Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Kary91    20/11/2009    7 recensioni
Emily è una bambina bellissima. Una bambola di porcellana,rosea come la superficie di una pesca.
Sorride Emily e il suo sguardo mi ricorda quello di un angelo capitato per caso ai piedi di quel lettuccio,dove giace la sua funivia giocattolo.
È proprio un angelo,la mia piccola Emily. E come tutti gli angeli,vuole imparare a volare.
Un piccolo viaggio alla scoperta di quell'affascinante e complicata malattia che è l'autismo
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E nel cuore,la musica…

23 Gennaio 1999

Oggi, alle 14:33, è avvenuto un miracolo: Emily ha pronunciato la sua prima parola.

Sembrava impossibile, dopo due anni e undici mesi di totale silenzio, che potesse accadere una cosa simile. Eppure è successo: la nostra bimba ha parlato.

Ci trovavamo a Cervinia, ai piedi della funivia. Faceva freddo e sotto il giaccone, sia io che David eravamo imbacuccati da cima a fondo, con sciarpe e maglioni di lana. Emily detesta la lana: la sensazione di contatto con il tessuto la manda in crisi, come se provasse del dolore fisico.  Perciò ci eravamo accontentati di avvolgerla in parecchi strati di indumenti cotonati e l'avevamo portata fuori con noi. Eravamo diretti verso un bar poco distante quando, voltandomi, mi accorsi che la bambina era rimasta immobile: i suoi occhi chiari erano spalancati e osservavano rapiti la funivia. Fu una delle poche volte in cui ebbi modo di rendermi realmente conto che  Emily fosse lì: guardava in alto e non dentro di sé, come faceva di solito, in perenne ricerca di un segnale di vita proveniente da qualche mondo immaginario; un mondo a noi sconosciuto.

“Vuoi fare un giro sulla funivia, angelo?” le chiese mio marito: David sapeva bene quanto me che l’attenzione di Emily doveva venire costantemente stimolata: se qualcosa colpiva spontaneamente lo sguardo docile della nostra piccola, allora eravamo a metà dell’opera.

Emily non rispose alla domanda del padre, ma i suoi occhi  continuarono a sostare sulla funivia. Con uno sguardo d’intesa verso di me, mio marito afferrò con delicatezza la mano di nostra figlia e guidò la bambina verso la biglietteria poco distante.

Non eravamo sicuri che la nostra idea avrebbe portato a qualcosa di buono: Emily non aveva mai messo piede nemmeno su un ascensore e l’impressione di stare sorpresa a mezz’aria avrebbe potuto agitarla.

Inizialmente fu così. La mia piccola si appoggiò le man i sulle orecchie e prese a mugolare debolmente, lamentandosi, come se avvertisse dolore.

“Guarda il cielo, amore. Guarda quanto siamo vicini alle nuvole!” tentò di distrarla mio marito, provando a scostarle le  mani dal capo riccioluto. Ma Emily non ne volle sapere e continuò a lamentarsi con voce tormentata. Fu solo quando, nel tentativo di calmarla, David le sollevò il capo verso l’alto che Emily smise strillare: i suoi occhi si sgranarono come biglie dalle venature lucenti e la piccola bocca si incurvò a formare una perfetta e deliziosa o.

“Hai visto, Emily? Stiamo volando!” esclamai, tentando di sostenere la sua attenzione. Cercai di accarezzarle il viso, ma mia figlia mi respinse. La completa indifferenza di Emily nei confronti di qualsiasi tipo di contatto umano è qualcosa che non riuscirò mai ad affrontare. Non è piacevole, avvertire la mano minuta di mia figlia scansare il mio gesto, ma in quel momento sentivo comunque che stesse accadendo qualcosa di speciale e importante nella mente della mia piccola.

“Non è meraviglioso, volare?”
David mi diede man forte, intrecciando le sue dita alle mie e stringendomi forte la mano.

“Volare.”

Un  voce dolce, simile al trillo di minuscole campanelle di cristallo volteggiò leggera nell’aria e s’insinuò in ogni centimetro del mio corpo. 

“Volare” ripetè mia figlia, indicando la funivia che  estendeva il suo cavo d’acciaio lungo entrambi i lati.

“Hai parlato. Tesoro mio, hai parlato!”

Emily non mi respinse, quando tentai di abbracciarla,ma nemmeno diede segno di avvertire le mie braccia avvolgersi attorno al suo corpo. Però ero felice; felice come non ricordavo di essere estata per quasi tre anni.

Ero felice, perché quel cavo d’acciaio e un seggiolino avevano risvegliato in me una sensazione nuova che non provavo da tempo, rendendola più viva e vigorosa che mai: la speranza.

