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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    22/11/2009    3 recensioni
[TOS]“Andiamo Bones, la navetta è atterrata.” La voce affaticata del capitano riscosse il medico di bordo dal suo torpore, che lo squadrò con occhio critico, notando con apprensione la fronte imperlata di sudore e il tremito convulso alle mani, “Jim, ci penso io a Spock, lei vada a riposare.” esclamò con autorità, sorreggendo il capitano prima che si accasciasse a terra." Ok, non linciatemi. Questa essere mia prima SpockXMcCoy, me no esperta… Bugia, grandiosa bugia^_^ Ok, lo ammetto, mi sono divertita a scrivere questa fic, è stata una sfida stimolante… Piccolo appunto, essa si svolge dopo la puntata, “LA GALASSIA IN PERICOLO”, forse una delle più palesi puntate su questa coppia! Ma che coppia? MA NATURALMENTE LA SPOCKxBONES, mi sembra ovvio!! XDXD Dedicata a Eerya e Rowen (MELINA e MARIPOSA), webmaster e founder di NESSUNO E’ PERFETTO, sito dedicato interamente ai due alti ufficiali dell’Enterprise e alla loro tenerissima relazione!! GRAZIE PER LE DRITTE E PER AVERMI FATTO PIANGERE CON SHINE A LIGHT!! *O* GRAZIE DI CUORE!!! SHUN
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OURS IS NOT A BROKEN BOND

“Andiamo Bones, la navetta è atterrata.”

La voce affaticata del capitano riscosse il medico di bordo dal suo torpore, che lo squadrò con occhio critico, notando con apprensione la fronte imperlata di sudore e il tremito convulso alle mani, “Jim, ci penso io a Spock, lei vada a riposare.” esclamò con autorità, sorreggendo il capitano prima che si accasciasse a terra.

Il comandante cercò di divincolarsi dalla presa dell’amico, ma era troppo debole per opporre la minima resistenza, poté solo lasciarsi scivolare contro il corpo della poltrona, semiprivo di sensi; con cura, il medico analizzò il battito dell’ufficiale: “Quest’uomo è un pazzo…” borbottò, passandogli una mano sulla fronte calda, “Scotty, porti Jim nel suo alloggio e si assicuri che dorma, per favore. Ordini poi a due uomini della sicurezza di sorvegliarlo. Io vado a recuperare quell’incosciente dal sangue verde..” sbuffò, affidando l’amico al capo ingegnere, che sollevò il corpo del comandante con estrema facilità.

Ma non appena si fu messo in piedi, il dottore fu colto da un violento capogiro, che lo fece barcollare pericolosamente verso la poltrona di comando, seguito da un senso improvviso di nausea che lo fece piegare in due dal dolore.

Spasmi violenti scossero le sue membra indebolite dallo stress cui era stato sottoposto in quei lunghi e tremendi momenti e dalla massiccia dose di stimolanti che aveva adoperato per mantenersi in piedi.

A fatica, si aggrappò al bracciolo della poltrona, cercando di risollevarsi e respirare, ma gli era difficile, tutto era annebbiato e sfocato; due braccia sottili lo sorressero, facendolo sedere al posto del capitano: “Dottore, mi sente?” chiese Pavel col suo accento russo marcato e inconfondibile, una nota preoccupata nella voce mentre, notò il medico con la coda dell’occhio, segnalava qualcosa a Kyle, “Nyota, porto il dottor McCoy nella sua stanza, pensaci tu al signor Spock, d’accordo? E avverti la signorina Chapel di occuparsi dell’infermeria finché non si sarà ripreso.” disse il russo, facendo passare il braccio dell’americano dietro il collo e trascinandolo via, al meglio delle sue possibilità.

La tenente annuì: “Ponte a Infermeria, ponte a infermeria. Christine, sono Nyota, il dottor McCoy non si sente bene, potresti sostituirlo in infermeria?” chiese la donna, “Certo, qui la situazione si è del tutto stabilizzata, passo a dargli un’occhiata.” Replicò la voce della giovane infermiera, chiudendo poi la comunicazione.

Uhura sistemò le ultime cose, poi afferrò il proprio taccuino elettronico: “Kyle, aspetta che ritornino Pavel e Scotty, poi va a riposare qualche ora.” disse lei, correndo verso l’hangar.

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Il portellone della Galileo Sette si aprì lentamente, depressurizzando la navicella a mano a mano che si apriva.

