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Autore: BlackPearl_uaooo    21/11/2009    4 recensioni
Buongiorno a tutti!!! Ecco la mia ultima creazione (dopo migliaia di anni senza aver scritto nulla su questo bel sito xD)... Protagonisti (ovviamente!) Heric e Sana, ma qualche anno dopo l'ultimo episodio dell'anime, quando entrambi hanno 18 anni... Anno di scelte importanti, i 18 anni... Qualcuno vuole sapere cosa il destino sceglierà per i nostri due eroi??? Leggete, leggete... :D E commentate! Fede
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EFP fanfiction

*Sweet Eighteen*

 

Capitolo 1:

Respiro di mare

 

 

Heric le accarezzò dolcemente la nuca e spinse il suo viso contro il suo con la mano. Capì che era posto giusto, il momento giusto. In fondo avevano ormai 18 anni e stavano insieme da... da una vita intera. Da quando avevano 11 anni, non si erano mai divisi per troppo tempo. Certo, c’erano state litigate, divisioni, piccole pause, ma come due calamite che tirano sempre l’una verso l’altra, lui e Sana non si erano mai allontanati. Era più forte di loro, più forte di qualsiasi altra cosa. Heric questo lo sapeva, in fondo al suo cuore, ma non avrebbe mai saputo metterlo in parole, né tanto meno dirlo ad alta voce. Ma ora... avevano 18 anni, e lui non l’aveva mai desiderata così. Forse, se Sana avesse aspettato ancora un po’ a sentirsi pronta, lui ne sarebbe morto. Ci avrebbe giurato, Heric, su un bell’infarto da troppo amore. Ma ora Sana non sembrava a disagio, anzi, gli gettò le braccia al collo e rispose appassionatamente al bacio.

Quando Heric spostò le labbra sulle guance, sugli occhi, sul collo, Sana sorrise impercettibilmente. Certo, in quel buio il ragazzo non avrebbe potuto vedere il suo sorriso, ma lo sentì sotto le sue labbra. La luna si rifletteva nelle onde dell’oceano tranquillo, quella sera; la sua luce argentina si frantumava in milioni di schegge brillanti sulla superficie dell’acqua. Heric fece per sedersi sulla grossa coperta che avevano steso sulla sabbia per il picnic, ma Sana lo precedette, sedendosi per prima e tirandolo verso di sé.

In quel momento, pensò Heric sollevato, non ci sarebbe stato bisogno di parole. Quelle parole che tanto faticava a pronunciare, quelle parole che avevano sempre dato un sacco di problemi a un ragazzo silenzioso e chiuso come lui. E baciava Sana quasi disperato, come una persona in balia delle onde in una tempesta, che cerca di stare a galla per respirare. Puro istinto di sopravvivenza. In quel momento, ma da sempre forse, Sana era la sua aria, il suo ossigeno. Il salvagente che l’aveva salvato dall’affogare, molti anni prima.

Quanto avrebbe voluto saperle dire tutto questo. Quanto avrebbe voluto, si ripeteva. Ma non ne era capace. Abbracciò stretta Sana, che di risposta si coricò sulla coperta e lo trascinò verso di sé prendendolo per la cravatta della divisa. Sana aveva paura, Heric lo sentiva; ma in fondo anche lui aveva paura. Quasi gli veniva da ridere al pensiero di tutte le ragazze che, in un modo o nell’altro, si erano rese disponibili per fare sesso con lui, e tutte le aveva rifiutate. Sembrava impossibile, ma lui non poteva farlo. Se non con Sana... così aveva atteso, fino a che lei non si fosse sentita pronta.

“Heric...” gli sussurrò Sana, mentre il ragazzo la baciava sui capelli e sulle orecchie. Heric non rispose, ma si fermò e la guardò dritta negli occhi. “Ti amo” disse Sana. Heric avrebbe voluto rispondere, avrebbe voluto dire ‘Anch’io dal giorno che ti ho conosciuto, anch’io, ora e per sempre’, ma dalla sua bocca non uscì un suono. Si limitò a stringerla più forte fra le braccia. Sana gli allentò la cravatta e cominciò a sbottonargli la camicia, e lui fece lo stesso con lei, senza smetterla di baciarla disperato. ‘Grazie, grazie, grazie’ avrebbe voluto dire. Ma non lo fece.

Quando si slacciò la cintura dei pantaloni, sentì Sana fremere di paura sotto di lui, così le disse: “Non aver paura”. Lei rispose, in automatico: “Io non ho paura”.

Lui sorrise malizioso e le sfilò la gonna a pieghe da perfetta liceale quale era, le tolse le calze e il reggiseno. Le loro sensazioni, i brividi, le emozioni erano amplificati nel buio e nel silenzio, mentre l’oceano respirava tranquillo al ritmo delle sue onde argentate.

