavallo… come, se non c’è
nessuno?
Boh,
alla fine basta averla trovata… penserò più tardi al
resto…
Ho come
il vago sospetto che, conoscendomi,
non riuscirò a smettere di pensarci fino a quando non ne verrò a
capo. Effettivamente, a mente lucida, mi sembrerà ancora più
strano di quanto già non mi sembri adesso… cosa che si aggiunge al
quadretto Draco/Serenity/Summer/Rachel che tutto mi è tranne che chiaro…
Santo
cielo, Draco… me ne ero dimenticata! Starà ancora morendo di
angoscia…
Corro
immediatamente fuori, Serenity in braccio, e lo vedo da lontano, intento a
parlare ancora con i fantini che negano con il capo.
“Draco!”
lo chiamo a gran voce, fregandomene del suo vero nome e di tutto il resto.
Nelle mie corde vocali, sotto la mia pelle, nel mio respiro, avverto come
ricoperta di ambrosia la notizia che sto per dargli, quella che Serenity sta
bene e che è con me. La sola notizia che, credo, lui consideri davvero
bella nella sua vita.
E, della
stessa ambrosia dorata, mi sento ricoperta io stessa, come se per la prima
volta potessi davvero comparire davanti ai suoi occhi finalmente degna del suo
sguardo.
Felice oltre ogni ragionevole misura, ecco come mi sento.
Ed
è ovvio che non sia solo perché ho ritrovato Serenity…
ovviamente… e, maledettamente,
oso aggiungere, non è solo questo…
Lui si
volta lentamente, quasi come con il rallentatore di una scena da film, dandomi
tutto il tempo di guardarlo attentamente in viso e di studiarne ogni
particolare. Mi si stringe un nodo in gola, come se volessi piangere dalla
troppa gioia che mi straborda dal cuore, mentre i miei occhi si imbevono
letteralmente della luce fiorita improvvisamente sul suo volto, una luce calda,
purissima, che non credevo sarebbe mai appartenuta a lui. Lui, a cui si erano
sempre acclimatati perfettamente solo tenebre e buchi neri che risucchiassero
la sua voglia di vivere… e credevo fino ad ora che fosse persino perfetto così, un angelo dannato
che non può essere altro che tale, un bellissimo Lucifero condannato per
sempre a maledire Dio.
Ma ora
io…
…ora,
che lo vedo con questi colori nuovi, fatti di luce, plasmati nel chiarore di
una gioia infinita, mi rendo conto che non credo sia mai stato così
bello.
I suoi
stessi occhi sorridono, ogni cosa diventa accecante del suo sorriso, e mi fa
sciogliere il cuore mentre si avvicina correndo, prende Serenity tra le braccia
stringendola forte e affondando il volto nella spalla della bambina.
Gelo su
me stessa, il nodo che si scioglie in lacrime spontanee ed inevitabili,
scendono sulle mie guance, portando ristoro alla pelle bollente.
La ama così tanto… come Seth, anche Draco è
capace di un amore puro, disinteressato, che non pretende nulla: questo
è il primo pensiero che mi sfiora la coscienza, per poi nascondersi
dietro le mie riflessioni. E mi sento tremendamente a disagio nel mio sentirmi
quasi invidiosa di Serenity che viene amata così tanto, in una misura
sconfinata che io non ho mai sentito su di me. Se non almeno da Draco… almeno qualcun altro, un giorno, ci
sarà…?
Mi
stringo nelle spalle, asciugandomi le lacrime, istintivamente faccio un passo
indietro, paura a restare qui anche un altro secondo a riempirmi la mente e il
cuore di nostalgia di cose mai avute e mai vissute.
Trasalgo
a sentire di nuovo la sua voce, un po’ più chiara e cristallina
del solito. Dice solamente in un sussurro: “L’hai
trovata…”.
Sollevo
lo sguardo, Serenity si è accucciata tra le sue braccia e lui sorride,
ancora di quel meraviglioso sorriso. Su di lui sembra così strano…
ma non strano brutto… ecco non so articolare come sempre le parole,
quando si tratta di lui. Maledizione! Uno strano
bello, anzi bellissimo…
mettiamola così, come quando guardi l’aurora boreale.
È
il cielo che conosci da tutta la vita, ma improvvisamente si distorce in mille
nastri di colore e di luce. Ed è meraviglioso, ma anche strano… e
forse anche questo lo rende anche meglio di quanto già non sia.
