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Autore: sushiprecotto_chan    22/11/2009    7 recensioni
«Sei uno scemo.»
L’altro la guardò con aria supplice, non osando proferire parola.
«Precisamente; un idiota.»
Questa volta il ragazzo tentò di attaccare discorso, balbettando.
«Ma Ten-chan…»
«E sei anche un illuso. Come hai potuto pensare
anche solo per un istante che questo tipo d’allenamento avrebbe potuto fare colpo su Sakura
Lee arrossì.
«Non era a Sakura che miravo…» sbiascicò.
«E allora, a chi? Temari, forse?»
La bestia verde le fece cenno di no.

Lee, in un mezzo attimo di pazzia, decide di arrampicarsi su un tendone per recuperare un bracciale, ritenuto da lui particolarmente bello.
Ma il punto è questo: a chi è destinato?
[Lee/Tenten | Partecipante al contest "No Limits" di Juliettina.]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rock Lee, Tenten
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
- Questa storia fa parte della serie 'About Lee's Pairings'
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Titolo: Il Bracciale
Personaggi, Pairing: Rock Lee, Tenten; Lee/Tenten.
Genere: Romantico, Comico.
Avvertimenti: One-shot.
Rating: Verde.
Introduzione: "Sei uno scemo."
L’altro la guardò con aria supplice, non osando proferire parola.
"Precisamente; un idiota."
Questa volta il ragazzo tentò di attaccare discorso, balbettando.
"Ma Ten-chan…"
"E sei anche un illuso. Come hai potuto pensare anche solo per un istante che questo tipo d’allenamento avrebbe potuto fare colpo su Sakura?"
Lee arrossì.
"Non era a Sakura che miravo…" sbiascicò. "E allora, a chi? Temari, forse?"
La bestia verde le fece cenno di no.

Lee, in un mezzo attimo di pazzia, decide di arrampicarsi su un tendone per recuperare un bracciale, ritenuto da lui particolarmente bello.
Ma il punto è questo: a chi è destinato?
Beta-reading: no
Inedita: si
Note: La vicenda è ambientata più o meno un anno od un anno e mezzo dopo il tradimento di Sasuke, quando Tenten e Lee avevano press'a poco 13 anni e mezzo. Per quanto riguarda la forma, so bene che nel testo sono presenti parecchi “e” e “ma” dove non dovrebbero esserci (ovvero all’inizio delle frasi), tuttavia non li ho tolti per un semplice motivo: il ritmo. Nei pensieri e nel parlato quei “e” e “ma” sono fondamentali in questa fiction; almeno per come scrivo io e per come ho voluto gestire il tutto.
Ho scritto questa storia durante le vacanze estive, a pezzi, indi per cui non ne sono affatto certa. Ma mi serviva un giudizio, ed ho voluto presentarla a questo contest. Spero vada bene.

 

A Clasaru e Lyla-senpai
(L)

 


Il Bracciale

 