Quando non ci furono più barriere fra i loro corpi, Sana lo strinse di più, avida di lui. La penetrazione fu un lungo abbraccio, mentre continuavano a baciarsi e stringersi e cercarsi col viso, le spalle, le mani. Sana non sentì male, anzi. Fu l’esperienza più bella della sua vita. E le successive due volte.. beh, anche. Furono meno romantiche, e più appassionate. Quando raggiunsero l’orgasmo insieme, si guardarono negli occhi e Sana gridò il nome di Heric.  

Poi, sfiniti, si lasciarono cadere sulla coperta, abbracciati. Heric, sempre senza parlare, si alzò sui gomiti e si sporse per prendere un’altra coperta ripiegata nello zaino vicino a lui e coprire Sana con tenerezza. Lei sorrise e gli offrì un po’ di coperta, poi si addormentò, appoggiata con la testa sul suo petto, nella dolce ninnananna del suo respiro. Heric non riuscì ad addormentarsi subito. Era ancora disperato di lei, muoveva gli occhi da una parte all’altra, controllava vigile la spiaggia, il mare, il cielo, perché nessuno arrivasse per portagliela via... perché nessuno provasse a rovinargli l’unico bel sogno della sua vita.

Dopo un’oretta, sempre stringendo Sana fra le braccia, riuscì a chiudere gli occhi, e il sonno ebbe il sopravvento, dopo che ebbe posato un ultimo bacio sugli occhi chiusi della ragazza.

 

***

Si svegliò poche ore dopo, alle prime luci dell’alba. Angosciato da chissà quale incubo che non ricordava, controllò che Sana fosse ancora vicino a lui, poi si rilassò e sollevò la testa per baciarla sui capelli, che profumavano di pesca. E senza volerlo, la svegliò. Lei aprì gli occhi piano, mentre allargava gli angoli della bocca in un sorriso compiaciuto, e diede vita e luce al suo volto addormentato.

Lo strinse a sé e poi, gongolando felice, disse: “Buongiorno”. “Buongiorno” rispose in automatico Heric.

Sana sciolse l’abbraccio e si sollevò sui gomiti. L’alba sul mare era bellissima e colorava il cielo di viola e rosso e arancio, mentre il mare tranquillo perdeva il colore nero della notte e diventava di uno splendido blu cobalto. Heric mugugnò, e tirandola verso di sé, le chiese implicitamente di abbracciarlo di nuovo. Sana però rise forte e si alzò in piedi, in reggiseno e mutande, bellissima, con il sole che sfiorandole la pelle, le dava proprio il colore pesca del suo profumo.

“Dai svegliati dormiglione, andiamo a fare il bagno!” rise Sana, e si mise a correre sul bagnasciuga schizzandosi e facendo giravolte, finchè non entrò in acqua e si tuffò. Per un attimo si immerse tutta, e sparì dalla vista. Il cuore di Heric perse un battito, e quando un secondo dopo la vide riemergere, decise sbuffando che si sarebbe tuffato anche lui. Tutto, pur di starle vicino. Così si alzò e la raggiunse.

I tiepidi raggi del sole nascente non servivano a nulla contro il freddo notturno che l’acqua aveva accumulato. I peli sulla nuca di Heric si drizzarono, e lui imprecò mentalmente contro l’oceano alle sei del mattino.

“Ma che freddo fa??” rise Sana, guardandolo rabbrividire. Il ragazzo la raggiunse, e la abbracciò forte per scaldarla, ma sentì che la sua pelle era ancora piacevolmente calda. L’acqua fredda li aveva svegliati, e ora Sana giocava, schizzava e spruzzava, così Heric rise e rispose alla sfida. Si corsero dietro saltellando come due bambini, ridendo e rabbrividendo di freddo. Ma il gioco non durò a lungo, perché presto si ritrovarono avvinghiati nell’acqua, e Sana allacciò le gambe intorno ai suoi fianchi. Lo fissò con un sorriso da furbetta e gli posò le labbra sul collo, affondando la testa nell’incavo delle spalle, quelle spalle possenti che tanto amava, forgiate da anni e anni e anni di Karate.

Heric alzò gli occhi al cielo rosa-azzurro, e con uno sguardo disperatamente felice pregò le nuvole che non lo privassero mai di lei, che quel momento non finisse mai. E mentre lei gemeva al ritmo delle sue spinte, soffiando aria calda sul suo collo, Heric si rese conto di quanto fosse importante per lei... di quanto il loro legame fosse forte...Si rese conto che l’amava tanto che sarebbe morto, per lei. Morto, pur di vederla stare bene. Senza rifletterci. Senza rimpianti.

 

 

 

 

A fra pochissimo per il prossimo capitolo! Prometto che farò in fretta!! Commentate se vi è piaciuta!

Fede.... BlackPearl_uaooo

 

  
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