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Autore: Meky    17/06/2005    5 recensioni
Benvenuti, signore e signori. questa sera, verrete a conoscenza dei pensieri di un uomo annegato nel male più profondo, che ha vissuto con un potere troppo grande per sè stesso e con mille problemi. Stasera, scoprirete i pensieri di Raistlin Majere. Siete pronti a calare nelle tenebre?
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io non so se riteniate Raistlin un personaggio meschino
Io non so se riteniate Raistlin un personaggio meschino, o che ne so, cattivo, crudele, senza cuore, ecc. Io so solo che, dopo aver letto il libro di Margaret Weis dedicato a lui, credo di non essermi mai sbagliata sul suo conto. Io non l’ho mai odiato, anche se a volte (a volte… diciamo molto spesso) commetteva, lungo il suo cammino, opere molto crudeli. Sembra strano, ma anche lui ha fatto del bene a Krynn: ha aiutato coloro che, come lui un tempo, erano maltrattati e derisi dalla gente perché più deboli degli altri, o ha smascherato delle religioni basate su falsi dei che causavano del male alla gente.
Io, ripeto, non so cosa ne pensiate di lui, non posso leggervi nel pensiero! Dico solo che quello che troverete qui sotto sono i pensieri di una persona che ha sofferto nella sua infanzia, nella sua adolescenza e persino dopo, anche se ormai il vero Raistlin era perso per sempre…
Meky
P.S: essendo questi dei pensieri che ripercorrono la vita di un personaggio, tutti possono capire il testo anche se non conosco né la storia, né il libro. Poi io tendo a specificare il ruolo dei vari personaggi, quindi…
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Be special

Scripted by: Meky
 
Chapter 1
L’inizio della caduta
 
Nella mia vita una cosa è sempre stata fondamentale per me: la mia magia.
È lei che mi ha dato una speranza di vita, quella luce in fondo al tunnel
Se ho scoperto la magia, la vera magia, devo ringraziare Kitiara, la mia sorellastra, ma non lo farò, oh no: è stata lei che mi ha tenuto in vita e per questo credo che non la perdonerò mai
E poi… beh, e poi c’è Caramon, il mio fratello gemello, ma quell’ammasso di muscoli senza cervello è così stupido che…
In realtà fu Antimodes a scoprire il mio talento, eppure ora inizio a credere che è stato quello l’inizio della distruzione di me stesso…
 
La magia era nel mio sangue, lo sentivo come un fuoco. Ma quel fuoco era troppo doloroso per un bambino di sei anni, perché esso consumava il corpo, l’anima, dandomi un sapere che nessun’altra persona a quell’età avrebbe avuto.
Era per questo che se la prendevano sempre con me, io, il piccolo bambino sempre malato e fragile. Se la prendevano con quelli meno forti di loro, come se questo li facesse sentire meglio. Io li ho sempre odiati… come ho sempre odiato il mio corpo fragile, mentre guardavo con gelosia quello del mio gemello: speravo che un giorno sarei diventato forte come lui. Mi tormentavano perché ero più intelligente di loro, il mio sguardo analizzava da dentro una persona, riconoscendo le menzogne e gli imbrogli.
Però c’era Caramon che, per quanto fosse stupido e gentile, quando si trattava di difendere me, scattava all’istante per proteggermi. “Siamo gemelli, è normale che ci aiutiamo” diceva lui “Rimarremo sempre insieme, vero Raist?” E sorrideva, troppo stupido per capire che io preferivo stare da solo coi miei studi senza averlo fra i piedi, troppo sicuro dell’amore che provava per me per accorgersi che non ero così debole, che potevo benissimo sapermi difendere a modo mio…
 
Nella mia famiglia, nessuno capiva quanto fossi particolare. Mio padre, Gilon, preferiva di gran lunga Caramon a me; io sapevo, non so come, che lui non riusciva ad amarmi come avrebbe voluto e, beh, questo sentimento era reciproco. L’unica, in parte, che mi poteva capire era mia madre; lei mi portava nel suo mondo fatto di sogni in cui viveva costantemente e spesso si dimenticava di noi e di dove si trovasse. È da lei che ho ereditato la magia, questo è certo. Ma quando la magia non viene controllata, questa ti rende pazzo. Questo accadde a mia madre, l’unica a cui fossi legata veramente…
 
Un giorno, mia madre, in uno dei suoi momenti di lucidità, mi disse che io e lei eravamo molto simili. Io non sono mai stato superstizioso, ma un’affermazione del genere mi fece sentire soffocato. E aveva ragione, mia madre. Eravamo simili, io e lei, anche troppo…
  
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