A passo barcollante, ne uscì il Primo Ufficiale, che si diresse a passo svelto verso il portellone di sicurezza, che ai aprì autonomamente non appena fu considerevolmente vicino, il viso tenuto basso era leggermente segnato per la stanchezza, il piccolo borsello colpiva ripetutamente la coscia del Vulcaniano, muovendosi a ogni suo passo; imboccò il passaggio aperto e si ritrovò nel corridoio di comunicazione.

Ad attenderlo trovò il tenente Uhura.

“Bentornato a bordo signore!” disse lei con aria sollevata, “Grazie tenente,” disse lui con tono basso, affidandole un dischetto, “Qui dentro ci sono tutti i dati che ho raccolto, la sezione scientifica saprà trarne conclusioni interessanti.”.

La donna annuì, sistemando il piccolo oggetto con cura sopra il taccuino elettronico nell’apposito alloggiamento: “Sarà fatto.” disse solo lei, segnando qualcosa sul dispositivo, “Vado a fare rapporto al Capitano, lei intanto porti il dischetto nel laboratorio.” affermò poi, dirigendosi verso l’ascensore.

“Aspetti!” gridò la donna, bloccandolo a sorpresa, “Il capitano non è sul ponte, è stato portato dal signor Scott nella sua stanza, ha avuto un collasso poco dopo il suo attracco.” spiegò la donna, passandogli il congegno, “E anche il dottore, abbiamo affidato l’infermeria a Christine e Pavel l’ha portato nella sua stanza. Ha qualche ordine signore?” chiese Nyota, lo sguardo stanco e opaco.

Il Vulcan sospirò, annuendo: “Si, richiami in servizio Sulu e affidi a lui, Chekov e Scott il comando, poi dia l’ordine di riposo. Li avverta inoltre che tra due ore punto tre, se il capitano non si sarà ripreso, tornerò sul ponte e prenderò io il comando.” disse secco, dirigendosi a passo sostenuto verso gli alloggi degli ufficiali.

L’Enterprise era insolitamente silenziosa e cupa mentre lo scienziato attraversava i lunghi corridoi, peraltro deserti, nessun membro dell’equipaggio si scorgeva, anche le sale ricreative erano vuote e tranquille, gli schermi ronzavano pigramente, oscurati, le grandi vetrate sull’esterno aprivano tutta l’immensità della galassia all’eventuale osservatore, perso a osservare l’infinito del cosmo.

Le luci si abbassarono improvvisamente, restando solo quelle a terra.

Un mantello di pace e tranquillità avvolse l’intera nave, che lentamente scivolò nella quiete pacifica del sonno.

Da lontano, la vista ben allenata di Spock distinse chiaramente due uomini dalle divise rosse montare la guardia dinanzi a una porta che egli identificò subito come quella del capitano; alzò un braccio per farsi riconoscere: “Bentornato a bordo signore.” salutarono i due uomini, abbassando i fucili, “Riposo.” replicò, guardando la porta chiusa, “Cosa sta succedendo?” chiese, sistemando il borsello al fianco, “Il Capitano ha avuto un collasso e il signor Scott l’ha portato qui, noi abbiamo il compito di non farlo uscire sino a nuove disposizioni del medico di bordo.” spiegò uno dei due, giocherellando con un anello.

Il Primo Ufficiale inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto: “Iniziativa più che lodevole.” riconobbe l’alieno, schiacciando il pulsante del citofono interno, “Capitano, sono Spock, posso entrare?”.

Per tutta risposta, un leggero BIP segnalò l’apertura delle porte.

L’alieno scivolò all’interno, ritrovandosi in una stanza completamente buia.

“Mi sto annoiando.” ammise una voce nel buio, “Appena mi sarà possibile mi vendicherò di Bones!”esclamò allegro il capitano, l’alieno ne distinse chiaramente la forma nel buio, abbandonata sul letto, “non sia illogico capitano, il dottore pensa solo alla sua salute.” lo rimbeccò lui, sedendosi sul bordo del letto, “e il suo consumo di stimolanti è stato anche stupido, la sua vita non è un gioco.” disse con tono severo.

Nel buio, Kirk sorrise esasperato: “Lei sta troppo a contatto con Bones, parola mia.” gemette seccato, imbronciandosi come un bambino, “anzi, mi stupisco che non sia già qui a farmi la predica e a saltellarmi attorno come un lepricano, insistendo per farmi tutte le analisi possibili e immaginabili.” affermò, guardandosi attorno come se temesse di vederlo comparire all’improvviso, “Il dottor McCoy non verrà, almeno non subito.” replicò l’alieno, serio, “Mi è stato riferito che il signor Chekov ha dovuto riportarlo nel suo alloggio per un malore.” spiegò brevemente, con voce stanca e tremolante.