Perché non accade spesso, anzi… devi essere a particolari latitudini,
in particolari momenti, ci sono milioni di leggi sul vento solare, sulla
geometria del campo magnetico terrestre e sulla presenza o meno degli
elettroni, leggi che devono incastrarsi perfettamente per fartela vedere.
Ecco, il
sorriso di Draco è come l’aurora boreale.
Un
miracolo sbocciato in un viso che conosco da tutta la vita.
Arrossisco,
il prodigio del suo sorriso che ora è rivolto a me mi fa distogliere lo
sguardo, balbettando imbarazzata: “Credo che fosse ovvio che
l’avrei trovata… tendi spesso a dimenticare che sono sempre
un’ex Auror, in fondo…”.
“Già…”
concede lui, sistemando meglio Serenity nelle sue braccia “Credo
inconsciamente di essermi abituato al fatto che tu sia una mia cameriera…”.
Questo mia mi fa saltare il cuore in gola e
sentire accaldata, perché, diamine? Ovvio che intende mia nel senso di sua dipendente,
eppure… mi dà un caldo senso di appartenenza come un qualcosa
nascosto nelle tasche per portarlo sempre con sé.
Improvvisamente,
come il soffio di un vento d’estate, sento la sua mano arrivare a
prendere la mia e stringerla forte, è un tocco deciso, forte, saldo.
Lo
guardo senza capire, la sua espressione è indecifrabile. Con un piccolo
mio sobbalzo, mi tira forte verso di lui, sempre tenendomi la mano. Cerco di
opporre resistenza, ma non ci riesco ovviamente, è sempre maledettamente
più forte di me, altrimenti non farebbe sempre il suo comodo. Anche con il mio cuore.
Alla fine, la mano me l’ha
lasciata però… precauzione perfettamente inutile, se già ero a ridosso del suo
petto, la fronte che sfiora la sua camicia, il viso in fiamme e una decisa
tendenza all’ipertermia. Forse ho la febbre… sì ed
improvvisamente mi è salita?!
Sono di nuovo nelle sue braccia,
come quella sera, non ci posso credere. Come nel vento di un giorno di settembre, colmo di premesse
appena dischiuse nella nebbia, sale adagio il suo profumo attorno a me, il
cuore che pulsa prepotente di vita nel mio petto, come se non avesse mai
battuto prima. Serenity accanto a me sonnecchia, sento il suo respiro pacato e
tranquillo, come quello di Draco. La mano che non regge Serenity, è
stretta saldamente attorno alla mia vita.
Sono
più bassa di lui, quindi il mio sguardo resta fisso sul suo collo. Cerco
di liberarmi la mente, tentando di fingere perlomeno indifferenza ma non ci
riesco, mi sento svenire, come se perdessi la nozione di me stessa. Quasi come
un moto di ultima difesa, la mia mano si aggrappa alla sua camicia, annaspo
come se cercassi di respirare sott’acqua. Non vedo i suoi occhi, nemmeno
il suo volto che è ancora rivolto davanti a noi e non trovo nemmeno il
coraggio di alzare io gli occhi.
Probabilmente leggerebbe nel mio
sguardo quanto desideri che mi baci ancora...
Si muove
piano, rabbrividendo sento le sue labbra vicino al mio orecchio. Sfiora la mia
pelle, tutto il mondo attorno inizia a tremare. Ma lui si limita a sussurrare
lieve nei miei capelli: “Non posso darti i motivi per farti
restare… lo sai vero?”.
Rabbrividisco
ancora, gelando su me stessa. Come non credo di essere di nuovo nelle sue
braccia, non credo nemmeno che mi abbia appena detto quello che ho sentito. La
mia mano stringe più forte la sua camicia.
Brucia
sopra il mio leggero indumento estivo il suo braccio che mi tiene stretta, ed
ancora mi ritrovo a piangere, ancora, non prevedendo minimamente che cosa posso
stare per dire. Alzo lo sguardo, nemmeno so io come, ritrovando coraggio. E,
ritrovando i suoi occhi, di nuovo maledettamente tristi, già evaporata
come niente la luce di poco fa. Mi osserva sorpreso nel viso, espressione che
trovo anche io mentre sento la mia voce dire: “E se fossi io a voler
restare?”.
Lui
sbatte le palpebre per qualche secondo, autenticamente meravigliato, poi chiude
gli occhi con un lieve sospiro, la sua mano che si stacca da me.