"Sei uno scemo."
L’altro la guardò con aria supplice, non osando proferire parola.
"Precisamente; un idiota."
Questa volta il ragazzo tentò di attaccare discorso, balbettando.
"Ma Ten-chan…"
"E sei anche un illuso. Come hai potuto pensare anche solo per un istante che questo tipo d’allenamento avrebbe potuto fare colpo su Sakura?" 
Lee arrossì.
"Non era a Sakura che miravo…" sbiascicò.
"E allora, a chi? Temari, forse?"
La bestia verde le fece cenno di no.
"Comunque sia, neanche ti conviene girare intorno a Sakura." ricominciò Tenten "Gli unici a cui lei pensa sono Sasuke e Naruto. E neanche a Temari; i suoi fratelli sono capaci di ucciderti, se lo scoprono."
Il moro annuì. "Lo so."
Era un bel pomeriggio di luglio, e i due ragazzi si trovavano più o meno vicini alla zona d’allenamento. Tenten ovviamente stava sgridando l’altro, ma aveva le sue ragioni; chiunque le avrebbe avute, se avesse visto il compagno arrampicato su uno dei tendoni della fiera al solo scopo di recuperare un bracciale, e cercando di far passare il tutto come un allenamento. Allenamento a cui tutta Konoha – compresi gli alleati della sabbia – avevano assistito. La kunoichi era accorsa appena in tempo, riuscendo ad impedire all’altro di rompersi l’osso del collo cadendo.
Poi, finita l’operazione di salvataggio, lo aveva trascinato via per un orecchio davanti a tutti. Infine aveva fatto sedere Lee su una panchina in una zona fuori del villaggio ed aveva controllato che non avesse nessuna ferita o strappo. Fortunatamente il ragazzo non aveva riportato nessun tipo di lesioni. A meno che non si contassero anche quelle provocate in seguito dalla mora stessa, certo.
Tenten sospirò. "Fammi rivedere il braccio, forza"
Lee glielo porse, obbediente, cercando di mostrarsi più dispiaciuto possibile. Tuttavia, dentro di sé si sentiva immensamente felice. Quella di arrampicarsi sopra il tendone era stata una pazzia, ma n’ era valsa la pena; il bracciale a cui aveva tanto bramato si trovava ora nelle sue mani, morbido e lucente come lo aveva scorto la prima volta. E se fosse riuscito a consegnarlo a lei…
"Lee, dovresti smetterla di allenarti tanto. Un conto è voler strafare, ma questo è autolesionismo! Guarda le tue mani…" Il tono della mora si affievolì, mentre gli occhi le si riempivano di tristezza e preoccupazione. Teneva le mani del compagno nelle sue, soffermandosi triste su ogni cicatrice, ogni piaga. Le mani di Lee erano state letteralmente martoriate dagli sforzi che questo s’imponeva.
"Sei proprio uno stupido…"Sussurrò piano, continuando a tenere le mani di Lee tra le sue. "…Proprio uno stupido. Non pensi mai a te stesso, al male che ti fai andando avanti così? So che per te allenarsi è essenziale… ma dovresti cercare di contenerti. Per la tua salute!" Parlava, Tenten, e continuava a parlare. Ma in realtà capiva fin troppo bene Lee.
Il suo volersi superare ogni giorno, il suo desiderio di diventare agli occhi suoi e degli altri un ninja rispettabile, la sua fissazione per il duro lavoro, la sua innata determinazione che usava persino nel pretesto più idiota, la sua continua dedizione negli allenamenti. Anche lei era stata addestrata dal maestro Gai, ed anche lei, come Neji, aveva trovato il suo punto di forza nel desiderio di migliorarsi, di superarsi ogni giorno. Nella determinazione, nei continui allenamenti.
Anche Tenten aveva dei sogni. In primis quello di diventare una kunoichi forte come la principessa Tsunade – il suo mito da quando era bambina –, poi quello di riuscire a superarsi come maestra d’armi, ed infine quello di diventare una ninja rispettabile. Questi erano gli obiettivi che si era proposta, ed era stato a causa di questi obiettivi che Tenten si era allenata duramente ogni giorno, concentrandosi sempre sulle armi e tralasciando le cose futili come curare il suo aspetto o la sua vita sentimentale, dimostrando di essere una persona diversa da tutte le altre kunoichi, che alla futilità non avevano rinunciato.
Era vero, lei si era allenata con perseveranza, aveva scelto una strada più diretta e decisa delle altre ninja, però… Però. Però era stata Sakura ad essere istruita dalla principessa Tsunade, Sakura a diventare ogni giorno più forte, Sakura era riuscita a superarsi, infine sempre Sakura era ormai una kunoichi del tutto rispettata, per la sua forza in battaglia ed anche per la sua bellezza – ed era stata Sakura, non lei, a far innamorare Rock Lee. I suoi compagni le volevano bene, come anche il maestro Gai, e si era accorta di ritrovare se stessa in quella squadra strana, il cui motto era la determinazione.