Jim si rizzò a sedere, poggiando le mani sul materasso: “Cosa ci fa qui allora? Vada a vedere come sta, io posso anche cavarmela da solo,” nell’oscurità Spock avrebbe giurato che il suo capitano stesse sorridendo, “Vorrà dire che rimanderò l’eventuale vendetta a più tardi, per ora, mi limiterò a pensare a quale sia più efficace da applicare.” sogghignò, sporgendosi verso il muro e schiacciando il tasto d’apertura, “Forza, vada!” lo spronò, adagiandosi nuovamente sui cuscini.

Spock annuì e si incamminò verso la porta aperta.

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Quando il Vulcaniano entrò nella stanza del dottore, non si stupì di trovare l’infermiera Chapel, intenta a sottoporre il suo superiore ad accurate analisi ed esami alla luce di un abat-jour sul comodino, era l’unica fonte di luce nella stanza; stava dritta accanto al letto su cui era disteso l’uomo profondamente addormentato, il viso pallido e segnato da lunghe ore di veglia e di stress, segnando ogni dato che il tricoder gli comunicava, avvolto da un camice da laboratorio così simile a quello degli ospedali terrestri.

L’alieno si avvicinò silenziosamente, comparendole accanto quasi senza fare rumore.

Lei abbassò la testa in un leggero cenno d’assenso e di saluto, continuando a esaminare i dati, controllata attentamente dallo sguardo penetrante del Primo Ufficiale; l’alieno la squadrò con aria severa, accorgendosi che l’addormentato, sotto il camice, non aveva più i suoi vestiti.

L’infermiera non riuscì a reggere lo sguardo penetrante del vicecapitano e abbassò di scatto la testa, concentrandosi maggiormente sui dati segnati e raccolti.

Con un cenno imperioso, congedò la donna, che lo lasciò subito solo nella piccola stanza semioscura, felice di allontanarsi da lì.

Spock si sedette sul bordo del letto, esaminando attentamente le condizioni del povero dottore immerso nel mondo dei sogni.

Sospirando, si sfregò gli occhi stanchi e incrociò le gambe sul materasso, in attesa.

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Un mal di testa pazzesco accolse il risveglio di McCoy, che mosse la testa infastidito e dolorante: “Maledizione!” gemette, sfregandosi la fronte, “Devo aver esagerato!” imprecò, cercando di mettersi seduto.

Ma qualcosa bloccava i movimenti delle gambe, un peso considerevole, quanto bastava per tenerlo fermo, sdraiato.

La cosa non piaceva molto al dottore, anzi, non gli piaceva affatto.

Cercò di divincolarsi e di mettersi seduto, ma ogni suo tentativo fu vano.

“Dovrebbe riposare, invece che sprecare forze in modo illogico, come tentare di alzarsi.” lo rimbeccò una voce saccente che conosceva bene; con un sussulto, Leonard cercò di mettere a fuoco ciò che lo circondava, a fatica, vista la poca luce, ma distinse chiaramente la figura snella e il viso allungato del Vulcaniano a poca distanza da lui, pacificamente seduto sul suo letto, in particolare sulle sue caviglie.

Un brivido freddo percorse tutto il suo corpo, facendolo rannicchiare maggiormente su se stesso: “Cosa diavolo ho addosso?” imprecò, sfregandosi le braccia scoperte per scaldarsi; una mano leggera scostò le sue, facendogli indossare la maglia azzurra della divisa, “Si lamenti con la sua infermiera, Leonard,” disse severo il Vulcan, lasciandogli le gambe libere di muoversi, “è stata lei a levarle la divisa e a metterle addosso il camice.”.

La voce dell’alieno suonava a dir poco seccata.

Bones sogghignò: “è geloso Spock?” lo provocò l’uomo, stringendosi nelle spalle, un colpo improvviso di tosse gli spezzò il respiro, facendolo piegare in due dal dolore; subito lo scienziato fece per aiutarlo, ma un gesto dell’uomo lo bloccò, “Non è necessario, è passato..” soffiò esausto, poggiandosi contro la parete; si asciugò la bocca con la mano tremolante.

“Ahia…” gemette, sfregandosi con forza il labbro inferiore, su cui spiccava un taglio leggero causato dalla sua stessa unghia; alla luce bassa della lampada, esaminò con attenzione il rosso lucente del sangue, che spiccava vivido sul bianco.