Le
lacrime diventano ancora più pressanti sotto i miei occhi, ti prego, non allontanarti da me…
La sua
mano, però, non si allontana da me, sale solo lungo il mio viso,
portando via le lacrime dai miei occhi, accarezzandomi piano gli zigomi, le
guance, fino al collo. Risale poggiandosi sui miei capelli, che continua ad
accarezzare. Chiudo gli occhi, nonostante tutto, quasi estasiata… morissi
adesso, non avrei nessun rimpianto. Forse quello di non averlo baciato di
nuovo… ma in fondo, se può stare così vicino a me, allora
anche un bacio potrebbe essere sacrificabile.
Quando
riapro gli occhi, ha l’espressione triste, ancora, ma decisa:
“Maledirei questa tua convinzione e farei di tutto per mandarti
via…”, mi stringo nelle spalle, sentendo freddo. Con lui è
sempre così, un momento è paradiso, quello dopo è inferno.
E io, continuamente, in queste montagne russe emotive.
Mi
stacco leggermente da lui, facendo un passo indietro, movimento che non gli
sfugge, tanto che il suo braccio mi cinge daccapo, stringendomi più
forte a sé, mentre continua: “Hermione, io non posso permettermelo.
Credici… e fidati se puoi.
È così… non posso permettermi te, e non posso permettermi di trattenerti qui. Non posso e basta,
fosse anche che volessi tu restare…”, la sua voce scende di tono
mentre aggiunge qualcosa che mi fa gelare su me stessa: “… tu stai
bene per qualche attimo… e io non sono più me stesso per tanti
anni…”. So che sta pensando a Rachel, ma caccio la sua immagine da
me, non posso permetterlo a me stessa, a quest’unico momento che
sarà mio e di Draco.
Lo
ascolto ancora mentre prosegue: “… ma se fossi tu a voler restare,
se non potessi fare nulla per impedirlo, se tu davvero volessi buttare tutta la
vita all’aria… se fossi così maledettamente pazza e
suicida…”, sollevo timidamente gli occhi e il suo volto sorride
ancora, mentre mi guarda, un altro sorriso diverso dal primo, meno luminoso
ovviamente, come un’alba timida, ma che stavolta è solo mio. Il primo sorriso di Draco che è
solamente mio.
Mi
poggia una mano sulla guancia, dicendo: “… se fosse così,
Hermione… se un giorno sarà così… fosse anche solo
per Serenity, per come ti vuole bene…”, prende fiato prima di
continuare e capisco che sta facendo uno sforzo immenso. Per me.
“…
io lotterei per diventare il motivo che cerchi…” sussurra alla
fine, accarezzandomi il viso.
Non ci
credo che l’abbia detto. Non ci credo e basta…ma l’ha
fatto… non mi ha promesso amore, né affetto. Né
altro… in fondo mi ha promesso solamente che, qualora lo volessi, potrei
restare nella vita sua e di Serenity. E questo so che potrei farlo, restando,
andando via, partendo per un lungo viaggio o non spostandomi mai di un metro.
Ma non
potevo farlo, se lui non mi dava questo, se non mi diceva queste parole, se non
dimostrava che, forse anche solamente un pochino, ci tiene a me.
È
una cosa minuscola e mi sento come un’adolescente inebetita, ma so che
con Draco, invece, questa è una cosa enorme.
Tutto
ciò che è minuscolo e stupido con altri, con lui invece, diventa
grandissimo e sterminato.
Sorrido
leggermente, nascondendo alla fine il viso nella sua camicia, vergognandomi del
rossore che mi ha preso le guance, proprio come una bambina timida.
“Soffrivi
per questa cosa?” mi chiede con un filo di voce.
“Un
pochino sì…” ammetto, risollevando il viso, mentre lui si
stacca da me. Siamo vicini, ma non più abbracciati.
“Non
lo immaginavo”.
“Lo
so” sorrido ancora “… mi sembra sempre assurdo essere qui,
davanti a te, a dirti cose del genere…”.
“Credo
che mio padre si stia rivoltando nella tomba…” ghigna lui “Io
e
Rido
leggermente, lui assieme a me.
Poi il
suo volto diventa di nuovo il solito, malizioso, insinuante, mentre sogghigna:
“Credo con la mano di aver cancellato il numero del bel tomo del
bar…”.