Due anni dopo.

Io ho volato.

Ho volato in alto e ho visto da vicino il cielo e le nuvole.

Il cielo mi piace, perché lo vedo, ma lui non vede me.

Perché lo tocco, ma lui non tocca me: non mi piace essere toccata.

Il cielo è azzurro, ma le nuvole sono bianche. Non mi piace il bianco.

“Emily mi stai ascoltando?”

La mia funivia scorre e io volo nel cielo. Sono in alto, come le montagne.

Mi piacciono le montagne: sono marroni e a me piace il marrone.

Ma non ci deve essere la neve. È bianca e il bianco mi infastidisce.

“Emily!”

Continuo a mettere in fila i seggiolini della la mia funivia, sempre nello stesso ordine, alla stessa distanza l'uno dall'altro. Rosso, marrone, verde. E poi ancora rosso, marrone, verde.
Ho buttato quelli bianchi sotto il letto:non mi piace il bianco.

“Emily, mi senti? Sono la tua mamma!”

La mia funivia continua e continua. Poi si ferma.
C’è una sedia che blocca la funivia, ma mi piace lì dov’è. E poi è marrone. Vado avanti a costruire, anche se c'è la sedia.

E di nuovo rosso, marrone, verde. E poi ancora rosso, marrone, verde: ho buttato via i bianchi.

Una volta ho volato.

Ero su una funivia rossa, marrone e verde.

Anche la mia è rossa, marrone e verde.

E mi piace così com’è.

 

Emily è una bambina bellissima: una bambola di porcellana, dalla pelle rosea come la superficie di una pesca.

Sorride, Emily, e il suo sguardo mi ricorda quello di un angelo capitato per caso ai piedi di quel letto, dove sta costruendo la sua funivia giocattolo.

È proprio un angelo, la mia piccola Emily. E come tutti gli angeli,vuole imparare a volare.

Mi guarda, Emily,ma il suo sguardo non mi trova: i suoi occhi di cristallo sono immersi in un altro mondo, un universo tutto suo, dove io e mio marito non siamo i benvenuti.

Una lacrima solca silenziosa il viso, ma io continuo a guardare mia figlia. Non smetterei mai di osservarla, perchè è bella. Perchè è speciale.

Ma Emily non si crede bella, nè speciale. Emily non sa: Emily non sente. Non sente nulla al di fuori della meraviglia contemplata da dentro, nel suo piccolo paradiso immaginario.

E mentre il suo sguardo vuoto, incorniciato da una cascata di boccoli biondi, trapassa il mio sguardo senza incrociarlo, il dolore mi affligge come se da quelle meravigliose gocce di rugiada sgorgassero frecce appuntite.

 

Ma questo Emily non lo sa.

La mia bambina continua a impilare tappi di bottiglia uno dietro l’altro, come è prassi ormai da ben ventiquattro mesi: li riordina sempre allo stesso modo: nello stesso ordine, adottando la stessa distanza, usando gli stessi colori.

E sorride, la mia bimba: sorride tra sé. Senza sapere che l'espressione spenta della sua mamma significhi dolore.

Emily non sente  il trillo insistente del campanello e non  si accorge che la donna che l’ama più di qualsiasi altra cosa al mondo si sta alzando, lasciandola sola in camera per andare a rispondere. 

Emily non sente e non vede, perchè lei pensa a volare. E non si accorge che da qualche parte, oltre le porte della sua mente, un intero mondo aspetta solo lei, per  essere vissuto a fondo.

Emily ascolta,ma Emily non sente.

Nessun rumore fuori.

E nel cuore… La musica.

 Angolo dell'autrice.

Emily è nata di getto dopo aver letto uno splendido libro che narra la storia(vera) di un altrettanto splendida famiglia: "Un amico come Henry" di Nuala Gardner.

Mi ha fatto riflettere molto,soprattutto circa il complicato quanto affascinante universo nel quale molti bambini affetti da autismo si rinchiudono.

Ho tentato di ricreare alcuni caratteri tipici di questi bimbi speciali in Emily come la scansione quasi cantilenosa del tempo,l'ossessione per un particolare fenomeno (in questo caso il volo) il fastidio provocato da terminati colori o da alcune sensazioni. Ma non sono per nulla un'esperta,anzi,mi sono limitata ad immaginare,poiché l'argomento mi ha colpito talmente a fondo che non ho potuto farne a meno.

Spero di essere riuscita a sfiorare per lo meno il vostro angolo di "riflessione".

Un abbraccio

Laura

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Kary91