“A volte mi sembra di avere a che fare con un bambino testardo e capriccioso…” affermò sibillino l’ufficiale, sospingendolo all’indietro, “Ehi! Ma cosa fai?!” esclamò Bones, ritrovandosi bloccato sui cuscini, il viso dell’alieno pericolosamente vicino al suo, tanto da sentire i ciuffi neri del compagno ricadergli sulla fronte, “Lasciami, devo andare a occuparmi dei feriti!” esclamò, cercando di divincolarsi, ma era ancora troppo debole, “il Capitano sta benissimo, è sorvegliato a vista da due uomini del signor Scott e per quanto riguarda il resto, se ne può occupare l’infermiera Chapel.” affermò lo scienziato, fissandolo con aria stanca e, ci vedeva bene il dottore? Anche un po’ preoccupata?

“Impossibile…” si disse, raccogliendo le gambe, la schiena poggiata contro il muro, “Non è assolutamente logico… Forse mi sono sbagliato… Devo essere proprio a pezzi.” concluse, poggiando la testa sul cuscino e socchiudendo gli occhi.

“Non le ho impedito di salire a bordo della Galileo per farla finire in queste condizioni, Leonard,” per la seconda volta in pochi minuti, e le sue orecchie non avevano sbagliato, l’ufficiale alieno lo aveva chiamato per nome.

Ora Bones poteva dire di aver visto e sentito tutto nella propria vita.

Una mano sottile sfiorò il suo viso, il contatto era fresco e piacevole, le dita sottili delineavano il contorno del viso e percorrevano lente i lineamenti del volto; curioso, aprì piano un occhio, trovandosi dinanzi l’espressione concentrata di Spock.

Restò paralizzato per qualche istante, stupito del comportamento del compagno.

I momenti di affetto erano rari, dati i loro impegni e obblighi come alti ufficiali ma il legame che li univa a doppio filo era assoluto; eppure, entrambi se n’erano accorti, quel giorno avevano rischiato che quel filo si spezzasse, irrimediabilmente, tagliato dalle crudeli lame delle Parche.

Filo che, più solido di prima, era tornato a unirli.

Un braccio s’insinuò tra la schiena del medico e il materasso, sollevando il busto dell’uomo senza fatica alcuna; non ebbe un moto Bones mentre veniva avvolto dal caldo abbraccio del Vulcaniano, la testa poggiata sulla spalla.

Non dissero nulla, solo il rumore dei loro respiri si riusciva a udire nel silenzio.

Silenzio inopportunamente rotto, qualche minuto dopo, dal gracchiare dell’interfono, seguito dalla voce allegra di Jim: “Bones, contro ogni sua direttiva sono riuscito a eludere la sorveglianza delle due guardie e ho già ripreso servizio, la nave è tornata sotto il mio comando. Ma non si preoccupi, Scotty mi affiancherà nelle operazioni di comando, giusto per farla star tranquillo. Chiudo.”.

Come era apparsa, la voce scomparve in un soffio.

Leonard sorrise, stringendosi di più contro il corpo dell’Ufficiale Scientifico, non c’era bisogno di altre parole in merito, l’insostituibile calore che li teneva uniti era una risposta più che sufficiente a qualunque domanda, una soluzione perfetta a qualunque problema.

E il balsamo perfetto per ogni ferita.

“Spock?”

La voce timida del dottore ruppe quel momento magico, si scostò, esaminando alla luce della lampada il viso stanco del Secondo: “Sicuro di stare bene?” chiese con tono preoccupato; la mano sottile del Vulcan si spostò sulla schiena, spingendolo contro il suo viso.

Un leggero bacio a fior di labbra concluse il suo movimento.

“Mai stato meglio.” soggiunse con tono serio.

 

Ok, non linciatemi.

Questa essere mia prima SpockXMcCoy, me no esperta…

Bugia, grandiosa bugia^_^

Ok, lo ammetto, mi sono divertita a scrivere questa fic, è stata una sfida stimolante…

Beh, che dire, spero che vi sia piaciuta e che vi abbia fatto entrare un po’ di più nel magico mondo dello slash in STAR TREK!! XDXD

Piccolo appunto, essa si svolge dopo la puntata, “LA GALASSIA IN PERICOLO”, forse una delle più palesi puntate su questa coppia!

 

Dedicata a Eerya e Rowen (MELINA e MARIPOSA), webmaster e founder di NESSUNO E’ PERFETTO, sito dedicato interamente ai due alti ufficiali dell’Enterprise e alla loro tenerissima relazione!!

 

GRAZIE PER LE DRITTE E PER AVERMI FATTO PIANGERE CON SHINE A LIGHT!! *O*

 

GRAZIE DI CUORE!!!

 

   
 
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