Si era sempre detta forte, sicura, determinata come i compagni. Con dei sogni, come Lee e Neji. …E quindi? Cosa poteva dire, ora, di fronte al fatto d’esser stata battuta da quella stessa kunoichi su cui, solo pochi anni prima, non avrebbe scommesso un soldo di cacio?
"Ten-chan"
La kunoichi alzò lo sguardo.
"Sì?"
"La mia mano…"
Tenten la guardò, stranita. Per tutto quel tempo l’aveva tenuta stretta tra le sue, e, a quanto pareva, l’aveva massacrata.
La lasciò di scatto, sorpresa. "Scusa, Lee! S-Stai bene?"
La bestia verde per tutta risposta le fece un sorriso dolorante.
"Vieni" disse lei, prendendolo per mano "Io ti porto da un dottore!"
"Ma Ten-chan…"
"Niente storie! Ora vieni con me."
La bestia verde si fece trasportare per tutto il tragitto, sorridendo e tenendo al petto la mano “massacrata”. Arrivarono all’ospedale della foglia vicino all’ora di chiusura, e Tenten chiese di un medico.
"A quest’ora sono quasi tutti occupati," fece "ma vi posso mandare Sakura." La mora strinse i denti e accettò l’offerta.
L’Haruno li accolse con un sorriso, salutando entrambi e cominciando subito a visitare Lee. Si trovavano in una stanza piccola, quasi un piccolo studio, e i due ragazzi avevano una sedia a testa.
Quella della bestia verde si trovava al centro della stanza. Ci furono le solite frasi preliminari, rivolte anche a Tenten, poi la conversazione si concentrò su Lee e su i suoi allenamenti, sulle missioni, sulle ultime idiozie che aveva fatto Naruto prima di partire.
Sakura sembrava trovarsi completamente a proprio agio nell’ospedale, come se avesse trovato il suo elemento. Teneva tutto sotto il suo controllo, ma con pazienza e calore per chi doveva curare. Tenten si chiese se anche lei sarebbe potuta diventare un buon ninja medico come la rosa, se solo la quinta Hokage l’avesse allenata.
"…Vi ricordate quella volta quando nella foga Naruto per poco non finiva addosso a Choji? Ed il povero Shikamaru, poi! Alla fine con i cocci ed il padrone del negozio ha dovuto fare i conti lui" L’Haruno rideva, mentre raccontava.
"Certo che Naruto è proprio uno scemo." fece poi "Scommetto che quando tornerà continuerà a farmi preoccupare come una volta. A volte mi chiedo che sarebbe successo se fossi finita insieme ad un compagno diverso. A proposito…" ricominciò "Come va con la vostra squadra? Ieri ho salutato Neji vicino al campo d’allenamento, ma non credo che lui mi abbia visto."
Tenten si sorprese del fatto che Sakura avesse ricominciato ad usare la parola ‘squadra’ o ‘compagno’. Non parlava ancora di Sasuke, eppure a prima vista sembrava che cominciasse a sopportare meglio la cosa. La mora pensò che forse era merito della determinazione dimostrata da Naruto.
"Neji sta bene, come anche noi, se solo questo cretino non facesse sempre quello che gli passa per la testa." rispose Tenten, osservando con un lampo negli occhi il compagno. Poi si rivolse a Sakura "Avete finito con il controllo? Che cos’ha?"
L’Haruno sorrise, dicendo che Rock Lee non aveva nulla di grave, e che sarebbero bastati solo pochi impacchi ed un po’ di riposo per farlo rinsavire, poi accompagnò i due all’uscita.
"Mi dispiace non potervi farvi stare di più, ma la parte d’ospedale per i casi meno gravi sta proprio per chiudere. Se avete bisogno di qualcos’altro io sono sempre qui, e se non ci sono potete direttamente bussare a casa mia." E, detto questo, li congedò.
I due rimasero un po’ lì fuori dalla porta, intenti solo ad ascoltare la fresca brezza che passava per la strada. Ormai s’era fatto buio, e sembrava che in quell’ala del Villaggio non ci fosse più anima viva. Dopo una manciata di minuti la mora parlò.
"Ti va di tornare al campo, dove ci trovavamo prima? Voglio farti un ultimo controllo."
"D’accordo."
Camminavano in un tranquillo e stanco silenzio. Intorno a loro c’erano solo i rumori della natura e della sera. Quando arrivarono Tenten fece sedere il compagno accanto a se sulla panchina, e ricominciò a visitarlo.
"Ten-chan…"
"Mmh?"
"Come mai mi stai controllando di nuovo? L’ha già fatto Sakura."
"Sakura" rispose la kunoichi, cercando di stringere meglio una benda "Non ti conosce come me. Il tuo corpo è imprevedibile quanto quello che ti passa per la testa certe volte, magari a un occhio esperto solo di malati “normali” certe cose possono sfuggire."