“Che
cosa?” sobbalzo, guardando scioccamente la mia mano, sporca di inchiostro
blu sbavato. Nessun numero si riesce a distinguere.
Lo
guardo di sbieco: “Scommetto che l’hai fatto apposta…”.
“Vaneggi,
Granger…” replica assorto “Tu e il tuo fidanzatino potete
anche sbaciucchiarvi tutto il giorno per quello che mi importa… basta che
evitiate di farlo in mia presenza…”.
“Perché?
Ti dà fastidio?” chiedo innocente, sbattendo gli occhi.
“Diciamo
che dà fastidio al mio intestino…”
replica lui con voce ovvia, sistemandosi meglio Serenity sulla spalla “Potrei
soffrire di colite spastica ad immaginare proprio te come una
ragazza…”.
Odioso,
decisamente odioso.
Lo
prenderei a sberle altroché.
Metto il
muso, nella mia solita conclamata imitazione di un pesce palla, ed inizio a
camminare, dandogli le spalle. Lui ride un po’, poi si incammina dietro
di me.
Sono
talmente nervosa che, senza accorgermene, metto persino il piede in una
pozzanghera, all’anima di Malfoy!
Lui ride
ancora e io mi volto, stringendo i denti ed intimandogli di stare zitto, mentre
tento alla bell’e meglio di pulirmi la scarpa sporca. Che strana
pozzanghera, proprio qua doveva stare! Nemmeno ha piovuto!
Stringo
gli occhi curiosamente, quando mi accorgo che, nonostante il fragore
d’acqua e la sensazione di freddo, io
non sono affatto bagnata.
Mi chino
in ginocchio e guardo la pozzanghera, una macchia trasparente dai contorni
tremolanti… e resto immobile.
“Granger?”
mi chiama Draco, alle mie spalle.
Ci vuole
poco a fare due più due.
Pochissimo,
come sempre, per una come me.
E,
davvero, come sempre da giorni, maledico la mia mente che non mi permette di
ignorare le risposte alle mie domande.
Nella
pozzanghera, un riflesso scarlatto ed azzurro di un chiosco che nelle vicinanze
non c’è assolutamente. Attorno a noi, c’è solo erba
verde.
Il chiosco dove hanno perso di vista
Serenity.
Cado
seduta per terra, sconvolta. Serenity l’ha usato come passaggio per
arrivare qui.
Ed
è una cosa che può fare solo una strega… solo una strega,
anche se di un anno.
Ed, inoltre,
una strega purosangue. Ginny mi ha spiegato una volta, la sola differenza tra
purosangue e mezzosangue: la loro infanzia.
In
termini medici, si sa che solo i bimbi purosangue sono in grado di fare
incantesimi consapevolmente, cioè decidere una cosa, volerla, trovare il
potere in loro ed attuarla.
I
mezzosangue, invece, fanno delle magie, ma assolutamente involontarie.
Questo,
ovviamente, solo da piccoli. Poi le differenze diventano nulle.
Ginny me
l’ha spiegato, una volta… per questo, so che Serenity è
voluta venire qui e ha aperto un passaggio.
Quindi,
oltre ad essere una strega, è una purosangue. Ciò significa che
è figlia di un mago e di una strega.
Ed anche
se sembra assurdo, ora, ripensandoci, vista la loro somiglianza… non
è figlia di Rachel che era sicuramente babbana.
Quel
bandolo di matassa che tenevo nelle mani, così sicura di me stessa, mi
sfugge dalle dita.
Chi
è Rachel allora? E Serenity?
Sollevo
lo sguardo su Draco che ora anche lui guarda il passaggio nella pozzanghera, il
volto livido, gli occhi che sfuggono rapidi i miei.
Cosa ti lega a loro?
E a me?
Tu… adesso… saprai
rispondermi?
In un
alito confuso e tremolo d’aria, ostaggio di una fiducia che mi ha appena
consegnato e che ora rischio di ridurre a brandelli, chiedo sommessamente al
suo volto sconvolto: “Draco… adesso… vuoi dirmi chi è
questa bambina?”.
Nuovo capitolo concluso a
velocità razzica!! Nella sua stesura ho avuto
anche un incidente con la macchina quindi sono anche un po’ dolorante!! E
ho anche tantissimo da studiare…
quindi ringrazio brevemente tutti coloro che hanno recensito lo scorso
capitolo, sperando che leggano anche questo, dato che mi piace
particolarmente!! Baci!!!