Lee sorrise. "Giusto."
"Inoltre sei un tale pasticcione che magari cominci ad allenarti ed a muoverti e quello che potrebbe essere rotto lo diventa davvero. Così ho pensato di stringerti tutto meglio." Lo guardò. "Ho sbagliato?"
La bestia verde fece cenno di no.
"No, Ten-chan, le tue cure sono piacevoli." Il ragazzo continuò a sorridere, ricordando tutte quelle volte in cui era stata Tenten a soccorrerlo. E di come ogni volta in cui scoprivano che non aveva nulla di grave era stato malmenato sempre da lei, con Neji che li guardava apprensivo.
Si ricordava di come la compagna fosse stata premurosa nelle volte in cui, invece, lui o Neji erano stati seriamente feriti, o anche solo del modo in cui preparava loro il tè quando la squadra si riuniva. Era una tipa strana, Tenten, a prima vista un po’ maschiaccio, alle volte polemica, ma anche intelligente, intuitiva, premurosa, affidabile. …E calda, in un certo senso. Nonostante lei come kunoichi cercasse di negare la sua femminilità, Tenten era anche materna. Ed apprensiva con i propri compagni di squadra. Alle volte persino un po’ troppo.
"LEE! Cos’è QUESTO?" Il ragazzo guardò il punto indicato dalla mora.
"Uno strappo, credo." fece "Perché?" Tenten ignorò la domanda.
"E Sakura non te l’ha curato? Non l’ha visto?"
"Penso di sì. Avrà pensato che non fosse importante, forse."
La kunoichi sentiva il sangue ribollirle nelle vene. "Con le tecniche che usi, certo che uno strappo è importante! Il tuo essere ninja si concentra tutto sulle tue prestazioni fisiche, perché non tratti bene il tuo corpo?"
Lee non disse nulla, e la mora sospirò. "A proposito di Sakura, alla fine non le hai consegnato il bracciale."
"Uh? Ah, sì. Ma…" qui la bestia verde arrossì "…te l’ho detto: non era… non è per lei."
"Ah… no?"
"No." Seguirono un paio di minuti di silenzio. Poi Lee tirò fuori dalla tasca l’oggetto.
Si maledisse cento, mille volte, poi lo consegno a Tenten. Alla maestra d’armi, alla sua apprensiva e mascolina compagna di squadra.
"Tieni." riuscì a blaterare.
La mora sentì mancarsi la terra sotto i piedi, poi il fiato, poi direttamente le mani, le gambe e qualsiasi cosa facesse parte del suo sistema circolatorio. Tuttavia si costrinse a prendere il pacchetto.
"G-Grazie." Le mani le tremavano. E si definiva la coraggiosa, forte maestra d’armi? Una kunoichi?
"Pensavo che fosse per la ragazza che ti piace." si sentì dire.
Lee alzò lo sguardo, fino a che i suoi occhi tondi non incontrarono quelli da cerbiatta di Tenten.
"Lo è." La mora l'osservò.
Dall’espressione del compagno, dai suoi occhi, trapelava tutta la sua determinazione e testardaggine. In quel momento, quello sguardo stava scrutando il suo, tentando di catturarlo, di farlo complice.
Eppure, quando Tenten distolse il suo, la bestia verde fece altrettanto, sospirando. Poi, inaspettatamente, gli occhi e poi tutto il viso di Lee sorrisero.
"Ah ah." fece "Lo sapevo; io non ti piaccio; ma giuro che farò del mio meglio per farti cambiare idea sul mio conto. Non che voglia costringerti, ma credo… sì; che ne valga la pena. Insomma… Non sarò un genio come Neji; né una persona desiderata come Sasuke, ma, ecco, con la determinazione si può tutto, no? E poi, almeno te l’ho detto. È da anni che te lo volevo dire. Anche… anche prima di Sakura. Ma non trovavo il coraggio. E un ninja non è niente senza la forza di volontà, il coraggio, giusto? Quindi te l’ho detto, amen. E poi, il maestro Gai dice sempre che…" Lee sentì la mano di Tenten prendere il suo braccio.
"I… Idiota."
La bestia verde la guardò allibito.
"C-Come?"
"Ti ho forse detto che ti sto rifiutando?"
Lo sguardo del ragazzo divenne sempre più stranito. "N… No?"
Tenten scosse la testa, rossa in viso ma decisa. "No."
E fu Tenten a piegarsi su di lui, Tenten ad abbracciarlo. Fu Tenten a ringraziarlo per il bracciale ricevuto, sussurrandogli all’orecchio.
E Lee sorrise, ancora stranito e meravigliato da quella reazione, e ricambiò l’abbraccio.
Tenten ammirava Rock Lee, lo stimava per la sua determinazione, lo supportava nei suoi sogni, si divertiva al suo continuo entusiasmo, ne condivideva i desideri.
E, ora, poteva finalmente stargli accanto.

 

***
Non la mia migliore fiction, lo ammetto.^^' Spero comunque che possa piacere!
Sayonara.
Sushi.


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